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'Vicende religiose di Zambrone' il nuovo libro di Corrado L'Andolina
(F. Vallone) Sono solo cinquanta pagine ma sono vere e proprie "pagine-tesoro" per il paese di Zambrone e per le sue frazioni, un contenitore di tante memorie che erano, ormai da anni, rimaste sepolte in polverosi manoscritti ecclesiastici. Corrado Antonio L'Andolina ha risolcato l'antico tratto della scrittura, aiutato da Don Giuseppe Blasi (nella traduzione), da Teresa Blasi (nella trascrizione) e da Francesco Alleva per i complessi rilievi fotografici, per recuperare racconti e informazioni tramandati ai posteri attraverso altro segno sulla carta. Carte vecchie, ingiallite dal tempo, scrittura indecifrabile ai più, dati e cose da dire che, all'apparenza, sembrano poco interessanti ma che, in effetti, sono sempre trasmissione nel futuro di un "qualcosa da dire".
L'Andolina legge, ricerca, trascrive, confronta, ed ecco che escono fuori inedite storie del passato religioso del suo paese, della sua antica comunità, un luogo che affrontava la vita di tutti i giorni con "la zappa e con la preghiera". Il padre dell'autore, Salvatore L'Andolina, studioso da sempre, nella postfazione scrive, nelle prime righe del testo, la vera chiave di lettura di questo breve lunghissimo scritto: "A scavare tra le vestigia della storia si possono trovare tesori anche laddove la storia, apparentemente, sembra non essersi fermata". Una chiave che apre su un mondo lontano e sconosciuto, sempre intriso di vita religiosa, in quella Zambrone che, in alcuni periodi, arrivò ad avere ben cinque chiese solo nel paese capoluogo.
Dalla Visita Pastorale del novembre del 1725 inizia il racconto della ricognizione sullo stato delle parrocchie, da quella di Daffinà Minore (oggi Daffinacello) a quella di Daffinà, San Giovanni, e Zambrone.
Segue poi la "Visita" del novembre del 1766, e successivamente del maggio del 1789, sei anni dopo il catastrofico terremoto del 1783 che sconvolse molti luoghi delle Calabrie.
Nel lavoro di L'Andolina seguono poi le elencazioni delle visite pastorali del 1794, del 1795 e del 1797. In pieno ottocento ecco poi la visita (un poco superficiale) del 1849 e del '50. Nel secolo scorso, il vicino '900, la visita pastorale del 1910 si presenta invece particolarmente ricca di dati e informazioni dettagliate, per la prima volta la scrittura delle risultanze è in italiano (in quelle precedenti erano in latino).
Ancora oggi i segni religiosi sono componenti molto presenti nel tessuto urbano ma anche nelle campagne di Zambrone. Oltre le chiese vi sono infatti tante edicole sacre, calvari, nicchie con santi e madonne, croci e altri numerosi contenitori di simboli della religiosità popolare.
In questo volume, dalla bella copertina ideata e curata dall'architetto Stefano Simoncini, ci sono davvero molte storie da leggere. Storia grande e storie piccole di eventi remoti, lontani, che emergono attraverso le meticolose elencazioni di oggetti ed obblighi, ordini e proclami, richiami ed elogi diretti agli abitanti del luogo Zambrone, padri e madri, figli e nonni un tempo. Persone del passato, oggi scomparse, che rivivono nella lettura di vecchi documenti e nella memoria dei discendenti che oggi abitano, forse con lo stesso spirito religioso, la Zambrone del presente.
Domenica 28 febbraio, alle ore 17.00, presso i locali della palestra scolastica di Zambrone, in piazza Otto Marzo, il volume verrà presentato al pubblico. A moderare i lavori il giornalista Salvatore Berlingieri, ad introdurre Don Giuseppe Blasi e Don Ignazio Toraldo, direttore dell'Archivio diocesano di Tropea. Relazioneranno Don Nicola Berardi, Padre Trifone Labellarte e Don Pasquale Sposaro con interventi del sindaco del paese, Pasquale Landro e del dirigente scolastico, Rocco Cantafio. Le conclusioni sono state affidate al Cancelliere della Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea, Don Filippo Ramondino.
(Feb. 2010)
'Totò' di Peter Schreiner è in finale al festival di Zagabria!
Una foto di scena del film 'Totò' di Peter Schreiner
(S. Libertino) Dopo il recente exploit al festival di Reggio Calabria, dove ha conseguito il primo premio sia per il miglior film sia per la migliore interpretazione del protagonista Antonio Cotroneo, il film 'tropeano' di Schreiner si presenta al Festival di Zagabria (28 febbraio - 7 marzo) con tutte le carte in regola per vincere un altro trofeo. Infatti il lavoro di Schreiner, che si cimenta sulla emigrazione, tema scottante e attuale, concorre nella fase finale ad un passo del podio.
La trama, autobiografica, racconta la vita di Totò, emigrante tropeano che dopo aver voltato le spalle alla sua casa come un giovane ribelle e dopo decenni di inquiete ricerche approda a Vienna sua destinazione finale. Totò vive tra due mondi - con la sua lingua, i suoi sentimenti, e il suo sogno - tra l'essere un usciere nel Wiener Kon - e il sentirsi ancora nella città natale nella strada della sua infanzia del "Borgo" che lo trascina verso il mare, libertà senza fine.
“Il film descrive le fasi della mia lotta politica giovanile – precisa Totò - la fuga dal paese natale come tanti altri giovani calabresi, i ritorni al paese problematici dell´emigrante, l´amarezza di vedere una vita e le persone cambiate in un mondo che sembra ormai evanescente.... Mi nutro quindi della mia infanzia, fatta di spiagge, mare, scogliere, e dei poveri e semplici conoscenti di un tempo, che rimangono gli unici personaggi - in una Tropea totalmente cambiata - con cui posso sentirmi, essere ancora Toto', mentre tutto il resto mi porta via, mi allontana, fino ad un nuovo ritorno.”.
Peter Schreiner e Antonio Cotroneo avevano portato a casa un successo senza precedenti nella scorsa edizione del Festival di Venezia gareggiando nella fase finale alla pari con nomi altisonanti della cinematografia mondiale. La performance veneziana è stata molto seguita e apprezzata dagli addetti ai lavori: dall'entusiastica accoglienza del Direttore della Rassegna Marco Muller ai lusinghieri giudizi della critica e dei colleghi di Schreiner come lo stesso Tornatore.
Il successo 'made in Tropea' si è ripetuto in casa, a Vienna, con il 'tutto esaurito' del film lo scorso 29 ottobre al Künstlerhaus Kino alla Viennale (22 ottobre – 4 novembre ’09), il cui Direttore Hans Hurch ha rilasciato più volte nelle sue interviste parole di apprezzamento per l'opera di Schreiner. Successo che al momento sta continuando in tutta Europa essendo stato accolto al Duisburg Film Festival e a quello di Lisbona, Copenhagen, Parigi…
“Io e Peter siamo felicissimi. Concorrere a Venezia a fianco di validissimi registi internazionali quali Michael Moore è stato esaltante. E poi i premi a Reggio, che sinceramente non ci aspettavamo, ci hanno ripagato dei tre anni di sacrifici, tanto sono durate le riprese del film. Un solo rammarico, che ora davvero si fa sempre più pesante, è che nel giro di promozione che avevamo intrapreso presso le istituzioni calabresi siamo stati letteralmente snobbati. Al contrario, l'Austria ci ha supportati fino in fondo...”.
Le riprese del film che dura 128’ sono iniziate a marzo 2007 e completate ad aprile del 2009. La casa produttrice è la viennese Echt. Zeit. Film, il regista Peter Schreiner, conosciutissimo a Tropea, già vincitore nel 2007 della ‘Diagonale Film’ di Graz con il film ‘Bellavista’. Gli attori sono tutti tropeani.
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Unofficial Trailer del film 'Totò'
Festival di Zagabria
Feb. 2010
Adolfo Repice la spunta su Rodolico. Accorinti dopo l'accordo si dimette da segretario dello Scudocrociato
(C. Schiariti x gazzettadelsud.it/27feb) Le ultime ore a Tropea sono state, decisamente, concitate. Fatta chiarezza, all'interno del Partito democratico, sul nome di Adolfo Repice a candidato a sindaco della lista civica da contrapporre a quella di Gaetano Vallone, per il resto la marea è stata alta. E si è protratta, così, fino a questa mattina, anche, negli altri schieramenti politici collegati. Tra questi, in particolare, si è dovuto registrare la spaccatura dell'Udc tropeano. Nelle scelte di campo da fare, infatti, si è perso per strada Michele Accorinti, che da segretario dell'Udc cittadino ha presentato le proprie dimissioni "irrevocabili e immediate" al segretario provinciale del partito di Casini, Francescantonio Stillitani.
«È una decisione consapevole ed inevitabile – ha detto Accorinti a Stillitani – perché coerente con il mio modo di intendere la politica ed i rapporti interpersonali. Ho creduto e credo nei valori dell'Udc, per attuare i quali, però, ritengo essenziali la correttezza, la lealtà ed il rispetto reciproco. Qualità che, purtroppo, di rado ho rilevato». Alla base dei dissapori interni, naturalmente, i collegamenti con le diverse anime del Pd tropeano che, alla fine, hanno trovato l'accordo.
Accorinti, infatti, ha ribadito di non aver potuto accettare «la mancanza di rispetto reciproco e l'assenza di un coerente dialogo interno che ha calpestato la sua dignità. Non è possibile – ha continuato – che determinati accordi siano stati portati avanti senza che il segretario ne fosse stato reso partecipe». Dal canto loro, invece, le diverse anime del Pd, spinte dall'intervento del coordinatore provinciale, Francesco De Nisi, hanno fatto quadrato sul nome di Adolfo Repice a candidato a sindaco. E i protagonisti dell'empasse politico dei giorni scorsi, hanno dichiarato di non aver fatto passi indietro. «Perchè si è trattato, semplicemente, di sposare un programma politico per il bene del paese».
Del resto, è vero pure che Giuseppe Rodolico, uomo di partito e consigliere provinciale, probabilmente, sarà, nel caso in cui dovesse vincere questa compagine, il vice sindaco di Tropea. Ruolo di primaria importanza visto che, nei fatti, ricoprirebbe quello di primo cittadino in diverse occasione. Adolfo Repice, infatti, ha dichiarato il suo massimo e concreto impegno per la ricostruzione del paese, ma è, altresì, segretario generale del Comune di Torino, con impegni che dovrà, necessariamente, assolvere.
Nella tarda serata di ieri, quindi, il Pd tropeano si è presentato da Repice con le seguenti candidature. Oltre a Rodolico, ci dovrebbero essere Romana Lorenzo, Pasquale Frezza, Sergio De Vincentis e Sandro D'Agostino. Dagli altri raggruppamenti dovrebbero rientrare: Carmine Sicari e Nino Valeri per l'Udc. Tonino Simonelli per Calabresi Autonomisti Liberi. Carmine Adilardi, dal gruppo AAA cercasi Sindaco, Pino De Vita dal Mapatucodei. Mentre dal comitato Pubblicamente, Francesco Arena, Libero Padula e Daniela Accorinti.
Dalla lista civica concorrente, invece, Gaetano Vallone è andato avanti dritto per la sua strada. Naturalmente, in suo soccorso, anche Giovanni Macrì che, supportato dal coordinatore provinciale del Pdl, Valerio Grillo, è riuscito a stringere l'accordo con i Socialisti di Giorgio Centro. «Ringrazio – ha detto Macrì – il coordinatore Grillo che ha lavorato bene riuscendo a supplire, anche, le mancanze del Partito a livello cittadino. E i Socialisti si sono dimostrati seri nel dare il totale appoggio alla nostra lista, dimostrandosi coerenti con gli accordi sottoscritti a livello regionale e provinciale con Scopelliti».
(Feb. 2010)
Elezioni Amministrative del 28 e 29 marzo 2010: le liste dei candidati
PASSIONE TROPEA
(S. L.) Repice Adolfo - Candidato a Sindaco (Tropea 1.7.43), Accorinti Daniela (Vibo V. 21.03.70), Arena Francesco (Tropea 19.10.73), Barini Walter (Catanzaro 30.10.68), Ceraso Paolo Antonio (Vibo V. 31.3.62), D'Agostino Sandro (Tropea 30.5.79), De Vincentiis Sergio (Tropea 19.6.51), De Vita Giuseppe (Tropea 7.10.61), Frezza Pasquale (Vibo V. 23.2.72), Lorenzo Romana (Tropea 7.9.76), Padula Libero (Tropea 5.12.76), Piserà Antonio (Tropea 12.5.76), Pontorieri Franco (Tropea 13.5.44), Rodolico Giuseppe (San Ferdinando 26.12.54), Sicari Carmine (Tropea 8.9.62), Simonelli Tonino (Tropea 5.9.62), Valeri Nino (Briatico 15.1.51).
UNITI PER LA RINASCITA
Vallone Gaetano - Candidato a Sindaco (Tropea 4.11.33), Addolorato Francesco (Tropea 11.6.63), Caracciolo Saverio (Tropea 4.8.73), De Vita Giuseppe (Tropea 27.6.47), L'Andolina Massimo (Parghelia 24.9.57), La Torre Massimiliano (Vibo V. 6.10.70), Lo Scalzo Gaetano (Tropea 15.5.78), Mazzara Salvatore (Tropea 30.12.54), Mazzitelli Emanuela (Tropea 21.1.86), Muscia Jasmine (Vibo V. 10.11.80), Orfanò Emanuela (Tropea 25.11.77), Piccolo Vito (Tropea 6.7.51), Pugliese Massimo (Tropea 28.11.79), Ruffa Lucio (Vibo V. 6.8.67), Sammartino Mario (Tropea 26.3.59), Scalfari Roberto (Tropea 1.1.76), Schiariti Pasquale (Tropea 18.8.84).
(Feb. 2010)
RAFFAELE LUIGI LEONE: Dipinti Disegni Sculture
(S. L.) Con il patrocinio di Consiglio Regionale del Lazio, Comune di Roma, Provincia di Catanzaro Assessorato alla Cultura, Comune di Catanzaro Assessorato alla Cultura, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Università degli Studi di Siena Dipartimento di Farmacologia 'Giorgio Segre', Banco di Napoli
PALAZZO MARGUTTA - GALLERIA IL MONDO DELL'ARTE
LA S.V. è invitata
alla Vernice della Mostra Antologica dell'Artista
RAFFAELE LUIGI LEONE
DIPINTI DISEGNI SCULTURE
a cura di Nicola Bianchi
Editore Segni d'Arte
che avrà luogo sabato 13 Marzo 2010
dalle ore 1800 alle ore 2130
Catering
periodo mostra: 13-20 marzo 2010
orario mostra: 100-1300; 1630-2000
Il Mondo dell'Arte - Palazzo Margutta
Galleria 'Il Mondo dell'Arte' - Palazzo Margutta - Via Margutta 55 - Roma
Info: 06.3207683 - ilmondodellarte@libero.it
--> Raffaele Luigi Leone
(Mar. 2010)
Nobili fo tutti!
(S. L.) A Tropea sono, almeno in proporzione, più i blasonati che i "sine nobilitate", e non c'è strada, vicolo o vicoletto che non ostenti un palazzo stemmato.
Per alcuni tale inflazione di nobili è da farsi risalire al tempo delle crociate: una flotta che riportava a casa parecchi reduci cristiani, fu costretta da una tempesta a cercare riparo lungo la costa di Tropea, dove i crociati sbarcarono e dove, colpiti dalla bellezza dei luoghi, misero radici.
Ma c'è anche chi la racconta diversamente. Ferdinando II di Borbone, viaggiando per la Calabria fu ospitato in uno dei più bei palazzi di Tropea, e durante la cena in suo onore mostrò d'apprezzare così tanto il vino locale da salire parecchio di giri, e, quindi, da diventare ancora più sarcastico e sboccato di quanto già non lo fosse da sobrio. Così, fra un bicchiere e l'altro, gli scappò di dire con sbracata sufficienza "nobili fottuti"; uno dei presenti capì, o volle capire, "nobili fo tutti", e, una volta finita la cena, riferì l'affermazione reale a quanti più gli capitò d'incontrare, e questi la riferirono ad altri ancora, e alla fine fu un passaparola generale.
Il mattino dopo, sotto il balcone della stanza ove il re dormiva, si era raccolta una vera folla di aspiranti nobili che col loro vociare scomposto svegliarono Ferdinando; e Sua "Maestà, ancora intontito dal vino, s'affacciò incavolato e chiese: "Cher'è 'sto bordello?". "Maestà, non vi ricordate?" risposero dalla folla "Ieri sera, durante la cena, avete promesso di farci tutti nobili ed ora dovete mantenere la promessa".
Ferdinando, ricordandosi di quel che aveva realmente detto la sera precedente, e considerando che per come la pensava lui, marpione matricolato, fra "nobili fottuti" e "nobili fo tutti" in fondo non passava molta differenza, rise divertito, fece mettere in fila i presenti e assegnò a ciascuno di loro un titolo nobiliare.
(Mar. 2010)
Ancora frane in Provincia di Vibo
(F. Vallone) Ancora importanti eventi franosi stanno interessando la provincia di Vibo Valentia. Si sono aperte in questi giorni vere e proprie fenditure che squarciano il terreno, le strade, i muri e le case. Il fatto inedito che emerge in queste ore è veramente inquietante: gli squarci, le ferite della terra, sono lunghi molti chilometri e passano da un paese all'altro sulla stessa linea.
Questo lo si può notare, ad esempio, tra i paesi di Pannaconi di Cessaniti e Potenzoni di Briatico. Il cedimento di metà carreggiata stradale a Pannaconi, sulla via che porta a Cessaniti, scende e continua per tutta la vallata per poi risalire ed arrivare a Conidoni, dove sono scesi a valle, verso la fiumara, terra e alberi interi. Il movimento franoso riprende e si manifesta sulla stessa linea poco più avanti, con uno sprofondamento che ha inghiottito, per un fronte di circa cento metri, la strada San Cono di Cessaniti - Briatico da un lato e la strada San Cono di Cessaniti - Potenzoni di Briatico dall'altro.
Poco più sopra, nei pressi delle cave di Cessaniti, a dieci metri dal metanodotto, la strada che dal Campo d'Aviazione conduce alla strada ex 522 si è abbassata pericolosamente. Dall'altro versante, poco più sopra l'abitato di San Leo di Briatico, una grossa frana ha inghiottito per centinaia di metri la strada che porta a San Costantino di Briatico. In questo caso è stato necessario scavare e bypassare a titolo precauzionale un intero tratto della rete gas del metanodotto.
(Mar. 2010)
PEACE AND LOVE !
Lettere private e rare di Pasquale Galluppi, a cura di Franco Ottonello
Pasquale Galluppi. Dipinto di Fortunato Messina. 1873
(L. S.) Le lettere private di Pasquale Galluppi costituiscono una preziosa fonte di informazioni circa la gestazione e la diffusione delle varie edizioni delle opere del filosofo, e dunque la necessaria premessa di un'eventuale edizione organica dell'opera omnia. A prescindere da tale possibile utilizzazione, rivestono un notevole interesse non solo genericamente storico, ma anche teoretico e culturale, soprattutto quando hanno come interlocutori Antonio Rosmini e Vittorio Cousin. Galluppi, sicuramente a causa della censura, preferì affidare alle Lettere filosofiche quanto di teoretico poteva esprimere senza rischi, sottraendo per altro alle lettere private qualsiasi spontaneo contenuto speculativo; ciononostante, l'epistolario privato è in grado di restituirci preziosi lati inediti della sua ricca personalità filosofica.
Il curatore
Franco Ottonello ha compiuto studi sulla filosofia italiana dell'Ottocento e del Novecento. Nell'ambito del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha pubblicato, per l'Ottocento, cinque volumi sulla Cultura filosofica nella stampa periodica dell'Italia meridionale della prima metà dell'Ottocento, e la raccolta, in vari volumi, di scritti rari di Stefano Cusani, di Pasquale Galluppi, di Luigi Blanch; per il Novecento ha pubblicato due volumi su Pantaleo Carabellese: La logica "magica" dell'ontocoscienzialismo e L'onto-coscienzialismo e l'inclusione adialettica dell'alterità. Ha inoltre pubblicato vari saggi su Pasquale Galluppi, Giovanni Gentile e Luigi Scaravelli, nonché il volume: Luigi Scaravelli. La malattia dell'identità. Recentemente ha tentato di riproporre all'attenzione degli studiosi l'opera filosofica di Pasquale Galluppi.
Indice
Prefazione - Nota introduttiva - Bibliografia delle lettere private di Pasquale Galluppi - Lettere di Pasquale Galluppi - Lettera ad Antonio Meligrana, 7 maggio 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana, 4 giugno 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana, 16 luglio 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana, 27 agosto 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana, 10 settembre 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana24 settembre 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana, 19 novembre 1796 - Lettera ad Antonio Meligrana, 17 gennaio 1807 - Lettera a Domenico Lombardi Satriani, 30 maggio 1824 Lettera a Vito Capialbi, 22 ottobre 1825 - Lettera a Ignazio Ferrari, 26 aprile 1826 - Lettera a Vito Capialbi, 13 marzo 1827
- Lettera ad Elisabetta Pelliccia Galluppi, 30 gennaio 1828 - Lettera ad Antonio Fulci, 26 luglio 1828 - Lettera ad AntonioRosmini, 9 agosto 1828 - Lettera a Giuseppe Falconieri, 1° gennaio 1829 - Lettere ad Antonio Rosmini, 6 giugno 1829 - Lettera ad Antonio Rosmini, 11 novembre 1829 - Lettera ad Antonio Rosmini, 9 febbraio 1830 - Lettera ad Antonio Rosmini, 23 aprile 1830 - Lettera al Canonico Don Goffredo Fazzari, 8 maggio 1931 - Lettera ad Antonio Rosmini, 12 febbraio 1832 - Lettera a Corradini, 2 marzo 1832 - Lettera a Corradini, 14 agosto 1832 - Lettera ad Antonio Rosmini, 2 marzo 1833 - Lettera a Vito Capialbi, 4 luglio 1833 - Lettera a Raffaele Fazzari, 14 gennaio 1834
- Lettera a Corradini, 25 marzo 1834 - Lettera al sig. I.R.I., 20 luglio 1834 - Lettera a Raffaele Fazzari, 20 dicembre 1834 - Lettera a Corradini, 10 febbraio 1836 - Lettera ad Antonio Catare Lettieri, 20 aprile 1836 - Lettera ad Antonio Catare Lettieri, 30 luglio 1836 - Lettera a Vito Capialbi, 21 agosto 1836 - Lettera a B. D'Acquisto, 21 settembre 1836 - La medicina morale in occasione del cholera asiatico. Lettera prima - Lettera filosofica sul colera asiatico, primo abbozzo, 1836 - Lettera filosofica seconda sul colera asiatico, secondo abbozzo, 1836 - Lettera a Gerolamo Tasso, 15 luglio 1837 - Lettera a F. Falconetti, 15 luglio 1837 - Lettera a F. Falconetti, 12 novembre 1837
- Lettera a V. Cousin, 18 febbraio 1838 -Lettera a Giuseppe Falconieri, 24 marzo 1838 - Lettera a V. Cousin, 2 giugno 1838 - Lettera a V. Cousin, 10 luglio 1838 - Lettera a V. Cousin, 4 novembre 1838 - Lettera a V. Cousin, 20 febbraio 1839 - Lettera a V. Cousin, 8 marzo 1839 - Lettera a Corradini, 27 marzo 1839 - Lettera a Vito Capialbi, 27 marzo 1839 - Lettera a V. Cousin, 4 giugno 1839 - Lettera al Comm. Caprioli, 20 dicembre 1839 - Lettera a V. Cousin, 6 gennaio 1840 - Lettera a V. Cousin, 28 gennaio 1840 - Lettera a G. Villivà, 1 marzo 1840 - Lettera a V. Cousin, 14 maggio 1840 - Lettera ai Segretari della Associazione britannica, 1 luglio 1840 - Lettera al figlio Tommaso, 1840
- Lettera a V. Cousin, 5 agosto 1840 - Lettera a V. Cousin, 5 ottobre 1840- Lettera al figlio Vincenzo, 28 novembre 1840 - Lettera a Corradini, 20 dicembre 1840 - Lettera a V. Cousin, 11 febbraio 1841 - Lettera a Marsili, 14 aprile 1841 - Lettera al figlio Vincenzo, 19 giugno 1841 - Lettera a P. Giuseppe Romano S. J., 12 agosto 1841 - Lettera all'avv. Domenico Basile, 4 settembre 1841 - Lettera a V. Cousin, 20 ottobre 1841 - Lettera a G. Massari, 16 dicembre 1841 - Lettera a V. Cousin, 1841 - Lettera all'Arcivescovo Consultore di Stato, 12 febbraio 1842 - Lettera a V. Cousin, 21 giugno 1842 - Lettera ad Antonio Catara Lettieri, 26 settembre 1842 -Lettera a V. Cousin, 11 novembre 1842
- Lettera al Cardinale Lambruschini, 10 febbraio 1842 - Lettera a V. Cousin, 10 febbraio 1843 - Lettera al figlio Tommaso, 18 marzo 1843 - Lettera a Corradini, 15 maggio 1843 - Lettera a V. Cousin, 27 giugno 1943 - Lettera a V. Cousin, 2 gennaio 1944 - Lettera a V. Cousin, 1 maggio 1844 - Lettera al figlio Tommaso, 10 luglio 1844 - Lettera a Vito Capialbi, 31 dicembre 1844 - Lettera ad Antonio Catara Lettieri, 31 luglio 1845 - Lettera a Vito Capialbi, 9 agosto 1845 - Frammento di lettera ad un Padre della Compagnia Gesù - Lettera a V. Cousin, 30 Aprile 1846 - Appendice - Indice dei nomi.
Scheda del libro
Titolo: Lettere private e rare di Pasquale Galluppi, a cura di Franco Ottonello
Autore: Pasquale Galluppi
Curatore: Franco Ottonello
Genere: filosofia
Collana: Filosofia e scienza nell'età moderna - Testi
Editore: Franco Angeli Edizioni
Anno: 2006
Lingua: italiano
Pagine: 176
Prezzo: € 19,50
(Mar. 2010)
We Are The World For Polverini
8 marzo, Donne in Festa
(S. L./8mar) E' tempo quindi di manifestazioni, convegni, dibattiti, ma anche concerti, spettacoli e serate organizzate per sole donne.
Tutto è pronto per dare, almeno per un giorno, la giusta attenzione alla figura femminile e alla pari opportunità fra i sessi, se è vero che ancora nel mondo la donna si vede discriminata ed emarginata nei più elementari diritti di vita dalla società, dalle istituzioni, dalla classe dirigente, dalle religioni nei vari campi del lavoro, della cultura, della partecipazione politica.
Le origini della festa risalgono al lontano 1908, quando nella stessa data avvenne un terribile episodio di omicidio volontario ai danni di un gruppo di operaie di New York della fabbrica Cotton. Precedentemente a questa data, le stesse, intrapresero uno sciopero per protestare delle condizioni lavorative a cui erano sottoposte all’interno del proprio posto di lavoro. Il dirigente della fabbrica, contrariato probabilmente a causa delle perdite del profitto, optò per una soluzione estrema, anzi eccessiva ed imperdonabile. Chiuse le porte dello stabilimento
dentro il quale vi si trovavano le operaie in corso di protesta e le mandò al rogo. L’orribile vicenda ha suscitato negli animi generali un disaccordo tale da creare manifestazioni e rappresaglie di massa in difesa della dignità delle donne. Nonostante questo riferimento storico sia terribilmente aggravante ed ingiustificabile, molti sono ancora gli individui che non sono a conoscenza dell’avvenuto.
L’8 marzo diviene festa nazionale in gran parte del mondo e oggi le associazioni internazionali e nazionali di ogni dove organizzano eventi per difendere i propri diritti sociali e smuovere l’attenzione delle istituzioni nei confronti delle donne e delle lavoratrici, ma soprattutto è fondamentale tramandare la memoria di un eccidio crudelmente premeditato.
TropeaNews augura a tutte le donne, e in particolare alle tropeane, una grande felicità! E non solo per oggi....
(Mar. 2010)
Quando il Faro di Capo Vaticano diventò leggendario. Tra cinema, musica e scrittura le figure di Giuseppe Berto, Virgilio Sabel, Teo Usuelli e Elio Mauro. Una canzone tutta dedicata al faro calabrese di Ricadi per la colonna sonora di "Viaggio nel Sud"
Capo Vaticano - Agosto 1957. Giuseppe Berto e Virgilio Sabel davanti al sito del faro (da 'Giuseppe Berto' a cura di Manuela Berto e Pasquale Russo)
(F. Vallone) Salvatore Libertino, ex colonnello dell'esercito, acuto ricercatore tropeano trapiantato a Roma, non ci sorprende affatto, lui è sin troppo abituato a questo genere di preziose scoperte. Ma questa volta lo scoop è di quelli grossi.
Libertino è riuscito a risalire al vero autore di una canzone degli anni cinquanta, "La canzone del Faro" o 'Per soli cento lire', colonna sonora di un servizio della Rai del 1958 dal titolo "Viaggio nel Sud", inchiesta del regista Virgilo Sabel. La cosa non finisce qui. L'autore dei testi, cantati da Elio Mauro, è proprio lo stesso Virgilio Sabel e la musica è di Teo Usuelli ma il curatore degli argomenti di "Viaggio nel Sud" è il grande scrittore Giuseppe Berto (assieme a Giose Rimanelli). La fotografia è curata da Oberdan Troiani, grande amico di Sabel, la voce narrante è quella di Arnoldo Foà e di Pino Locchi.... ed il faro è proprio quello, tutto calabrese, di Capo Vaticano, nel comune di Ricadi, in provincia di Vibo Valentia dove sia Virgilio Sabel che Giuseppe Berto avevano casa nei pressi del faro.
Teo Usuelli, scomparso nel 2009, insegnante di Conservatorio, è anche autore di "Il male oscuro", un'opera in tre atti su testo di Giuseppe Bertola ancora oggi ineseguita, negli ultimi anni si era avvicinato alla musica elettronica colta. Se si spulcia negli annali, leggiamo che Usuelli è anche autore di canzoni di grande successo come "Per sole cento lire" - ironico contraltare delle mille lire, (noi sappiamo che invece è Giuseppe Berto e non Bertola l'autore da cui è stato tratto il testo dell'opera e che "Per sole cento lire" non è altro che "La canzone del Faro").
Ritornano ancora, tra cinema, televisone, scrittura, musica e canzoni, le figure di Giuseppe Berto e Virgilo Sabel e quella bellissima di Capo Vaticano dove Berto ha scritto il suo libro capolavoro "Il Male oscuro" e dove ora riposa in pace assieme al suo amico Virgilio Sabel. Accarezzati amorevolmente ogni notte dalla luce silenziosa del faro.
LA CANZONE DEL FARO
(Sabel - Usuelli)
La luce del faro...
La luce ti accarezza,
sfiorandoti i capelli
e passa silenziosa
gira e va.
La luce brilla
sugli orecchini
e si riflette
lontano.
Lontano li ho comperati
e son felice
Amore.
Per soli cento lire
a più di cento miglia
risplendon gli orecchini
su di te.
Amore.
La notte brilla
sugli orecchini
e si riflette
lontano.
--> Il brano scorre di solito all'inizio e alla fine di ogni puntata di 'Viaggio nel Sud'
--> L'articolo su 'Calabria Ora' (10 marzo 2010)
(Mar. 2010)
Joppolo. Inaugurato il cantiere della galleria della Strada del Mare
(S. L.) Il nastro tricolore che talvolta viene tagliato per inaugurare i cantieri delle grandi opere pubbliche, a sottolineare quindi l’avvio dell’intervento, questa volta appariva soprattutto come la linea di un traguardo finalmente raggiunto. A distanza di circa 5 anni dall’espletamento della gara d’appalto, vinta da un’Associazione temporanea d’imprese (Ati) con la ditta Restuccia come capofila, il primo lotto della Strada del Mare – che collegherà i due estremi geografici della provincia vibonese bypassando i centri abitati – è finalmente in fase di realizzazione. Il relativo cantiere è stato inaugurato oggi nella frazione Coccorino di Joppolo, dove sarà realizzata una galleria lunga 800 metri, che rappresenta il primo dei tre tronchi stradali progettati, per i quali è previsto un investimento complessivo di circa
30 milioni di euro, stanziati nell’ambito dell’accordo di programma quadro stipulato a suo tempo per il sistema infrastrutturale calabrese.
I lavori furono consegnati all’Ati il 26 luglio del 2006, ma non ebbero mai inizio a causa di una sentenza del Tar che annullò l’aggiudicazione a seguito di un contenzioso sorto tra le imprese partecipanti alla gara. Da qui il successivo ricorso al Consiglio di Stato, che diede invece ragione all’associazione temporanea di imprese, annullando la sentenza di primo grado emessa del Tribunale amministrativo regionale, come illustrato nel dispositivo della decisione depositato il 26 ottobre 2009. Ciò ha consentito il riavvio delle procedure d’esproprio e la ripresa dei lavori.
Alla cerimonia hanno partecipato il presidente della Provincia Francesco De Nisi, gli assessori provinciali Giuseppe Barbuto (Lavori pubblici) e Martino Porcelli (Ambiente), il direttore generale dell’Ente Ulderico Petrolo, il consigliere provinciale Gianfranco La Torre, il sindaco di Ricadi Domenico Laria, il sindaco di Joppolo Salvatore Vecchio e l’imprenditore Vincenzo Restuccia.
«Non è concepibile che opere così importanti vengano bloccate per tanto tempo per motivi burocratici e contenziosi amministrativi – ha stigmatizzato Vecchio, che rivestiva la carica di assessore provinciale all’epoca in cui fu programmata l’opera – oggi finalmente i lavori hanno inizio, grazie anche all’impegno del presidente De Nisi e dell’assessore Barbuto che si sono prodigati per accelerare l’iter dopo la decisione del Consiglio di Stato».
