Adnkronos News
RAI TG3 CALABRIA
STAZIONE METEO TROPEA
WEBCAM TROPEA
WEBCAM STROMBOLI
|
IN PRIMO PIANO
|
IN RETE
|
Parte l'11 settembre 'Incontri del Poro 2010' una serie di concerti promossa da Ibimus Calabrese
(S. Libertino) Prossimamente parte una serie di concerti di musica da camera 'Incontri del Poro 2010' promossa e organizzata dall'Istituto di Bibliografia Musicale - IBIMUS - presieduto da Annunziato Pugliese. Il primo avrà luogo alle ore 19 di sabato 11 settembre a Vibo Valentia presso la biblioteca comunale e vedrà alla ribalta il pianista Monaldo Braconi e il percussionista Vittorio Naso che si cimenteranno in brani di Modest Mussorgski e Leonard Bernstein.
Vale la pena di annotare, sia pur velocemente, i lineamenti biografici professionali del duo:
Monaldo Braconi, nato a Roma, ha studiato pianoforte e musica da camera presso il Conservatorio S. Cecilia diplomandosi con il massimo dei voti e la lode e ricevendo il Premio Marchi come miglior diploma dell'anno.
Si è perfezionato con Massimiliano Damerini, Oleg Malov presso il Conservatorio di musica Rimskij-Korsakov di San Pietroburgo (Russia); Riccardo Brengola presso l'Accademia Chigiana di Siena; Sergio Perticaroli e Felix Ayo presso l'Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma, ricevendo ovunque importanti riconoscimenti. Collabora con vari ensembles tra cui I Percussionisti dell'Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma, I Cameristi del Conservatorio di S. Cecilia, il Quartetto della Scala.
E' stato invitato a partecipare ad alcuni Festivals di musica contemporanea italiana che si sono svolti con grande successo a Pechino. In veste di solista ha partecipato a vari concerti tra i quali il Grande concerto commemorativo per la strage alla stazione, a Bologna, il concerto tenutosi a Bruxelles nell'ambito del Festival EUROPALIA e di quello tenutosi presso l'Auditorium Pio di Roma, dove ha eseguito il Concerto in re per la mano sinistra di Maurice Ravel con l'Orchestra Sinfonica Nazionale Ucraina di Kiev, andato poi in onda sul primo canale della Televisione Italiana e su RADIOTRE.
Collabora, inoltre, con importanti orchestre straniere, tra cui la Leningrad Philharmonic Orchestra, la Saint Petersburg State Academic Orchestra, la Rostov on Don Philharmonic Orchestra, riscuotendo ovunque ampi consensi di pubblico e di critica. Dal 1998 è attivo presso l'Accademia Nazionale di S. Cecilia come pianista e maestro collaboratore.
É regolarmente invitato dai più importanti Festivals in Italia ed all'estero, particolarmente in Russia, dove esegue, spesso in prima assoluta, opere di autori russi ed italiani.
Tra le esibizioni più recenti si segnalano quella come solista nel Concerto Soirèe di Nino Rota per pianoforte ed orchestra presso il Teatro Gumhureia di Il Cairo, per la rassegna Italia-Egitto, quella come solista nel Concerto in sol di Ravel con l'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo e quella di Roma, presso la Sala Accademica del Conservatorio S. Cecilia per la Fondazione FOEDUS.
Ha inciso vari CD – alcuni anche per L'IBIMUS Calabrese (Giorgio Miceli, Alessandro Longo e La viola tra Novecento e Duemila: Salvador Ranieri e dintorni) – tra cui, per citare i più recenti, uno – per la Decca – con Alessandro Carbonare, primo clarinetto dell'Orchestra Nazionale di S. Cecilia, e uno – per Amadeus – con Simonide Braconi, prima viola dell'Orchestra della Scala.
Vittorino Naso, nato a Vibo Valentia, si è diplomato con il massimo dei voti in Strumenti a Percussione presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma.
Tra le sue collaborazioni orchestrali si segnalano quelle con l'Orchestra Nazionale dell'Accademia di S. Cecilia di Roma, l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, l'Orchestra Sinfonica della Rai di Roma, l'Orchestra da Camera Italiana, l'Orchestra del Teatro G. Verdi di Trieste, sotto la direzione, fra gli altri, di: Georges Pretre, Giuseppe Sinopoli, Wolfgang Sawallisch, Krzystof Penderecki, Luciano Berio, Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Mstislav Rostropovich, Yuri Temirkanov, Jeffrey Tate, Daniele Gatti, Kent Nagano, Salvatore Accardo, Antonio Pappano, Vladimir Ashkenazy, Yutaka Sado, Andrè Previn.
