I bad boys di Via Roma
Via Roma,
un budello di strada viva allegra e 'burdellara'
di Salvatore Libertino
'Il Mercatino di Via Roma' di S. Libertino
Come cambia ed è cambiata la vita a Tropea col passare del tempo! Quante mutazioni nella vita di tutti i giorni, nelle botteghe, nelle facciate dei palazzi, nei residenti. Un continuo ricambio generazionale che talvolta sconvolge gli usi e costumi e la conformazione di un intero quartiere, allorquando vengono meno quei punti familiari di riferimento storici, geografici, spaziali, temporali che accompagnano la vita di una persona, di una famiglia, di una comunità.
Una strada. Prendiamone una a caso. Via Roma. Ora ambitissima per il ruolo di prim'ordine nel campo commerciale, che porta dritta al cuore del centro storico, alla cattedrale normanna. Uno struscio continuo di gente che non sempre però mette mano al portafoglio, infrangendo il sogno di chi paga a peso d’oro l’affitto dei locali.
Vediamo com’era negli anni Cinquanta. Un microcosmo che si atteggiava senza alcuna presunzione a centro servizi. Chi c’era ad animare l’antica strada del Monte di Pietà, dei vescovi, dei canonici, del Te Deum durante la processione della Madonna di Romania, di Don Giulio con il suo cinema e i suoi rosari, delle urla delle “sciarriate” tra mogli e mariti che non volevano (o non erano in grado) più uscire dalle cantine dispensatrici di vino generoso?
Verso la cattedrale, sulla sinistra, la famiglia Purificato che proponeva con garbo stoffe e affini, poi rimpiazzata dall’esercizio del ragioniere Proto. A seguire, la bottega della “Ganga Russa” coadiuvata da suo marito Salvatore Caia, ad una certa ora punto di ritrovo degli studenti della vicina scuola media per l’assalto ai panini con la mortadella. Il negozio del “Nanniuni”, quello di Mastro Peppino Assunto, falegname preciso e intelligente, seguito dal laboratorio di sartoria unisex il cui titolare era “’u Cuturritu”, specializzato in giacchette sahariane. La cantina della “Pettinissa”, rumoroso ritrovo dei “mariti” di cui sopra che facevano a gara di svuotare i “varìi” appena arrivati da Brattirò. C’era poi Donna Grazia che vendeva tessuti ed infine il basso della famiglia di “Vrigoli, u segristanu” che svegliava all’alba tutto il quartiere propinando ad altissimo volume il disco dell’ouverture de ‘La Gazza Ladra’ di Rossini diretta magistralmente da Herbert von Karajan.
Sulla parete di destra iniziava l’antico Bar Gatto, seguito dalla bottega di Giovanni, calzolaio, e molto tempo prima di un altro calzolaio, il papà del Maestro Vincenzo Fazzari. Giovanni si era specializzato nel produrre un tipo di scarpa particolare che non aveva suole di cuoio ma di cartone proveniente dalle scatole di una nota marca di sapone. Nelle immediate vicinanze della guerra il cuoio era di difficile reperimento se non a costo elevatissimo, certamente quelle di Giovanni erano scarpe a buon mercato che non garantivano la buona riuscita del prodotto in caso di pioggia e spesso ciò portava ad infinite discussioni. Ancora, una gioielleria allestita dalla famiglia ‘Quaddara’. Più avanti, infine, locali chiusi (allora non c’era il boom del turismo), compresi quelli facenti parte del plesso del Monte di Pietà.
Un budello di strada viva, allegra e "burdellara" era via Roma, ora un po’ cambiata e un po’ come prima, dove si sente ancora – fateci caso – il rimbombo della voce degli amici Peppe “du’ gas” e quella “du’ Nanniuni”, ragioniere Pasqualino Lorenzo, capace di organizzare nello stesso giorno decine di scherzi.
Ve ne proponiamo uno degli anni Ottanta, a danno dei passanti, turisti (e non), a caccia di emozioni durante la loro vacanza. Ho trovato nei miei archivi un delizioso mercatino organizzato dal ragioniere proprio sul portone del Cinquecentesco Monte di Pietà, con il contributo del Maestro Totò Carratura e del Conte Salvatore Fulco.
Ricordate “Specchio segreto” di Nanni Loy? Bene. Non vi voglio anticipare nulla. Godetevi il film che vuole essere un affettuosissimo ricordo della figura di Pasqualino Lorenzo.
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