Dal canto suo, De Nisi ha dato merito alla precedente amministrazione per aver pianificato e promosso la realizzazione di questo intervento infrastrutturale, che servirà a rendere più efficiente e sicura la rete viaria provinciale, decongestionando il traffico nelle principali località della costa.
Oltre al tratto avviato oggi, la Strada del Mare prevede altri due lotti
1) Primo tratto della Circonvallazione di Pizzo, con inizio dall’incrocio sulla SS 18 in prossimità dello scalo ferroviario di Vibo-Pizzo, ed arrivo sulla SP 5 Pizzo-Maierato, finalizzato a migliorare il collegamento tra la fascia costiera e lo svincolo autostradale di Sant’Onofrio. In questo modo si offrirà un percorso alternativo soprattutto ai mezzi pesanti che attualmente percorrono la SS 18, con notevoli disagi per la viabilità. Inoltre, il tratto in questione migliorerà l’accesso all’area portuale di Vibo Marina ed all’area industriale di Portosalvo. Il progetto prevede la costruzione ex novo di un chilometro di strada e l’ammodernamento di 2 chilometri già esistenti.
2) Realizzazione di un nuovo tronco stradale di circa 5,7 chilometri per prolungare l’ex SS 522 dalla frazione Santa Maria di Ricadi, fino alla frazione Panaia di Spilinga. Sarà quindi creato un tracciato extraurbano nel territorio di Ricadi, compresa la realizzazione di un ponte alto circa 55 metri per l’attraversamento del torrente Ruffa. Oltre a ridurre notevolmente i tempi di percorrenza, l’intervento in questione punta a decongestionare il traffico veicolare nell’area di Capo Vaticano.
Complessivamente, compresa la galleria di Joppolo, è prevista la realizzazione di circa 7 chilometri di nuove strade e l’ammodernamento di 3 chilometri di rete viaria già esistente. Salvo eventuali proroghe, la conclusione dei lavori è prevista per la fine di giugno 2012.
(Mar. 2010)
"Totò" di Peter Schreiner trionfa a Zagabria. Ora lo aspetta la Diagonale film di Graz
Una suggestiva inquadratura del film 'Totò'
(S. Libertino) In presenza del Presidente croato Ivo Josipovic, il film 'Totò' diretto da Peter Schreiner ha ricevuto al Festival Internazionale di Zagabria (28 febbraio - 7 marzo) il primo premio come miglior film nella categoria "International Film".
Con più di 25.000 visitatori quello di Zagabria è il più importante film festival documentario dell'Europa sud-orientale. Nella competizione di quest'anno hanno gareggiato ben 150 opere.
Quella di Peter Schreiner è stata una vera e propria affermazione personale. Sotto la presidenza del direttore del Festival di Lipsia Claas Danielsen, la giuria qualificata del Festival ha definito "Totò" "un film di pura contemplazione, dove il tempo si ferma e la voce interiore sussurra
nelle nostre orecchie. Totò, che vive tra due culture, è alla ricerca delle sue radici. Peter Schreiner ci conduce in un viaggio interiore nella perduta identità con l'infanzia".
Intanto, le valigie di Peter Schreiner e Antonio Cotroneo sono pronte per andare piene di speranza e di altissimi crediti alla Diagonale film di Graz (17 marzo), che accoglierà il regista austriaco con una retrospettiva delle sue opere più affermate.
--> Diagonale 2010 Festival des Osterreichischen Films Graz (16-21 Marz)
(Mar. 2010)
'La gallina di mammà' di Guglielmo Lento
(S. L.) Mia madre amava moltissimo gli animali, tutti gli animali, ad esclusione dei topi.
Spesso mi ritorna in mente un episodio buffo legato ai topi, successo una mattina d'inverno, nella nostra vecchia casa di Tropea, di proprietà dell'Abbate Ciccio: Benito, il nostro cameriere, compaesano di mamma, vede una zoccola che sporge il muso dalla tazza del cesso, «Signò si sta na zoccola che me guarda e rire» (1) mia mamma garibaldina «nun te preoccupà o fottemo nuie» (2) prende dell'acqua bollente dal fuoco e la versa nella tazza del cesso, la zoccola, incazzata, esce fuori ed assale mia madre che, con la scopa in mano, come un provetto giocatore di baseball, la colpisce e fa volare fuori dal balcone e cadere nel sottostante Vico Manco.
«Madonna da Rumanea choivinu surici stamatina» (3) è l'invocazione delle beghine che tornano dalla funzione in Cattedrale, addosso alle quali è precipitata la zoccola sparata da mamma.
Alla miracolosa patrona di Tropea si sono rivolte, come in tutti i casi di pericolo: le pestilenze, il terremoto del 1908, i bombardamenti avvenuti durante la seconda guerra mondiale o una zoccola precipitata da un balcone al secondo piano di Vico Manco.
Ma tutti gli animali ama mia madre, a casa nostra c'è di tutto, dalla cagna Gemma votata al sacrificio del baliatico: per i suoi cuccioli, quelli di tutti i cacciatori di Tropea amici di papà, ed il gatto, che anche lui allatta da Gemma e che mammà, quando malconcio ritorna dalle scorribande amorose, chiama Alessio, come un suo cugino che, a suo dire, correva la cavallina.
Questi sono gli animali che abitano assieme a noi, al secondo piano, con noi dividono: letto, tavola e tutto; gli altri sono meno umanizzati ed abitano in soffitta: sono le zoccole, gli unici animali che mammà odia, una coppia di piccioni, che mai arrivano a far famiglia perché le zoccole mangiano le loro uova non appena le depongono, ed una gallina che mammà ama particolarmente, «Tetella» la chiama, lei la conosce e parlano assieme sempre lei con il suo cocooo con inflessione di Zambrone, dove è nata, e mammà con l'accento sannita che venti anni di permanenza in Calabria non sono riusciti a farle perdere.
Da alcuni giorni Tetella sta male, non risponde a mammà che la chiama, mammà ha deciso che Tetella ha la polmonite e da degna figlia del farmacista Pascale la cura: sciroppo Famel e caffè, anche di notte si alza per fare bere sciroppo e caffè a Tetella, ogni quattro ore va curata, così ha deciso.
Noi pensiamo che sarebbe meglio fare un buon brodo, ma non possiamo nutrirci di una che fa parte della famiglia. Tetella migliora, sta bene, la cura di mammà ha funzionato, viene fatta scendere dalla soffitta e promossa al rango di animale umano.
Quanto lontani quei giorni!!!
Ho rivisto Tetella ai funerali di mammà (assieme a tutta la corte dei miracoli che frequentava casa mia, uomini e animali: Donna Sabella, Donna Vittoria, Zingari, Dick, Giuvanni…) la chiamava ancora con il cocooo, a tanti anni di distanza, con accento di Zambrone, e mammà rispondeva con accento di Faicchio: «Nu mument… mo vengo»…
NOTE
(1) Signora, c'è un topo di fogna che mi guarda e sorride.
(2) Non ti preoccupare che la freghiamo noi
(3) Madonna di Romania, piovono topi stamattina.
(da 'Storie di ordinaria emarginazione' di Federico Guglielmo Lento - Editrice Ianua, Roma 1992)
(Mar. 2010)
Bronzi di Riace & bronzi klön. Le esclusive "dichiarazioni bomba" di Peppe Braghò autore di "Facce di Bronzo". I due "cloni" di Tebe? Solo due gadget in grande formato, c'è un altro vero clone più raffinato
I cloni dei Bronzi di Riace in azione a Sant'Irene davanti le telecamere della RAI
(F. Vallone) Le due statue d'età greca rinvenute nell'agosto del 1972 nelle acque di Riace Marina, sulla costa calabra del mare Jonio, dopo un lungo lavoro di restauro realizzato a Firenze, dal 1981 sono custodite nel museo della Magna Grecia di Reggio Calabria. Prima di allora sono state ammirate a Firenze, dove sono state esposte al termine dei lavori di restauro nel 1979, e al Palazzo del Quirinale a Roma. Da quasi trent'anni i due alti guerrieri non si sono più mossi da Reggio. Troppo rischioso mandare in giro i bronzi di Riace, e per questo negli anni scorsi si era tentato di realizzarne una copia. Idea che aveva suscitato vivaci polemiche da parte di settori del mondo culturale calabrese che vedono nella presenza a Reggio delle due opere un motivo di attrazione di flussi turistici, e che considerano l'invio delle statue all'estero, sia pure in clone, nocivo da punto di vista promozionale.
Ogni anno sono più di centomila le persone che visitano la sala dei due bronzi nel museo archeologico di Reggio Calabria. Le statue sono poi state richieste a Los Angeles, ad Atene per le Olimpiadi del 2004 e successivamente, nel 2009, per il G8 che si doveva tenere in Sardegna… Tanti si, no, forse... polemiche infinite, tentativi, comitati pro e contro… la notizia di questi giorni è che le due statue sarebbero state già clonate e che i cloni si troverebbero a Tebe.
Al di là di tutte le vicissitudini se clonare un'opera d'arte unica e irripetibile sia una cosa fattibile (sempre copie sono), c'è da dire che l'opera d'arte è altro rispetto a quello che si vede, al bronzo fuso, all'opera fisica stessa. L'opera d'arte è idea, storia, cultura del progetto e della realizzazione, elaborazione mentale, manualità e, prima di tutto, unicità. Anche i multipli, le tirature di serigrafie, xilografie, litografie, acqueforti e acquetinte, pur copie della stessa opera sono non cloni ma opere d'arte diverse in quanto firmate e numerate intenzionalmente dall'autore creatore. Parlare di clonazione appare quindi non corretto anche perché queste copie di Tebe sono più basse degli originali di qualche centimetro.
La notizia è vecchia di qualche anno, ne parla lo studioso ricercatore Peppe Braghò autore del volume di successo "Facce di Bronzo - personaggi & figuranti a Riace" Luigi Pellegrini Editore, che dice tra l'altro: "come si può attingere a pagina 106 del mio libro, esiste una sola produzione che può fregiarsi il titolo di clone in quanto eseguito su fedelissimo calco (ovviamente abusivo) operato sulle due sventurate statue al tempo del sovrintendente Foti. Una nota fonderia d'arte di Verona li replicò con il metodo della cera persa, come per gli originali. La finalità di questa maldestra operazione era - naturalmente - la vendita. Il prodotto di questa "manovrina" fu offerto a dei compratori giapponesi i quali in seguito si ritirarono. Le ingombranti copie rimasero in casa del committente poi defunto. Alcuni membri della famiglia pensarono di cogliere al volo l'occasione per far cassa: ne proposero
al presidente della Provincia di Reggio Calabria (Pietro Fuda) l'acquisto ad un prezzo inferiore del molto denaro stanziato dagli uffici regionali preposti per la costosa riproduzione. Fuda accettò l'offerta, istituendo una commissione per valutarne la bontà di fattura e il costo. Qualcuno, vicino al Presidente, ricordò allo stesso come simili manovre fossero assolutamente improprie, poiché si trattava di avallare l'illegalità della riproduzione stessa, avvenuta ovviamente tra e per amici. Fuda si ritirò in buon ordine e la vicenda terminò".
A questo punto vogliamo farvi vedere gli altri due "cloni", molto più piccoli, sono i due bronzi fatti costruire molti anni fa per essere utilizzati nel mare di Sant'Irene di Briatico in occasione di alcune riprese Rai che illustravano il recupero in acqua delle due statue. I due bronzi in vetroresina sono stati inabissati nei pressi della peschiera romana detta Praka e recuperati davanti alle videocamere dallo stesso Stefano Mariottini.
Storicamente, da sempre, c'è stato il tentativo di copiatura delle opere d'arte, quadri e sculture, tele e bronzi. Nella chiesa matrice di Caria di Drapia in provincia di Vibo Valentia, sull'altare maggiore esiste un grande dipinto di Raffaello che è in realtà una copia ottocentesca del ricadese Agostino Petracca, 'La Trasfigurazione', copia fedele dell'originale che si trova ai Musei Vaticani. Tutti hanno il diritto, fino a prova contraria, di eseguire la copia del dipinto o della scultura di un famoso artista. Anche perché chi eventualmente la compra sa in partenza che si tratta di un tarocco. Sulle bancarelle di tutto il mondo c'è un commercio redditizio di cloni che fa campare ogni giorno innumerevoli famiglie. Anche presso lo stesso Museo di Reggio... con bronzi, bronzetti e bronzoni in tutte le salse, in tutti i formati e in tutte le misure. Gadget, riproduzioni, copie belle o brutte ma sempre pur copie rimangono e all'opera d'arte originale non tolgono assolutamente niente, anzi rendono pure un poco di pubblicità.
ORDINARE IN RETE UN BRONZO DI RIACE?
E' Facile!
--> It's All Greek, il Bazar dei cloni dell'Arte dell'Antica Grecia (cercare nel sito: riace)
(Mar. 2010)
Pericolo di amianto alle Poste di Briatico
L'uffico postale di Briatico
(F. Vallone) Ufficio Postale di Briatico, i piccoli adesivi esposti passano quasi inosservati, sono poco leggibili per potersi definire avvisi e sembrano, per restare in tema, dei francobolli... ma fortunatamente qualcuno ha pensato bene di fotocopiarli e di ingrandirli in formato A4 e di affiggerli anche nell'area clienti, per renderli visibili anche al pubblico.
L'invito dei controllori delle Poste ai dipendenti dell'ufficio, attraverso questi "adesivi avviso" è quello di lesionare il meno possibile le pareti dell'edificio, evitando perforazioni e sbriciolamenti. Utenti e dipendenti ora sanno cosa c'è dentro quelle pareti postali, quale materiale si nasconda. Ed esplode il "caso amianto" anche all'ufficio postale di Briatico.
L'altra mattina molti utenti, in attesa di sbrigare affari di sportello, si sono accorti del messaggio, si sono allarmati ed hanno chiesto informazioni più dettagliate sulla reale situazione dell'ufficio Postale. La comparsa in sede di una scritta (ripetiamo, di pochi centimetri e poco leggibile) che annunciava il pericolo e la presenza di questo pericolosissimo materiale nell'intera struttura era passato inosservato a molti, per lo più indaffarati ad eseguire versamenti, ad effettuare spedizioni di corrispondenza o intenti alla compilazione dei moduli di bollette di pagamento e a non perdere la priorità nel seguire le interminabili file.
L'ufficio postale di Briatico, a quanto si è capito, rientrerebbe tra gli sportelli calabresi ancora da bonificare dall'amianto. Ricordiamo comunque che il materiale denominato amianto di per sé non è pericoloso, diventa però letale quando deteriorato, polverizzato e quando queste polveri entrano in contatto con i polmoni di uomini e animali.
Gli utenti del servizio postale (ma il fatto interesserà anche i dipendenti che passano tante ore di lavoro all'interno dell'ufficio) chiedono a questo punto che si faccia chiarezza sulla questione e che si avvii nel breve periodo una indagine conoscitiva da parte dell'Arpacal sullo stato ambientale della struttura, che in molti punti appare danneggiata dall'usura del tempo e dalle frequentazioni dei briaticesi e, dopo la chiusura della sede di San Costantino, anche degli abitanti dei paesi viciniori. Lo chiedono anche alcune delle numerose famiglie che abitano nei dintorni dell'ufficio postale di via Cocca nuova.
La storia dell'amianto nelle Poste è uguale a quella che purtroppo quotidianamente vivono in Italia, tanti lavoratori e tanti cittadini che un bel giorno della loro vita hanno scoperto, nella maniera più drammatica, di lavorare o abitare in uffici e case piene d'amianto. Secondo alcuni esperti la presenza di materiali contenenti amianto nei pannelli perimetrali e in quelli divisori in un ufficio postale (come nel caso di Briatico) non comporta, di per sé, che esista un pericolo per la salute degli occupanti. I rischi potrebbero arrivare con interventi che dipendono dall'imprevedibilità (es.: lavori di manutenzione degli impianti elettrici, istallazione e manutenzione di impianti di condizionamento e di riscaldamento, ma anche furti con scasso o rapine) e, quindi, dalla probabilità del danneggiamento del materiale. Sull'esperienza di tante altre sedi delle poste che avevano lo stesso problema sono due le possibili soluzioni che si prospettano all'orizzonte, e tutte e due molto costose: o "demiantalizzare" o "incapsulare" l'intera struttura.
(Mar. 2010)
ED ECCO A VOI: I TROPHEUM !
23 agosto 1974. I Tropheum al 'Lido Corallo'
(S. Libertino) Il gruppo musicale 'Tropheum' segnò una simpatica e significativa presenza nel territorio di Tropea, imponendosi a cavallo degli anni sessanta/settanta, dopo aver raccolto un'ideale staffetta da 'The Freestones' e 'I Cadetti' nel momento del loro ritiro dalle scene.
La compagine si è valsa dell'apporto di cinque validi e fini musicisti: Pino Bova, alla chitarra solista, banjo, sax, armonica e canto; Raimondo Licandro alla batteria, Eugenio Licandro al basso; Piero Calzona alle tastiere; Pino il Grande, confluito nel gruppo in un secondo tempo alle percussioni, tambourine, congas…. Nel 1974 Calzona, chiamato ad espletare il servizio militare, fu rimpiazzato temporaneamente da Antonio Apriceno.
La scaletta era molto variegata, tra il Blues, il Rock, il Country, l'Underground e quindi la scelta dei brani oscillava tra le covers dei Beatles a quelle dei Rolling Stones, Chicago, Deep Purples, Hendrix. Dylan, Santana, Doors, ELP, Zeppelin Clapton Pink Floid….
Nel periodo 1970/71 i Tropheum hanno vissuto un'esperienza esaltante, quella di accompagnare il noto cantante Sergio Leonardi nei suoi tours.
Il gruppo si è sciolto definitivamente nel 1975.
--> Continua...
(Mar. 2010)
Un nuovo straordinario restauro per i bronzi di Riace
(Ministero per i Beni e le Attività Culturali) Al via le operazioni di valorizzazione dei simboli della Magna Grecia tra tecnologie più innovative e percorsi didattici.
Presentano i lavori Giuseppe Bova, Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Simonetta Bonomi, Soprintendente Archeologo della Calabria, Pasquale Dapoto, Direttore del Laboratorio di Restauro del Museo Nazionale di Reggio Calabria, Marco De Guzzis, Amministratore Delegato di Editalia, Leonardo Previ, Presidente di Trivioquadrivio.
La nuova operazione di valorizzazione dei Bronzi di Riace entra nel vivo.
I “giovanotti di Riace”, come li amava chiamare il grande storico dell’arte Cesare Brandi, verranno sottoposti a un innovativo intervento di restauro dopo essere stati passati alla TAC .
Per la prima volta verranno infatti effettuati rilevamenti mirati con Raggi Gamma, che entrano dentro le terre di fusione residue e mostrano lo stato di conservazione non solo in superficie ma a tutti i livelli della statua bronzea.
“Per questa nuova fase di restauro vengono mobilitate le tecnologie più avanzate, mutuate dall’industria aeronautica o usate solitamente negli sport più estremi, come le fibre di carbonio, utilizzate per esempio nella costruzione di Luna Rossa”, spiega Pasquale Dapoto, direttore del Laboratorio di Restauro del Museo di Reggio Calabria.
A condurre le indagini Roberto Ciabattoni e Laura Donati dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.
Questo intervento, nato da esigenze di natura conservativa, rappresenta anche una straordinaria occasione conoscitiva, per comprendere più da vicino la storia dei due capolavori. Il team di lavoro proverà infatti a sciogliere quei nodi sui quali esperti e appassionati di arte antica dibattono ormai da tempo: chi rappresentano queste due statue bronzee? Qual è la loro origine? Quale il destino che le ha unite nella stiva della nave con la quale salparono prima di essere travolte da un naufragio?
Ai visitatori viene offerta la possibilità di seguire da vicino le fasi di questo eccezionale restauro. Il laboratorio, allestito presso il Salone Monteleone di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, che ha deciso di supportare e accogliere questa operazione, sarà infatti aperto al pubblico che può vedere i restauratori all’opera attraverso una vetrata. In questo modo il restauro dei Bronzi si apre a tutta la comunità, rendendo partecipi gli abitanti della Calabria, da sempre profondamente legati ai bronzi da un sentimento di appartenenza collettiva.
Un sito web in continuo aggiornamento (www.bronzidiriace.org) permette di seguire passo passo, da ogni parte del mondo, le fasi di questo percorso per conoscere le scoperte che le operazioni di restauro porteranno alla luce. Una sorta di live-cam consentirà infatti di registrare ogni mutazione chimica e fisica sia all’interno che all’esterno delle due opere e le riprese verranno pubblicate sul web site.
La mostra
Una mostra, allestita nella sala Green dello stesso Palazzo Campanella, ospita invece gli altri reperti solitamente custoditi nel Museo della Magna Grecia, che è attualmente in fase di restauro in vista delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ stato predisposto per l’occasione un allestimento suggestivo per favorire il dialogo tra le opere e i visitatori: anche i più piccoli potranno offrire il loro punto di vista sui reperti e raccontare le emozioni suscitate dalle opere che da oggetti lontani senza significato si trasformano in opere mettono in relazione l’antico passato con il nostro presente quotidiano. Tra i manufatti esposti, ci sono i preziosissimi Pìnakes, ex voto offerti dai fedeli al tempio della dea Persefone, i più importanti esemplari in tutto il mondo.
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--> www.bronzidiriace.org
(Mar. 2010)
BROGLI ELETTORALI NEL COLLEGIO DI TROPEA
(G. Pagano) Nella storia elettorale della Calabria le elezioni politiche del 1897 nel collegio di Tropea assumono una particolare importanza per il modo in cui si svolsero e per le conseguenze che esse determinarono.
Il collegio, costituito da sedici comuni posti quasi tutti sulla costa tirrenica, aveva una economia prevalentemente agricola-marinara e risentiva, come del resto tutto il Mezzogiorno, della crisi economico-sociale che in quegli anni attraversava tutto il Paese. Scarsa produzione, aumento dei prezzi, disoccupazione, emigrazione e peso tributario erano le cause della miseria anche per le popolazioni di questa zona.
Se questa era la situazione economica del collegio non diversa era quella socio-politica. Infatti, mentre gli operai riuscivano a dar vita a società di mutuo soccorso, che avevano fini assistenziali, le amministrazioni locali, invece, languivano nelle mani dei pochi notabili del luogo e, i partiti politici, il socialista e l'Opera dei Congressi allora nascenti in Calabria, incontravano molte difficoltà ad organizzarsi e trovavano qualche proselite solo tra gli intellettuali.
In questa atmosfera, densa di preoccupazioni, si svolsero le elezioni politiche che, specialmente in questo collegio, di politico avevano solo il nome perchè i candidati venivano votati non in virtù della ideologia e del programma che essi esprimevano, ma dei rapporti personali che essi avevano con i notabili del collegio i quali manipolavano a loro piacimento gli elettori raggruppati in clientele. Fissati i turni elettorali per il 21 e il 28 marzo, si ebbero due candidature: l'una del deputato uscente professor Baldassarre Squitti che si ripresentava nel collegio per la terza volta e che raccoglieva intorno alla sua persona tutti gli elettori moderati, e l'altra del marchese Domenico Gagliardi di Monteleone, figlio del senatore Enrico, candidato democratico che aveva l'appoggio di tutti quelli che condannavano il modo 'squittiano' di fare politica e in particolare dei pochi socialisti.
Egli contava, inoltre, sul prestigio e sulla posizione economica attraverso lo scioglimento dei consigli comunali favorevoli al candidato avversario o attraverso promesse di varia natura.
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(Mar. 2010)
I redditi dei parlamentari. Berlusconi il capofila: 23.057.981 milioni
(www.repubblica.it) Il reddito di Silvio Berlusconi nella dichiarazione Irpef del 2009 è di 23.057.981, circa otto milioni e mezzo in più rispetto all'anno precedente, quando era di 14.532.538. Il presidente del Consiglio rimane dunque il più ricco tra i parlamentari della Repubblica: è quanto emerge dalla consultazione delle dichiarazioni patrimoniali di parlamentari e membri del'esecutivo, a disposizione del pubblico da oggi. Tra i beni immobili a lui intestati risultano anche cinque appartamenti a Milano, due box sempre a Milano, e un terreno ad Antigua. Alla voce "variazioni in aumento" compaiono l'acquisto di un immobile sul Lago Maggiore a Lesa (Novara), la costruzione di un immobile sul terreno di Antigua e l'acquisto di un altro pezzo di terra sempre nei Caraibi.
In ascesa, anche se parliamo di cifre diverse, il reddito del presidente della Camera, Gianfranco Fini: nel 2009 ha dichiarato 142.243 euro di imponibile, contro i 105.633 euro dell'anno precedente. Per il presidente del Senato, Renato Schifani, 190.643 euro con un aumento di circa 31 mila euro rispetto all'anno precedente.
Tra i leader di partito, dopo Berlusconi c'è Antonio Di Pietro con 193.211 euro. Tuttavia, rispetto alla dichiarazione del 2008 l'ex pm ne ha persi circa 25 mila (ne denunciava 218.080). Al terzo posto Umberto Bossi con 156.405 euro: un "guadagno" di circa 22 mila euro nel confronto con i 134.450 dichiarati un anno prima. Segue a ruota il leader del Pd Pier Luigi Bersani con 150.450 contro i 163.551 della denuncia del 2008. Il reddito più basso è quello del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, in "ribasso" da 142.130 a 123.005.
Vero e proprio "crollo", invece, per il reddito imponibile del sottosegretario di Stato e capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso: secondo la dichiarazione dei redditi, infatti, Bertolaso ha avuto un imponibile di 613.403 euro nel 2008 rispetto a 1.013.822 di euro del 2007, subendo così una flessione di circa il 40%.
Per quanto riguarda i ministri, il più "impoverito" risulta essere proprio quello dell'Economia, Giulio Tremonti. Nella dichiarazione del 2009 relativa ai redditi del 2008, infatti, Tremonti ha dichiarato soltanto 39.672 euro rispetto ai 4,5 milioni dell'anno precedente. Per il ministro dell'Economia un credito d'imposta di 70.376 euro. Va meglio al ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, che nel 2009 ha presentato un imponibile di 149.146, in leggero aumento rispetto all'anno precedente, quando era fermo a 133.561 euro. La Carfagna ha comprato casa in via del Tritone, avvicinando così l'abitazione al luogo di lavoro, mentre ha venduto l'appartamento che aveva a via Courmayeur.
Dopo il premier, il "paperone" del governo è però il ministro della Difesa Ignazio La Russa: dalla sua dichiarazione dei redditi, infatti, risulta un imponibile di circa mezzo milione di euro (517.078 euro, per l'esattezza). Fanalino di coda per Angelino Alfano, che con i suoi 123.000 euro e spicci risulta essere il meno abbiente di Palazzo Chigi. Per il resto, tutti i ministri hanno redditi che si aggirano attorno ai 150.000 euro.
In particolare, il ministro per la Semplificazione normativa, il leghista Roberto Calderoli, è il più ricco tra i ministri eletti al Senato. Nel 2008 ha infatti dichiarato un reddito imponibile di 183.299 euro, seguito dal ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli con 167.784 euro. Di poco inferiore il reddito del ministro della Cultura, Sandro Bondi, con un imponibile di 160.779 euro. Decisamente più staccato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: per lui l'imponibile lordo è stato nel 2008 di 115.915 euro.
--> Continua...
(Mar. 2010)
Corajisima un fantoccio magico-rituale
Corajisima di Briatico delle Signore Concetta e Jole Francica
(F. Vallone) Hanno bocca, occhi e naso cuciti con il filo nero, ricordano tanto quelle antiche bamboline vudù utilizzate nelle pratiche magiche e, in fondo, un pizzico di magia questi piccoli fantocci appesi sulle porte delle case la contengono anche. Sono le Corajisime, quaresime, tristi bambole di pezza che in questi giorni possiamo ritrovare a Caulonia, Placanica e Bova in provincia di Reggio Calabria, ad Amaroni, San Floro, in provincia di Catanzaro, a Briatico in provincia di Vibo Valentia e in tanti altri paesi della Calabria e del Meridione d'Italia.
Un'usanza antica, arcaica, che ha una originaria funzione pagana legata al culto dionisiaco, oggi mantenuta in vita da anziane signore legate saldamente alla tradizione. A Briatico la signora Concetta Francica per anni e per decine e decine di volte ha rinnovato l'antico rito. Oggi lei oramai è troppo anziana per appendere la Corajisima ed ha passato il testimone tradizionale alla figlia Jole che continua e continuerà annualmente ad appendere la strana bambolona di pezza. A poche centinaia di metri dall'uscio di casa Francica, nello stesso quartiere Baraccone, la signora Carmela espone, con le stesse procedure ritualizzate, una seconda Corajisima.
Le Corajisime, le Curemme, Quarjisime, o anche Quaremme, sono fantocci vestiti di nero e di bianco, i colori del lutto, hanno in mano un fuso con della lana ed una rocca. Sotto il vestito delle Corajisime un bastoncino struttura, avvolto da stracci, con un limone conficcato in basso (in alcune zone anche una patata, un limoncello o un'arancia selvatica). A questo limone si inseriscono, in modo circolare, sette penne di gallina, sei bianche ed una nera o colorata. Il limone, l'arancia o la patata rappresenta il sesso femminile, le sette penne l'interdizione temporanea al rapporto sessuale, il periodo d'astinenza quaresimale, la quarantena.
Un antico calendario simbolico, magico rituale, che ad Amaroni è completato da collane di uva passita e fichi secchi e in altri paesi da un pezzo di guanciale, un peperoncino e uno spicchio d'aglio, che scandisce i giorni di magra dopo il periodo grasso. Carnevale e Quaresima, infatti, per la cultura popolare, sono fratello e sorella ma anche marito e moglie, e con la morte di re Carnevale iniziano, in attesa della Pasqua, le sette settimane di Quaresima. Ogni domenica quaresimale, dopo aver partecipato alla santa messa, da questa simbolica bambola rituale, viene estirpata una penna bianca. L'ultima penna, quella nera o colorata, viene tirata dal limone proprio la mattina di Pasqua ad indicare la fine dell'astinenza e del tempo quaresimale.
L'astinenza sessuale comunque non era la sola limitazione di questo periodo. Durante le sette settimane non si potevano mangiare dolci, non ci si doveva pettinare i capelli, non si spazzava il pavimento, non si mangiava carne, non si dovevano aggiustare i letti, non si doveva cucire e non si doveva cucinare in modo troppo elaborato. Nascono così tanti proverbi calabresi che ricordano queste limitazioni ma anche la successiva fine del periodo d'astinenza con le campane "sciolte" e suonate a gloria del giorno di Pasqua: "Gloria sonandu campanara mangiandu" (Gloria suonando dolci mangiando) o "Gloria sonandu a machina passando" (Gloria suonando a macchina cucire). Ed anche nei campi e sul mare tutte le attività lavorative si fermavano per rispetto al Cristo ed alla sua Passione: "'U ventu 'no volava, 'u mari 'no vangava, Corajisima aspettava" (Il vento non volava, il mare non bagnava, Quaresima aspettava).
La Quaresima ed i suoi rituali calabresi sono legati ai ritmi della natura, al ciclo delle stagioni, ma anche al mondo sotterraneo e della resurrezione della terra per l'arrivo della primavera. Numerosi sono i riferimenti tra queste usanze, il mondo antico della Magna Grecia, e i rituali praticati in occasione della semina a devozione di Persefone (e successivamente nel periodo Romano con Proserpina). Anche in tali periodi, della durata di quaranta giorni, era uso piangere, lamentarsi ed astenersi dai doveri coniugali e da ogni divertimento. Un calendario simbolico colorato di nero e di bianco, un momento soglia di morte e di vita, di negativo e di positivo, di buono e di cattivo allo stesso tempo, contrapposizioni forti consegnate da millenni ad una vecchia bambola magica con la quale segnare il tempo in attesa della rinascita, della resurrezione e del risveglio della natura.
--> La Corajisima di Amaroni
--> L'articolo su ORA ESATTA
(Mar. 2010)
Giovedì 18 marzo. Giuseppe Berto, Renato Castellani, il brigante
I due attori protagonisti del film: Edelmo Di Fraia e Serena Vergano
(F. Vallone) Questa sera (Giovedì 18 marzo 2010), alle ore 20,00, presso la Casa del Cinema di via Fiorentini a Catanzaro, per "Opera a sud" ancora un interessante incontro, curato dalla Cineteca della Calabria, con "La Calabria gli scrittori, il cinema" della stagione cinematografica 2009-2010 denominata "Mezzogiorno tra documentario etnografico e cinema antropologico". Oggi è la volta di Giuseppe Berto e "Il brigante" di Renato Castellani.
Molti, ancora oggi, a Tropea ricordano Castellani il regista che "camminava con Berto" perchè Castellani nella città "Perla del Tirreno" ha abitato per diversi anni. Lui, come Berto, era nato lontano dalla Calabria, in provincia di Savona a Finale Ligure, il 4 settembre 1913 e, fino a dodici anni, aveva vissuto in Argentina dove i genitori erano emigrati da tempo. Tornato a Milano, nel 1936 Castellani si laurea in architettura ed entra subito nel mondo del cinema. Il film "il brigante" è uno dei lavori più noti di Castellani ed è tratto dall'omonimo romanzo (del 1951) di Giuseppe Berto, scrittore nato a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, e vissuto prevalentemente in Calabria a Capo Vaticano, a due passi da Tropea.
Il libro e il film, prodotti a distanza di dieci anni l'uno dall'altro, raccontano delle vicende di un contadino calabrese, un certo Michele Rende, noto agitatore politico per l'occupazione delle terre. Siamo nel periodo post bellico, occupazione dei latifondi, contadini in rivolta e accuse ingiuste al Rende, per omicidio. Al contadino agitatore, sotto la pressione delle forze dell'ordine, non rimane altro che darsi alla macchia. Come nelle più classiche storie di brigantaggio quando al personaggio gli uccidono la fidanzata il Rende scende in paese.