Ha suonato in alcune tra le principali sale da concerto internazionali: Musikverein (Vienna), La Scala (Milano), La Fenice (Venezia), The Symphony Hall (Osaka), Tonhalle (Dusseldorf), KKL (Lucerna), Alten Oper (Francoforte), Tokyo Opera City Concert Hall (Tokyo), Bruknerhause (Linz), Kolner Philarmonie (Colonia), Barbican Center (Londra), Auditorio Nacional de Musica (Madrid), Palatului (Bucarest), L'Auditori (Barcellona), Sala Delle Colonne (Mosca), Bunka Kaikan (Tokyo), etc.
Inoltre ha tenuto concerti in Canada, Messico, Stati Uniti, Argentina, Cile, Uruguay, Brasile, Romania, Spagna, Germania, Austria, Svizzera, Francia, Venezuela, Colombia, Russia e Giappone. Collabora abitualmente con alcuni fra i più importanti compositori italiani di musiche per film, televisione e teatro: Franco Piersanti, Nicola Piovani, Ennio Morricone, Germano Mazzocchetti, Marco Frisina, etc.
Tra le moltissime colonne sonore per cinema e televisione nelle quali ha suonato, si possono ricordare: La Vita è Bella, di Roberto Benigni (musiche di Nicola Piovani); Così Ridevano, di Gianni Amelio (musiche di Franco Piersanti); LAMERICA, di G. Amelio (musiche di F. Piersanti); Uomo d'Acqua Dolce, di Antonio Albanese (musiche di N. Piovani); La Fame e la Sete, di A. Albanese (musiche di N. Piovani); Jane Eyre, di Franco Zeffirelli (musiche di Alessio Vlad); Storia di una Capinera, di F. Zeffirelli (A. Vlad); Marianna Ucria, di R. Faenza (F. Piersanti); La Seconda Volta, di M. Calopresti (F. Piersanti);
La Parola Amore Esiste, di M. Calopresti (F. Piersanti); Testimone a rischio, di P. Pozzessere (F. Piersanti); Ninfa Plebea, di Lina Wertmuller (Ennio Morricone); Il Viaggio della Sposa, di Sergio Rubini (Germano Mazzocchetti); Malena, di Giuseppe Tornatore (Ennio Morricone); La Stanza del Figlio, di Nanni Moretti (Piovani); Nowhere, di Luis Sepulveda (N. Piovani); Pinocchio, di Roberto Benigni (N. Piovani); Al Cuore si Comanda, di A. Morricone (Ennio Morricone); Le Chiavi di Casa, di G. Amelio (F. Piersanti); La Tigre e la Neve, di R. Benigni (N. Piovani); Mio Fratello è Figlio Unico, di D. Luchetti (F. Piersanti); Il Caimano, di Nanni Moretti (F. Piersanti);
Tutta la Vita Davanti, di Paolo Virzì (F. Piersanti); Il Grande Sogno, di Michele Placido (N. Piovani); La Nostra Vita, di Daniele Luchetti (F. Piersanti) di prossima uscita.
Per La Televisione: Il commissario Montalbano (Piersanti), Luisa Sanfelice (Piovani), Il Papa Buono (Morricone), Giuseppe (M. Frisina), Abramo (Frisina), Giacobbe (Frisina), Donna (Piersanti), Amico mio (Piovani), La vita che verrà (Piersanti), Il furto del Tesoro (Piersanti), Cuore (Piersanti), Al di là delle frontiere (Piersanti), Il Professore (Piersanti).
È titolare della cattedra di Strumenti a Percussione e del corso di Laurea di II Livello presso il Conservatorio F. Torrefranca, Vibo Valentia.
Il secondo evento si svolgerà a Spilinga, presso la Madonna della Fontana sabato 2 ottobre alle ore 1900 con brani di Bach, Cajkoskij, Szymanowski e Serrao. Ne saranno protagonisti Anna Pugliese al Violino e Marco Gaggini al Pianoforte. Il duo Pugliese - Gaggini si esibirà ancora nel terzo evento che avrà luogo a Tropea presso il comprensorio della Michelizia domenica 3 ottobre alle ore 2100 riproponendo le musiche di Bach, Cajkoskij, Szymanowski e Serrao.
Il quarto concerto sarà tenuto a San Calogero presso il Salone S. Paola Frassinetti della Chiesa del Sacro del Sacro Cuore di Gesù lunedì 22 novembre alle ore 1900 con Francesco Giardino al Clarinetto e Francesco Silvestri al Pianoforte. I brani sono di Alessandro Longo.
Seguiranno poi a data da destinarsi il concerto del Soprano Caterina Francese e del Tenore Francesco Anile con Francesco Silvestri al Pianoforte all'Auditorium Comunale di Filadelfia su musiche di Puccini, Verdi, Giorgio Miceli, Paolo Serrao, e l'Ensamble Ibimus Calabrese a Vibo Valentia presso la Biblioteca Comunale giovedì 30 dicembre alle ore 1900.
