Santa Pasqua 4 aprile 2010
A Soriano la 'Cumprunta'
infiamma
ancora i cuori. Migliaia di fedeli
per la rappresentazione religiosa
di Martino Michele Battaglia
Fede e pietà popolare alimentano i riti della Settimana Santa sorianese scandita dalla manipolazione delle sacre immagini che per l’occasione diventano veri e propri attori sociali. Soriano, grazie all’impegno profuso da sempre dalla Confraternita di Gesù e Maria del Santissimo Rosario vanta un’antica tradizione al riguardo.
L’itinerario demologico ed etnostorico riproposto puntualmente dalla confraternita locale, esprime il senso di appartenenza e le radici del popolo sorianese. Tutto ciò ovviamente evolve da un paradigma diffuso in ambito Euromediterraneo ove diversità e differenze vedono ancora protagoniste in piena era postmoderna in tutto il Sud Italia le confraternite laicali meridionali che insieme alle autorità ecclesiastiche organizzano le macchine processionali attraverso la manipolazione dei simulacri, il loro nascondimento, il loro spostamento, il relativo trasferimento, il tocco e l’esaltazione da cui scaturisce il devozionismo popolare.
Di qui, a seguire Jacob Burckhardt, l’arte sorge per sostituire la parola nella storia della narrazione dell’opera sacra. Non a caso la narrazione che prende corpo nell’ambito delle drammatizzazioni paraliturgiche va lentamente trasformandosi in metà-narrazione.
Il teatro religioso popolare si rifà all’epoca barocca e alla tradizione spagnola come rilevano Benedetto Croce e Paolo Toschi soprattutto per quanto concerne l’affermazione dei riti Passionistici della Pasqua di Resurrezione.
Già San Gregorio Magno raccomandava l’uso delle immagini a fini catechistici. Difese nel Concilio tridentino le immagini ritornarono dopo le polemiche dei riformatori nel ‘500 al centro della devozione popolare e segnarono una delle maggiori differenze tra cattolici e protestanti. A questo proposito, secondo quanto rileva padre Giordano Procopio, in passato rettore della Santa Casa di San Domenico in Soriano, le statue a tutto tondo che vengono portate in processione nel triduo pasquale, offrono una predicazione plastica del messaggio evangelico che coinvolge giovani, adulti e anziani.
Come ripetono sempre l’attuale priore Domenico Margiotta e il vice priore Antonio Grillo, le manifestazioni paraliturgiche a Soriano raggiungono l’apogeo quando va in scena una tra le più antiche e suggestive drammatizzazioni relative alla Resurrezione (Cumprunta).
Effettivamente la piazza a forma trapezoidale, secondo quanto rilevato dall’architetto sorianese Nazzareno Davolos, offre spunti di osservazione sensazionali soprattutto quando lo sguardo di coloro che partecipano a questo evento viene rapito dal meraviglioso simulacro della Madonna del Rosario.
Alle 9,30 l’uscita del Cristo Risorto è sembrato un evento metafisico, per il modo in cui lo splendido simulacro apparso maestoso sulla gradinata della chiesa di San Domenico, è stato accolto da un gruppo di giovani donne rumene che hanno lanciato petali di margherite. La statua a passo veloce sul ritmo scandito dalle note della banda musicale è stata portata alla chiesa del Carmine per la celebrazione della messa, tra le più seguite dagli abitanti di questo piccolo borgo nel corso della domenica di Pasqua. Alle undici in punto è il turno di San Giovanni portato rapidamente in vico Ruggiero. Infine la Vergine del Santissimo Rosario alle 11,50 circa accompagnata dal vescovo monsignor Vincenzo Rimedio, si è posizionata davanti al municipio nel punto in cui si intravedono le magnifiche rovine. L’incontro tra il Risorto e sua Madre detto dai sorianesi Cumprunta, simboleggia tra l’altro, un rito di rifondazione dopo gli eventi catastrofici del 1783 che hanno raso al suolo il paese e il più grande santuario dell’Italia Meridionale.
Grande entusiasmo ha suscitato ancora una volta la presenza del vescovo emerito di Lamezia Terme, monsignor Vincenzo Rimedio, acclamato a gran voce dalla folla subito dopo il rito dell’incensazione dei tre simulacri al centro della piazza, così come la partecipazione di don Giuseppe Ferrari altro figlio illustre della terra di Soriano e del superiore del convento padre Giuseppe Damigella che insieme al parroco don Pino Sergio ha vissuto per la prima volta questa emozione unica a Soriano dalla quale in passato hanno tratto ispirazione i paesi limitrofi.
Alla domanda su quanto realmente conti la voce del popolo per la Chiesa formulata sull’esempio di Don Milani col dire: <<L’uomo parla molti linguaggi, Dio li riconosce tutti>>, il presule ha replicato che la voce del popolo è anche la voce di Dio che bisogna sapere ascoltare anche quando a modo proprio testimonia la propria fede nel messaggio più grande consegnato dalla storia all’umanità attraverso la resurrezione del Figlio di Dio. Ecco perché, religione, storia, arte e cultura si intrecciano ogni anno a Soriano per offrire un quadro dinamico della Settimana Santa che dal diacronico al sincronico diventa sempre più oggetto di attenzione di eminenti cronisti e antropologi fortemente interessati all’universo folklorico religioso sorianese in cui la rappresentazione corale del trionfo della vita sulla morte esprime quel radicato bisogno di infinito accompagnato da quel bisogno di comunità che si manifesta in questo forte elemento di identificazione soprattutto da parte di chi ha conosciuto esperienze dolorose di distacco, di abbandono, di perdita dei propri cari.
Emerge in questo contesto come indica Mircea Eliade il dualismo tra sacro e profano in cui prende vita il “fascino del centro”, l’aspirazione a vivere in una società ordinata in cui il centro manifesta “il suo carattere totalmente sacro”.
Don Ferrari su questo punto ha ricordato però l’importanza di manifestare la fede ogni giorno attraverso la partecipazione ai sacramenti e operando sempre per il bene comune.
Infine, il priore Domenico Margiotta ha voluto ringraziare la Provincia e Wladimira Pugliese per le gigantografie.
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