Tratto, come dicevamo, da un romanzo di Berto, il film è realizzato sullo sfondo di un paesaggio tutto calabrese, solare e suggestivo. Il regista, un "grande dimenticato" come si definiva lo stesso Castellani, girò il film a Scandale, in provincia di Catanzaro (oggi provincia di Crotone), tra il mese di giugno del 1960 e l'aprile del 1961. A lavorazione ultimata il film originale era lunghissimo e durava ben tre ore e mezza. Successivamente il film fu tagliato più volte per varie esigenze. Il primo taglio, di circa 30 minuti, fu effettuato per poter presentare il film al Festival di Venezia, nell'agosto del 1961, poi il film fu tagliato ancora di un'ora prima che arrivasse nelle sale cinematografiche.
Ancora oggi a Scandale qualcuno ricorda con amarezza l'uscita del film, "molti scandalesi avevano partecipato alla lavorazione come comparse, andarono a vederlo sia a Crotone che a Catanzaro, ma rimasero alquanto delusi nel constatare che erano state tagliate proprio le parti dove c'erano loro". "Il brigante", scriverà lo stesso Castellani, "l'ho girato in assoluta libertà, perché il produttore (Angelo Rizzoli) non mi ha posto limiti: sono stato undici mesi in Calabria e ho amministrato personalmente il film. Il Brigante è stato fatto nel 1960 ed è costato 98 milioni. Nelle scene dell'occupazione delle terre ci sono 600 comparse. Non farò più un'impresa del genere perché sono diventato matto. Ho girato 200 mila metri di pellicola, però avevo una troupe piccolissima, questa volta con il sonoro, con tutta gente presa sul posto. Quando è stato finito, il film ha fatto impressione, la gente stava li tre ore e mezzo per vederlo. Poi i distributori hanno cominciato con le loro richieste di tagli e anche Chiarini (direttore del Festival del Cinema) che lo voleva per Venezia mi ha chiesto di tagliarlo un po'. È andata via quasi un'ora e il film si è un po' squilibrato".
Renato Castellani morì a Roma il 28 dicembre 1985.
SCHEDA DEL FILM
Regia
Renato Castellani
Soggetto
Giuseppe Berto
Sceneggiatura
Renato Castellani
Produzione
Cineriz
Durata
143 minuti
Attori
Adelmo Di Fraia (Michele Rende) - Francesco Seminario (Nino Stigliano) - Serena Vergano (Miliella) - Mario Ferard - Anna Filippini - Giovanni Basile - Renato Terra - Elena Sestilo (Mamma Miliella).
Fotografia
Armando Nannuzzi
Montaggio
Jolanda Benvenuti
Musiche
Nino Rota
Anno
1961
--> L'articolo su 'Macondo'
(Mar. 2010)
Il film 'Totò' continua a promuovere in Europa cultura e turismo tropeano
Un fotogramma del film che fa vedere un bellissimo b/n della stazione di Tropea
(S. Libertino) Per chi non lo avesse capito, il film 'tropeano' Totò di Peter Schreiner dopo aver suscitato grande attenzione al Festival di Venezia e a quelli di Reggio Calabria e Zagabria, dove (in ambedue i festivals) si è piazzato al primo posto, in queste ultime settimane sta concorrendo contemporaneamente sia 'in casa' a Graz dove per il regista Peter Schreiner è stata organizzata una retrospettiva 'personale', sia al festival di Bradford la cui stampa cinematografica locale sta facendo registrare un'impressione positiva.
Perchè rimarco questo, perchè è innegabile che questo documento in cui si vede, si sente, si respira a pieni polmoni aria tropeana sta dilagando in tutta Europa producendo ogni giorno una salutare propaganda turistica e soprattutto culturale per la città di Tropea, che ormai è sulla bocca degli esperti di cinema, degli stessi spettatori, della stampa, delle televisioni. Ed è significativo che alla Diagonale di Graz in questo momento è in esposizione uno stand che propina i noti prodotti tropeani e calabresi, anche per interessamento di Antonio Cotroneo che è uno degli artefici del successo del film. Di solito, in questi eventi, l'organizzazione prepara dei grandi cartelloni con i fotogrammi del film che riconducono sempre all'immagine tropeana.
Credo che il film 'Totò' stia riempiendo giorno dopo giorno il vuoto pneumatico di fare cultura e promozione attraverso la comunicazione sostituendosi in modo egregio ad una sonnolenta attività specifica locale in un momento in cui tutto e tutti fanno a gara a remare contro un sano turismo tropeano continuando ad offendere l'immagine culturale della città, proprio nell'imminenza della stagione estiva.
UK Premiere
Three years after Bellavista (BIFF 2007), Austria's leading documentarian returns with another meticulous, monochrome, digital video masterpiece. Though still relatively unheralded outside his native land, Schreiner is regarded in certain critical quarters as one of Europe's most important filmmakers - and Toto looks set to win him new legions of fans.
Taking a challenging and radically unconventional approach to seemingly unremarkable material - a middle-aged man travels from his Vienna home to his Italian birthplace - Schreiner's intense attention to detail yields startling sensory magic from everyday sights and sounds. He focuses minutely on his protagonist Antonio Cotroneo - quite literally so, as many shots are pore-examining close-ups - so that, whilst basic biographical data is thin on the ground, we feel like we're seeing the world through Cotroneo's poetic sensibilities. As we observe him take in the sun-dappled coastal ruggedness of his home town Tropea (a bathing and fishing resort in Calabria) we hear his ruminations on life and death, his probing self-analysis, or sometimes just his breathing. This is documentary elevated to an exquisite artform.
--> 'Totò' Al 16° Bradford International Film Festival (18 - 28 Marzo 2010)
--> 'Totò' alla Diagonale di Graz (16 - 21 Marzo)
(Mar. 2010)
Chiamparino e Profumo strana coppia in Calabria
(Beppe Minello x LaStampa.it/19/03/2010) Un sindaco, un candidato sindaco e un aspirante candidato a sindaco. Tutti insieme, appassionatamente, in Calabria, a Tropea, perla del golfo di Sant’Eufemia, per aiutare e sostenere la corsa di quello che tra i tre ha le idee più chiare sul suo futuro o, quantomeno, non ha timore di svelarle. Quell’Adolfo Repice, prossimo alla pensione da segretario generale del Comune di Torino, che vuole diventare sindaco del pittoresco centro dov’è nato 67 anni fa, «in un casello - come ama dire - non in un castello», ultimo di 9 figli di un ferroviere e di una casalinga. Una storia di riscatto a suo modo esemplare che da sempre ispira scrittori e registi. Una storia simile a quella dell’emigrante calabrese che sul bus di Fiumicino che lo portava all’aereo per Lamezia s’è trovato di fronte Sergio Chiamparino - il sindaco del terzetto in gita - e con uno slang anglo-calabrese l’ha salutato stringendogli la mano e spiegandogli d’averlo riconosciuto «perché spesso la vidi su "rai internascional" a "broccolino" dove ora vivo».
Poco distante, il rettore del Politecnico, Francesco Profumo - l’aspirante candidato a sindaco sempre del terzetto, ma non diteglielo che s’arrabbia - impegnato al cellulare con l’assessore Roberto Tricarico a organizzare un convegno dell’Aspen a Napoli con Ignazio Marino, il terzo incomodo nella corsa alla segreteria Pd vinta da Bersani. Una telefonata innocente, ma utile per capire che gli orizzonti di Profumo, già amplissimi, non si fermano al Politecnico, ai suoi 25 mila studenti oltre un decimo dei quali provenienti da Cina, India e Usa, ma vanno oltre. Anche verso Palazzo Civico dove per arrivare occorrono collaudate amicizie e solide alleanze come, per esempio, Tricarico (e Marino del quale l’assessore all’Ambiente è il referente torinese), conosciuto da tempo insieme con Franzo Grande Stevens e John Elkann.
Come il «Chiampa» e il «magnifico rettore» siano finiti alla corte del segretario Repice impegnato nella non facile impresa di battere una compagine guidata dall’ultrasettantenne ex-segretario dell’antico Msi locale, Vallone, è presto detto. «L’ho scelto nel 2003 per ricoprire l’incarico di segretario generale rimasto vacante - ricorda Chiamparino - perché Adolfo aveva un curriculum eccellente e nessuno s’era fatto vivo per raccomandarlo o anche solo per segnalarlo. Non mi sono mai pentito della scelta». Profumo invece ha imparato ad apprezzare il dirigente comunale da quando il Politecnico collabora con l’università calabrese di Arcavacata in un progetto europeo da 10 milioni di euro. Da cosa è nata cosa fino a condividere soppressata e ’nduja in cene conviviali come, ad esempio, nella casa di campagna, a Rivalba, dell’architetto Rosenthal del «giro» del sindaco.
Soppressata e ’nduja che ieri sera non c’erano, sostituite da vagonate di pesce e frittelle di neonata il tutto innaffiato da Cirò, nella cena elettorale offerta da Repice a un centinaio di sostenitori compresi gli «amici» torinesi arrivati in Calabria a sue spese, nell’hotel «Santa Lucia» del confinante comune di Parghelia e di proprietà di Pino De Vita, candidato con qualche mal di pancia nella lista «Passione Tropea - Repice Sindaco».
«Sa, ci ho dovuto pensare su, poi ho ragionato che il mio albergo è in un comune diverso da Tropea e mi sono rasserenato» si schermisce De Vita con Chiamparino che anche in terra di Calabria si rivela un mattatore conosciuto da un sacco di gente, da chi l’ha «visto in televisione» a chi ha vissuto decenni a Torino e ora trascorre una serena pensione in un paradiso che avrà magari bisogno di rilancio, di recuperare il centro storico, di una più efficiente raccolta rifiuti, ma è pur sempre un posto magnifico con un mare da sballo come hanno ammirato dall’«affaccio» sul Tirreno che si apre al fondo del centralissimo corso Vittorio Emanuele, a fianco della casa che fu di Raf Vallone che a Torino giocò con i granata e prima che attore fu cronista dell’Unità torinese. E a Profumo, che al posto dell’orecchio sembra avere una protesi a forma di cellulare, non va diversamente.
Se un tempo si emigrava per lavoro, ora si va al Nord per farsi curare e per studiare. Soprattutto al Politecnico dove su 100 studenti ben trenta vengono da altre regioni che non sono il Piemonte e i più numerosi, dopo i pugliesi, sono i calabresi. Come Domenico Panetta, ex-sindaco di Siderno, che grazie a Profumo ha potuto salutare il professore polacco con il quale nel ’71 diede l’esame di geotecnica e, visto che c’era, far parlare con il rettore il figliolo impegnato al Lingotto nel corso di laurea di ingegneria dell’auto. Piccoli, innocenti favori che possono contribuire alla causa dell’amico Repice arrivato ad accogliere i suoi illustri sponsor su una enorme Bmw che ha suscitato l’ironico rimprovero del sindaco: «Magari la prossima volta mettici su una Fiat». «E’ di mia figlia - ha replicato un po’ imbarazzato Repice - ma qui dopo tutto sono fuori zona».
--> Continua...
Leggere anche:
--> 'Profumo di sindaco' di Luigi La Spina (La Stampa)
(Mar. 2010)
Piazza Duomo di Messina, una veduta di Willem Schellinks battuta per 33,600 dollari
Willem Schellinks. A view of the Piazza del Duomo, Messina, with the Fountain of Orion, the Cathedral to the right. 1664
(S. Libertino) Dell'olandese Willem Schellinks (1623 - 1678), autore della più antica veduta di Tropea, eseguita nel mese di dicembre 1664 con penna e inchiostro bruno su carta, acquerellato in grigio e marrone, sono sparsi per i musei del mondo moltissimi disegni e dipinti. Di opere del Maestro olandese è anche pieno il mercato, nel web della nota Casa d'aste Christie's ho trovato un gran bel disegno che raffigura Piazza Duomo di Messina: "A view of the Piazza del Duomo, Messina, with the Fountain of Orion, the Cathedral to the right". Una veduta, anch'essa del 1664, in gesso nero su carta, penna e inchiostro marrone e marrone-wash, stimata per 10,000-15,000 dollari e battuta a New York il 25 gennaio 2005 a 33,600 dollari.
Nella piazza in primo piano la fontana di Orione di Giovanni Angelo Montorsoli del 1553, il quale ha finito di scolpire nel 1555 per la Cattedrale di Tropea "La Madonna del Popolo" (nella cappella sulla destra dell'altare maggiore). Sulla destra della veduta si vede il campanile del Duomo con l'orologio.
--> Il lotto di Casa Christie's che contiene la veduta di Schellinks
--> Alcune opere di Schellinks custodite nei Musei
(Mar. 2010)
Briatico. Tredicesima edizione della Passione Vivente
(F. Vallone) L'Oratorio San Nicola e il Comune di Briatico organizzano, per la giornata del 28 marzo 2010, la tredicesima edizione della "Passione Vivente". Alle ore 13.00 del giorno delle Palme verrà rappresentata l'entrata a Gerusalemme mentre alle ore 19.30, in Piazza IV Novembre, avrà inizio la vera e propria "Passione" che si concluderà nella notte sull'altura denominata Filanda. Il paese di Briatico, negli anni, ha perso tanti antichi rituali della settimana santa e della Pasqua. Sono scomparse vecchie usanze pubbliche legate alla preparazione di pie e campanara, sono sparite le bellissime statue dei giudei con il Cristo, la confraternita dal saio bianco e dal cappuccio nero, i mesti drappi viola davanti ai santi in lutto, i percorsi ritualizzati di Giacomino Melluso insanguinato e sofferente sotto la pesante croce di legno. Tante cose sono andate via dalla nostra Briatico, uomini e cose, gesti e usanze, memoria e identità.
Briatico, da tredici anni a questa parte, cerca di riscrivere le sue strade e le sue piazze in un percorso reinventato per accogliere personaggi e fatti antichi di duemila anni. Tredici anni di storia, che è oggi nuova tradizione, per una Passione Vivente tutta briaticota. Il paese diventa così, ancora una volta, scenario del sacro evento, palcoscenico di rappresentazione sacra. Dagli ulivi secolari, nodosi e arcigni, all'agorà davanti alla chiesa, all'antica Filanda di Solaro, tutte le strade, i vicoli, le piazze diventano gente che segue, insegue e partecipa il rito. Un rituale tirato fuori, sviscerato nella sua memoria, riscritto e gridato dal di sopra dei palchi. La gente, ancora una volta, diventa comunità, il popolo riafferma il valore del sentirsi unito e riunito in una lettura della Passione di Cristo collettiva, alla portata di tutti. Una religiosità e una pietà che solca letture tramandate più colte e liturgie consolidate ma che rielabora, nel racconto presentato a noi paese, una rappresentazione più popolare della storia di Gesù. Briatico partecipa e ripercorre, uno per uno, tutti i segni della Settimana Santa per un senso di testimonianza e partecipazione corale. Il paese "nuovo", per un giorno ancora, si riappropria dei simboli perduti, memoria di tutti, tradizione recuperata e segni riproposti per raccontare a distanza di duemila anni le voci dei soldati, dei giudei, i passi insanguinati del Cristo nella sofferenza da Ecce Homo, le spine acuminate della corona, il simbolico gallo, le fruste e le corde bagnate e altri mille fotogrammi ripresi dalla memoria della nostra fede. Passi ricalcati e rivissuti nelle voci, nelle preghiere, nei grani di rosario, nelle parole, negli sguardi e nella gestualità di questi attori e, per un attimo, sotto le tre croci della Filanda la terra e le pietre di Briatico diventano la terra e le pietre di Gerusalemme.
(Mar. 2010)
Giganti - Cammelli di fuoco, ciucci e cavallucci nella tradizione popolare calabrese
(S. L.) Si intitola “Giganti - Cammelli di fuoco, ciucci e cavallucci nella tradizione popolare calabrese” ed è l'ultimo lavoro di Franco Vallone. Cento pagine, di Adhoc Edizioni, illustrate con foto in bianco e nero e a colori, che tracciano un percorso storico e antropologico che vede protagonisti i giganti processionali calabresi e i tanti animali da corteo che ballano durante i giorni di festa.
Il volume inizia partendo da una presentazione delle due alte figure: “Ti svegliano di prima mattina con i loro tamburi. In principio si fanno solo sentire, da lontano, ti comunicano che sono arrivati e che oggi non è un giorno qualsiasi. Poi lentamente si avvicinano e si fanno anche vedere. Oggi è festa, e loro devono aprire il tempo speciale che solo la festa può dare. Sono i giganti, esseri enormi, fantocci grandi, colorati, simulacri arcani, speciali, proprio come il tempo che rappresentano e simboleggiano. Li senti quindi, li senti arrivare in un crescendo del rullare dei tamburi che li accompagnano con il loro ritmo inconfondibile. Arrivano prorompenti spezzando il silenzio della quotidianità e annunciando la festa. Enormi esseri con l’anima d’uomo, immortali nel loro eterno rituale di corteggiamento, sono i simboli dell’amore. Sono i giganti, antichi re dal viso scuro, e bellissime regine dalla carnagione rosea.".
Poi il racconto prosegue descrivendo la coppia del gigante e della gigantessa che si prepara ad uscire in pubblico; rullano i tamburi. Le due alte e inquietanti figure danzano e si corteggiano. In un rituale antichissimo tracciano, per le strade del paese, un itinerario magico simbolico. La festa è il loro mondo, il ritmo la loro vita, la strada e la piazza il loro preordinato e ritualizzato movimento.
I due giganti fanno parte di un’antica tradizione calabrese. “Jijante, gehante, gehanti, gihanta, giaganti”: sono solo alcune delle denominazioni dei giganti nelle diverse aree della Calabria. In alcuni luoghi i due giganti vengono chiamati semplicemente giganti e gigantissa, in altri Mata e Grifone. In un’intervista, all’interno del film documentario “I Gigantari”, della regista Ella Pugliese, l’antropologo Luigi M. Lombardi Satriani, spiega fra l’altro che «i giganti in questa forma non hanno un nome specifico perché in genere i giganti processionali che vengono “ballati” durante le feste dei nostri paesi calabresi vengono chiamati ’u giganti e ’a gigantissa, qualche volta ’u re e ’a regina, comunque, qualsiasi nome abbiano, il riferimento è alla coppia che costituisce i fondatori mitici della città. Sono gli antenati e quindi è come se la comunità facesse un passo indietro, risalisse al momento della sua origine, della sua fondazione, in modo che la vita venisse poi ripotenziata, rivivificata da questo richiamo alle origini. (…)». L’antropologo Apollo Lumini, in Studi Calabresi, nel 1840, scrive tra l’altro: «per la festa della Madonna di Agosto, vidi già in Monteleone (l’odierna Vibo Valentia) il Gigante e la Gigantessa, ma non so se qui, come in Sicilia, sia per ricordare il re Ruggero vincitore dei Saraceni. Vidi pure un nuovo genere di fuochi artificiali fuori della città, alla Madonneja, nei quali, pupazzi incendiati, figuravano appunto un combattimento tra cristiani e infedeli. Almeno suppongo fosse così, perché tra le grandi risate che se ne fecero, e l’entusiasmo clamoroso del popolino, non mi curai di appurare le cose».
Nel volume ci sono tutti i giganti del vibonese, da quelli di San Leo di Briatico a quelli di Porto Salvo, Dasà, Vena Media, Arzona, Joppolo, Mileto, Papaglionti e Cessaniti e non mancano le esperienze più giovani come quelle di Zungri, Vibo Marina, Briatico, Favelloni, Monterosso, San Costantino e Potenzoni di Briatico, Sciconidoni, San Cono, Sciconi... e poi ci sono gli animali da corteo. In Calabria durante le feste di paese vengono utilizzati diversi tipi di fantocci dalle forme animalesche. Colorati animali in cartapesta, stoffa o cartone, si conservano di anno in anno per essere riutilizzati e portati in processione nelle feste. Poi ci sono i simulacri di animali che a fine festeggiamenti vengono incendiati e quelli preparati in modo da funzionare come macchine sceniche esplodenti capaci di produrre giochi pirotecnici di luci, scintille e rumori assordanti. Alcuni di questi animali accompagnano il ballo dei giganti, altri vengono ballati a fine serata per chiudere la festa. Molto spesso nella nostra regione il ballo dei giganti è accompagnato dal ballo del cameju, del ciucciu o del cavaju. Fantocci di cammelli, cavallucci o asini, ma anche d’elefanti, giraffe e dromedari, simbolici animali grotteschi che nel finale delle feste si esibiscono in un pirotecnico ballo di fuoco purificatore.
Con prefazione di Rocco Cambareri, è presentato da Giuseppe Braghò e Albert Bagno.
--> 'La Pamplona del Sud' su Quotidiano della Domenica (21 marzo) - pag.20
--> 'La Pamplona del Sud' su Quotidiano della Domenica (21 marzo) - pag.21
(Mar. 2010)
"Maria Maddalena non ha casa in Vaticano", un libro e una storia affascinante di Francesco Deodato, tenente colonnello dell'Esercito
(F. Vallone) Si chiama Francesco Deodato, è calabrese ed è un tenente colonnello dell'Esercito Italiano che ama la ricerca storica e la scrittura. Deodato, già ufficiale dei Carabinieri (nel 1999 come Capo Ufficio Motorizzazione era responsabile degli automezzi dei Carabinieri di tutta la Calabria), per il suo ultimo libro ha utilizzato gli strumenti propri di una metodologia investigativa al servizio della ricerca culturale. I risultati, a ricerca completata e a pubblicazione avvenuta, sono veramente brillanti.
Lui, il colonnello scrittore, è nato a Ionadi, in provincia di Vibo Valentia, il 7 giugno del 1955, e con tutta la sua inedita metodologia è sceso nel profondo della storia per indagare nelle vicende di Maria Maddalena e del suo tempo, per cercare di scoprire, riscoprire e recuperare una importante figura della cristianità velata, una Maddalena quasi sempre pervasa da un alone di fitto mistero. Il volume di Francesco Deodato è titolato "Maria Maddalena non ha casa in Vaticano" ed è stampato dalle edizioni Adhoc di Vibo Valentia.
Nelle 192 pagine fitte di sensazionali scoperte, di elementi iconografici, ma prima di tutto di narrazione di viaggio, di vere e proprie indagini alla scoperta di elementi, di confronti, comparazioni, svelazioni e rivelazioni. La traccia, l'elemento essenziale dell'indagine investigativa culturale viene in questo volume esaltata, è un vero intreccio di storia e leggenda che porta Deodato ad offrire al lettore una nuova Maddalena, inedita "icona del sacro e archetipo del sacerdozio femminile. Una Maria Maddalena alter ego del suo sposo uomo, profeta, Rabbi e figlio di Dio." Una storia, o meglio tante storie intessute tra loro, con dei parallelismi ta divino e terreno, tra cielo e terra, con una continua fusione dell'elemento destino che, per l'autore, "nessuno dovrà e potrà mai scindere".
Un libro molto particolare, tutto da scoprire, che lascia il lettore attaccato alle pagine, fino all'ultimo rigo di scritto, con continui colpi di scena e scoperte che si susseguono. Francesco Deodato guarda, osserva, indaga, scopre e risponde a tantissimi quesiti storici fino ad oggi di difficile interpretazione con delle riflessioni-soluzioni molte volte inedite, con ragionamenti e prove inconfutabili che chiamano in causa, più volte, anche i Vangeli apocrifi, scritti che furono esclusi dall'ufficialità della Chiesa. Deodato sottolinea che è necessaria una riflessione sull'attendibilità e non attendibilità di quanto è stato scelto e di quanto escluso da parte della Chiesa ufficiale.
Il ricercatore colonnello dopo aver "scavato" in numerosi contenitori di fonti storiche, documenti, testi e scritti, continua la sua ricerca a Rennes le Chateau, in Francia, una esperienza in loco alla ricerca di testimonianze, ancora di tracce, di elementi d'indagine, di impronte lasciate nella storia, nelle storie e nelle leggende. Da questo "viaggio" escono fuori importanti ipotesi su quella che sarebbe l'origine, del perché è stato messo in atto un vero e proprio oscuramento della figura della Maddalena da parte della Chiesa. Un vero innamorato della figura di Maria Maddalena, Deodato, che riesce a interpretare, da acuto investigatore, anche quanto passa inosservato ad altri studiosi. Numeri che si ripetono e che rinviano ad altro, simbologie arcaiche, segni templari, monumenti della cristianità e statue di demoni, soffitti stellati e steli funerarie, croci di pietra e testimonianze iconografiche evanescenti che Francesco Deodato risolve e traduce in un lavoro letterario carico del fascino della scoperta storico-culturale.
(Mar. 2010)
Trionfo di Peter Schreiner alla Diagonale di Graz. Ora parte l'avventura di un nuovo film in pieno deserto libico
Il regista Peter Schreiner alla Diagonale di Graz
(S. Libertino) Peter Schreiner è stato il mattatore del film festival di Graz. Oltre ad aver dedicato a Peter una personale con ben cinque film, la giuria ha voluto elargire al film tropeano "Totò" il premio 'Bild Gestaltung' per la realizzazione del miglior progetto cinematografico (inquadrature, fotografia, immagine).
I Media austriaci hanno fatto vedere e scritto molto del film. Molte sono le foto su Tropea che stanno circolando su giornali e riviste. Dal 27 marzo il film sarà proiettato al Filmhaus (cinema d'essai) di Spittelberg per due settimane e i sottotitoli saranno in tedesco quando si parla tropeano.
Peter partirà in aprile per la Libia dove inizierà a prendere corpo un progetto di un nuovo film in pieno deserto, che aveva in animo da sempre, con un cast molto ampio e abbastanza remunerato.
Il buffet con i prodotti calabresi è stato letteralmente assediato dopo la proiezione del film. Molto apprezzati il pecorino di Zungri della Poro Lat, la nduja di Spilinga, la marmellata di cipolle, e i peperoni ripieni di tonno. Le spiagge e la bellezza di Tropea hanno attirato l´attenzione di molte persone verso il nostro paese e si suppone che in tanti saranno ospiti a Tropea.
--> Diagonale 2010 Festival des Osterreichischen Films Graz (16-21 Marz)
(Mar. 2010)
Le avventure di Bastardino Innamorato. La scala del vescovado
Bastardino Innamorato va verso la scala del vescovado
(S. Libertino) E' una roba da non credere. Non solo è un cane intelligente ma addirittura parla. Proprio così, Bastardino Innamorato, quello che abita alla Marina vicino alla foce del Lumia. L'ho visto ieri prima che i candidati della lista di Gaetano Vallone parlassero dal loggione dell'Antico Sedile. Ancora una volta ho seguito i suoi giri per i vicoli della città per sapere qualcosa di più delle sue passeggiate. Davanti la Casa di Carità quasi lo accarezzavo ma lui mi si è rivoltato contro parlandomi "Cu caz.. tu faci fari. Dassimi iri pi caz.. mei". Non ci volevo credere. Poi mi guarda e fa: "Fotografami sta testa di caz..".
"Un pò di educazione, di buona creanza" gli faccio. E lui: "Ma quali bona crianza, Trupea è nu burdellu. Non pozzu nchianari chijù da scala di carabineri picchì sta cadendu e nuju pigghia pruvvidimentu. Nuju. L'atra sira 'ncera Gaetanu Valloni chi parrava e non dissi nenti da scala, mancu chiu cu cappeu chi veni da Torinu, Repici. Comu caz.. fazzu jeu, mu scindu mu nchjanu. Ma ti pari giustu. Chi caz..u mi ndi fut.u du turismu. E a mea cu 'nci pensa? Ma quali bona crianza?".
E io: "Come fai allora a salire a Tropea?". E lui: "Di l'atra scala. Chia du scuvatu! Che è chjù bona". Anche quando ritorni a casa? "Certu - risponde il cane che parla - pari ca su caz..ni!".
A questo punto l'ho continuato a seguire e infatti mi ha portato alla villetta del vescovado. Ha imboccato la scala ed è andato giù, non prima di salutarmi: "Statti bonu. Ricorditi che ottantanni fa subba 'a testa jeu di cappej 'ndavea cincu. Ti raccumandu.. 'a scala di carabineri...!".
Lo guardavo mentre scendeva per le rampe con una velocità impressionante fino ad arrivare all'altezza delle prime case della Marina. Verso casa sua.
--> Continua... (con filmato)
(Mar. 2010)
TSUNAMI: COSTE ITALIANE A RISCHIO PER ATTIVITA' VULCANO SOMMERSO
(ASCA/29 mar) - Rischio tsunami per Campania, Calabria e Sicilia a causa dell'attivita' del vulcano Marsili, il più grande d'Europa, sommerso a 150 chilometri dalle coste campane. L'allarme è del presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi, che interpellato dal Corriere della Sera ha rivelato i risultati delle ultime ricerche effettuate sul vulcano, la cui vetta del cratere è a 450 metri dalla superficie del mare.
''Potrebbe succedere anche domani. Le ultime indagini compiute dicono che l'edificio del vulcano non è robusto e le sue pareti sono fragili. Inoltre abbiamo misurato la camera di magma che si è formata negli ultimi anni ed è di grandi dimensioni. Tutto ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all'improvviso'', ha detto Boschi.
Il Marsili ha una struttura imponente, lunga 70 chilometri e larga 30. Intorno si sono osservate diverse emissioni idrotermali con una frequenza ultimamente elevata e proprio queste, unite alla debole struttura delle pareti, potrebbero causare crolli ancora piu' pericolosi delle eruzioni.
''La caduta rapida di una notevole massa di materiale - spiega Boschi - scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri''.
Secondo Boschi, quello che servirebbe ''è un sistema continuo di monitoraggio, per garantire attendibilità. Ma è costoso e complicato da realizzare. Di sicuro c'è che in qualunque momento potrebbe accadere l'irreparabile e noi non lo possiamo stabilire''.
--> Corriere della Sera
--> Su Youtube "Pericolo Tsunami sulle coste dell'italia Meridionale"
(Mar. 2010)
Un antico canto religioso di Piscopio: 'Lu Rivogiu'
La Via Crucis Tropeana, ultima opera (2001) del pittore Melo Tedesco
(S. Libertino) Raccolto da Luigi Bruzzano a Piscopio e inserito nel 1892 (n. 2) nella sua "La Calabria"(1888 - 1902), il canto religioso "Lu Rivogiu" racconta con l'antica lingua del popolo la Passione e Morte di Gesù.
In ventiquattro quadri, quanti sono le ore dell'orologio, la cronaca del racconto fa scorrere, come in suggestivi e drammatici affreschi, gli ultimi tragici momenti della vita di Cristo dal tradimento fino alla condanna, alla crocifissione e alla morte.
LU RIVOGIU
1
Spiritu Santu mio, datimi aiutu,
mu mi risbigghiu stu senzu nsenzatu,
havi gran tempu chi su surdu e mutu,
di nuja cosa mi ndi aju aprofittatu;
cu l'ajutu di Dio su risolutu
pe fari na cosa chi Dio l'ha criatu.
Su rivoggiu quantu nd'ha patutu,
sona vintiquattruri ed è spiratu.
2
A li vintiquattruri ha dimandatu
di la sua affritta matri la lincenzia;
ora ca vinni lu tempu passatu,
avimu di fari l'urtima partenzia,
a cu na lancia mi aviti tiratu
ieu restu, Matri affritta, e di vui senza.
--> Continua...
(Mar. 2010)
Elezioni Amministrative 2010. Risultati delle preferenze
PASSIONE TROPEA
SEGGI 11
RODOLICO GIUSEPPE 322
PADULA LIBERO 199
VALERI ANTONINO 174
ARENA FRANCESCANTONIO 148
LORENZO ROMANA 145
SIMONELLI ANTONIO 134
DE VITA GIUSEPPE 122
SICARI CARMINE 122
D'AGOSTINO SANDRO 121
CERASO PAOLO ANTONIO 120
PONTORIERI FRANCESCO 108
DE VINCENTIIS SERGIO 91
FREZZA PASQUALE 84
PISERA' ANTONIO 71
BARINI WALTER 67
ACCORINTI DANIELA 62
UNITI PER LA RINASCITA
SEGGI 5
SCALFARI ROBERTO 262
SAMMARTINO MARIO 251
L'ANDOLINA MASSIMO 166
DE VITA GIUSEPPE 157
PICCOLO VITO 136
MAZZARA SALVATORE 133
PUGLIESE MASSIMO 120
LO SCALZO GAETANO 111
CARACCIOLO SAVERIO 106
RUFFA LUCIO 103
ADDOLORATO FRANCESCO 87
SCHIARITI PIERPASQUALE 83
MUSCIA JASMINE 82
MAZZITELLI EMANUELA 81
ORFANO' EMANUELA 77
LA TORRE MASSIMILIANO 69
(Mar. 2010)
"Uniti per la rinascita" prepara il ricorso al Tar. Gaetano Vallone: i nostri diritti lesi da gravi irregolarità
(C. Schiariti x LaGazzettadelSud/1apr) «Non c'è alcun dubbio sulla nostra volontà di fare ricorso. Abbiamo ravvisato gravi irregolarità che hanno leso i nostri diritti. Per questo motivo vogliamo che sia passato tutto al vaglio del giudice amministrativo». Senza tanti giri di parole, Gaetano Vallone (candidato a sindaco di Tropea, a capo della lista "Uniti perla rinascita") ha commentato così il risultato delle operazioni di scrutinio che hanno annullato 59 schede elettorali e decretato la vittoria di Adolfo Repice e della lista "Passione Tropea" per tre voti di scarto.
A spiegare i passaggi tecnici che segneranno il ricorso ci ha pensato Nino Macrì, consigliere provinciale in quota Pdl: «Metteremo in luce, nero su bianco, una serie di irregolarità». Così, nel manifestare, anche, alcune mancanze commesse ha messo sul tavolo le argomentazioni a sostegno del ricorso.
«Da parte nostra abbiamo commesso alcune leggerezze nella compilazione dei modelli per la presentazione dei rappresentanti di lista. È pur vero, però — ha aggiunto — che da precisa disposizione regolamentare, il presidente di seggio è tenuto ad esaminare la regolarità della designazione con le dovute forme e, quindi, con la delega indicata da una firma autenticata. Questa è mancata ma il presidente l'ha sollevata solo a fine operazione di voto. Se l'avesse rilevata nell'immediatezza avremmo potuto subito colmare questa mancanza».
Per Macrì e per la lista, guidata da Vallone, si tratta di un atteggiamento che «macchierà l'attuale elezione di vizi di trasparenza e legittimazione popolare. Faremo ricorso — ha proseguito Macrì — perchè è doveroso dare una risposta all'altra metà della popolazione di Tropea che ci ha votato. Si può vincere, anche, per un voto ma solo nel caso in cui si tratta di reale volontà popolare».
La mancata possibilità di contestazione, quindi, rispetto ad alcune schede è il principale elemento sul quale ruoterà il ricorso. «La nostra estromissione dalla vigilanza sul corretto scrutinio la dice lunga — ha continuato Macrì —. Del resto, gli stessi presidenti hanno avuto un atteggiamento contraddittorio. Dopo aver accettato la presentazione dei nostri documenti non si può delegittimare la propria decisione nel momento cruciale».
Dello stesso avviso è il candidato, nonché attuale consigliere di minoranza, Roberto Scalfari che, nonostante fosse una new entry della politica, ha ottenuto ben 262 voti di preferenza. «Concordo sulle motivazioni che saranno alla base del nostro ricorso. Non è giusto rilevare un'irregolarità solo quando non è più possibile sanarla». Allo stesso tempo Scalfari è, comunque, tenuto a guardare al futuro che, al momento, lo vede consigliere di minoranza: «Cercherò di portare avanti le istanze e i disagi di coloro i quali mi hanno votato. Mi farò portavoce dei tanti amici e parenti che hanno creduto in me con grande convinzione, rispettando, ovviamente, le regole della democrazia».
(Apr. 2010)
Mastro Giuseppe Congestrì di Sant'Onofrio, francesista di 90 anni e amico di Jacques Prévert
Peppino Congestrì mostra uno dei più importanti cimeli, quello di Prévert
(F. Vallone) Ha novant'anni Giuseppe Congestrì e la sua memoria, ancor oggi lucidissima, ricorda come se fosse ieri il tempo dei suoi amici intellettuali francesi, quelli grandi, i giganti della scrittura che sono entrati nella storia della letteratura mondiale. Nella sua piccola Sant'Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, ci abita da un pò di anni, da quando è rientrato da Parigi, da allora definisce il suo paese un "Villaggio".
Lui è un personaggio umile, piegato dal tempo, fragile, che non ama parlare di sé. Mastro Peppino, come ama definirsi, parla sempre, abbondantemente, ma degli altri, dei suoi amici scrittori, di artisti di grande levatura e di fama internazionale che con lui hanno condiviso la vita culturale nella Parigi degli anni cinquanta e sessanta.
Mastro Peppino in quel tempo era giovane, aveva solo trent'anni e c'era una Parigi ancora colta e raffinata che viveva di cultura con le piccole e buie librerie, gioiello del sapere internazionale, con le case editrici che erano veri laboratori della letteratura mondiale, salotti soffusi, spazi frequentati da tanti artisti e critici d'arte, pittori, musicisti, editori e letterati parigini.
Giuseppe parla benissimo il francese ed ha una sensibilità artistica notevole, si integra in profondità nella città delle brasserie, dei croissant caldi e degli incontri con artisti e critici. Congestrì è calabrese, è nato a Sant'Onofrio nel lontano 1920, dopo aver conseguito la laurea in letterature straniere e lingue presso l'Università Orientale di Napoli, ben presto è ordinario di lingua e letteratura francese nei licei statali. Il suo sapere è al di sopra della normalità accademica, pubblica diversi testi scolastici rivolti alla conoscenza e all'apprendimento della lingua francese. In Francia, a Parigi, diventa anche giornalista, ma si farà notare, principalmente, come critico letterario e raffinato produttore di poesia.
Siamo andati a trovarlo più volte nella sua casa di Sant'Onofrio, dietro la scrivania del suo studio un'ordinata biblioteca con centinaia di volumi, molti sono testi pubblicati da lui. Congestrì vanta infatti numerose pubblicazioni (più di cinquanta) frutto di severi ed appassionati studi che hanno registrato nel tempo consensi di critica e riconoscimenti internazionali.
In un corridoio anonimo della casa, quasi nascoste, una serie di cornici appese alle pareti contornano documenti importanti: la sua seconda laurea rilasciata da l'Académie Francaise, le decorazioni des Palmes Académiques, un diploma del Premio Calabria di Villa San Giovanni del 1964, il certificato di letteratura francese contemporaneo rilasciato nel 1955 dalla Sorbona…
Il professore di Sant'Onofrio ci apre alcune cartelle che sanno d'altri tempi. Quella di colore rosso bordò, vero scrigno della memoria, contiene un tesoro culturale d'inestimabile valore. Al suo interno lettere di confronto letterario e autografate ricevute dai maggiori scrittori francesi del tempo, da Roland Barthes a Henrìette Charasson, da Henri Clouard a Minou Drouet, da Jan Guéhenno a René e José Johannet, da Maurice Rat a Michel Simon, da Francois e Claude Mauriac a Jacques Prévert, ed ancora Pierre Seghers, André Thérive, André Malraux, René Malhamé e tanti altri ancora. Congestrì ci mostra altre lettere, scritti e grafie vergate da penne stilografiche, tra le tante una missiva che arriva dalla Francia ed approda a Sant'Onofrio, pagine inedite firmate dal grande Francois Mauriac e poi una cosa ancora più straordinaria: "una Lettre des iles Baladar che Jacques Prévert - spiega lo stesso Congestrì - mi inviò surrealisticamente da un luogo non luogo e non par Avion ma par Thon... rimarrà una prestigiosa rarità letteraria da far gola alla più rinomata biblioteca nazionale".
La "busta di spedizione - libro - oggetto artistico indefinibile" è veramente particolare con francobolli finti, disegni e didascalie (all'esterno e all'interno del plico - libro) realizzati e firmati dallo stesso Prévert.
Alla fine, per chiudere l'incontro, facciamo una domanda al professore:
Professore Congestrì ma chi è il destinatario di tutte queste rare lettere d'autore?
Lui, mastro Peppino di Sant'Onofrio, ci risponde: "devo dire chi sono? Sono solo un modesto letterato che ama definirsi "petit lettré de village", pur sapendo che i piccoli letterati di villaggio possono ugualmente stupire i grandi letterati di città".
--> Bibliografia di Giuseppe Congestrì
--> Bibliografia di Giuseppe Congestrì
--> Bibliografia di Giuseppe Congestrì
--> Bibliografia di Giuseppe Congestrì
(Apr. 2010)
Aprile 1783. La nuova Briatico a "Cocca, fondo di questa baronal camera, tiratosi dalla dolcezza del clima, acque abbondanti, vicinanza dal mare e dall'amenità del sito…"
L'area della vecchia Rocchetta di Briatico vista dall'alto
(F. Vallone) Molti a Briatico, quando si parla di memoria, di storia, di archeologia e di Briatico Vecchio , ricordano, con nostalgia e affetto, lo storico locale Domenico La Torre. Uomo di cultura della Briatico del '900, grande ricercatore e raccontatore appassionato, La Torre aveva effettuato, durante la sua vita, numerosi studi riguardanti la storia del paese. Il ricercatore aveva, per lunghi anni, frequentato numerosi archivi e biblioteche ed aveva ritrovato molti documenti inediti che riguardavano proprio il tempo soglia di Briatico, il momento preciso del passaggio dal vecchio abitato al nuovo sito, fatti e documenti del tempo della ricostruzione, dell'inizio della storia della nuova città dopo il disastroso terremoto del 5 febbraio del 1783. Ed è proprio uno di questi documenti che riporta il numero ufficiale dei superstiti del terremoto di Briatico Vecchio: 925 persone. Uomini, donne e bambini impauriti, tanti sbandati nelle campagne attorno al paese distrutto, persone ferite, provate, stanche, mortificate, che si ritrovarono, per rifugiarsi in qualche modo, nei pressi della torre Rocchetta dove vi erano, preesistenti, alcune fabbriche per la lavorazione dell'olio, del tonno, una vetreria e baracche di pescatori. Altri ancora preferirono scappare verso i paesi di Jonadi, Mileto, Monteleone e Tropea, cercando di trovare alloggio presso case di amici e parenti. Il 4 aprile del 1783 parte di questi superstiti si riunirono, alla Rocchetta, in pubblico parlamento, presieduto da Luigi Lieto, giudice della città, e dal cancelliere Paolo Caprino.
Si decise, quel lontano giorno di fine settecento, di riedificare la città di Briatico in un luogo poco lontano, un terreno coltivato a vigna, in una località denominata Cocca (coltura chiusa) o San Giovanni. Un grande terreno proprietà del feudatario Ettore Maria Pignatelli, duca della città di Monteleone, residente a Napoli. In questa bellissima località erano preesistenti un magazzino degli oli, l'alloggiamento del direttore e di alcuni operai della vetriera, e il magazzino del monastero di Santa Chiara.
La Torre raccontava ancora: "Il Pignatelli accorso dalla capitale per soccorrere la popolazione, non esitò ad accettare la richiesta dei cittadini e disporre subito di far recidere porzione delle vigne per mettere a disposizione i suoli edificatori. Il feudatario fece costruire per prima cosa, a nord del magazzino ducale degli oli, otto baracconi di otto vani ciascuno per far ricoverare subito i più bisognosi. Per il resto della popolazione concesse tre lotti". Tutto il restante suolo fu diviso in venti quadrati, dieci inferiori e dieci superiori, da un reticolo di strade e di traverse, il tutto imperniato su due arterie principali e parallele distanti 40 metri e intersecate da nove traverse distanti 35 metri l'una dall'altra. Briatico era rinata da quell'idea datata 4 aprile 1783.
--> Briatico Vecchia
(Apr. 2010)
Affruntata, metafora, simbolismo e segno
La fase finale della rappresentazione di Briatico 2010
(F. Vallone) La devozione popolare delle nostre genti meridionali ha creato e scritto, con la sua religiosità popolare e con varie esternazioni folkloriche, un vangelo delle apparizioni del Cristo alla Madonna, detto comunemente affruntata, svelata, cumpruntata, cunfrunta o cumprunta. L'affruntata si svolge annualmente a Vibo Valentia ed in molti paesi della sua provincia. Il giorno di Pasqua per le strade di Vibo, Briatico, Sant'Onofrio, Paradisoni, San Giovanni di Zambrone, Pernocari, Filogaso, San Costantino Calabro, Filadelfia, Acquaro, Soriano Calabro, Sciconi di Briatico , Rombiolo, il lunedì dell'Angelo a Dasà, il martedi ad Arena. A Zammarò, frazione di San Gregorio d'Ippona, la manifestazione si svolge la domenica successiva alla Pasqua.
In provincia di Reggio Calabria l'affruntata, o cunfrunta, si svolge a Bagnara Calabra, Rizziconi, Polistena, Benestare e in tanti altri paesi. Nella sua linearità plastica e nel silenzio del dramma che viene solo rappresentato, l'interpretazione dell'affruntata è che Gesù non solo non apparve anzitutto a Maria, ma che Giovanni l'evangelista, il discepolo prediletto, cui il Maestro aveva affidato la Madre, sia il mediatore di questo incontro e l'annunciatore della vittoria del Figlio sulla morte.
L'affruntata, l'incontro, è una antichissima espressione scenica, una sacra rappresentazione della resurrezione che ci arriva dal medioevo anche se ha radici precristiane e che racconta, con una intensa partecipazione corale, i riti di passaggio della primavera, della rinascita e del ciclo vitale dei campi. I tre personaggi classici dell'affruntata sono San Giovanni, il Cristo Risorto e la Madonna ammantata di nero. Le tre statue vengono posizionate all'interno del paese in luoghi prefissati non visibili tra loro, poi s'inizia con il percorso rituale di San Giovanni che, con un andamento in crescendo, porta all'incontro di Maria con Cristo Risorto. Il velo nero dell' Addolorata cade e la Madonna appare vestita di rosa o di bianco o di azzurro. Il momento culminante dell'incontro si completa con il suono delle campane a festa, il volo di colombe bianche ed una lunga processione di ringraziamento per le vie del paese.
La rappresentazione popolare vuole che Maria rifiuti di credere per ben due volte, solo al terzo annuncio, ormai convinta, segue Giovanni e corre verso l'incontro del Figlio proveniente dalla parte opposta. Ma l'Affruntata, l'antico evento di religiosità popolare che si svolge ogni anno il giorno di Pasqua, non è solo ritualità, tradizione popolare e folklore. Come ogni altro evento che investe tutta la comunità il rituale è anche un enorme contenitore di messaggi, di segni, di simboli e di codici che, attraverso il non detto e la metafora, possono creare un gergo e comunicare dell'altro. Per alcuni l'affruntata, nelle sue dinamiche simboliche, mima i tempi del rapporto sessuale, con una prima fase di preliminari, il crescendo dell'andamento percorso da San Giovanni (che avanza e ritorna indietro sempre più velocemente), la fase centrale con l'incontro del Cristo Risorto con la Madonna Addolorata che perde il manto nero (con le colombe bianche che escono da sotto il mantello e volano in cielo) ed una fase finale dove, attraverso la processione e il rientro in chiesa, si ritorna alla normalità. Ma al di là di questo tipo di lettura vi sono altre interpretazioni ed ogni Pasqua, ad ogni affruntata, la comunità legge l'andamento del rituale come "visione - previsione - presagio" valida per l'anno successivo e gli auspici vengono estrapolati proprio dal come riesce l'affruntata.
Se il rituale non ha intoppi, se l'incontro riesce ad essere sincronizzato alla perfezione, per il paese, e quindi per la comunità, tutto andrà bene, fino alla Pasqua successiva. Un messaggio da una dimensione altra che riesce a oltrepassare le barriere del tempo sacro e a prelevare codici anche da antichi riti pagani legati alle figure di Kore, Persefone e Proserpina, ai riti sotterranei di passaggio, di soglia e di rinascita. Antiche usanze lentamente elaborate in centinaia di anni dalla religione cristiana ed ancora rielaborate, semplificate e caricate di una più ricca simbologia dalla religiosità popolare, dalla tradizione consolidata e uniformata da tutta la comunità.
Nell'affruntata il tempo di più forte tensione avviene proprio nel momento dell'incontro. Quando una delle statue cade a terra all'interno dello svolgimento del rituale questo viene letto come segno molto negativo. Per le tradizioni del popolo sono elementi simbolici che rimandano a previsioni foriere di buie premonizioni per tutta la comunità. Anticamente questi segni colpevolizzavano eventuali disgrazie, pestilenze, terremoti, fatti delittuosi, sommosse e guerre che si verificavano durante l'anno. Molti anni fa, proprio nel vibonese, a Zammarò di San Gregorio d'Ippona, durante la fase conclusiva dell'affruntata cadde la statua della madonna che in quell'occasione rimase decapitata con grande sofferenza, paura ed allarme che durò tutto l'anno successivo. Alcuni anni dopo cadde una statua durante l'affruntata di Paradisoni di Briatico. Anche in quel caso la gente interpretò l'evento con severa dinamica di infauste previsioni.
(Apr. 2010)
Notte a Vibo Marina, Nilla Pizzi e Nino Grasso
'Notte a Vibo Marina' di Nino Grasso è vincitrice del 2° Festival Calabrese della Canzone di Vibo Valentia 1954. L'etichetta è RCA, il complesso che accompagna Nilla Pizzi è quello di Franco Chiari
(F. Vallone) Il motivo musicale imperversa oggi sulla rete internet in formato mp3 anche se i fruscii di fondo rimandano ad un ben più caldo 78 giri della RCA, nero, vinile e d'epoca. La canzone, scritta e musicata da Nino Grasso di Conidoni di Briatico, è cantata da Nilla Pizzi e si intitola "Notte a Vibo Marina". Una grande promozione per la Vibo Valentia Marina di quei tempi, una splendida cittadina affacciata sul mare con il Pennello, un quartiere reso famoso dalla canzone e dalla bellezza naturale del luogo, con una lunga lingua di sabbia bianca, una spiaggia rinomata contornata da una strada e da una miriade di chioschi e piccoli bar frequentati dai tanti Vip che arrivavano a Vibo Valentia, Pizzo e Tropea.
Nilla Pizzi in quel tempo cantava e decantava proprio le bellezze della Vibo Marina calabrese anche se la canzone oggi sembra essere misteriosamente scomparsa dalla sua discografia e dalle biografie ufficiali. Vibo Valentia con il suo Festival Calabrese della Canzone Italiana era al centro dell'interesse delle grandi case discografiche, allora il festival di Vibo era importante e rinomato quanto quello di Sanremo. La canzone "Notte a Vibo Marina" ebbe come interprete, oltre alla grande Nilla Pizzi, anche la cantante Maria Luisa Pisan, che si presentò alla seconda edizione del Festival di Vibo Valentia indossando un costume tradizionale tirolese e vinse il secondo posto assoluto. L'altra canzone dedicata a Vibo, dal titolo "Vecchia Vibo" di Gaspare Serrao (autore di Filadelfia) si classificò quarta.
Ma cerchiamo di conoscere meglio l'autore e compositore di "Notte a Vibo Marina", Nino Grasso, ci ricorda Felice Muscaglione nel suo "C'era una volta...", era nato in una delle frazioni di Briatico, nella piccola Conidoni, oggi in provincia di Vibo Valentia, il 3 aprile del 1920. Dopo aver effettuato i suoi primi studi a Soverato, Grasso conseguì le maturità classica e magistrale a Vibo Valentia e successivamente la laurea in giurisprudenza a Roma. Sempre nella Capitale, più tardi, prestò servizio presso il Provveditorato agli studi, come funzionario, e conseguì l'abilitazione all'insegnamento della Psicologia Sociale. Una volta in pensione, Nino Grasso fu subito richiesto, in qualità di preside, presso l'Istituto Commerciale, legalmente riconosciuto, di Monterotondo, in provincia di Roma. Grasso ha all'attivo moltissime affermazioni letterarie e musicali. Ha collaborato a diversi periodici e riviste ed ha, tra l'altro, tradotto in dialetto calabrese i trentaquattro canti dell'Inferno di Dante che intitolò "Inferno... in Calabria".
Presso l'editore Lo Faro di Roma ha pubblicato il romanzo umoristico-satirico "The chimica progress, ovvero il Trionfo della Chimica". In campo artistico si è interessato al mondo della musica e della canzone, riscuotendo successi in Italia e all'estero come autore e compositore. Ricordiamo il premio conseguito in Australia, a Melbourne, con la canzone satirica "Strip-tasse" (le tasse che si spogliano) su musica di Rollo e inserita nella musicassetta "Canzonissima '90". Ha partecipato al Festival Calabrese della Canzone Italiana di Vibo Valentia dal 1953 al 1962 sempre in veste di scrittore di testi e musiche, ottenendo, nell'edizione del 1957, la prima posizione in classifica con la canzone "E poi si fece sera".
I cantanti Nilla Pizzi, Gloria Christian, Paolo Sardisco, Luana Sacconi, Carla Boni, Betty Curtis e tanti altri hanno inciso le sue canzoni con la collaborazione di prestigiose orchestre e presso le case discografiche più affermate: dalla R.C.A. alla Polyodr della Siemens, dalla Cetra alla Colombo. Scomparso da qualche anno Nino Grasso era definito "Vero uomo del Sud" e nella sua vita ebbe molto talento musicale, sono in molti a ricordare quando nel 1956, sempre nel campo dello spettacolo, Grasso presentò a Messina una fortunatissima commedia musicale con grandissimo successo di pubblico e di critica.
Uno degli indirizzi sulla rete con il file mp3 per ascoltare la canzone 'Notte a Vibo Marina' è: http://www.vibomarina.eu/temp/Notte a Vibo marina-Nilla Pizzi.mp3 .
NOTTE A VIBO MARINA
Quante, ma quante canzoni
parlan di Capri e Sorrento
di lune d'argento
di cieli e di mar!
Ma questa notte il mio canto,
pur se la voce è in sordina,
mia Vibo Marina,
lo dedico a te.
Ritornello
A marechiaro la luna
non vuol spuntare mai più:
quando la sera s'imbruna,
vuol questo mare baciar!
Guarda, dal suo gran castello
le strette coppie che van…
Fruga, discreta, il Pennello:
vuole con l'onda giocar.
Ricca di mille bellezze,
Venere il nome t'ha dato;
pur s'oggi è cambiato,
più bella sei tu.
Questo bel nostro Tirreno
presso ai tuoi piedi s'inchina;
mia Vibo Marina
la perla sei tu.
Ritornello
A marechiaro la luna...
--> notteavibomarina.mp3 (scarica brano: destra mouse/salva oggetto)
(Apr. 2010)
"Uniti per la rinascita" dopo aver fatto ricorso al Tar, non riconosce la vittoria della lista 'Passione per Tropea' con Adolfo Repice, Sindaco, e invia una missiva al Comune e al Prefetto segnalando la decisione di non partecipare alle sedute di Consiglio comunale
(S. L.) Egr.
Sig. Sindaco
Spett.le
Consiglio Comunale
Egr.
Sig. Segretario Comunale
E p.c.
Sig. Prefetto di Vibo Valentia, Dott.sa Luisa Latella
Oggetto: Consiglio comunale del 10 aprile 2010
Noi sottoscritti Consiglieri comunali significhiamo quanto segue:
Le gravi irregolarità riscontrate nelle operazioni di scrutinio, molte delle quali da addebitarsi, nella migliore delle ipotesi, a negligenza ed imperizia di alcuni presidenti di sezione, inficiando la validità del risultato scaturito dalle urne, delegittimano il Consiglio comunale nei termini in cui si è andato a delineare. Per tale motivo, dopo una attenta riflessione e lunga discussione, abbiamo deciso unanimemente di non partecipare alle sedute di Consiglio comunale fintanto che il Tribunale Amministrativo Regionale non dipanerà ogni dubbio in merito alle operazioni di scrutinio così da dare, eventualmente, legittimazione a quella che oggi è, a nostro avviso, un’assemblea abusiva perché non fondata su una valida ed effettiva maggioranza popolare.
Per motivi di opportunità non ci intratteniamo sugli aspetti specifici che ci convincono della fondatezza delle nostre doglianze e che siamo certi condurranno ad un ribaltamento del dato elettorale apparentemente favorevole alla lista avversaria. Segnaliamo solo come l’illegittima esclusione dei nostri rappresentanti di lista dalle operazioni di scrutinio abbia minato alla trasparenza e regolarità dello spoglio. Ricordiamo, infatti, che, ai sensi di legge, i presidenti di seggio avrebbero dovuto esaminare la regolarità delle designazioni dei rappresentanti di lista all’atto della consegna dei relativi moduli provvedendo, in caso di riscontrate irregolarità, all’immediata segnalazione così da consentirne la sanatoria.
Nello specifico, per come è noto, è avvenuto che tutti i presidenti hanno ammesso, all’atto della designazione, i nostri rappresentanti alle operazioni elettorali annotandoli nei relativi registri, quindi, solo al termine delle operazione di voto, alla loro illegittima ed arbitraria esclusione soddisfacendo supinamente la semplice segnalazione/richiesta dei rappresentanti della lista “Passione Tropea” evidentemente riottosi al detto “aria pulita non teme tuono”.
Intendiamo, al contempo, rassicurare la Città tutta, ed in particolare la metà dei concittadini che ci hanno dato fiducia onorandoci del loro consenso, sullo svolgimento dell’attività politica propria dell’opposizione. L’astensione dalle sedute di un Consiglio che consideriamo allo stato abusivo, non significherà, infatti, abdicare dal nostro ruolo di controllo e di pungolo dell’attività di quella che attualmente si presenta come maggioranza di governo. Vigileremo, pertanto, sull’attività amministrativa senza fare sconti passando al setaccio ogni singolo atto. Al contempo garantiamo all’attuale maggioranza sub iudice che la nostra non sarà un’opposizione strumentale e sterile ma finalizzata all’interesse superiore dell’intera comunità e, per tale motivo,
non esiteremo ad offrire la nostra collaborazione qualora ciò corrisponda al bene della nostra amata Tropea.
Infine, comunichiamo la costituzione del gruppo “Uniti per la Rinascita” designando quale capogruppo l’avv. Roberto Scalfari e quale vice il dott. Mario Sammartino.
Sicuri che la bontà della nostra protesta politica verrà compresa dalla cittadinanza, porgiamo distinti saluti.
Tropea, lì 9 aprile 2010
Gaetano Vallone
Roberto Scalfari
Mario Sammartino
Massimo L’Andolina
Giuseppe De Vita
Credo che i 'sottoscritti consiglieri comunali' se diserteranno i consigli comunali correranno il rischio di perdere la titolarità ed il ruolo di 'consiglieri comunali di minoranza' fino ad essere esclusi da parte della maggioranza dal controllo degli atti prodotti dalla stessa maggioranza...
(Apr. 2010)
Da: "editoriale progetto 2000"
Data: 13 aprile 2010 13.49.40 GMT+02.00
A:
Oggetto: [Notiziario Culturale] Appello a Scopelliti x la FIERA di TORINO
Rispondi a: deguzza@tin.it
Appello di 16 case editrici calabresi
al neo governatore Giuseppe Scopelliti
A RISCHIO LA PARTECIPAZIONE
DELLA REGIONE CALABRIA
AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2010
Caro presidente Scopelliti,
esattamente fra un mese a Torino si terrà il Salone internazionale del Libro. È da molti anni che, con modalità differenti, la Regione Calabria partecipa a questa manifestazione culturale nazionale, da tutti ritenuta la più importante del nostro settore. La Regione, qualsiasi sia la giunta in carica, ha sempre partecipato mettendo a disposizione degli editori calabresi un proprio stand, che ha consentito a tutte le case editrici made in Calabria, che lo hanno voluto, la possibilità di esporre e vendere la propria produzione libraria, nonché presentare le ultime novità; inoltre è sempre stata un’occasione per contattare nuovi autori e di affinare accordi commerciali con distributori e librerie. Il prof. Domenico Cersosimo, forse troppo impegnato a curare nei minimi dettagli la spedizione dei Tir lombardi, ha “dimenticato”, prima di andarsene, di dare indicazioni per il rinnovo della partecipazione calabrese alla kermesse torinese.
Con questo nostro appello le chiediamo di sopperire a tale grave “dimenticanza”.
I tempi a disposizione, per prenotare lo spazio, sono molto ristretti (una settimana al massimo). Vogliamo sperare che lei, saprà come agire con efficienza ed efficacia.
Il primo firmatario di questo appello è Demetrio Guzzardi dell’Editoriale Progetto 2000: una casa editrice che negli ultimi tre anni, volutamente non ha partecipato a tale manifestazione per protestare contro le discriminazioni subite dagli editori calabresi nella gestione delle iniziative culturali riguardanti il mondo del libro e nell’acquisto dei volumi per le biblioteche regionali.
Anche in questo gli editori calabresi hanno diritto ad un reale cambiamento nella gestione politico-amministrativa e culturale della Calabria, gli editori calabresi vorrebbero essere messi nelle condizioni di poter partecipare, sotto l’egida della Regione Calabria, al più prestigioso evento librario nazionale.
Certi di una positiva risoluzione della questione, la salutiamo cordialmente in attesa di poterla incontrare al più presto per esporle tutte le problematiche del nostro settore, ad iniziare dalla soppressione governativa delle tariffe postali ridotte editoriali, che di fatto minano la libera informazione e il pluralismo culturale.
Questi gli editori calabresi che hanno sottoscritto l’appello
Demetrio Guzzardi, Editoriale Progetto 2000
Domenico Laruffa, Laruffa editore
Franco Tassone, Qualecultura
Domenico Sancineto, Il Coscile
Franco Arcidiaco, Città del sole
Franco Alimena, Orizzonti Meridionali
Luigi Cipparrone, Le Nuvole
Franco Pancallo, Pancallo editore
Roberto Arillotta, Kaleidon
Caterina Di Pietro, Nuove edizioni Barbaro
Giuseppe Meligrana, Meligrana editore
Giovanni Spedicati, La Mongolfiera
Egidio Bevilacqua, La Dea editori
Antonio D’Ettorris, D’Ettorris editore
Settimio Ferrari, Ferrari editore
Alessandro Labonia, Csa edizioni
(Apr. 2010)
La Festa del Tre della Croce è vicina!!!
(S. L.) L' 'ASSOCIAZIONE CULTURALE I TRI DA CRUCI' è lieta di presentarvi il programma della grande festa che si terrà nei giorni: domenica 2 maggio e lunedi 3 maggio 2010 in Via Umberto I° (burgo) Tropea.
Dal 25 aprile fino al 3 maggio dalle ore 17:00 si potranno ammirare per le vie del paese I GIGANTI che con la loro danza a suoni di tamburi annunceranno la grande festa.
Domenica 2 e lunedi 3 maggio dalle ore 16.00 fino alle 19:00 prenderanno il via le tradizionali gare: dei sacchi, dell'uovo, da "padea", della pasta piccante.
Molto ricco il programma delle due serate, 2 maggio dalle 21:30 KARAOKE in piazza cannone con diretta radio JukeBOX presenterà la serata Marco Renzi. 3 maggio dalle 21:30 FIORDALISO in concerto, serata all'insegna del divertimento con il cabarettista Piero Procopio, e molto altro ancora.
Chiuderà la serata la ditta SCHIAVONE di Reggio Calabria con il ballo du camiuzzu i focu, l'accensione delle barche, per ricordare la cacciata da Tropea dei saraceni, e infine spettacolo pirotecnico.
Ricordatevi di acquistare i biglietti della grandiosa riffa di una CINQUECENTO. Questa volta la fortuna vi sorriderà.
--> LA FESTA!!!
(Apr. 2010)
IN ORTO A NYC. Il film documentario "Terra sogna terra" girato negli orti calabresi di New York
l'attrice Lucia Grillo e il giornalista Franco Vallone
(F. Vallone) "Esterno giorno, orto con alberi di fichi, anziano immerso tra le foglie dell'albero raccoglie i dolci frutti... ciak si gira...". Ci troviamo in un terreno coltivato nei pressi di New York, ma, guardando le immagini di questo film, sembra di essere proprio in Calabria, mentre camminiamo per orti e giardini assolati, tra alberi di fichi, pomodori incannati e melanzane viola, tra viti di uva fragola, cipolla rossa di Tropea e peperoni piccanti. Giardini e orti, curati e coltivati di tutto punto, con le stesse antiche procedure e con le modalità della tradizione calabrese, con radici, piante e alberi molte volte fatti arrivare in America proprio dal lontano paese natio.
In realtà ci troviamo dall'altra parte dell'Oceano, nei dintorni della Grande Mela e più precisamente a New Rochelle. Ed è qui, in questi veri e propri orti di Calabria, che l'attrice e regista italoamericana Lucia Grillo ha voluto girare l'ultima sua fatica cinematografica. Il film documentario si intitola "Terra sogna terra", per significare che gli emigranti che curano questi spazi coltivati con la fatica e la memoria, vengono "dalla terra" essendo stati nel passato tutti contadini. L'interessante tematica sviscerata dalla Grillo è la traccia del film ed è incentrata proprio sugli orti degli emigrati italiani in america.
Il film verrà proiettato il prossimo 24 aprile a New York. Tante le interviste all'interno del filmato ed alcune di queste sono state effettuate dall'autrice ad anziani emigrati provenienti dalla Calabria, (in particolare da Francavilla Angitola, in provincia di Vibo Valentia, piccolo paese d'origine della famiglia di Lucia Grillo). La regista nel suo film ha voluto inserire anche alcuni personaggi molto familiari, il nonno novantacinquenne, Francesco Antonio Grillo, gli zii, Antonio Pizzonia, Rachel Rifilato e Vincenzo De Rocco, ed anche un emigrato siciliano.
"C'è anche mio padre con la sua camicia azzurra con le strisce rosse, - aggiunge la regista - vera ispirazione per il documentario perché il suo orto e il suo giardino sono stati per me sempre una fonte di meraviglia e affascinazione".
"Terra sogna terra", della durata di venti minuti, è spunto anche per una conferenza sul tema "Terre Promesse", all'interno della quale verrà proiettato il film. I personaggi e gli interpreti di questo film documento sono stati contadini nella Calabria della prima metà del '900, poi la dolorosa scelta di partire, emigrare, e, una volta sistemati in America (tutti a New Rochelle, NY), hanno iniziato a coltivare orti e giardini, sognando una vita e un futuro migliore; "così - aggiunge Lucia - sono tornati "alla terra" conservando la tradizione di coltivare il terreno americano e sfruttarlo in modo positivo anche per mangiare e sopravvivere".
Lucia Grillo è nata a New York nel 1971, studi regolari poi l'università alla New York University di Manhattan, laurea in recitazione al Lee Strasberg Theatre Institute sempre di New York, in seguito Lucia si specializza nella stessa scuola cinematografica frequentata anni prima da Marilin Monroe e Al Pacino. Dopo alcuni anni consegue una seconda laurea, questa volta in letteratura italiana, da allora Lucia Grillo è presente nel mondo dell'arte e dello spettacolo di mezzo mondo. Riceve una borsa di studio sulla poesia italiana poi studia musica, il pianoforte in particolare, scultura e fotografia. Lucia inizia a recitare in teatro, approda nel mondo della pubblicità televisiva con alcuni spot che arrivano anche in Europa, tra gli altri si fa notare in uno spot per la Finlandia per una famosa vodka.
Per undici anni risiede a New York nella centralissima zona di Greenwich Villane poi si trasferisce nella lontana California, a Los Angeles, ed è qui che fonda dapprima un gruppo di lavoro denominato degli "Sperduti" con altri ragazzi italo-americani. Il gruppo si occupa di sin dall'inizio di produzione filmica e teatrale. Dopo l'esperienza di quattro anni a West Holywood fonda la "Calabresella Films" che nel 2002 è produttrice associata della Los Angeles Italian Films Awards. Lucia è produttrice e regista dello spot televisivo per la Laifa di Los Angeles. Recita con Vincens Schiavello, uno degli attori di Gost, nel film "Favole Siciliane". Lucia interpreta in questi anni decine di films, tantissimo teatro e numerosi spot pubblicitari. Ricordiamo, tra gli altri, il film "Summer of Sam", del regista Spike Lee, e poi l'indimenticabile parte nel film commedia "Winning Girls Through Psychic mind control", e la produzione di grande successo del film "A pena do pana"(girato in Calabria), con il grande Vincent Schiavelli, dove Lucia Grillo è attrice, regista e produttrice. Come attrice nel 2009 ha anche lavorato nel film "Duplicity" e nel 2006 in "Pop Machine".
--> LUCIA GRILLO - ACTOR
--> I Credits di Lucia Grillo
--> L'articolo su Ora Esatta
(Apr. 2010)
Gracel, cantante calabrese di Gioia Tauro. In uscita su Sky il suo videoclip "Il sole più caldo che c'è"
La cantante calabrese Graziella Saverino, in arte Gracel
(F. Vallone) All'anagrafe si chiama Graziella Saverino, ma, artisticamente e nell'universo musicale, è conosciuta come Gracel. Nata a Gioia Tauro, cresciuta in un piccolo paese calabrese, oggi Gracel ha 29 anni e, da sempre, la musica e il canto accompagnano i suoi giorni. Ma la storia di Gracel è anche storia di emigrazione, di partenze, di cambiamenti. A diciannove anni si trasferisce nella Capitale, a Roma, dove ottenendo definitivamente la completa indipendenza e autonomia inizia a confrontarsi realmente con il mondo.
"Decisamente - aggiunge lei - ha i suoi lati positivi vivere da sola". Gracel canta e studia tanto, poi si laurea in Scienze della Comunicazione, nel 2006, all'università La Sapienza di Roma. Sei anni che gli permettono di avere e assorbire continui input sonori e di sperimentare e vivere numerose esperienze nel campo accademico, teatrale e musicale.
Graziella Saverino oggi è una cantautrice matura, scrive le sue canzoni e la sua musica da più dieci anni. E la musica la porta avanti, da sola, guida i suoi giorni, la modella continuamente, la plasma artisticamente e nell'anima. Poi le altre successive esperienze arrivano in modo naturale: lavora in un Network radiofonico, studia recitazione e si rapporta anche teatro, sulle tavole polverose del palcoscenico, anche se soltanto in piccole parti.
"La mia musica è il mio universo,- ci sottolinea - l'aria che respiro". Gracel in questi anni partecipa ad importanti concorsi canori e vince una miriade di premi, molte volte arriva prima assoluta nelle classifiche di importanti eventi musicali di livello nazionale, a Roma, Chianciano Terme ed anche a San Marino. Tante le apparizioni video dove ha modo di far sentire le sue canzoni, su Sky, Play Tv, Video Italia solo musica italiana… Anche la critica, quella autorevole, la segue con attenzione da qualche tempo ed oggi il successo finalmente arriva prorompente. Proprio di questi giorni la notizia dell'imminente uscita di un bellissimo videoclip dal titolo "Il sole più caldo che c'è" che verrà irradiato da Sky ed ancora vogliamo segnalare la presenza della sua "Ciao amore mio", sul sito ufficiale della Rai durante il Sanremo nuova generazione 2010. Successi, applausi, immagini e suoni, spettacoli, presenze televisive, cd... ma, anche e prima di tutto, l'anima e la musica delle sue canzoni, sempre intrise di un romanticismo nuovo, moderno, inedito, che la porteranno, ne siamo sicuri, davvero lontano.
Il sole più caldo che c’è
(testo Graziella Saverino, musica Antonello Condoluci)
Oggi la pioggia è come le lacrime scende lenta e non si controlla
Gli alberi spogli ricordano noi
Senza foglie ---Soli, lontani
Camminiamo a testa in giù su strade parallele-- senza incontrarsi mai..
E mi chiedo ora chi sei pianta nuda senza radici?
Perché ho freddo e tremo, fammi sentire che sei qui (riscaldami)
Come il sole più caldo che c’è(abbracciami)
Fammi perdere dentro di te
Oggi la pioggia è come il dolore
Devasta la terra, copre il sole
Raggiungimi prendimi senza parole
Nascondi il rumore che c’è.
Camminiamo a testa alta per non toccare il fondo atomi persi nel mondo.
Come foglie su nel vento
Ruotano danzano in volo
Legate dalla vita si sfiorano brillano bruciano (riscaldami)
Nel sole più caldo che c’è (abbracciami)
tienimi dentro di te
E mi chiedo ora chi sei pianta nuda senza radici?
Perché ho freddo e tremo fammi sentire che sei qui (riscaldami)
Come il sole più caldo che c’è (abbracciami)
Perditi dentro di me.
--> "Il mare" di Gracel
--> Il brano proposto a San Remo "Ciao amore mio"
(Apr. 2010)
Tromba Marina (Cuda 'a rattu) a Tropea by protezioneciviletropea.it
Da sabato 24 Aprile, a Cariati (CS) 'Famiglie e barche della comunità marinara di Cariati' presso la Società Cooperativa Pescatori. Mostra di antropologia visiva di Assunta Scorpiniti
Un emblematico scatto b/w della Mostra
(F. Vallone) Mare e terra, terra di Calabria e mare calabrese...i valori che uniscono le due grandi tradizioni sociali della nostra regione, e cioè quella legata al mare e quella contadina, solo apparentemente separate. "Famiglie e barche della comunità marinara di Cariati", una traccia, un titolo dai rimandi memorici e affascinanti per una mostra che vuole raccontare proprio di fatti di mare e di terra.
La mostra, inserita ufficialmente nel progetto culturale "Sguardi sullo Jonio", è frutto degli studi antropologici sulla Calabria della ricercatrice cariatese Assunta Scorpiniti. Uno studio approfondito, una ricerca appassionata sul mondo del mare, effettuato attraverso gli strumenti della fotografia etnografica e di narrazione, che Scorpiniti ha già sperimentato, con esiti felicissimi, in Storie ed immagini della Calabria altrove. Tre generazioni di emigrati nel cuore dell'Europa, del 2007, una mostra sull'emigrazione presentata con successo anche in alcune località della Germania, a Bruxelles, e in esposizioni "per immagine" di varie rassegne dedicate alla donna di Calabria.
La mostra Famiglie e barche della comunità marinara di Cariati, che è stata curata e realizzata da Assunta Scorpiniti con il prezioso sostegno di Lega Pesca, scaturisce da studi effettuati direttamente sul campo e sull'identità marinara dei pescatori, svolti anche nel confronto con studiosi di analoghe realtà italiane, ed è ispirata alla prospettiva di studio nota come antropologia visiva: le immagini sono intese ed utilizzate come canale utile a decifrare e interpretare i segni e i caratteri di una cultura che, insieme a quella contadina, costituisce il fondamento della nostra società. Nel caso specifico, le immagini diventano anche "luogo" privilegiato dell'incontro e del dialogo con gli uomini, le donne, i figli della comunità del mare di Cariati, nel tentativo, chiaramente riuscito, di dare voce alle loro parole e corpo ai loro sguardi.
Il paese di Cariati ha, da sempre, una forte vocazione marinara ed un'identità molto antica e radicata con lo sguardo sul mare, anche se spesso la popolazione è stata spinta verso l'interno da molteplici fattori ambientali e storici. Nell'Ottocento Cariati era, infatti, un importante scalo marittimo e, nella seconda metà del secolo, al centro di una migrazione di pescatori amalfitani, che hanno favorito lo sviluppo e la specializzazione dell'attività e dei vari mestieri utilizzati.
Nella mostra Assunta Scorpiniti racconta per immagini ed ha voluto descrivere aspetti e fattori, come l'emigrazione, la meccanizzazione e motorizzazione, e lo sviluppo del turismo balneare che, nel recente passato, hanno mutato l'aspetto sociale della comunità della pesca, determinando un'evoluzione del lavoro del mare, che da sempre, trae la sua forza, prima di tutto, dall'unione familiare che diventa comunità. Al centro di questa ricerca, Scorpiniti ha posto lo studio di una ventina di storiche famiglie marinare di Cariati, legate da una significativa rete di relazioni.
La classificazione, indicata con i tipici soprannomi (Vajani, Zagarogni, Occhiati, Ndonareddi, Cutrì, Gnazzi, Panazzi, Feroti, Merichi, Midji ed altre) segue, idealmente, l'ordine di Scaru, la spiaggia sottostante le abitazioni del borgo, che, nella comunità tradizionale, prima della costruzione del porto, serviva da ricovero alle barche.
Al discorso sulle famiglie sono strettamente legate le differenti sezioni: quella dedicata alle donne del mare, vuole mettere in risalto il ruolo speciale che la donna tradizionalmente ricopre nella società marinara, per le responsabilità di sostegno sociale e alle famiglie, nelle lunghe assenze degli uomini, e per il suo sentimento del mare; vuole anche ricordare le figure irripetibili di donne pescatrici del tempo passato, mitiche figure rimaste indelebili nella memoria collettiva della gente cariatese. La sezione dedicata ai figli dei pescatori, descrive, invece, uno sguardo sincero e una percezione particolare dell'elemento e del lavoro dei padri.
Non mancano, infine, i riferimenti all'attualità, caratterizzata dalla tecnologia, dalla costruzione del porto, da nuove regole e disposizioni comunitarie, ma, soprattutto, dalla conservazione del rapporto tra vecchi e giovani e dalle tradizioni del lavoro, ancora intatte.
Il progetto "Sguardi sullo Jonio", mettendo in risalto tutto questo, vuole raccontare un mondo, una realtà, una cultura di cui è portatrice la gente del mare, protagonista e soggetto della storia di Calabria. Un progetto dedicato alle nuove generazioni, per la loro consapevolezza civile e la riappropriazione dei valori identitari, soprattutto quello del lavoro, che hanno consentito alle comunità di esistere e svilupparsi.
La mostra verrà inaugurata sabato 24 aprile, presso la Sala Polivalente dell'Area Portuale di Cariati, nell'ambito del Seminario "Cariati: un mare di risorse. Identità e sviluppo della piccola pesca costiera", promosso da Lega Pesca. All'incontro saranno presenti: il Presidente Nazionale di Lega Pesca, Ettore Ianì; il Responsabile di Lega Pesca Calabria Salvatore Martillotti; il Presidente della Cooperativa Nautilus, Raffaele Greco; il sindaco di Cariati Filippo Sero; il presidente della Società Cooperativa Pescatori Cariati, Leonardo Russo, il Comandante della Capitaneria di Porto di Corigliano, Antonio Seno; il presidente di Legacoop Calabria, Giorgio Gemelli, il consigliere provinciale Leonardo Trento; ha assicurato la sua presenza il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio. L'evento è promosso da Lega Pesca Calabria in collaborazione con la Società Cooperativa Pescatori Cariati e la stessa Assunta Scorpiniti.
(Apr. 2010)
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E' on line la 52^ Tornata di TropeaMagazine
(S. L.) Diamo uno sguardo all'indice della Tornata di marzo/aprile 2010, la cinquantaduesima, che aprirà un'ampia finestra ai riti della Settimana Santa: 'Il rito del sangue del giovedì santo in Nocera Terinese' dell'antropologo Antonino Basile supportato da filmato, 'Il rito dei Vattienti di Nocera Terinese nel film 'Mondo Cane'' di Salvatore Libertino con il segmento del docufilm di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi girato a Nocera nel 1961, 'L'Affruntata di Briatico' di Angela e Salvatore Bagnato con un interessante filmato sulla sacra rappresentazione girato a Briatico nella scorsa edizione, 'Canti popolari sulla passione e morte di Gesù Cristo in Tropea' dell'antropologo Giuseppe Chiapparo, 'Amedeo Vella, autore di Una lacrima sulla tomba di mia madre, il brano capolavoro più eseguito d'Italia durante la settimana santa' di Salvatore Libertino.
A seguire: i saggi 'Sugli scultori De Lorenzo' del ricercatore Antonio Tripodi, 'Tropea: le "tombe a cupa" scoperte in Piazza Duomo e nel cortile del Palazzo vescovile. Considerazioni sulla tipologia funeraria e sulle attestazioni calabresi' della Prof. Eleonora Romanò, 'Ermenegildo Sintes e la nuova Città di Tropea' del Prof. Ilario Principe, 'Realtà e propiziazione di un territorio. Tropea e i suoi casali' dell'antropologo Francesco Saverio Meligrana, e 'La veduta di Tropea dalla marina verso Pargalia e la peregrinazione letteraria in Calabria dell'Accademia delle Scienze e delle belle lettere di Napoli' di Salvatore Libertino.
State con noi e con la Storia e Buona Lettura!
--> www.tropeamagazine.it
San Nicola da Crissa su Striscia la notizia
(S. L.) Terminate da qualche giorno le manifestazioni carnascialesche in tutta Italia, la trasmissione televisiva "Striscia la notizia" ha messo in onda un servizio riepilogativo contenente il meglio dei carnevali che hanno visto protagonisti numerosi carri allegorici e tantissimi personaggi del magico mondo della trasmissione più seguita dai telespettatori.
Da Acireale a Latina Scalo, da Bellano a Frosinone, da Crobo a Grosseto ed ancora Todi, Marcianise, Paratico e Seregno. Per la Calabria Striscia ha voluto evidenziare un solo evento di carnevale con alcune immagini di riprese video effettuate a San Nicola da Crissa (VV) dal giornalista e reporter Franco Vallone, che più volte ha collaborato con la fortunata trasmissione di Canale 5. Nelle immagini un fantasmagorico e colorato carro allegorico tutto dedicato a "Striscia" con i personaggi più amati, da Fabio e Mingo a Capitan Ventosa, da Ezio Greggio a Enzino Iacchetti, al Tapiro gigante e, prima di tutto, a due esilaranti "Veline" …davvero molto speciali.
--> Striscia il Carnevale 20/2/2010
Alcuni aspetti delle incisioni prodotte sulla superficie del sigillo. Si può agevolmente constatare nella parte superiore la effigie della Madonna di Romania.
LETTERE INTORNO UN SUGGELLO che possiede LA CHIESA CATTEDRALE DI NICOTERA del Cav. Vincenzo Canonico Brancia
(Cav. Vincenzo Canonico Brancia/10set1856) Al Ch. ed Egregio Sig. MATTEO CAMERA Ispettore degli Scavi e delle Antichità della Provincia di Salerno.
Egregio ed Illustre Signore,
La dottrina e la singolare umanità, onde Ella è in onorata fama, m'inanimisce a darle noja colla preghiera, la quale concerne un fatto archeologico; chè qua appresso le manifesto, certo che si degnerà soddisfare compiacentissimo a'miei desideri conseguentemente a quello che ho mestieri conoscere.
Da tempo immemorabile l'Arcidiacono e questo Rev.mo Capitolo Cattedrale usò un antico Sigillo come proprio senza aver fatto mai osservazione veruna sullo stesso la quale per lo passato poteva essere senza dubbio causa di più felice investigamento. In fatti sino a'nostri giorni e l'uno e l'altro suggellarono con esso le loro carte alla buona, non avendo fatto alcuna volta caso nella mente a volerlo affissare almeno in di grosso nella effigie che alquanto si lasciava vedere, o ricercare, se v'era parola da leggere in giro al margine. Sol'io, anni già sono, vago di sapere le cose più recondite di questa mia patria, è per incarico ricevuto, tra le varie come che poche anticaglie accorte, vidi e distinsi questo Sigillo. E poichè lo ebbi tenuto per un cimelio di questa antica veneranda Chiesa, fui sollecito alla bella prima di esplorarlo materialmente, per rintracciare in questo primo tentativo qualche indizio, donde istituire poscia avveduta indagazione.
Però diritto mirando allo scopo propostomi, adoperando industrioso cesello da rinettare, e tastando ove più parea che il piccolo arnese, adoperato senza molto intoppo ed ostacolo facile affondasse, mi dava curiosissimo ad estrarre ciò chè non era metallo, ma succidume fortemente appreso, chi sa da quanti anni!!
--> Continua...
Un lanciamissili per eliminare il magistrato Marisa Manzini ...
(Umberto Galati x UsCatanzaro.net/28feb) Un attentato contro il magistrato della Dda di Catanzaro Marisa Manzini. Il piano prevedeva l’utilizzo di un lanciamissili, una vera e propria azione da guerriglia per eliminare il magistrato che per sei anni ha indagato a tutto campo contro le cosche della ‘ndrangheta vibonese. Le rivelazioni shock sono state rese ieri nel corso del processo Genesi dal collaboratore di giustizia Gerardo D’Urzo di Sant’Onofrio, già condannato all’ergastolo per la strage dell’Epifania.
Secondo quanto riferito dal pentito, collegato con l’aula del Tribunale di Vibo Valentia in video conferenza, la ‘ndrangheta voleva uccidere il pm Marisa Manzini, che da tre mesi ha lasciato la Distrettuale, passando alla Procura generale. Il piano, secondo quanto emerso, doveva scattare nel 2007 azionando un lanciamissili.
In particolare, secondo il pentito, a tentare di pianificare l’azione di guerriglia per far saltare il magistrato sarebbe stato Luigi Mancuso, che seppur detenuto in regime di 41 bis, avrebbe chiesto il lanciamissili ad Antonio Pesce di Rosarno.
Il progetto stragista sarebbe stato rivelato cinque mesi fa a D’Urzo dal boss Vittorio Ierinò anche lui collaboratore di giustizia, che nel 2007 – secondo quanto dichiarato – era detenuto a Secondigliano con Girolamo Molè di Gioia Tauro, uno dei Gallico e lo stesso Pesce.
D’Urzo, rispondendo alle domande del pm Giampaolo Boninsegna, ha quindi rivelato che i Mancuso in quell’anno avrebbero seguito ogni minimo spostamento della Manzini come se da un momento all’altro il piano dovesse scattare.
Una vicenda, che secondo quanto è trapelato, è stata già segnalata alla Procura della Repubblica di Salerno, competente per territorio ad indagare sulle vicende che coinvolgono i magistrati che operano nel distretto della Corte d’Appello di Catanzaro. E le rivelazioni del pentito D’Urzo riaprono in termini ancora allarmati il capitolo della scarsa tutela nei confronti dei magistrati di “prima linea”, impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.
L’ex pm della Dda al momento di passare alla Procura generale, non aveva in nessun modo fatto trapelare quanto si è appreso ieri da parte del collaboratore di giustizia, anche se il magistrato molto probabilmente era stato già informato da chi di competenza. E non è escluso che siano state proprio queste vicende a consigliare Marisa Manzini a gettare la spugna e a cambiare aria.
--> Continua
Vecchie glorie anni Cinquanta della docenza al liceo classico 'P. Galluppi' di Tropea
UNO SCAVO NEGLI ARCHIVI SCOLASTICI DEL LICEO CI FA RIVIVERE QUEGLI ANNI LONTANI
(S. Libertino) 1954. Caracciolo Antonio – Lento Gasperina – Lombardi Satriani Luigi – Macchione Liliana – Rodolico Francesco – Toraldo Nicola – Bagnato Antonio.
1955. Fiumara Faustina – Bogliaccino Antonio – Molina Giuseppina – Pandullo Pasquale – Porcelli Domenico – Sorbilli Domenico – Toraldo Rosa Anna – Tranfo Domenico – Vallone Gaetano – Vallone Vittoria – Calzona Pasquale – Accorinti Lorenzo – Segreti Vincenzo – Rombolà Agostino - Locane Andrea.
Sono le prime due annate di ‘maturi’ licenziati dal Liceo Classico ‘Pasquale Galluppi’ di Tropea, appena è stato costituito.
Sono quindi i primi ragazzi che hanno potuto conseguire a Tropea la maturità classica presso un liceo statale, quello appunto ‘P. Galluppi’.
In precedenza, a Tropea c’era solo scuola privata. In particolare, nel 1940 i fratelli Consalvo e Antonio De Mendoza avevano fondato il Ginnasio parificato che nel 1948 diventava sezione staccata del Liceo Classico Statale Morelli di Vibo Valentia.
Il 19 settembre 1952 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi firmava il decreto di costituzione del Liceo Ginnasio statale tropeano, che dall’anno scolastico 1953/54, con le sue cinque classi di corso completo e un’altra quarta ginnasiale, iniziava il suo cammino autonomo. Bene!
Quante volte abbiamo dovuto faticare mentalmente per ricostruire il cognome di un vecchio compagno di liceo con cui abbiamo convissuto a contatto di gomito parte della nostra vita. Oppure ricostruire eventi di quegli anni scolastici ormai lontani o la composizione di un'intera scolaresca. A lacune del genere il rimedio ora c'è. Ce lo da una vecchia ricerca effettuata qualche anno fa da Ettore Stella presso i registri scolastici del liceo classico 'P. Galluppi'. Una paziente ricerca, o meglio un vero e proprio "scavo" praticato dall'amico Ettore nei preziosi archivi scolastici, ora ripreso e rimodellato da TM che ha rimesso in ordine quei dati sì da comporre cronologicamente le classi con l'intento di pubblicarlo, sperando di fare cosa gradita a tutti gli ex studenti, e non solo, del glorioso liceo tropeano.
Ne esce fuori un lungo elenco di persone che sfilano nei nostri ricordi, attraverso una moltitudine di generazioni, dal 1954, primo anno di funzionamento dell'istituto, fino al 1993, anno in cui la ricerca si ferma. L'elenco non comprende gli ex studenti che hanno sostenuto gli esami di maturità da 'esterni'.
La lista originaria comprendeva per molti nominativi l'attuale recapito, compreso quello telefonico, nonchè il nome del genitore e anche quello di chi nel prosieguo degli anni avrebbe sposato. Abbiamo fatto in modo di semplificare al massimo una così significativa mole di notizie personali anche per rispetto della privacy degli ex studenti.
In sostanza, come si diceva, il lettore avrà davanti la situazione - anno per anno - della composizione delle classi frequentate, almeno quella della terza liceo, con i nominativi degli studenti, la loro data di nascita, l'anno della maturità e, per quanto possibile, la città di residenza.
Per chi non si vuole accontentare solamente di un'affettuosa lettura 'amarcord' di quegli anni, ci sarebbe da cogliere interessanti spunti storico-sociologici riferiti al territorio di Tropea, da sempre bacino di utenza scolastica dei comuni non solo limitrofi.
L'iniziativa in esame si rivela molto utile nell'ottica degli aspetti appena accennati e della ricostruzione storica dell'istituto, avviata dalla dirigente scolastica Bice Lento nel mese di giugno 2005, nell'ambito della ricorrenza del cinquantennale.
--> Continua...
Immagini inedite del matrimonio di Albert Anastasia celebrato dal fratello don Salvatore (collezione privata)
Cosa nostra, Chiesa mia
(Fabrizio Zampa x IlMessaggero/5ott1973) Don Salvatore Anastasio, nato a Tropea nel 1919 e morto l'altro ieri di cancro al policlinico Gemelli di Roma. Un prete calabrese. Un uomo dalle spalle larghe e dalla testa dura. Un uomo che non si è mai arreso neanche di fronte all'evidenza. Un uomo che fino all'ultimo respiro si è battuto per difendere la memoria dei fratelli Albert e Antonio. Tempo fa, mentre Alberto Sordi stava finendo di girare il film "Anastasia mio fratello" tratto dal suo libro pubblicato nel 1964, lesse sui giornali che la pellicola parlava del «capo dell'anonima assassini. Venne a Roma e disse: «Non "capo dell'anonima assassini": presunto capo. Perchè su mio fratello Albert sono state dette tante cose, ma nessuno è mai riuscito a provarle. Lasciatemi avere quindi il mio "ragionevole dubbio"». Questa è la mia registrazione della sua ultima «confessione». Forse ingenua, ma ragionevolmente sincera.
«Tutti i miei fratelli sono stati sempre ingiustamente perseguitati dalla stampa americana, perchè quando uno si interessa di una moltitudine di operai, specialmente dei sindacati del porto di New York, allora è avversato dai capitalisti, i quali a loro volta sono intimi amici dei politici e della stampa. Noi fratelli Anastasio (il cognome diventò Anastasia in America perchè lo pronunciavano meglio), in origine eravamo nove: Raffaele, Francesco, Alberto, Antonio, Giuseppe, Gerardo, Luigi e io. Poi c'è una sorella, Maria. Siamo rimasti vivi in quattro: io, Raffaele, Francesco e Maria. Gli altri sono tutti morti, Luigi in Australia dov'era emigrato e gli altri in America. E io, che sono il più piccolo, ho vissuto tutto il loro dramma di persecuzioni, malintesi, calunnie, perchè le opere dei miei fratelli sono ancora una testimonianza vivente di quanto hanno fatto per i poveri portuali, per gli scaricatori.
C'è una clinica che cura oltre 10 mila persone fra operai e famiglie, c'è l'assicurazione contro le malattie e la disoccupazione, c'è un club dove gli operai passano il loro tempo libero, c'è un ambulatorio con 14 dentisti sempre in servizio.
«C'è una statua di Antonio che chiunque, passando per Union Street, la via dei sindacati, può vedere. Come fu fatto tutto questo? Con un'idea originale di Antonio suggerita da Alberto, di prendere un soldo, cioè cinque centesimi, ogni dollaro guadagnato dagli operai, e due soldi, dieci centesimi, dagli industriali.
«Ora io dico: ma perchè furono avversati? Per interesse. Se Albert fosse stato un operaio semplice nessuno avrebbe parlato di lui. Ma quando uno si cura di diecimila operai, allora questo urta interessi colossali.
«Ecco perchè si è scatenata tutta quella ferocia umana contro i fratelli Anastasia. Cosa c'è di vero in quello che si è detto? Loro non furono mai intaccati, Alberto sì, una volta, lo confesso, fu condannato alla sedia elettrica nel 1922. L'accusarono, aveva 16 anni, di avere ucciso un uomo, la stampa americana già lo faceva passare per un boss della malavita, mentre il suo nome con la malavita non c'entrava. Perchè in America bisogna sapere una cosa: i veri boss vivono e muoiono tranquillamente, sono affiliati ai politicanti.
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Esce la quarta edizione della Guida dei Festivals 2010. Tra le schede, cinque importanti eventi calabresi
(S. L.) Festival of Festivals, in collaborazione con Morellini Editore, propone la nuova guida ai festivals italiani “Festival 2010. Un anno di eventi culturali in Italia”.
La guida, uscita a gennaio completamente rinnovata e aggiornata con una distribuzione capillare su tutto il territorio italiano, raccoglie le più importanti manifestazioni festivaliere del territorio nazionale, raccontandone focus, linee guida e dati, in modo da fornire al lettore uno strumento unico e completo per partecipare all’evento.
Il volume di 207 pagine e del costo di 15,90 euro, può essere sfogliato e consultato come un grande calendario. Da gennaio a dicembre i festivals vengono riportati mese per mese ordinati in base alla data d'inizio. Se un festival si svolge a cavallo tra due mesi la scheda viene segnalata solo nel mese d'inizio, dove è indicata anche la data di chiusura. In fondo ad ogni mese le manifestazioni che non hanno ancora definito le date del 2010.
La copertina di ogni mese è dedicata a un festival italiano di particolare interesse. In chiusura invece un evento di prestigio internazionale.
In ogni scheda, oltre alla denominazione e a una breve descrizione del festival, sono segnalate tutte le informazioni utili per prendere parte all'evento, dalla regione alla città di svolgimento, dal sito internet ai numeri di telefono. Sono inoltre indicate le principali aree tematiche: cinema - musica – cultura - scienze - teatro.
Nonostante la cura redazionale nella raccolta delle informazioni, le variazioni in corso d'opera sono sempre in agguato: prima di muoversi si consiglia quindi di chiedere conferma di date e luoghi di svolgimento tramite i contatti riportati nelle schede. Per consultare la guida in maniera veloce si può utilizzare l'indice che raggruppa i festivals per regione e per area tematica. Per ogni festival vengono riportati la denominazione, le date, la città e il numero di pagina in cui trovare la scheda approfondita.
La guida include cinque presenze calabresi. Nella sezione cinema: il "Pentedattilo Film Festival", ambientato nel borgo antico della città 'fantasma' che invece quando vuole sa dare inconfutabili segni di vita, ed il "Tropea Film Festival", in programma dal 17 al 23 Agosto.
Nella sezione musica: il "Peperoncino Jazz Festival", che si svolge nel mese di Luglio nella provincia cosentina e il "Festival dello Stretto" in programma a Reggio Calabria nel mese di agosto.
Per il teatro è segnalata la manifestazione "Primavera dei teatri", che avrà luogo a Castrovillari nel mese di Giugno.
Infine nella sezione cultura: dall’ 8 al 12 di settembre a Diamante il "Peperoncino Festival", evento unico al mondo, ideale per i curiosi, i golosi, gli amanti della natura, dei viaggi, della storia, della musica folk, del teatro e dell’arte.
--> Festival of Festivals
--> Morellini Editore
Le Roccette
Demolizione fabbricati 'Le Roccette', avviato il bando di gara
(S. L.) La Provincia avvia l'iter tecnico amministrativo relativo al bando di gara a procedura aperta n. 16/2010 per l’affidamento dei lavori di valorizzazione del paesaggio ed interventi sugli ecomostri (demolizione di fabbricati Le Roccette con ripristino e recupero ambientale del fosso Lumia).
ENTE APPALTANTE: Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia.
SCADENZA PRESENTAZIONE OFFERTE: 25 marzo 2010 ore 12,00.
CONTATTI: Per eventuali informazioni e/o chiarimenti contattare il rag. Domenico Vardaro tel. 0963- 997378 - fax 0963/997282 - e-mail: domenicovardaro.sua@provincia.vibovalentia.it .
--> Bando di gara
Immagini tratte dal documentario di Manfredo Giffone "Profili sul Tirreno" girato a Tropea negli anni Cinquanta
Astronomia e meteorologia dei pescatori di Tropea
(Giuseppe Chiapparo) Le conoscenze astronomiche dei pescatori tropeani si limitano solo a quelle poche stelle che possono riuscir loro utili nell'esercizio della pesca. Essi credono, ed in ciò non sono i soli, che gli astri esercitino una certa influenza su ciascun essere vivente e perciò dicono di una certa persona a cui vada tutto a gonfie vele che "nascìu sutta 'na bona stija".
Mostrano grande apprensione quando appare in cielo una cometa, perchè credono che sia foriera di carestia, di disastri e di malanni per la povera umanità. Ora noi facciamo una rapida escursione sulla volta celeste, soffermandoci a questi astri che esse conoscono e così ci faremo un'idea chiara delle loro conoscenze astronomiche.
Cominciamo con l'Orsa Minore, dai pescatori denominata "Carru Maistru" con la Stella Polare, che serve loro di orientamento durante la notte. Segue l'Orsa Maggiore, che va sotto il nome di "Carru ch'y goj" e che per i pescatori non ha nessuna importanza all'infuori di quella di rintracciare subito la Stella Polare.
Importante per essi è la "Via Lattea", conosciuta sotto diversi nomi, prima di tutto con quello di "Strata di S. Japico" e poi "Strata d'i tempi".
Quest'ultimo nome glielo hanno dato perchè credono che questo ammasso stellare annunzia i venti che spireranno secondo la direzione che assume in cielo.
I pescatori hanno osservato che la sua direzione normale è una obliqua che va da maestro a scirocco, ma quando la vedono che va da levante a ponente attendono i venti da nord, mentre quando va da greco a mezzogiorno attendono il vento che spirerà da scirocco (che essi dicono "tempo di canale", cioè dello stretto di Messina) da dove arriva a Tropea lo scirocco, oppure da libeccio.
Se poi segue la direzione da maestro a scirocco si avrà un tempo secco e spirerà il maestrale. Distinguono pure in essa la prua, la quale è l'estremo che può trovarsi ora a ponente e ora a mezzogiorno.
Passiamo adesso ai "Varìi" e alla "Cucchitta", che formano la costellazione dei Levrieri. I Varìi (ossia i Barili) sono due stelle grandette che si vedono a ponente.
Tramontano a mare al primo chiarore dell'alba. In marzo, verso le quattro del mattino, quando la "Cucchitta" (cioè la Coppietta) ha fatto la sua apparizione in cielo.
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L'ACCOGLIENZA DI MATTEO
Fumo bianco. Nuovi avvistamenti sul mare di Briatico
(rossofajettu.blogspot.com) Altri avvistamenti del misterioso fumo bianco questa volta tra la zona di Zambrone Madama e Parghelia, e nella stessa zona sono apparsi i cosiddetti "Flying Worm" o EBANI (Entità Biologiche Aeree Non Identificate). La foto è stata scattata il 17 febbraio scorso alle 13.24 (secondo i dati EXIF, da cui risulta che non è stata manipolata) e mi è stata inviata, con i dettagli riferiti, da Franco Vallone. Di seguito un dettaglio della foto con contrasto modificato.
Stando ad alcune testimonianze di avvistamenti, queste entità biologiche aeree non identificate (chiamate anche UFO-WORM) sarebbero apparse nei cieli, in particolar modo dell'America Centrale e dell'America del Sud, in forma vermoidale (o irregolare), spesso accompagnate da un oggetto sferico brillante denominato "sentinella", nonché in altri casi da diverse luci in movimento che accompagnano i suoi movimenti nel cielo.
Proprio questi loro movimenti innaturali, nonché le diverse forme assunte, hanno indotto gli osservatori del fenomeno a ipotizzare che si trattasse di una entità biologica, anche se gli studi sui filmati presentati fino ad ora non hanno dato alcun tipo di conferma a questa teoria.
--> Continua... in rossofajettu.blogspot.com
Convenzione del 4 giugno 1795 tra L'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e la Confraternita delle Anime del Purgatorio
(S. L.) Viene riportato l'atto notarile del 1795 (Ricerca Ing. Antonino Tripodi) della convenzione tra due confraternite, quella delle Anime del Purgatorio e l'altra del Santissimo Sacramento, con il quale i componenti di ambedue i sodalizi si impegnano che il cadavere di ciascun confratello venga accompagnato gratuitamente ed in processione dalla sua casa fino al luogo previsto della sepoltura. Tale impegno esclude però che gli stessi confratelli portino la bara del morto oppure il cataletto dove il cadavere è adagiato. Compito questo che dovrebbe essere assegnato ad altre persone.
Die quarta Men(si)s Iunii anni millesimi Septingentesimi Nonagesimi quinti, Ind(iction)e decima tertia, Trope(a)e... Reg(nan)te...
Costituiti personalm(ent)e nella p(rese)nza nostra M(ast)ro Antonio Ferro Priore dell'Arceconfraternità del S(antissi)mo (Sacramento), e M(ast)ro Tomaso Giuditta Priore della Confraternità dell'Anime del Purgatorio di questa Città di Tropea, cogniti, Li quali nella p(rese)nza n(ost)ra asseriscono tenere una Convenzione tra d(ett)e loro Confraternità scritta in un foglio e sottoscritta da essi Priori, ed ufficiali delle Confraternità sud(ett)e, non che sott(oscritt)a da testimonii, ed autenticata da me N(ota)re, e per non disperdersi, e per aver la med(esim)a forza di pub(lic)a Scrittura, anno Stimato di presentarla a me N(ota)re, e perciò oggi soprad(ett)o dì la consegnano nelle mie pr(op)je Mani per conservarla la quale è del tenor seg(uen)te...
Noi qui sott(oscritt)i, e sotto Croce signati, Priore ed ufficiali dell'Arceconfraternita del S(anti)ssi(mo), e Priore ed ufficiali della Confraternita dell'Anime del Purgatorio di questa Città di Tropea, ci siamo convenuti di Comune accordio, e di Consenso di tutto il Corpo della sud(ett)ta Conf(raterni)tà che morendo ogni nostro Confratello Mantellato, dobbiamo accompagnare il Cadavere processionalm(ent)e Senza Cera, gratis, e colla Croce, dalla sua Casa sin dove si seppellirà cioè tanto nella Sepoltura della sua Conf(raternit)a, che in ogni altra; e facendosi il caso che ciascuna di d(ett)e nostre Conf(raterni)te ogni futuro tempo, si dismette, ed abolisce, quella che rimane esistente sia tenuta ed obligata di accompagnare come sopra i Cadaveri de Confratelli, e Sepellirsi nella Sepoltura di detta Conf(raternit)a esistente, e Così se devonsi Seppellire in altro luogo.
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La quarta edizione del Premio Tropea
(S. L.) È stata dunque resa nota la selezione in concorso al Premio “Tropea”, giunto alla 4a edizione: 30 i libri in concorso, un bel numero “tondo”.
La selezione si compone dei seguenti titoli (in ordine alfabetico per autore):
Eraldo Affinati, Berlin (Rizzoli); Rabih Alameddine, Il cantore di Storie (Bompiani); Tommaso Alibrandi, Giochi di fuoco (Manni); Marco Archetti, Gli asini volano alto (Feltrinelli); Alberto Bevilacqua, L'amore stregone (Mondadori); Riccardo Bocca, Gli anni feroci (Rizzoli); Guido Davico Bonino, Figlia d'arte (Manni); Angela Bubba, La casa (Elliot); Mario Calabresi, La fortuna non esiste (Mondadori); Massimo Carlotto, L’amore del bandito (E/O); Anne Cherian, La moglie indiana (Newton&Compton); Vincenzo Consolo, Il corteo di Dioniso (Lepre edizioni); Ildefonso Falcones, La mano di Fatima (Longanesi); Marcello Fois, Stirpe (Einaudi); Mimmo Gangemi, Il giudice meschino (Einaudi); Vittorio Giacopini, Il ladro di suoni (Fandango); Alicia Giménez-Bartlett con due opere Il silenzio dei chiostri e Una stanza tutta per gli altri (Sellerio); Arthur Japin, La donna che non voleva arrendersi (Bompiani);
Gad Lerner, Scintille (Feltrinelli); Isabella Marchiolo, Un giorno come lei (Abramo); Gabriele Marconi, Le stelle danzanti (Vallecchi); Valeria Montaldi, Il manoscritto dell'imperatore (Rizzoli); Giovanna Moscato, Ritratto in bianco e nero (Aracne); Michela Murgia, Accabadora (Einaudi); Enrico Panunzio, L'apofasia del cav. Ciro Saverio Paniscotti, (Lepre); Laura Pugno, Quando verrai (Minimum Fax); Bjarne Reuter, L'impostore umbro (Abramo); Helga Schneider, La baracca dei tristi piaceri (Salani); Mattia Signorini, La sinfonia del tempo breve (Salani).
Nel Premio “Tropea”: la grande, media e piccola editoria al pari.
Questa 4a edizione del Premio si contraddistingue dunque per la varietà dei titoli. A fianco delle firme “forti” quali, tra gli altri, Alberto Bevilacqua, Ildefonso Falcones e Gad Lerner, compaiono anche nomi di esordienti – già piccoli casi letterari – tra gli altri, Angela Bubba o Giovanna Moscato, entrambe espressione di case editrici, Elliot per la prima, Aracne per la seconda, di medie dimensioni che si ritrovano grazie al Premio “Tropea” a “competere” con i “grandi vecchi” dell’editoria quali Mondadori o Rizzoli.
E quest’anno fa la sua “prepotente” comparsa il Gruppo editoriale Mauri Spagnol (Gems), che la fa quasi da padrona e offre un ampio ventaglio di generi e autori.
In questo il Premio “Tropea” si dimostra specchio fedele del mercato editoriale che, come abbiamo visto negli ultimi mesi, ha visto il gruppo di Mauri Spagnol – grazie all’acquisizione di case editrici storiche – seguire il passo delle major Mondadori e Rcs.
Ma soprattutto il “Tropea” allarga quest’anno gli orizzonti, ben più ampi dunque di quelli nazionali: diversi i successi editoriali esteri tradotti in Italia – quasi un terzo dei libri in concorso.
Un trend importante, seguito da tempo dalle case editrici italiane, sia quanto ad acquisto di titoli stranieri sia quanto a vendita dei diritti esteri dei propri libri in catalogo.
L’editoria si globalizza e il Premio “Tropea” registra ed amplifica questo fenomeno.
Si preannuncia così, tra grandi firme, stranieri ed esordienti, in questa edizione del Premio “Tropea”, davvero una bella partita tra autori, titoli e case editrici.
Ma siamo sicuri che alla fine a spuntarla sarà solo la “buona lettura”.
La giuria tecnico-scientifica.
La giuria è costituita da nomi di pregio, a partire dalla Presidente Isabella Bossi Fedrigotti, giornalista del Corriere della Sera e scrittrice, nonché Presidente dal 2005 del Premio “Bagutta”, il più antico premio letterario italiano, nato nel 1927.
Dalla tradizione, data dal Premio “Bagutta”, alla freschezza di un premio giovane ma non scevro di elementi di classicità come appunto è il Premio “Tropea”.
I giurati sono: Pierfranco Bruni, scrittore e Vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani; Corrado Calabrò, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni; Mario Caligiuri, giornalista e docente universitario di Comunicazione istituzionale; Francesco Saverio Costanzo, Magnifico Rettore dell’Università Magna Grecia di Catanzaro; Michele Daniele, giornalista e Vicepresidente dell’Accademia degli Affaticati; Gilberto Floriani, Direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese; Massimo Giovannini, Magnifico Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria; Giovanni Latorre, Magnifico Rettore dell’Università della Calabria di Arcavacata di Rende; Giuseppe Meligrana, giovane editore tropeano e Segretario dell’Accademia degli Affaticati; Pasqualino Pandullo, giornalista Rai e Presidente dell’associazione stessa e, ultimo ma solo a causa dell’alfabeto, Giuliano Vigini, saggista, consulente editoriale e docente di Sociologia dell’Editoria contemporanea all’Università "Cattolica" di Milano.
Ogni giurato propone una rosa di opere, edite negli ultimi due anni, che dovrà poi confrontare con gli altri giurati in sede di selezione della terna. La modalità di selezione della suddetta terna è all’insegna della trasparenza: avviene infatti in una pubblica discussione ed è uno tra gli aspetti del Premio “Tropea” più interessanti.
Dalla triade di libri verrà poi “eletto” il libro vincitore nel corso delle tre serate finali del Premio che quest’anno cade a metà luglio.
La giuria popolare e i 409 Sindaci calabresi
L’altra tra le formule vincenti è la diffusione della triade dei libri presso i 409 sindaci di tutta la Calabria, che dovranno decretare – col voto combinato di una giuria popolare – il vincitore assoluto del Premio.
In tal modo il territorio regionale viene educato alla cultura del libro.
Il rapporto tra i sindaci e il Premio “Tropea” è a cura del consorzio Asmez, che ha la missione di assistere gli associati nell’introduzione delle innovazioni tecnologiche e gestionali.
Il coinvolgimento dei sindaci è uno tra gli elementi più innovativi del Premio: grazie proprio alla diffusione capillare dei libri si fa tramite di un messaggio culturale – fondamentale per il sano sviluppo sociale nonché economico di un paese – imperniato sull’importanza del leggere.
Un Premio dunque attento al sociale, e non solo, anche di qualità, come si evince dall’inserimento del Premio Tropea fra i “Premi di qualità” segnalati dal periodico Libri e Riviste d’Italia, organo del Ministero dei Beni culturali.
--> Premio Letterario Tropea
Tebe, Palazzo dei Congressi. Bronzo, opera di Dino Morsani, 2002. Tideo e Anfiarao, copie dagli originali rinvenuti nel mare di Riace ed esposti al Museo Nazionale di Reggio Calabria.
Bronzi di Riace "copia a Tebe dura realtà" - Chi sa, parli !!!
(Luca Pagni) Le dichiarazioni dell’archeologo Paolo Moreno sull’esistenza di due copie identiche dei Bronzi di Riace realizzate dallo scultore di Rieti Dino Morsani ed esposte da qualche anno a Tebe, fanno emergere come dura realtà quella che sembrava, invece, una leggenda metropolitana.
Se, finora, ci siamo occupati solo delle priorità (impedire la clonazione o la partenza degli originali delle due statue, promuovere un percorso di valorizzazione nel territorio, realizzare un laboratorio di restauro a cielo aperto in città, fare emergere le eccellenze e le capacità di una città che sa fare), questo è il momento di capire, una volta per tutte, chi sono gli amici di Reggio Calabria, chi sono i nemici e chi sono quelli che giocano su più tavoli.
La notizia diffusa dai quotidiani locali sull’esistenza di due copie identiche dei Bronzi di Riace fa emergere con chiarezza il fatto che, sin dal 1996, con la complicità di politici e Istituzioni locali e nazionali, da più parti e, a più riprese, si è tentato di privare Reggio Calabria dell’inestimabile valore che i due capolavori portano con sé. Inizialmente, il tentativo è stato sempre quello di sottrarci gli originali; in seconda battuta si è tentato di annullarne il potere di attrazione attraverso la realizzazione di copie identiche. Le sirene di turno, con i loro canti suadenti, ci spiegavano che non si trattava di un furto, ma di un modo per valorizzare la città e i bronzi. Solo l’intervento di comitati di cittadini ha impedito, in realtà, che il delitto si commettesse e, a questo punto, è chiaro a tutti che, non tutti, hanno lavorato in modo lineare e nella stessa direzione. Tanto per essere chiari, più volte le Istituzioni locali hanno fatto da “Cavallo di Troia” per soddisfare le manie di grandezza dei Ministri di turno.
Da questo punto di vista, la realizzazione delle copie identiche dei Bronzi di Riace fa emergere due questioni.
La prima è strettamente legata al fatto che, copia o clonazione che sia, è necessaria una legislazione dettagliata che impedisca che, per questa via, facendo venir meno l’unicità delle due statue, si svalorizzi il fascino e il potere di attrazione dei due capolavori.
La seconda è che non si vuole impedire la libertà di espressione di nessun artista. Quello che si vuole mettere in discussione è l’uso che si può fare delle copie. Il fatto che un onorevole calabrese di AN negli anni passati abbia contattato lo scultore Morsani perchè interessato alle due statue rappresenta un pericolo da scongiurare una volta per tutte. Ma rappresenta anche un’occasione straordinaria per fare chiarezza. Credo che tutti i cittadini abbiano il diritto di sapere chi sia questo onorevole. Chi, in quegli anni, guidava le Istituzioni locali ha il dovere di fare chiarezza.
Chi sa, parli !!!
Francesco Alì
Segretario Generale
Cgil Metropolitana
Reggio Calabria - Locri
--> 'I bronzi clonati', articolo apparso su 'Il Quotidiano della Calabria'(9 marzo 2010)
--> Bronzi di Riace - Le altre verità' di Luca Pagni
Vibo, sabato Ambrosio incontra i presidenti dei Rotary club della Calabria
(S. L.) Incomincia a dare frutti l’impegno del Rotary Club di Vibo Valentia nell’ottica della più complessiva e ambita attività a valenza distrettuale.
Sabato mattina l’hotel 501 ospiterà uno degli eventi più importanti e significativi dell’organizzazione rotariana: il post Sipe.
Il Governatore “eletto” del Distretto 2100 del Rotary International, Michelangelo Ambrosio, ha, infatti, scelto Vibo Valentia per lo svolgimento del seminario formativo per i presidenti eletti della stagione 2010/2011 che guideranno i club a partire dal primo luglio 2010.
Presidenti, segretari, segretari esecutivi, tesorieri e prefetti e rispettive consorti di tutti i Rotary Club della Calabria saranno a Vibo Valentia per assolvere ad uno tra i più obbligatori adempimenti propedeutici per la realizzazione di una stagione di attività all’insegna della più eloquente cultura del servizio.
Fari puntati sul progetto distrettuale firmato dal Governatore Michelangelo Ambrosio che dal 4 luglio prossimo, a Napoli, assumerà la guida del Distretto 2100 del Rotary International, succedendo nel prestigioso incarico all’attuale Governatore Francesco Socievole.
Michelangelo Ambrosio ha messo in piedi una funzionale orchestra che avrà il compito di promuovere nuove e più attuali iniziative sulla strada avviata dal fondatore del Rotary International, Paul Harris, “suonando” in perfetta armonia.
La provincia vibonese sarà presente con i tre Presidenti eletti di Vibo Valentia ( Michelangelo Miceli), Tropea ( Francesco Campisi) e Nicotera Medma ( Domenico Pulella).
Forte di una squadra distrettuale motivata e funzionale in tutte le sue articolazioni, il Governatore di Ottaviano, di ritorno dalla tradizionale convention dei Governatori eletti di San Diego, in California, invita tutti a diventare protagonisti di un Rotary più dentro alla società moderna, più ideale al ruolo che la storia gli assegna, più incisivo sul piano della pratica della cultura del servizio.
“Ho motivo di credere – ha dichiarato, tra l’altro, il dirigente di ricerca dell’INFN presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli e collaboratore alla realizzazione di alcuni esperimenti di frontiera nel campo della fisica subnucleare – che il Rotary abbia tutte le carte in regola per offrire all’attenzione della pubblica opinione tutta la sua collaudata esperienza per pensare ad una spinta ulteriore verso una società moderna ed avanzata.
Il ruolo del rotariano oggi è di grande importanza e significato. Da qui la necessità di rivedere alcuni suoi atteggiamenti per intensificare la funzione che l’istituzione gli assegna.”
Il percorso tracciato in questa fase programmatoria dal Governatore Michelangelo Ambrosio trova d’accordo i 73 club del Distretto 2100 che considerano la sua idea uno strumento d’avanguardia per far crescere l’azione del Rotary nella società che cambia.
Sabato mattina i lavori avranno inizio con i saluti del Presidente del Rotary Club di Vibo Valentia, Rocco Mazzù, del Governatore Francesco Socievole e del Past Governor Vito Rosano.
Poi sarà la volta del Governatore eletto Michelangelo Ambrosio a svolgere l’attesa prolusione sull’attività e l’impegno della sua squadra distrettuale per l’anno 2010/2011.
L’evento proseguirà fino al primo pomeriggio.
--> Chi è Michelangelo Ambrosio
A proposito di Virgilio Sabel, lo sapevate che è stato autore di "Meravigliose labbra", brano portato al successo da Johnny Dorelli e Miranda Martino?
(S. Libertino) In rete c'è un bellissimo sito sulla Canzone italiana. Si chiama "Galleria della Canzone delle edizioni Sugar", che dagli anni Quaranta racconta le storie dei brani musicali più noti, dei loro autori e dei loro interpreti attraverso musica, costume e ricordi, entrando negli spaccati degli usi e costumi di un'Italia che cambia.
In pratica è la storia della mitica società discografica SUGAR ("quella di Caterina Caselli", per intenderci) che nel suo percorso ha raccolto un catalogo di oltre 60.000 titoli di musica classica, operistica e di musica leggera presenti a tutt'oggi sul mercato discografico.
La Casa fu fondata nel 1948, sulla base delle preesistenti Edizioni Suvini Zerboni del 1907, da Ladislao Sugar che divenne titolare unico delle Edizioni Suvini Zerboni e quindi della SUGAR MUSIC e di una sessantina di società affiliate dislocate nel mondo. Questa mitica etichetta raccolse nomi famosi che hanno fatto la storia della canzone italiana e quella del festival di San Remo come Nilla Pizzi, Quartetto Cetra, Carla Boni, Betty Curtis, Gigliola Ginguetti, Caterina Caselli entrata poi a far parte del management come produttrice discografica dopo il matrimonio con Piero Sugar, figlio di Ladislao, ma anche nomi eccellenti di oggi come Boccelli, Elisa, Negramaro, Avion Travel, Raf, Gianni Bella, Paolo Conte, Ruggeri, Malika Ayane, ecc..
Vediamo di sbirciare quello che Sugar scrive sul brano"Meravigliose Labbra", scritto nel 1960 da Virgilio Sabel e Teo Usuelli (gli stessi autori de "La canzone del faro) e interpretato da Johnny Dorelli.
Dorelli, ventiduenne, aveva ricevuto lo spartito - lo racconta lui stesso al settimanale Bolero - il giorno dopo che è stato lasciato dalla ragazza, Mavì. Lo colpì il titolo che sembrava fatto per lei. "Anche la canzone sembrava scritta da qualcuno che conoscesse la nostra storia. Mi misi al piano e cominciai a cantare. Quando giunsi alla terza strofa, la voce mi tremò: 'Ma passato un giorno te ne vai'. Passato un giorno Mavì se ne andava davvero. E per sempre. 'E nessuno c'è che sappia mai quanto grande è stato questo nostro amor', cantai come in un sogno. Fu allora che piansi".
Un'altra versione fu quella di Miranda Martino, che incontrò qualche problema con la censura Rai: quelle pur velate allusioni, pronunciate dalla cantante misero in imbarazzo i sorveglianti della morale nazionale, e decretarono il successo della versione "maschile" del pezzo. In effetti, gli autori avevano intenzionalmente elevato il tasso di sensualità del testo - uno di loro, Virgilio Sabel, era un documentarista molto interessato alla sessualità (per quanto si potesse fare nell'Italia degli anni '50).
MERAVIGLIOSE LABBRA
(Virgilio Sabel - Teo Usuelli, Ed. Sugarmusic)
Giorni d'ansia, mesi: poi sei tu
che mi scrivi: vengo, sarò con te.
Voglio invece all'alba d'ogni dì
risvegliarmi sempre accanto a te.
Meravigliose labbra, meraviglioso amor,
meraviglioso incontro dei nostri due cuori.
Sento nell'ansia che assale il respir
che le tue labbra non sanno mentir;
fra mille le distinguo: tu baci come me
meravigliose labbra, meraviglioso amore!
Sento nelle mani che sei tu,
sento nella pelle che sei l'amor,
sento nella bocca che sei tu,
sento nelle vene che sei l'amor.
Meravigliose labbra, meraviglioso amor,
meraviglioso incontro dei nostri due cuori.
Sento nell'ansia che assale il respir
che le tue labbra non sanno mentir;
fra mille le distinguo: tu baci come me
meravigliose labbra, meraviglioso amore!
Ma passato un giorno te ne vai:
triste è il mio destino, mi prendi il cuor
e nessuno c'è che sappia mai
quanto grande è stato quel nostro amor.
Meravigliose labbra, meraviglioso amor,
meraviglioso incontro dei nostri due cuori.
Sento nell'ansia che assale il respir
che le tue labbra non sanno mentir;
fra mille le distinguo: tu baci come me
meravigliose labbra, meraviglioso amore!
--> Meravigliose labbra (nel sito di Sugar)
The protagonist Antonio Cotroneo and Director of the Venice film festival Marco Müller
TOTO' Bottom Line: Imaginative camerawork and editing turn a simple homeward journey into a stunning work of documentary art
(Neil Young x THR The Hollywood Reporter) Though he's bafflingly unheralded outside his native Austria -- and not exactly a household name even within its boundaries -- Peter Schreiner confirms his status as one of Europe's finest living documentarians with his superb, poetic "Toto." Taking a challenging and radically unconventional approach to seemingly unremarkable material -- a middle-aged man travels from his home in Vienna to his Italian birthplace -- Schreiner's intense attention to detail yields startling sensory magic from everyday sights and sounds.
Maximum festival exposure is fully deserved, ideally alongside retrospectives allowing adventurous audiences the chance to discover this master for themselves. Arthouse distributors seeking cutting-edge fare really must check it out, even though it isn't exactly an easy "sell" in the current economic climate.
The protagonist, Antonio Cotroneo, is no celebrity, and even after 128 minutes of crisp monochrome video, we're still not quite sure exactly what he does for a living. There are no captions to guide us, no voice-over but just an expertly-organized mosaic of fragmentary scenes in which we observe Toto (as Cotroneo is known to his friends) in a variety of settings. These include the opulent spaces of his work-place, Vienna's Konzerthaus; the sun-baked streets, bars and beaches of his birthplace Tropea, a bathing and fishing resort way down in Calabria; and the train that transports him from the former to the latter.
The soundtrack is filled with Toto's ruminations on life and death, explorations of his personality and sometimes just the sound of his breathing. Schreiner's tripod-mounted camera gets close enough to examine the pores and wrinkles on Toto's world-weary face -- the image is frequently cropped at disorienting angles, catching us off guard and forcing us to see the world through Schreiner's eyes and Toto's mind.
A resident of Vienna for some decades, Toto is clearly a reflective, philosophical chap, an intellectually restless maverick who takes life seriously. But Schreiner provides welcome changes of tone by interviewing elderly members of the Cotroneo family and various childhood friends including the toothless, scene-stealingly garrulous Melo de Benedetto.
By accumulating oblique "strokes," Schreiner painstakingly constructs a piercing study of an individual and his environments. While some may balk at his refusal to impart seemingly crucial information, even they will surely concede the stark beauty of his images and soundscapes.
Pretty much a one-man show in creative terms, "Toto" showcases Schreiner's skills as director, cinematographer, sound-designer and editor. The film is the latest organic addition to a sparse but impressive body of work -- most recently 2006's similarly striking "Bellavista" -- that reveals Schreiner's passionate and empathic fascination with outsider figures, especially those who express their difference through unusual forms of language. Toto Cotroneo, for example, is heard composing poetry in the unusual Tropea dialect. And, while his "day job" at the Konzerthaus is, we realize, a relatively mundane one, he's treated here with the dignity and gravitas appropriate for a Nobel Laureate.
Venue: Vienna International Film Festival
Production companies: echt.zeit.film
Director/producer/director of photography/editor/ music: Peter Schreiner
Sales: Sixpackfilm, Vienna
No rating, 128 minutes
--> The Hollywood Reporter
Vissi d'Arte
(Reginaldo) Sono nato a Spilinga, un paese del Monteporo, nel mese di Luglio del 1939. La mia attività è quella di pittore, scultore, ceramista, suonatore e costruttore di strumenti musicali antichi, nonchè geometra. Mi considero un figlio d'arte visto che mio padre, calzolaio e conciatore di pelli, era un suonatore di clarinetto e mio nonno materno costumista per 30 anni al teatro Colon di Buenos Aires.
Il mio nome di battesimo è Reginaldo e sono l'ultimo di una famiglia povera di 15 figli. Già a sei anni rivelavo una certa predisposizione verso l'arte della scultura, pittura e la lavorazione del ferro. Un artigiano locale, chiamato "Zu Brunu", figura alla quale sono rimasto particolarmente legato, mi ha indirizzato alla passione per gli strumenti musicali ed in particolare la lira.
Negli anni '50 il paese del Poro in cui vivevo cominciava a spopolarsi ulteriormente a causa dell'emigrazione e decisi di trasferirmi a Reggio Calabria, dove studiavo e nello stesso tempo avevo modo di intrecciare rapporti di amicizia con esperti musicisti. Ho frequentato anche l'Istituto Musicale Arcangelo Carelli per il corso di canto. Diversi furono gli incontri, tutti formativi, ognuno dei quali mi trasmise un senso di umiltà e di rispetto per tutti i tipi di artisti. Tali amicizie e conoscenze mi risultarono utili successivamente nel corso della mia carriera.
Finiti gli studi ritornai a Spilinga, luogo in cui maggiormente riuscivo a trovare la mia dimensione e le fonti di ispirazione per le mie creazioni. Avevo anche pensato, così come tanti emigrati, di attraversare l'Oceano ed andare in America, ma un errore burocratico mi trattenne in Italia. Ricordo con commozione quei momenti alla stazione di Napoli insieme a mio fratello, dove dormii sulle panche e mangiai la colazione preparata da mia madre, fatta, del resto, con gli ingredienti genuini della mia terra. La vista della nave, che mi apparve maestosa, come una macchina "ingoia uomini", mi lascia dei segni, delle emozioni e sensazioni forti che trasferisco poi nelle mie opere. Ci vuole anche una grande sensibilità per riuscire a trasferire tali sensazioni e rappresentarle cariche delle proprie angosce, amarezze, desideri ed impressioni. La nave, che portava via i congiunti, poteva rappresentare l'elemento di disgregazione della famiglia, il dolore causato dall'allontanamento dei propri cari. L'emigrazione è un aspetto che mi tocca molto, forse per questo ho voluto essere caparbiamente radicato alla mia terra.
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Tropea, una catena di attentati incendiari. Silenzi e paura nella città del turismo. Alfonso De Vecchio amareggiato: sembra essere a Baghdad
(N. Lopreiato x Gazzettadelsud-OnLine/16mar/2010) «Sembra essere a Baghdad». Alfonso Del Vecchio, socialista di lungo corso e già assessore provinciale, non trova altre parole per definire Tropea, la città del turismo che scivola giorno dopo giorno nel baratro della paura. La violenza criminale prende il sopravvento, rialza la testa, agisce, punta il tiro sulle attività commerciali, intimidisce. Ma nessuno ne parla. Il 28 e 29 marzo i cittadini di Tropea andranno alle urne per scegliere il loro sindaco ma in questi giorni di campagna elettorale i due candidati sembrano vivere sulla luna, e non in una città assediata dalla violenza criminale. I confronti, si fa per dire, avvengono su un terreno più agevole, e quello della criminalità è sicuramente un terreno che scotta e non solo per le fiamme di questi giorni.
L'altra notte due attentati incendiari nel giro di un'ora. Sotto tiro, anche in questo caso, esercizi commerciali: un negozio di articoli sportivi su viale della Stazione, di Cosimo Fontanella e il bar Chalet dei fiori, in via Barone, di Saverio Taccone. In quest'ultimo caso i malviventi sono penetrati all'interno, hanno versato del liquido infiammabile ed hanno appiccato il fuoco; i danni sono stati ingenti. L'attentato incendiario ha lasciato letteralmente terrorizzato il proprietario che stringendosi nelle spalle ha detto: «Forse si tratta di un atto di vandalismo. Di sicuro io non ho problemi con nessuno, rimango sorpreso per quanto accaduto».
Modalità differenti, ma non per questo meno grave l'attentato incendiario messo a segno ai danni del negozio di abbigliamento. In questo caso le fiamme hanno danneggiato la vetrina del negozio e la saracinesca. In entrambi i casi durante la notte sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Vibo Marina che hanno fatto di tutto per contenere i danni e domare le fiamme. Sul posto anche i carabinieri della Compagnia di Tropea che hanno provveduto ad effettuare tutti i rilievi del caso.
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Horace De Rilliet. Tropea (disegno a penna), 1852
Soggiorno d'un ufficiale francese in Calabria
(S. Libertino) Alcuni ufficiali francesi come Duret De Tavel e Augustine De Rivarol durante l'occupazione francese del Regno di Napoli (1806-1814) pernottarono in Calabria per lunghi periodi durante l'espletamento di missioni militari nel Meridione.
In particolare, l'ufficiale napoleonico Duret De Tavel, giunto in Calabria con il suo battaglione, di cui fu aiutante maggiore, girò in lungo e largo avendo cura di annotare tutto quello che osservava.
Una mole notevole di appunti che il De Tavel, il quale fu anche componente di importanti commissioni militari, scrisse durante i suoi percorsi su incontri casuali di persone, paesi visitati, eventi di cui lo stesso autore si rese protagonista, su racconti della gente.
Veri e propri resoconti che descrivono minuziosamente i luoghi, la storia e le tradizioni del popolo calabrese che il De Tavel annotò in trentasette lettere indirizzate al padre e che successivamente saranno raccolte in un volume e pubblicate. Viene qui di seguito riportata la dodicesima lettera che racconta della permanenza a Nicotera, dove l'ufficiale è ospitato presso una simpatica familiola, e dell'avvicinamento e dell'arrivo a Tropea, dove è accolto con grande cordialità dal sindaco della città, che allora rispondeva al nome di Francesco Fazzari.
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Peppino Lo Cane
(S. Libertino) TropeaMagazine intende dedicare l'uscita di gennaio a Peppino Lo Cane, scomparso lo scorso dicembre.
E' un semplicissimo tributo, anzi l'abbraccio affettuoso di alcuni suoi amici che hanno avuto voglia di scrivere qualcosa per ricordare la figura del docente, dello studioso, del promotore culturale, dell'uomo di fede, dell'amico.
Se ne andato in punta di piedi, dopo aver organizzato, anche per quest'anno, il Convegno su Galluppi, i cui lavori erano appena terminati. Un successo questo che si aggiunge ai tanti degli ultimi anni. Durante il Convegno nessuno si accorge che la malattia lo sta già possedendo. Quando, dopo il convegno riprende le correzioni delle bozze del nuovo libro sugli Elementi del Galluppi, ormai l'esile fisico non ce la fa più e di lì a poco, a metà dicembre, è l'irreparabile.
Peppino nasce a Gasponi di Drapia il 23 ottobre 1925. Laureatosi in Filosofia presso l'Università di Messina il 19 dicembre 1950, entra quindi in piena ricostruzione a far parte del Corpo Docenti del neonato Liceo Classico "P. Galluppi" di Tropea, insegnando a numerose generazioni di giovani Storia e Filosofia. Materie queste che impartirà sempre in liceo, anche a Roma. Una vita dedicata all'insegnamento che si conclude, presso l'Istituto di Scienze Religiose di Vibo Valentia, dove ottiene la cattedra di Storia dei Sistemi Filosofici. Ancora studente, intraprende con passione gli studi sulla filosofia di Pasquale Galluppi, approfondendone sempre di più ogni aspetto recondido contenuto nelle opere. Una vera dedizione che non verrà mai meno fino alla fine della sua vita. Organizzatore infaticabile di seminari, simposi e conferenze, cerca di far conoscere in particolar modo ai giovani il pensiero del Galluppi, favorendo la pubblicazione dell'opera inedita "La Filosofia della Matematica" la cui edizione lo vede anche quale curatore.
Su Galluppi pubblica numerosi saggi ed articoli in quotidiani e riviste specializzate. Ricercato opinionista, è sempre presente nelle file del comitato di redazione di "Parva Favilla", periodico d'impegno cristiano fondato da don Mottola, e di "Il Bene", organo ufficiale della "Fondazione Don Mottola". Ma il fiore all'occhiello di Lo Cane è il "Centro Studi Galluppiani", che costituisce e dirige con competenza, passione e professionalità, e grazie al quale ora la Città di Tropea dispone di un polo operativo nevralgico, promotore, oltre che dell'opera galluppiana, di ogni forma di cultura calabrese, attinente all'arte, alla letteratura, alla storia. Di quella Calabria che Peppino ama chiamare "Anima universale". Lo stesso Centro che organizza, in autunno, l'annuale Congresso Studi Galluppiani, importante appuntamento di respiro nazionale, animato da studiosi e saggisti provenienti da tutta Italia.
Ma l'opera di Peppino non finisce qui. Il 12 dicembre 1988 è il principale costitutore della "Fondazione Don Mottola", che nasce con finalità formative, di beneficenza e per la diffusione del messaggio spirituale e sociale di Don Mottola, sia mediante la pubblicazione dell'Opera Omnia del sacerdote tropeano, sia con l'assegnazione d'un premio annuale a questi intitolato, destinato a segnalare gruppi, associazioni o istituzioni distintisi in attività di promozione umana e di testimonianza in situazioni di povertà o di disagio sociale.
Inoltre, il Nostro si distingue come uno dei fautori dell'avvio del processo di beatificazione di Don Francesco Mottola, di cui diviene fin da giovane discepolo e collaboratore, facendo parte del primissimo nucleo degli "oblati laici".
Dall'età adolescenziale agli ultimi giorni di vita, Peppino è sempre in prima linea, nelle file dell'Azione Cattolica, di cui diviene Presidente Diocesano, nei Comitati Civici, quale fattivo collaboratore delle Amministrazioni Comunali del Territorio, nell’attività politica, sociale e professionale, promuovendo iniziative di grande valore sociale e culturale con il Gruppo Ecclesiale Calabrese e il sopramenzionato Centro Studi Galluppiani.
La sua presenza di vero uomo di Dio e di cultura ci mancherà molto.
Le opere pubblicate di Peppino Lo Cane:
"La critica dell'idealismo - Nell'opera di Simon Frank 'La conoscenza e l'essere' ", Edizioni "Il Cammino", Scandale, 1973;
"Il soggetto storico della rivoluzione", Milano, Giuffè, 1983;
"Francesco Fiorentino e la tradizione del pensiero politico-filosofico del Meridione", Parallelo 38, Reggio Cal., 1985;
Pasquale Galluppi. "La Filosofia della Matematica"; con sua saggio introduttivo, Centro Studi Galluppiani - Edizioni Mapograf, Tropea-Vibo Valentia, 1995;
Pasquale Galluppi. "Elementi di Filosofia - vol 1°"; con suo saggio introduttivo; Rubbettino, Soveria Mannelli, 2001.
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--> Peppino Lo Cane è su Facebook
Il Satellite NASA EO-1 sopra Maierato
(F. Vallone) Queste due immagini comparative (Cliccare qui per ingrandire) provengono dall'Advanced Land Imager del satellite N.A.S.A. EO-1. Riprendono gli effetti della enorme frana che ha colpito il paese di Maierato il 16 febbraio 2010. Come si evidenzia chiaramente dal confronto fra le due immagini riprese prima e dopo lo smottamento, dal satellite si riesce a definire la reale e drammatica estensione del fenomeno e con successive immagini si potrà verificare se la stessa zona si è stabilizzata, soprattutto su ampia scala.
La prima foto si riferisce ad una ripresa Nasa del 13 marzo del 2003, la seconda immagine è di pochi giorni fa, del 14 marzo del 2010 e testimonia come nel giro di soli sette anni la geografia del territorio possa cambiare con modificazioni importanti visibili dall'altezza in cui gravitano i satelliti. Da immagini simili a queste di Maierato si sono potuti identificare circa cento smottamenti di diversa entità provocati nel mese di febbraio dal maltempo nella sola Calabria e risulta quindi molto rapido eseguire un censimento preciso e dettagliato del dissesto idrogeologico di tutta la regione. Il satellite offre infatti un sistema veloce dell'esecuzione del rilievo grafico dei luoghi colpiti per predisporre risposte immediate di prevenzione, di messa in sicurezza e di altri interventi sul territorio.
--> EO-1
Diagonale: Personale über den Filmer Peter Schreiner. "Mir ist vermisst, zurückzukommen"
(Reinhard Kriechbaum) Graz. Unglaublich nahe rückt die Kamera. Nicht einmal mit der Augenpartie begnügt sich Peter Schreiner, er zoomt sich noch weiter, auf ein Auge, auf die Lider. Ein Kamerablick, der schonungslose Aufdeckung zum Ziel hat? Das eben nicht.
Denn so genau der österreichische Dokumentarfilmer beobachtet, so viel Freiräume lässt er auch. "Wir sind nur berechtigt, diesen Film zu drehen, wenn wir die Menschen nicht hintergehen. Nicht sie belauschen oder ausstellen, sondern sie atmen, bewegen, reden lassen." Das sagt der Filmemacher, dem derzeit bei der Diagonale in Graz eine Personale gilt, über seinen 1991 gedrehten Streifen "I Cimbri", eine Doku über eine deutsche Sprachinsel in einem Gebirgstal im Trentino.
Geduld. Das ist es, was Schreiner auszeichnet, und was er nach der Diagonale-Projektion seines jüngsten Streifens "Totó" betont hat: "Ich komme auf eine Spur und der Film entwickelt sich." Dieser Vorgang sei das eigentlich Spannende.
Geduld. Die braucht man durchaus auch als Zuseher. 128 Minuten ist "Totó" lang, und es wäre übertrieben zu sagen, dass die Zeit wie im Flug vergeht. Soll sie auch nicht, denn schließlich ist das Thema eines, das Zeit braucht. Das reifen will.
POLITOLOGE ALS BILLETEUR
Totó heißt eigentlich Antonio Cotroneo. Er ist studierter Politologe, aber sein Job ist Billeteur im Wiener Konzerthaus. Da hat man Zeit, zu beobachten, und in sich hinein zu hören. Die innere Stimme hat Totó, der viel herumgekommen ist im Lauf seines Lebens, vermutlich zugeflüstert: Such deine Wurzeln. Oder in Totós gebrochenem Deutsch: "Mir ist vermisst, zurückzukommen." Diese liegen im süditalienischen Kalabrien, nahe Tropea. Dort sucht er sich selbst, das Ich, seine Wurzeln und damit seine Verortung. Die hätte er notwendig. Er, der zwischen Kalabrien und Wien an vielen Orten gelebt hat. Also Heimat wiederfinden?
Unmöglich.
27 Jahre lang kenne er Totó, erzählt Peter Schreiner. Mit 120 Stunden Bildmaterial sei er von neun oder zehn Bahnreisen nach Kalabrien heimgekommen. Da war ausreichend Zeit, Totó zu beobachten. "Als Filmemacher sehe ich mich als ersten Zuschauer", sagt Peter Schreiner, und: "Ohne Staunen kann man keinen Film machen."
Aus dem Staunen kommt er nicht heraus, und davon kann man sich bei der Diagonale in diesen Tagen ein umfassendes Bild machen.
--> Continua...
TERREMOTO!
(INGV) Un terremoto di magnitudo(Ml) 2.9 è avvenuto alle ore 01:21:05 italiane del giorno 19/Mar/2010 (00:21:05 19/Mar/2010 - UTC). Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell'INGV nel distretto sismico: Golfo_di_S._Eufemia.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione. Eventuali nuovi dati o analisi potrebbero far variare le stime attuali della localizzazione e della magnitudo.
DATI EVENTO
Event-ID 2211493010
Magnitudo(Ml) 2.9
Data-Ora 19/03/2010 alle 01:21:05 (italiane)
19/03/2010 alle 00:21:05 (UTC)
Coordinate 38.855°N, 15.853°E
Profondità 58.7 km
Distretto sismico Golfo_di_S._Eufemia
COMUNI ENTRO I 10KM
DRAPIA (VV)
PARGHELIA (VV)
TROPEA (VV)
--> Continua...
Terna dei finalisti della IV edizione del premio Tropea
(S. L./Domenica 21 Marzo 2010 15:50) La terna dei finalisti della quarta edizione del Premio Tropea è (in ordine alfabetico):
Alicia Giménez-Bartlett, Il silenzio dei chiostri (Sellerio),
Gad Lerner, Scintille (Feltrinelli),
Mattia Signorini, La sinfonia del tempo breve (Salani).
A proclamare tale terna dalla quale, nel prossimo luglio, verrà eletto il vincitore assoluto, è stata Maria Faragò responsabile del coordinamento ed organizzazione del Premio.
I parziali dei voti sono:
Gad Lerner con 8 voti,
Alicia Giménez-Bartlett con 7 voti,
Mattia Signorini con 5 voti.
Il primo dei “non eletti” è stato Mimmo Gangemi e il suo libro Il giudice meschino (Einaudi). Come è ormai tradizione del Premio letterario, la votazione si è svolta, in “presa diretta” alla presenza – anche quest’anno – di un folto pubblico. La manifestazione si è tenuta stamane, presso l’elegante Sala del Museo Diocesano, il regista è stato ovviamente il “patron” del Premio, Pasqualino Pandullo, nella sua veste di Presidente dell’associazione organizzatrice, l’Accademia degli Affaticati. La kermesse culturale si è aperta con il saluto della presidente Isabella Bossi Fedrigotti, giornalista del Corriere della Sera e scrittrice, nonché presidente dal 2005 del Premio “Bagutta”, il più antico premio letterario italiano, nato nel 1927. La presidente ha illustrato la specificità di questa edizione del Premio, che quest’anno ha allargato gli orizzonti, ben più ampi dunque di quelli nazionali: diversi i successi editoriali esteri tradotti in Italia – quasi un terzo dei libri in concorso. Rosa Luzza, subcommissario straordinario del Comune di Tropea, ha portato il saluto dell’amministrazione e ha commentato l’importanza di un Premio giovane, ma già noto e di rilievo. Alexia Aloe, responsabile della Comunicazione di Spi spa, ha spiegato il motivo del sostegno da parte dell’azienda del vibonese al Premio letterario e di come la cultura faccia parte del codice genetico della Spi. Gianfranco Tarallo, presidente di Asmenet Calabria, ha illustrato il sistema
di voto dei 409 sindaci calabresi. La giornata – ingresso della primavera – è stata occasione per parlare di libri ed è toccato farlo a i giurati: oltre alla già citata presidente Bossi Fedrigotti; Mario Caligiuri, giornalista e docente universitario di Comunicazione istituzionale; Michele Daniele, giornalista e vicepresidente dell’Accademia degli Affaticati; Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese; Giuseppe Meligrana, giovane editore tropeano e segretario dell’Accademia degli Affaticati, Giuliano Vigini, saggista, consulente editoriale e docente di Sociologia dell’Editoria contemporanea all’Università "Cattolica" di Milano, e in rappresentanza dei Rettori delle tre Università calabresi:
Tullio Barni in rappresentanza del magnifico rettore dell’Università Magna Grecia di Catanzaro; Francesco Kostner in rappresentanza del magnifico rettore dell’Università della Calabria di Arcavacata di Rende e Vincenzo Tamburino in rappresentanza del magnifico rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Le 30 opere che si sono contese l’elezione nella terna di finalisti erano:
Eraldo Affinati, Berlin (Rizzoli); Rabih Alameddine, Il cantore di Storie (Bompiani); Tommaso Alibrandi, Giochi di fuoco (Manni); Marco Archetti, Gli asini volano alto (Feltrinelli); Alberto Bevilacqua, L'amore stregone (Mondadori); Riccardo Bocca, Gli anni feroci (Rizzoli); Guido Davico Bonino, Figlia d'arte (Manni); Angela Bubba, La casa (Elliot); Mario Calabresi, La fortuna non esiste (Mondadori); Massimo Carlotto, L’amore del bandito (E/O); Anne Cherian, La moglie indiana (Newton&Compton); Vincenzo Consolo, Il corteo di Dioniso (Lepre edizioni); Ildefonso Falcones, La mano di Fatima (Longanesi); Marcello Fois, Stirpe (Einaudi); Mimmo Gangemi, Il giudice meschino (Einaudi); Vittorio Giacopini, Il ladro di suoni (Fandango); Alicia Giménez-Bartlett con due opere Il silenzio dei chiostri e Una stanza tutta per gli altri (Sellerio); Arthur Japin, La donna che non voleva arrendersi (Bompiani); Gad Lerner, Scintille (Feltrinelli); Isabella Marchiolo, Un giorno come lei (Abramo); Gabriele Marconi, Le stelle danzanti (Vallecchi); Valeria Montaldi, Il manoscritto dell'imperatore (Rizzoli); Giovanna Moscato, Ritratto in bianco e nero (Aracne); Michela Murgia, Accabadora (Einaudi); Enrico Panunzio, L'apofasia del cav. Ciro Saverio Paniscotti, (Lepre); Laura Pugno, Quando verrai (Minimum Fax); Bjarne Reuter, L'impostore umbro (Abramo); Helga Schneider, La baracca dei tristi piaceri (Salani); Mattia Signorini, La sinfonia del tempo breve (Salani).
La giuria popolare e i 409 Sindaci calabresi. Dopo questa fase, appena conclusasi non ci resta che attendere luglio, quando nella serata finale salirà sul podio il vincitore assoluto. L’opzione di selezione che lo decreterà è rimasta invariata rispetto alle altre edizioni. Il vincitore assoluto sarà scelto dalla combinazione di voti dei 409 sindaci calabresi e da una giuria popolare composta da 41 persone tra studenti e cittadini della celebre località turistica. In tal modo il territorio regionale viene educato alla cultura del libro.
Il rapporto tra i sindaci e il Premio “Tropea” è a cura del consorzio Asmez, che ha la missione di assistere gli associati nell’introduzione delle innovazioni tecnologiche e gestionali. Il coinvolgimento dei sindaci è uno tra gli elementi più innovativi del Premio: grazie proprio alla diffusione capillare dei libri si fa tramite di un messaggio culturale – fondamentale per il sano sviluppo sociale nonché economico di un paese – imperniato sull’importanza del leggere. Un Premio dunque attento al sociale, e non solo, anche di qualità, come si evince dall’inserimento del Premio Tropea fra i “Premi di qualità” segnalati dal periodico Libri e Riviste d’Italia, organo del Ministero dei Beni culturali. L’ufficio stampa del Premio sarà curato dalla scrivente agenzia di servizi “la Bottega editoriale” (www.bottegaeditoriale.it).
Per eventuali maggiori informazioni sul Premio si può cliccare il seguente link: www.premioletterariotropea.org .
--> Premio Letterario Tropea
'A dieci centimetri dal cuore' di Cecilia Vedana Barbieri
(S. L.) La Casa Editrice Giulio Perrone presenta per la collana Lab il romanzo "A dieci centimetri dal cuore" di Cecilia Vedana Barbieri.
Il volume racconta il percorso di una giovane donna che scopre improvvisamente di avere un tumore al seno. Attraverso la narrazione di alcuni incontri significativi, la protagonista ripercorre le fasi cruciali della sua malattia.
Una testimonianza coraggiosa, indirizzata a tutte le donne.
L'incontrò si terrà il 27 marzo 2010 alle ore 19.00 a Roma presso il locale Simposio in via dei Latini 11 all'angolo con via degli Ernici 5 nel quartiere San Lorenzo.
Cecilia ha trentotto anni, un lavoro che ama, un marito tropeano - Lillo Barbieri - e il progetto di un figlio quando scopre, accidentalmente, di avere un tumore al seno. È l’inizio di un percorso in salita: l’attesa della diagnosi, la rabbia e poi l’intervento, l’odore di disinfettante dell’ospedale che diventa giorno dopo giorno familiare, la chemioterapia.
La storia di Cecilia è la storia che accomuna migliaia di donne. È la storia di un dolore che modifica la percezione del mondo, di uno squarcio che si apre e che fatica a richiudersi. Ma è anche la testimonianza, vera, della possibilità di tornare
alla vita.
L'Autrice è nata a Belluno nel 1968 e si è laureata in lingue all’Università Cà Foscari di Venezia. È sposata e vive a Roma dove lavora da tempo come esperta di comunicazione e formazione. È presente con un suo racconto nell’antologia "Scantinati per meduse e fiori di cristallo" (Giulio Perrone Editore) e ha partecipato a concorsi letterari. Ama la montagna e gli animali.
“Continuo a toccarmi la testa. La sfioro e la tasto con le mani. Quasi ad avere la conferma che stiano davvero ricrescendo i miei nuovi capelli. Mi piace sentire sulle dita il loro pizzichio impertinente e la loro giovinezza. A volte mi sento quasi come un’esploratrice, anzi mi sento proprio un’argonauta giunta alla fine di una missione speciale. Anche se non ho ancora finito il mio viaggio sento che queste prime tappe mi hanno già fortificato”.
Costo del volume: 12,00 euro
--> Giulio Perrone Editore
Lettera aperta di Demetrio Guzzardi Se questo è il modo di slegare la Calabria "voglio" un assessore leghista. I LIBRI PER GLI SCOLARI CALABRESI LA REGIONE LI COMPRA DAGLI EDITORI MILANESI
(S. L.) Caro Cersosimo,
le scrissi un po' di tempo fa chiedendole di voler organizzare un incontro tra lei, assessore alla cultura e noi "poveri" editori calabresi; è stato sempre così negli ultimi 25 anni, tutti gli assessori hanno voluto incontrare gli editori calabresi per presentare il loro programma e per capire le esigenze degli operatori del settore. Lei invece ha rifiutato il confronto, in una lettera mi ha anche detto che non mi stringeva la mano… e ne ho preso atto.
Ora però la misura è colma… il progetto "Un libro in tasca" è la goccia che fa traboccare il vaso. Cosa diranno i ragazzini calabresi delle IV elementari che vedranno arrivare 5 TIR dalla Lombardia per distribuire, come la befana, i libri agli scolari? Come minimo penseranno che qui da noi non ci sono editori, non ci sono scrittori, illustratori e che il "genio" deve arrivarci dal Nord, bel modo di "slegare" la Calabria.
In pompa magna ha detto all'Unical che ha speso ben 149.437 euro per l'acquisto di libri, chissà quando il buon Formigoni comprerà libri meridionali (e calabresi) per distribuirli nelle scuole del Nord. Credo mai… e perché proprio noi dobbiamo beneficiare chi ci considera meno di zero?
L'operazione "Un libro in tasca" che poteva essere un'occasione buona per far conoscere un po' della nostra cultura, invece è l'ennesima dimostrazione di come si "predica" bene (slega la Calabria) ma si razzola male, anzi malissimo.
Abbiamo bisogno, e lo voglio ripetere, di concertazione e di un "grande progetto" per il rilancio della nostra cultura, la drammaticità è che i funzionari regionali (ho parlato telefonicamente con una dirigente, che non conosceva assolutamente la realtà degli editori calabresi) e l'assessore Cersosimo pensano che in questa nostra terra non esiste nulla… invece c'è un grande movimento culturale che da solo sta cercando di sollevare le sorti della nostra terra.
Con grande risentimento
Demetrio Guzzardi
Editoriale progetto 2000
CHI E' DEMETRIO GUZZARDI
È nato a Cariati (Cs) il 10 ottobre 1959; abita a Cosenza dal 1967.
Laureato in Storia medioevale all'Università degli studi della Calabria; nel 1986 ha fondato, insieme ad Albamaria Frontino, la casa editrice editoriale progetto 2000, che conta quasi 500 titoli di argomento religioso e meridionalista; è stato presidente dell'Associazione Editori Calabresi, attualmente cura un blog sull'editoria calabrese.
Ha pubblicato tra l'altro il volume Calabria. Duemila anni di cristianità. È il rettore dell'Universitas Vivariens un istituto che organizza eventi culturali.
Da sempre collezionista di santini, predilige le immaginette religiose dedicate ai santi calabresi ed ai "santini" venerati nelle Chiese della sua regione.
È suo desiderio realizzare il Museo regionale di iconografia religiosa in piccolo formato.
Dirittura finale per le elezioni amministrative. Repice si gioca la carta sul turismo e si affida agli esperti
(S. Libertino) Adolfo Repice contro Gaetano Vallone, il 22 marzo si affaccia dal loggione dell'Antico Sedile con la sua squadra "Passione per Tropea" per parlare alla cittadinanza sul turismo. "Se la vogliono capire... Bene" dice qualche ora prima sul corso principale di Tropea che va a finire sull'affaccio mozzafiato, in compagnia di esperti di rango: Josep Ejarque, spagnolo ma da più di un decennio italiano d'adozione, guru delle nuove teorie e strategie per il turismo efficace di un territorio, e Pino Catizone, originario calabrese - come lo stesso Repice - e sindaco in Piemonte di Nichelino. Il primo, direttore del turismo di Barcellona, aveva portato in Catalogna durante le Olimpiadi milioni di persone che hanno rifocillato le casse della città, stessa cosa con le ultime Olimpiade di Torino; l'altro d'origine calabrese è sindaco di una importante cittadina piemontese di 50.000 abitanti. "Sindaco con il 75% del suffragio popolare" sottolinea Repice, che si avvale anche della presenza eccellente di un altro esperto: il giovane Gianluca Callipo, assessore al turismo della Provincia di Vibo Valentia.
Effetti speciali? O con Repice ci sarà la vera svolta per Tropea? Staremo a vedere. In ogni caso, abbiamo assistito ad un grande evento, seguito da migliaia di tropeani molto interessati agli interventi, e al grande trionfo di popolo in onore a Adolfo Repice che è stato accompagnato per le strade della città da una enorme folla festante.
Abbiamo messo in web l'intervento di Repice e i passaggi significativi di Pino Catizone e Gianluca Callipo, mentre con rammarico non abbiamo potuto per motivi tecnici recuperare l'intervento di Jopep Ejarque, che ci vorrà scusare.
--> Intervento di Adolfo Repice del 22 marzo 2010
Una reliquia su Youtube del percorso artistico di Raf Vallone, un'intervista del 1958
(S. L.) E' su Youtube una reliquia del 1958, appena postata, del percorso artistico di Raf Vallone, tratta dalla trasmissione TV "Arti a Scienze"(1958).
Carlo Mazzarella intervista Vallone in vacanza a Sperlonga, reduce della continua e estenuante performance in francese di "Vue du ponte" di Arthur Miller al Teatro 'Antoine' di Parigi.
A distanza di cinque anni Mazzarella intervisterà a Tropea, sempre per la TV, un'altra eccellenza tropeana, il pittore Albino Lorenzo.
Con la moglie Elena Varzi al suo fianco, il giovane Raf Vallone si compiace del successo parigino e parla degli imminenti progetti cinematografici, che lo portano a stare lontano dalla famiglia.
Dopo aver trascorso l'infanzia a Tropea, Raf Vallone con la famiglia si stabilisce a Torino, dove si laurea in Lettere e in Giurisprudenza. Nel capoluogo piemontese intraprende l'attività di calciatore, entrando a far parte della rosa del Torino, entra quindi a "L'Unità" come redattore della Terza Pagina. Nel 1946 debutta al Teatro Gobetti di Torino con "Woyzek" di George Buchner, per la regia di Vincenzo Ciaffi. Nel 1949 il regista Giuseppe De Santis gli propone una parte importante in "Riso Amaro" per cui il giovane Vallone firma con la Lux il primo contratto cinematografico. L'anno successivo è in "Il cammino della speranza" di Pietro Germi, grazie al quale si impone all'attenzione fra gli attori del Neorealismo. Nel 1953 appare in "Teresa Raquin" di Marcel Carné.
Vallone ha ormai acquisito un buon prestigio internazionale, in Francia specialmente, dove è spesso presente a teatro. Nel 1958 Arthur Miller lo vede al teatro Antoine di Parigi interpretare il suo dramma "Uno sguardo dal ponte" e lo impone al regista Sidney Lumet per la riduzione cinematografica, con la quale Vallone vince nel 1962 il David di Donatello per la migliore interpretazione maschile. Nel 1963 è in "Il cardinale" di Otto Preminger e l'anno seguente è Marino Bello in "Jean Harlow, la donna che non sapeva amare " di Gordon Douglas.
Vallone è ormai un divo internazionale, molto apprezzato in Europa come a Hollywood: è uno dei pochi italiani (forse l'unico) dell' Academy Award, l'associazione che attribuisce i premi Oscar. Dagli anni '80 in poi dirada il suo impegno sui set e si dedica soprattutto alla regia teatrale: una delle sue ultime interpretazione sullo schermo è quella del Papa Giovanni Paolo I in "Il Padrino - Parte III" del 1990. Nel 2001 pubblica la sua autobiografia "L'alfabeto della memoria" edito da Gremese. E' stato sposato per cinquant'anni con l'attrice Elena Varzi (conosciuta nel 1950 sul set di "Il Cristo proibito" di Curzio Malaparte) dalla quale ha avuto la figlia Eleonora e i gemelli Saverio e Arabella.
--> L'intervista su Youtube
La stretta di mano dei contendenti Adolfo Repice e Gaetano Vallone. In quelle mani è riposta la sorte di Tropea
L'ATTACCO FINALE. Vallone, l'uomo giusto per la rinascita del Paese
(S. Libertino) Il 26 marzo spetta a Gaetano Vallone chiudere la campagna elettorale contro Adolfo Repice. La posta in palio è Palazzo Sant'Anna. Parla con il desiderio e l'ansia di poter riprendere il filo logico che lo lega da vari decenni al Comune e alla cittadinanza. Ribatte punto su punto gli items apparsi sul megaschermo degli avversari da imputare alla cattiva gestione 'valloniana'. Sul loggione i candidati fanno quadrato raccolti in religioso silenzio, estasiati dell'entusiasmo da adolescente del vecchio leader che conosce il modo di racimolare negli ultimi secondi della gara i crediti che assicurino alla propria compagine una speranza in più.
Contro le fila di Repice partono da più parti strali feroci che censurano la sistematica "colonizzazione culturale torinese" nei confronti del popolo tropeano e calabrese, capace invece - secondo i valloniani - di offrire idee, progetti ed esperti idonei a risolvere la problematica della rupe, del centro storico, del turismo. Intanto, a poche ore della chiusura elettorale i due contendenti davanti alla Chiesa di San Michele depongono per un attimo le armi e si stringono la mano, come per rispettare le intese intercorse nel "faccia a faccia" dello scorso 13 marzo, quando Repice ha proposto a Vallone fattiva collaborazione da parte di quella che sarà la minoranza. Proposta accettata da Vallone. Un compromesso storico quindi 'Passione & Rinascita di Tropea' sotto l'egida della Madonna di Romania, "avvocata nostra", che nel corso dei secoli è stata più volte invocata da quel loggione - come in questa campagna elettorale - dimostrandosi, oggi in particolare, l'"esperta" più efficace per risolvere i problemi di Tropea.
Vedremo come andrà a finire. Se la stanno giocando. Nell'attesa, abbiamo messo in web l'intervento di Vallone, alcuni passaggi di Massimo Pugliese e Lucio Ruffa, il cartaceo di Massimo L'Andolina che merita un ripasso.
--> Continua... (Video)
REPICE VINCE PER TRE VOTI Breve cronaca di un mattino di primavera
(S. L.) Elettori 6.523 (50,03%)
Votanti 4.665 (49,96%)
Sezioni scrutinate 7 su 7
ADOLFO REPICE Lista civica 'Passione per Tropea' --> Eletto sindaco - Voti 2.279 (50,03%) Seggi 11
GAETANO VALLONE Lista civica 'Uniti per la Rinascita' --> Voti 2.276 (49.56%) Seggi 5
Totale voti 4.555
Schede bianche 50 (1,07%)
Schede nulle 59 (1.26%)
Schede contestate e non assegnate 1 (0.02%)
Totali seggi liste 16
Seggi spettanti consiglio 16
--> Continua... (Video 'Breve cronaca di un mattino di primavera')
La varetta di Cristo Morto, nella Chiesa dei Gesuiti, in occasione della processione di Venerdi Santo
TROPEA 1982 Processione del Cristo Morto
Tropea - Venerdi Santo 1982
Processione del Cristo Morto
Operatore: Vincenzo La Torre
Luci: Salvatore Trecati
Regia: Gaetano Molina
--> Continua... (Video)
Il voto premia Chiamparino. A Tropea
(ilgiornale.it/1apr/1154) «Se oggi Torino è una capitale europea lo deve al lavoro dei tanti calabresi. Senza di loro sarebbe rimasta una piccola città di provincia». Un estratto da un discorso del leader dell’orgoglio dei calabresi emigrati? No.
Queste sono le parole con cui il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha arringato qualche settimana fa i cittadini di Tropea, radunatisi nella piazza del paese per sentire quel politico famoso sceso dal Nord sostenere Adolfo Repice nella corsa al Comune.
Repice, che aveva scelto di tornare al borgo natio dopo gli anni trascorsi da segretario generale del Comune di Torino, ha vinto la sua battaglia, anche grazie al prestigiosissimo sponsor.
«La trasferta di Chiamparino a Tropea ha sortito effetti positivi - ha commentato il senatore Enzo Ghigo, coordinatore regionale del Pdl piemontese -. I casi sono due: o Chiamparino ha dato il massimo per sostenere la candidatura della Bresso e allora il peso politico del sindaco conta ormai davvero poco, oppure l’impegno per la campagna elettorale piemontese da parte del primo cittadino è stato di pura facciata».
--> Continua...
Antoniuccio, sarai sempre, come allora, in mezzo a noi !
Antoniuccio Lo Scalzo non c'è più
(Enzo Taccone) Carissimo Antoniuccio,
a nome della Terza Liceo 1962-63 ti porgo l'ultimo saluto.
Ci siamo voluti bene nel tempo trascorso a scuola e incontrandoci qualche volta ai nostri raduni annuali ed abbiamo continuato a volercene sempre come se per incanto avessimo cancellato tutti i nostri percorsi di vita.
Con me in modo particolare perchè ci siamo tenuti in contatto telefonicamente e vedendoci quando qualche volta arrivavi a Tropea.
Mi consideravi un tuo fratello e questo mi faceva piacere perchè avrei tanto desiderato non rimanere figlio unico.
Ci siamo raccontate le nostre storie fatte di gioia e di sofferenza, di alti e bassi come è normale che sia fra amici speciali quali noi eravamo.
Le tue sofferenze fisiche e familiari sono state sopportate con grande forza d'animo e con molta dignità ed i tuoi nipoti, con ammirevole dedizione e generosità, ti hanno aiutato a tornare a Tropea e ti hanno assistito in questo ultimo viaggio perchè in fondo il tuo desiderio era proprio questo: di guardare il nostro bel mare.
Non posso ringraziarli per quello che hanno fatto per te perchè quello che si da' con il cuore supera addirittura la parentela ma credo che il buon Dio accogliendoti nel Suo Regno ti inviterà a pregare per loro, per noi, per tutti i tropeani.
Ci mancherai molto perchè chi ti ha conosciuto non poteva non volerti bene.
Mancherai molto a me che chiedevo sempre tue notizie perchè sono il tuo amico più caro e più vicino ed in questo momento mi trovo in difficoltà perchè non trovo le parole adatte per ricordarti nel modo migliore ma a volte il silenzio è migliore di qualsiasi parola e mi conforta sapere, essendone certissimo, che in questo momento la tua anima è in cielo e saperti finalmente felice.
Un abbraccio... ciao Antoniuccio da tutta la classe terza liceo 1962-63.
Tropea, 1 Aprile 2010.
--> TERZA LICEO
Il nuovo lavoro letterario di Carlo Simonelli: La festa del santo
(S. L.) Dopo I segreti del bosco di Nino (Il Filo) il tropeano Carlo Simonelli si ritrova nel ruolo di scrittore con il secondo lavoro letterario, già uscito, dal titolo La festa del santo.
È come un derby, e tra i più feroci, la competizione per la festa più bella che contrappone i limitrofi – e speculari – paesotti di San Pietro e San Paolo, grandi poco più di una piazza ciascuno ma gonfiati d’un sentimento nazionalista tale che nemmeno due Stati sull’orlo del conflitto mondiale.
Fervono i preparativi: fioccano come funghi le bancarelle, i maschietti in attesa delle femmine s’attizzano come carboni al fuoco, i sindaci impazzano nel reclutamento dei cantanti più in voga...
Ma ecco che un imprevisto fa precipitare i sogni di gloria dei sanpietresi e, nell’orribile presagio di soccombere ai nemici, s’innescano esilaranti strategie per boicottare la partita.
Con spirito sagace e beffardo Simonelli ci introduce nelle dinamiche di un irresistibile gioco, tra politicanti da strapazzo, saltimbanchi e meteore senza gloria. Una lettura di evasione, provocazione, finezza straordinaria, puro divertimento.
L'Autore
Carlo Simonelli è nato a Tropea agli inizi degli anni Settanta. Finiti gli studi universitari si è trasferito in Svizzera. La sua prima opera pubblicata è stata I segreti del bosco di Nino (Il Filo) che ha scritto contemporaneamente a numerosi racconti. Per anni s’è occupato di sport d’élite in qualità di allenatore e direttore sportivo della Nazionale Svizzera di Aerobica Sportiva.
Attualmente insegna Italiano ed Educazione Fisica in un liceo e in una scuola media della capitale svizzera.
Il numero delle pagine: 86
Editore: Albatros
--> On line costa solo 10 euro
La mistica dalle mani sacre
(F. Vallone x CalabriaOra/4apr) Umile e discreta testimone della sofferenza cristiana. Senza pubblicità sui giornali, lontana dalle telecamere e dai rotocalchi. Non vuole che venga mostrato il suo volto, sempre e costantemente roseo, sereno, carico di un misticismo che sa d'accettazione per quel che nella Settimana di Passione le accade. Vive in un paese del Vibonese, in una casa dignitosa ed accogliente nella sua modestia, meta silente, ogni anno, già da oltre un ventennio, di fedeli in pellegrinaggio. Ogni Pasqua di più: prima decine, poi centinaia, ora migliaia. Da ogni interstizio della Calabria, e anche oltre.
Lei non parla, e chiede che di lei non si parli. Chiede che non si scriva il suo nome, né quello del luogo in cui vive. Del suo caso si era interessato anche Piero Vigorelli, giornalista e grande studioso della vita di Natuzza Evolo, per "Vite straordinarie". Lei, la nuova mistica, si rifiutò, però, di firmare la liberatoria. Ma la voce dilaga, si spande. E chi sa, oggi, bussa alla porta della sua dimora, per vedere e baciare le sue stimmate. Chiunque viene accolto, purché animato da fede cristiana. Tra i pellegrini anche fotografi, cineoperatori, medici, psicologi, giornalisti e sacerdoti, che diventano così testimoni della sua sofferenza, intima ma visibile, collettiva, tangibile anche attraverso i segni che si manifestano ritualmente sulle sue mani e sul suo corpo.
E' una donna normale, di sessantunanni, sposa normale, madre normale, detentrice umana, una volta l'anno, di lacerazioni - allo stato inspiegabili - che richiamano la simbologia cristiana: croci, grani di rosario e altri disegni sacri si materializzano sulla sua pelle attraverso rivoli di sangue. La sua rituale estasi della passione, con la puntualità di un orologio biologico, si manifesta ogni Venerdì Santo alle ore 15.00, così come le sacre scritture riportano della morte del Cristo. Dopo lunghi, intensi minuti di uno stato di coscienza simile alla morte, dove si ritrova a condividere, nei territori del Golgota, insieme all'Addolorata e alla Maddalena, la condizione di dolore per il Martirio del Dio umano si rianima molto lentamente e racconta a tutti i presenti, con voce flebile e stanca, del suo viaggio, delle sue visioni, dei suoi incontri estatici, dei messaggi ricevuti, dei luoghi e dei tempi del sacro visitati. Poi, pian piano, si riprende, riacquista le forze e a sera riprende la vita di sempre con i suoi rituali processionali della Settimana Santa, i suoi canti nelle processioni dietro iconografie sacre, i santi, il Cristo e le madonne ammantate di nero, le messe e la sua cristianità di sempre. Rifugge dall'autoreferenzialità e sceglie la via dell'umiltà, non offre consigli ma accoglienza. Chiede fede in Dio, non devozione a se stessa.
La Chiesa, dal canto suo, sa. La Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea, forse segue già con attenzione la nuova mistica, che vive in un territorio impregnato di fede e devozione, nel ricordo imperituro di Natuzza Evolo, "l'umile verme della terra" il cui trascendentale mistero la scienza non è mai riuscita a spiegare. Mamma Natuzza è scomparsa il giorno di Ognissanti, lasciando un vuoto incolmabile in una fiumana di fedeli, parte dei quali, oggi, riscopre un anfratto di spiritualità nel quale trovare ristoro per l'anima e la fede. Lei non è Natuzza, non vuole esserlo, così si chiude nella sua modestia e nel silenzio di un'anonimato che solo la Chiesa, riconoscendone il mistero, potrà svelare.
--> Calabria Ora
La sbandata della statua della Madonna Addolorata, subito controllata dai portantini
A Briatico affruntata con brivido finale
(F. Vallone) Anche quest'anno Briatico ha realizzato l'antico rito dell'affruntata, una delle sacre rappresentazioni più interessanti del giorno di Pasqua. Un rituale dove viene riattualizzato, annualmente, il simbolico incontro del Cristo Risorto con la Madonna Addolorata tramite la figura soglia di San Giovanni.
Durante questa edizione della Pasqua del 2010 tanta gente a Briatico, tantissimi emigrati che non hanno voluto mancare al tradizionale appuntamento, tanti turisti, ed un piccolo brivido registrato proprio nei momenti conclusivi del rito medievale. Dopo l'incontro la statua della Madonna, già svelata dal nero mantello e portata in corsa da quattro giovani del paese, si è inclinata paurosamente da un lato. Fortunatamente i veloci riflessi dei portantini sono riusciti a ristabilire prontamente l'asse verticale della statua evitando in extremis una possibile rovinosa caduta.
Come si ricorderà nelle passate edizioni dell'antico rituale in provincia di Vibo Valentia vi sono state alcune cadute, le ultime a Paradisoni di Briatico e a Zammarò di San Gregorio d'Ippona, cadute delle statue sacre dell'affruntata che vengono interpretate come segno infausto per tutto il paese dove l'incidente avviene.
--> Affruntata a Briatico
Conversazione fra una nonna apprensiva x il nipote ricoverato in ospedale in dialetto calabrese!!
In un fotogramma del film, il San Michele della Chiesa del Purgatorio a Tropea
Continua con successo la partecipazione di Totò ai festivals europei
(S. L.) Continua con successo la 'Tourné' del film 'Totò' di Peter Schreiner nei vari festivals del cinema europei, su richiesta delle rispettive organizzazioni. Questa volta il film tropeano parteciperà alla nona edizione del Transilvania International Film Festival che si svolgerà dal 28 maggio nella città di Cluj-Napoca e all'European Film Festival di Bruxelles dal 23 al 30 giugno.
Il Festival della Transilvania continuerà a Sibiu, ex Capitale Europea della Cultura tra il 9-13 giugno. Una selezione limitata dei film sarà itinerante, con il titolo Caravan TIFF, in varie città della Romania fino alla fine di luglio 2010.
Transilvania International Film Festival (TIFF) è il più grande festival internazionale rumeno di lungometraggi e uno dei festival cinematografici più importanti in Europa orientale.
Il programma 2010 presenterà più di 200 lungometraggi in competizione, tra i quali sarà data voce al Cile, al Nuovo Cinema di Israele, alla Festa tradizionale ungherese e alla proiezione evento della copia completa e restaurata di Metropolis di Fritz Lang con partitura musicale Live.
Gli ospiti del Festival su tutti: Claudia Cardinale, Catherine Deneuve, Vanessa Redgrave, Annie Girardot, Alexandra Maria Lara, Franco Nero, Nicolas Roeg, Julie Delpy, Armand Assante, Udo Kier, Tony Gatlif, Lukas Moodysson e Todd Solondz con Marion Doering (European Film Academy), i produttori Keith Griffiths, Cedomir Kolar, Marie Pierre Macia, Vibeke Windelow, Michael Fitzgerald, nonché rappresentanti dei festivals di Berlino, Cannes, Rotterdam, Venezia, Locarno, Sarajevo, Varsavia, Belgrado e dei più importanti festivals americani.
--> Transilvania International Film Festival
--> European Film Festival di Bruxelles
Intanto apprendiamo che Totò è sbarcato, in Argentina, al Buenos Aires Festival Internacional de Cine Independiente (BACIFI 2010) dove è stato accolto con grandissimo calore ed affetto dai numerosi calabresi!
--> BACIFI 2010
--> Per prenotare la visione di Totò (11 - 14 - 15 - 17 aprile)
NATUZZA EVOLO. IL MIRACOLO DI UNA VITA Il volume di Luciano Regolo verrà presentato a Paravati di Mileto (venerdì 9 aprile), a Vibo Valentia (sabato 10 aprile), a Lamezia Terme (domenica 11 aprile) e a Guardia Piemontese (il 12 aprile)
(F. Vallone) Storia...! sì, Natuzza Evolo è già storia. La dolce storia di una semplice donna di Calabria che, senza volerlo, è diventata la Natuzza mistica, la più grande mistica cattolica contemporanea, dei nostri tempi. Scomparsa dallo scorso primo novembre, festa di Ognissanti, Natuzza adesso riposa nella sua Paravati di sempre ed è proprio in questo piccolo paese, frazione di Mileto e in provincia di Vibo Valentia, che Luciano Regolo, giornalista e scrittore di grande esperienza, aprirà un ciclo di presentazioni del suo libro, appena uscito in libreria, dal titolo "Natuzza Evolo il miracolo di una vita".
Il volume, edito da Mondadori per la collana Ingrandimenti, è introdotto da monsignor Giovanni D'Ercole altro personaggio che ha conosciuto personalmente Natuzza. Questo libro è la prima importante biografia, scrupolosa, completa, riconosciuta, di "mamma Natuzza", come amavano e amano chiamarla i suoi tanti seguaci in tutto il mondo. Per molti anni Natuzza Evolo ha richiamato, con il suo carisma, milioni di fedeli e migliaia e migliaia sono le persone di tutto il mondo venute a Paravati per incontrarla, per avere indicazioni sulle proprie malattie e sui disagi interiori, per avere notizie sui e dai propri defunti, o semplicemente per avere un semplice contatto visivo con lei, vederla, toccare le sue mani, sventolare un fazzoletto, o partecipare semplicemente ad uno dei suoi tanti raduni di fede e di preghiera.
Oggi a Paravati, questo piccolo paese dove Natuzza era nata nel 1924, tutto sembra storia e passato ma, nel contempo, ci si rende conto di una tranquilla e serena continuità, della costante presenza, in ogni cosa ed ogni luogo, della Mistica, che ha soltanto cambiato dimensione e che oggi che non c'è più fisicamente si percepisce come essere umano, vivo "al di sopra" della storia. Luciano Regolo conosceva bene Natuzza, l'aveva incontrata quasi trent'anni fa per la prima volta, l'ultima poco tempo prima che lei morisse.
Su Natuzza Evolo si è scritto molto, tante sono le parole che le sono state indirizzate prima e dopo la sua morte. Parole forti come quando si sentì quel collettivo "Santa subito!", tanto forte e prorompente da fare il giro del mondo intero. Due semplici parole, un'invocazione di migliaia di voci diverse della folla, l'indimenticabile immensa folla sotto la pioggia e gli ombrelli colorati, radunata per i funerali di Natuzza Evolo lo scorso novembre, davanti alla grande chiesa ancora in costruzione. E in attesa che la Chiesa concluda il suo rigido e indispensabile percorso di valutazione, rimane certo che si è trattato di una persona davvero straordinaria, estremamente affascinante, unica ma chiaramente accomunabile ad altre figure eccezionali, una su tutte Padre Pio. Con il frate di Pietralcina Natuzza Evolo ha condiviso le iniziali difficoltà e le incomprensioni col mondo ufficiale, contrapposte a un immenso affetto popolare. Ma anche carismi come le stigmate e le emografie, la bilocazione, la preveggenza e le guarigioni inspiegabili, le grazie, i tanti benefici e gli altri mille piccoli grandi miracoli.
Nelle centottanta pagine del libro, lo scrittore raccoglie non solo gli aspetti più incredibili riguardanti la mistica, ma anche la sua dimensione domestica, attraverso le inedite testimonianze dei cinque figli. "I fenomeni più eclatanti legati a Natuzza erano le stigmate che comparivano sui polsi, ai piedi e nel costato durante la settimana santa - racconta Regolo - Poi le emografie. Comparivano scritte o disegni di sangue sulla biancheria di Natuzza o sui fazzoletti con cui si asciugava la fronte. E Natuzza aveva continuamente visioni di Gesù, della Madonna, degli angeli. Natuzza era tante cose. Un mistero, ma anche una donna reale, una mamma affettuosa, ricca di umorismo. Attorno a lei si verificavano prodigi, ma ciò che colpiva di più era l'umiltà e la dedizione verso chi aveva bisogno".
Ora, a soli sei mesi dalla scomparsa di Natuzza Evolo, l'iter per la sua beatificazione è già iniziato e padre Michele Cordiano chiede a chi ha conosciuto Natuzza di iniziare a raccogliere ricordi e testimonianze con questo vero e proprio appello mondiale:
"La testimonianza, l'esempio, la preghiera di mamma Natuzza per tutti i suoi figli spirituali siano messaggio da custodire, per metterlo sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. L'Archivio della Fondazione vuole offrire questo servizio alla memoria ecclesiale, raccogliendo scritti, foto, video, attestazioni, testimonianze, eventuali certificati medici di guarigione. Il tutto sottoscritto dalle persone interessate, che allegheranno una foto e tutti i dati per essere contattati. Alimentiamo questa corrente di luce, attingendo alla lampada viva accesa da Gesù Risorto. Indirizzare in busta chiusa a Padre Michele Cordiano presso la Fondazione o Via Umberto I, 153 o 89852 Paravati (VV)".
Intanto oggi, venerdì 9 aprile, alle ore 19.00, presso l'Auditorium della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime di Paravati prima presentazione del volume alla presenza dell'autore. Gli incontri di presentazione seguiranno poi domani, sabato 10 aprile, alle ore 18.00, presso l'Auditorium del Sistema Bibliotecario di Vibo Valentia, l'11 Aprile a Lamezia Terme presso la Chiesa del Rosario, sempre alle ore 18.00, e il 12 aprile in provincia di Cosenza a Guardia Piemontese. Ricordiamo infine che l'autore del volume, Luciano Regolo, ha voluto cedere tutti i diritti dell'opera alla Fondazione e il ricavato del libro sarà devoluto per la costruzione della chiesa "Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime" di Paravati.
SCHEDA DEL LIBRO
Autore: Luciano Regolo
Titolo: Natuzza Evolo. Il miracolo di una vita
Editore: Mondadori
Collana: Ingrandimenti
Prezzo: € 16,00
Pagine: 180
In libreria: aprile 2010
Il nuovo sindaco di Tropea Adolfo Repice
Così si insedia a Palazzo Sant'Anna la squadra del nuovo sindaco Adolfo Repice
(S. Libertino) La seduta inizia alle 1600 nell'aula consiliare dedicata alla Medaglia d'Oro Totò Purificato, anche questa volta caduto nel dimenticatoio. Dopo l’appello del Segretario comunale dei presenti e degli assenti, Adolfo Repice censura il comportamento della minoranza che dopo aver fatto ricorso al TAR, ha inteso disertare i Consigli comunali, disattendendo le aspettative di mezza Tropea. Ricorda che sullo scoglio dell’Isola c’è una grù edile, significando che i lavori di consolidamento dell’emblema tropeano sono iniziati ancor prima del suo insediamento e che il lungomare sarà aperto prima della fine del mese di aprile.
Si procede alla proclamazione degli eletti e alle nomine del Sindaco, del Vicesindaco e degli Assessori nonché all’assegnazione delle rispettive deleghe, anche quelle destinate ai Consiglieri, i quali - tutti - avranno un ruolo ben preciso nel quadro del monitoraggio dell'intero territorio.
I momenti di rito della cerimonia, al cospetto di un affollatissimo pubblico, scandiscono i vari punti previsti dall’ordine del giorno, quali il giuramento alla Costituzione del nuovo Sindaco che per l'occasione indossa la sciarpa tricolore e le nomine del Presidente del Consiglio e del Capogruppo di maggioranza e di minoranza e dei loro Vice. Poi è il momento di ricordare i punti cardine del programma di governo che vede il mare 'la nostra unica risorsa' al primo posto.
Ringrazia chi ha voluto votare per la squadra e - chiamandolo per nome - chi è andato oltre prodigandosi a contribuire per la vittoria 'di Tropea'. Infine, dà appuntamento alle 1900 sotto il loggione dell’Antico Sedile per il discorso di ringraziamento e a seguire per i festeggiamenti a piazza Veneto. Il secondo Consiglio si svolgerà alla Marina dell'Isola, in pieno cantiere.
NOMINA DEL SINDACO, DEL VICESINDACO, DEGLI ASSESSORI E RISPETTIVE DELEGHE
Adolfo Repice: Sindaco con delega al Turismo e Bilancio. Sul Turismo sarà formato uno staff cui faranno parte i Consiglieri Giuseppe De Vita, Tonino Simonelli ed esperti esterni alla giunta.
Pino Rodolico: Vicesindaco, Urbanistica, Lavori Pubblici.
Romana Lorenzo: Assessore a Affari Generali, Cooperazione, Politiche Comunitarie Giovanili, Rapporti con le Associazioni.
Francesco Arena: Assessore a Personale, Pubblica Istruzione, Formazione Professionale.
Libero Padula: Assessore a Viabilità, Arredo Urbano, Polizia Municipale, Trasporti, Spazi pubblici.
NOMINA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E DEL CAPOGRUPPO DI MAGGIORANZA E DI MINORANZA E LORO VICE
Nino Valeri: Presidente del Consiglio
Tonino Simonelli: Vice Presidente del Consiglio
Sandro D'Agostino: Capogruppo di maggioranza
Paolo Ceraso: Vice Capogruppo di maggioranza
Roberto Scalfari: Capogruppo di minoranza
Mario Sammartino: Vicecapogruppo di minoranza
DELEGHE E ATTRIBUZIONI AI CONSIGLIERI
Giuseppe De Vita: Turismo.
Paolo Ceraso: Politiche sociali, Sanità e rapporto con l’ASL.
Sandro D'Agostino: Cultura e Spettacolo.
Franco Pontorieri: Sport.
Tonino Simonelli: Turismo, Ambiente, Territorio, Pubblicità, Pubblica illuminazione.
Carmine Sicari: Attività produttive, Commercio, Artigianato.
Nino Valeri, Presidente del Consiglio: Si occuperà, interfacciandosi con gli assessori competenti, per quanto riguarda la zona del Campo. Analogamente, altri consiglieri si occuperanno dei rispettivi quartieri della città.
Antonio Piserà: Continuerà ad essere il responsabile della Protezione Civile.
Inoltre, saranno chiamate a collaborare persone che non fanno parte della giunta ma hanno avuto un ruolo significativo per la vittoria della compagine ‘Passione per Tropea’.
--> Continua...(video)
--> I Sindaci di Tropea
Un momento della rappresentazione sacra a Soriano
A Soriano la 'Cumprunta' infiamma ancora i cuori
(Martino Michele Battaglia x Calabria Ora) Fede e pietà popolare alimentano i riti della Settimana Santa sorianese scandita dalla manipolazione delle sacre immagini che per l’occasione diventano veri e propri attori sociali. Soriano, grazie all’impegno profuso da sempre dalla Confraternita di Gesù e Maria del Santissimo Rosario vanta un’antica tradizione al riguardo.
L’itinerario demologico ed etnostorico riproposto puntualmente dalla confraternita locale, esprime il senso di appartenenza e le radici del popolo sorianese. Tutto ciò ovviamente evolve da un paradigma diffuso in ambito Euromediterraneo ove diversità e differenze vedono ancora protagoniste in piena era postmoderna in tutto il Sud Italia le confraternite laicali meridionali che insieme alle autorità ecclesiastiche organizzano le macchine processionali attraverso la manipolazione dei simulacri, il loro nascondimento, il loro spostamento, il relativo trasferimento, il tocco e l’esaltazione da cui scaturisce il devozionismo popolare.
Di qui, a seguire Jacob Burckhardt, l’arte sorge per sostituire la parola nella storia della narrazione dell’opera sacra. Non a caso la narrazione che prende corpo nell’ambito delle drammatizzazioni paraliturgiche va lentamente trasformandosi in metà-narrazione.
Il teatro religioso popolare si rifà all’epoca barocca e alla tradizione spagnola come rilevano Benedetto Croce e Paolo Toschi soprattutto per quanto concerne l’affermazione dei riti Passionistici della Pasqua di Resurrezione.
Già San Gregorio Magno raccomandava l’uso delle immagini a fini catechistici. Difese nel Concilio tridentino le immagini ritornarono dopo le polemiche dei riformatori nel ‘500 al centro della devozione popolare e segnarono una delle maggiori differenze tra cattolici e protestanti. A questo proposito, secondo quanto rileva padre Giordano Procopio, in passato rettore della Santa Casa di San Domenico in Soriano, le statue a tutto tondo che vengono portate in processione nel triduo pasquale, offrono una predicazione plastica del messaggio evangelico che coinvolge giovani, adulti e anziani.
Come ripetono sempre l’attuale priore Domenico Margiotta e il vice priore Antonio Grillo, le manifestazioni paraliturgiche a Soriano raggiungono l’apogeo quando va in scena una tra le più antiche e suggestive drammatizzazioni relative alla Resurrezione (Cumprunta).
Effettivamente la piazza a forma trapezoidale, secondo quanto rilevato dall’architetto sorianese Nazzareno Davolos, offre spunti di osservazione sensazionali soprattutto quando lo sguardo di coloro che partecipano a questo evento viene rapito dal meraviglioso simulacro della Madonna del Rosario.
Alle 9,30 l’uscita del Cristo Risorto è sembrato un evento metafisico, per il modo in cui lo splendido simulacro apparso maestoso sulla gradinata della chiesa di San Domenico, è stato accolto da un gruppo di giovani donne rumene che hanno lanciato petali di margherite. La statua a passo veloce sul ritmo scandito dalle note della banda musicale è stata portata alla chiesa del Carmine per la celebrazione della messa, tra le più seguite dagli abitanti di questo piccolo borgo nel corso della domenica di Pasqua. Alle undici in punto è il turno di San Giovanni portato rapidamente in vico Ruggiero. Infine la Vergine del Santissimo Rosario alle 11,50 circa accompagnata dal vescovo monsignor Vincenzo Rimedio, si è posizionata davanti al municipio nel punto in cui si intravedono le magnifiche rovine. L’incontro tra il Risorto e sua Madre detto dai sorianesi Cumprunta, simboleggia tra l’altro, un rito di rifondazione dopo gli eventi catastrofici del 1783 che hanno raso al suolo il paese e il più grande santuario dell’Italia Meridionale.
Grande entusiasmo ha suscitato ancora una volta la presenza del vescovo emerito di Lamezia Terme, monsignor Vincenzo Rimedio, acclamato a gran voce dalla folla subito dopo il rito dell’incensazione dei tre simulacri al centro della piazza, così come la partecipazione di don Giuseppe Ferrari altro figlio illustre della terra di Soriano e del superiore del convento padre Giuseppe Damigella che insieme al parroco don Pino Sergio ha vissuto per la prima volta questa emozione unica a Soriano dalla quale in passato hanno tratto ispirazione i paesi limitrofi.
Alla domanda su quanto realmente conti la voce del popolo per la Chiesa formulata sull’esempio di Don Milani col dire: "L’uomo parla molti linguaggi, Dio li riconosce tutti", il presule ha replicato che la voce del popolo è anche la voce di Dio che bisogna sapere ascoltare anche quando a modo proprio testimonia la propria fede nel messaggio più grande consegnato dalla storia all’umanità attraverso la resurrezione del Figlio di Dio. Ecco perché, religione, storia, arte e cultura si intrecciano ogni anno a Soriano per offrire un quadro dinamico della Settimana Santa che dal diacronico al sincronico diventa sempre più oggetto di attenzione di eminenti cronisti e antropologi fortemente interessati all’universo folklorico religioso sorianese in cui la rappresentazione corale del trionfo della vita sulla morte esprime quel radicato bisogno di infinito accompagnato da quel bisogno di comunità che si manifesta in questo forte elemento di identificazione soprattutto da parte di chi ha conosciuto esperienze dolorose di distacco, di abbandono, di perdita dei propri cari.
Emerge in questo contesto come indica Mircea Eliade il dualismo tra sacro e profano in cui prende vita il “fascino del centro”, l’aspirazione a vivere in una società ordinata in cui il centro manifesta “il suo carattere totalmente sacro”.
Don Ferrari su questo punto ha ricordato però l’importanza di manifestare la fede ogni giorno attraverso la partecipazione ai sacramenti e operando sempre per il bene comune.
Infine, il priore Domenico Margiotta ha voluto ringraziare la Provincia e Wladimira Pugliese per le gigantografie.
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Rocco Repice (27 set. 1920 - 26 nov. 1944)
Rocco Repice Martire della Resistenza
(S. Libertino) Nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria di Cuneo, nell’area adibita a Parco Cittadino della Resistenza, si erge un poderoso monumento di bronzo realizzato nel 1969 da Umberto Mastroianni. Una epigrafe marmorea sul posto ricorda un eccidio avvenuto in quel piazzale nel 1944 con i nomi dei giovani passati per le armi dalle Brigate Nere di Salò.
Nelle prime ore di domenica 26 novembre 1944 le autorità militari fasciste di Cuneo decisero di fucilare cinque detenuti politici quale rappresaglia per l’uccisione del loro maresciallo Leone Bernabè, avvenuta il 18 novembre sul piazzale della nuova stazione ferroviaria. L’ingrata sorte toccò a Maria Luisa Alessi sarta di Verzuolo, Pietro Fantone di Paesana, Rocco Repice ingegnere di Tropea, Antonio Tramontano sergente automobilista di Nocera Inferiore, Ettore Garelli cancelliere alla Pretura di Fossano, ex capitano del 2° Reggimento Alpini, decorato con Medaglia d’Argento, appena arrestato nel pomeriggio del giorno precedente a Fossano. Tutti ristretti nelle celle delle milizie nere ricavate negli scantinati della scuola elementare di Via XX settembre.
L’epigrafe recita: “Qui il 26 novembre 1944 l’odio fascista volle spegnere nel sangue il grido di Libertà di cinque Martiri. Volontà di Popolo ne glorifica ed eterna i nomi” e poi l’incisione continua a ricordare i loro nomi, tra i quali quello del tropeano Rocco Repice.
Volevo saperne di più e quindi il 14 aprile 2007 ho chiesto a Egidio Repice di raccontarmi la triste e meravigliosa storia di suo fratello Rocco, Martire della Resistenza. Storia che stranamente a distanza di 66 anni non trova alcun riscontro nel territorio di Tropea, nemmeno durante la giornata delle commemorazioni del 25 aprile sulla liberazione e sulla resistenza. Ho pensato di registrare in audio e video il racconto. L’appuntamento era a casa di Egidio. Con me c'era Enzo Taccone la cui famiglia viene citata durante l'intervista dallo stesso Egidio in quanto Rocco era amico del papà di Enzo, Pasqualino Taccone, la cui famiglia all’epoca dei fatti viveva in un casello ferroviario vicino a quello - il 309 - della famiglia Repice. Ma veniamo ai fatti.
Rocco si trovava a Tolone. Era Sottotenente del 208° Reggimento di Fanteria ‘Taro’ della IV Armata che operava in Francia. Un valoroso Reparto, decorato di Ordine Militare d’Italia, Medaglia d’Argento e Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Costituito nel dicembre 1915, si sciolse nel settembre 1943 nella Francia meridionale. Il suo motto era: “Chi osa vince”.
E proprio dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, nello sbando generale, ebbe inizio l’avventura di Rocco, ancora ventitreenne, che assieme al suo attendente - anche lui tropeano – Saverio "Biglioglio", oltrepassò a piedi il confine italiano, approdando a Saluzzo, dove conobbe una vedova che l’ospitò. Durante una rappresaglia, decise senza tentennamenti di unirsi ai partigiani, molto attivi nelle montagne della zona, aderendo alla Divisione “Giustizia e Libertà”, che operava in Val Maira, spesso in combine con i partigiani della cuneese 104^ Brigata Garibaldi.
Si era reso fin da subito valido protagonista di numerose azioni contro fascisti e nazisti. Per due volte è stato arrestato e liberato dai compagni partigiani, finché il 20 novembre 1944 a seguito della dilazione della donna che lo aveva accolto, fu arrestato un paio di giorni dopo l’uccisione del maresciallo Barnabè e il 26 novembre fucilato per rappresaglia assieme ad altri quattro detenuti. Il capo d'accusa ufficiale nei confronti di Rocco: "Appartenente a bande armate in zona di Acceglio, ha partecipato ad azioni di banditi contro forze repubblicane".
Era appena passato mezzogiorno, alla prima scarica del plotone d’esecuzione della Brigata Nera Lidonnici furono colpiti a morte quattro dei compagni di sventura. Maria Luisa Alessi, rimasta illesa, si rivolse ai carnefici gridando: “Mirate meglio!”. La seconda scarica di pallottole troncò nel sangue il suo grido. Maria Luisa Alessi fu l’unica del gruppo, per sua volontà, a non essere bendata, mentre Rocco Repice prima di morire gridava più volte verso il plotone di esecuzione di non voler essere ucciso da fratelli italiani ma dai tedeschi. La scena straziante fu vista da una moltitudine di persone fatta affluire sul posto dalla gendarmeria fascista dall’interno della stazione dove per l’occasione era stata fermata ogni attività compresa quella dei treni.
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Biagio Molina (21 apr. 1907 - 26 lug. 1944) e Rossana Benda (14 mag. 1914 - 27 dic. 1944) nel giorno del matrimonio celebrato a Foligno nel 1930. In secondo piano sulla sinistra il fratello di Biagio, Domenico Molina. Sulla destra la piccola damigella è la nipote di Biagio, Romana Lidia Molina (la futura professoressa di matematica) figlia di Domenico.
Biagio Molina Martire della Resistenza
(S. Libertino) All’inizio del 1944, nella provincia di Forlì, in seguito ai bandi di richiamo alle armi, si erano formati gruppi di renitenti, quasi tutti del luogo e male armati. Essi compivano azioni di disturbo e sabotaggio ai convogli tedeschi o attentati a singoli militari. Nella primavera il numero dei patrioti era talmente aumentato che i capi della lotta armata sono corsi ai ripari per meglio regolamentare comportamenti, modalità e strategie nelle molteplici attività di contrasto nei confronti dei miliziani nazifasciti.
Questi ultimi, d’altro canto, hanno dovuto incrementare ogni forma di strumento repressivo ricorrendo sovente a quello più odiato dalla popolazione: la decimazione, presa in prestito dai reparti militari in occasione di attività rivoltose, attraverso la fucilazione o impiccagione di ostaggi politici ristretti nelle galere o di cittadini inermi e senza alcuna colpa.
Nel pomeriggio del 25 luglio un caporale maggiore tedesco, inciampato in un filo di ferro teso attraverso la strada di Pievequinta di Forlì, è stato ucciso dai partigiani con un colpo di pistola alla tempia.
Le autorità nazifasciste decisero per contromisura di ricorrere alla decimazione prelevando dal carcere di Forlì 10 ostaggi da destinare alla fucilazione nello stesso luogo dell’attentato.
All’imbrunire del giorno dopo, puntualmente, dieci uomini furono condotti in autofurgone sino a Campitello, fatti poi proseguire a piedi in fila per due fino al punto esatto dell’uccisione del caporale.
In quell’ordine furono fucilati. Gli infelici si sono abbattuti sul selciato della strada provinciale, nel fossato di destra e fino ai campi in un supremo sforzo di fuga. I loro nomi:
Francesco Babini di Angelo, nato a Verghereto, parroco di Domicillo di anni 27;
Riziero Bartolini di Giuseppe, nato a S. Pietro in Bagno, residente Verghereto, colono, di anni 18;
Alfredo Cavina di Raffaele, nato a Riolo Bagni, residente in Casal Fiumanese, suonatore orchestrale di anni 41;
Antonio Lucchini di Egidio, nato a Sauris (Udine), minatore di anni 40;
Biagio Molina di Vincenzo, nato a Tropea, residente a Bologna, industriale chimico di anni 37;
William Pallanti, nato a Londra, residente a Bibbiena, di 40 anni;
Edgardo Ridolfi di Tullo detto Lignon, nato a Campiano (Ravenna), residente a Forlì, industriale di anni 40;
Mario Romeo di Raffaele, nato a Napoli, sfollato in Verghereto, meccanico di anni 32;
Antonio Zoli di Gaspare, detto Fiscì, nato a S. Martino in Strada, falegname di anni 29;
Luigi Zoli di Giuseppe, nato a Cotignola, ortolano di anni 29.
A 2 Km dal luogo dell’eccidio, Zoli detto Fiscì, era saltato dall’autocarro, ma subito ripreso perché ferito da una scarica di mitra; altro tentativo di fuga compiva poi sul posto ed invano.
Il maresciallo G. delle SS italiane, dopo la raffica che abbatteva quei disgraziati, scaricava sullo stesso Zoli e sugli altri ancora vivi la pistola; Lignon piangeva.
La familiola di Biagio Molina, nato a Tropea il 21 aprile 1907, dopo aver girovagato - per ragioni di lavoro - per mezza Italia, si attestò finalmente a Bologna, la città della moglie Rossana Benda, nata il 14 maggio 1914. Biagio e Rossana si erano sposati nel 1930 a Foligno, dove il 15 aprile 1931 era nato il figlio Giorgio. La figlia Rita era nata a Roma il 2 giugno 1938.
Siamo nella primavera del 1944, in pieno periodo bellico. Per quelli che abitavano a Bologna la situazione incominciava ad essere insostenibile, i massicci e continui bombardamenti spingevano sempre più la popolazione a sfollare. Anche la famiglia Molina, terrorizzata, decise di allontanarsi dalla città durante il furioso bombardamento del 15 maggio. La direzione era quella per Imola. Il rifugio fu un casolare sulle colline di Riolo Bagni, che al momento era un importante centro di raccolta e smistamento dell’attività partigiana locale.
Biagio si diede subito da fare collaborando ed aiutando con animo, forza e competenza l’organizzazione in mano al noto C.te Franco Franchini detto "Romagna" (Medaglia d'Argento al Valore Militare alla memoria), Capo della VII GAP di Imola, sino a che un traditore denunciò alla milizia nazifascista le attività di contrasto che vi venivano svolte e i nomi degli artefici. La notte del 14 luglio i tedeschi piombarono al casolare per perquisirlo e non trovando nessuno dei responsabili chiesero chi fossero i familiari di Biagio Molina. Rossana si fece avanti dicendo che era moglie e unica parente. L’arrestarono ma i figli Rita di sei anni e Giorgio di dodici scoppiando in un pianto dirotto si spinsero nelle braccia della madre. La stessa notte, insieme, furono caricati su un camion e portati al carcere di Forlì.
Dopo qualche giorno, il 19 luglio, fu preso Biagio, condotto anche lui nello stesso carcere, dove furono tutti interrogati e picchiati. Il figlio fu percosso con un nerbo di cuoio, e per farlo parlare gli infilarono spilli sotto le unghie. Giorgio, all’età di 12 anni, veniva considerato a pieno titolo prigioniero politico per aver collaborato nelle azioni partigiane. La sera del 25 luglio fu accompagnato in infermeria perché aveva bisogno di essere medicato: era una maschera per le sferzate ricevute e anche per le cimici che pullulavano dentro il pagliericcio. Fu la solidarietà di un infermiere, un certo Fiumara di Forlì, che lo fece salvare escludendolo dalla lista dei dieci prigionieri politici, tra i quali il padre Biagio, destinati alla fucilazione per rappresaglia in seguito all’uccisone in Pievequinta di Forlì del caporale maggiore tedesco avvenuta nel pomeriggio.
La mattina del 26 luglio i familiari di Biagio Molina furono rilasciati. Suora Silvetti li accompagnò fino alla periferia della città da dove intrapresero un viaggio di due giorni e due notti per ricongiungersi con la madre di Rossana che li portò presso dei parenti a Zola Pedrosa (Bo). Tutto ciò avveniva quando il destino di Biagio Molina si era già compiuto all’imbrunire del 26 luglio.
Per i superstiti Molina i mesi passarono tristemente e nell’impossibilità di conoscere la reale situazione fino a quando, il 27 dicembre, durante un bombardamento a tappeto una bomba centrò l’edificio dove alloggiavano Rossana con sua madre, Giorgio e Rita. La casa crollò su se stessa. Dopo ore di attesa, qualcuno tirò per un braccio Giorgio vivo, mentre Rossana e Rita perirono sul colpo. La nonna di Giorgio, ferita in una gamba, fu portata in ospedale da campo tedesco. I cadaveri furono dissepolti dalle macerie almeno dopo due giorni di scavi.
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