L'interessante e articolata manifestazione, patrocinata dalla Provincia e dal Comune di Vibo Valentia, dai Comuni di Tropea, di Spilinga, di Filadelfia, dall'Associazione Musicale J.S. Bach - San Calogero, dall'Associazione TropeaMusica, si concluderà con il Concerto a San Calogero presso il Salone S. Paola Frassinetti nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù mercoledì 5 gennaio 2011 alle ore 1900. Vi prenderanno parte Domenica Pugliese alla Viola e Monardo Braconi al Pianoforte su Musiche di Brahms, Hindemith, Longo.
Set. 2010
Calabria: mostra sull''Antimassoneria', 250 documenti esposti a Catanzaro
Antonio Jerocades (Parghelia, 1.9.1738 - Tropea, 19.11.1805)
(Adnkronos/12set) Aprirà giovedì prossimo a Catanzaro la mostra ''Antimassoneria, 300 anni di storia'', che raccoglie oltre 250 documenti tra editti, libri, manifesti, periodici, quotidiani, francobolli e litografie sulla diffidenza e i preconcetti verso la Massoneria in quasi tre secoli. L'iniziativa è della Gran Loggia d'Italia, che ha portato la mostra a Firenze, a Bologna ed a S. Leo. In Calabria saranno esposti documenti inediti e opere di autori calabresi.
''La 'battaglia' che la Massoneria ha ingaggiato per poter esistere, in particolare in Italia, dal XVIII secolo - dicono gli organizzatori - si identifica sul piano della storia con la battaglia civile per il diritto di associazione. La necessità di rendere fruibile una parte dell'immensa quantità di libri, bolle, encicliche pontificie, manifesti, film, materiale pubblicistico e leggi che attaccano la massoneria, ha raccolto nella mostra una piccolissima parte di quanto la diffidenza, la malafede, i preconcetti e la paura dei profani verso l'Istituzione massonica hanno prodotto in quasi tre secoli''.
I documenti esposti sono stati raccolti nel catalogo ''Inimica Vis. La sindrome antimassonica in tre secoli di scritti e di testimonianze'', edizioni Giuseppe Laterza, scritto dalle curatrici della mostra Annalisa Santini e Serena Guidi, con interventi del Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, Luigi Pruneti, e dello storico esperto di massoneria Aldo Alessandro Mola.
''L'odio antimassonico - spiega Luigi Pruneti, Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia - è una psicosi. Come l'antisemitismo e tutte le varie forme di anti..., cioè di avversione viscerale contro una realtà o una idea''. La mostra presenta le bolle pontificie di scomunica dei massoni, l'editto del Cardinal Firrao che nel 1739 stabilì la pena di morte per i massoni, la confisca dei loro beni (da ''incorrersi irrimediabilmente e senza speranza di grazia'') e la demolizione delle case in cui si radunassero, e centinaia di opere sulle varie forme dell'antimassonismo.
Questo documento straordinario, appartenente al Museo della Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi, ''è il più importante e raro pezzo della mostra e questa rappresenta un'occasione straordinaria per vedere con i propri occhi ciò che si potrebbe pensare leggenda e non realtà neppure troppo lontana'', commentano i promotori della mostra sull'antimassoneria.
La storia dell'antimassoneria ha uno spaccato interessante risalente all'epoca del Regno delle Due Sicilie. Una bolla di condanna della Chiesa cattolica fu emanata dal papa Benedetto XIV dopo la messa al bando della società muratoria espressa da Carlo III di Borbone, con l'editto del 10 luglio 1751, che nella mostra viene esposto in originale. Il 15 gennaio dello stesso anno, il papa comunicava all'ambasciatore di Carlo III la propria preoccupazione circa la diffusione della setta, preoccupazione che il re mostrò di condividere in quanto ''per ragion di stato non poteva ammettere che qui vi sia un'unione senza l'intelligenza e l'approvazione del Sovrano, e perciò un campo illegittimo ed illecito''.
Benedetto XIV trasmise quindi in via riservata la sua bolla, pubblicata il 28 maggio 1751 a Carlo III, tramite il gesuita Francesco Maria Pepe, gli fu rinviata il 17 giugno 1751 la minuta dell'editto per proibire la setta, ricevendone le lodi del papa e permettendo così all'Editto di essere promulgato il 1° luglio. Al tempo era Gran Maestro il Principe di Sansevero, che spontaneamente raccontò la sua affiliazione all'Istituzione, minimizzandone nel contempo l'importanza, riuscendo contemporaneamente a difendere così i liberi muratori. La condanna si limitò pertanto ad una solenne ammonizione e le carte ed i documenti sequestrati furono inviati al pontefice. Un altro editto antimassonico fu emanato il 10 ottobre 1775 da Ferdinando IV.
Era improntato ad una particolare severità e nacque dalla sempre più insistente volontà di Carlo III e del capo del governo Bernardo Tanucci di eliminare alla radice il crescente proliferare di logge, ''cui aveva addirittura aderito la regina Maria Carolina, la quale aveva interesse a sottrarre lo stato all'influenza spagnola per porlo sotto quella austriaca'',spiegano le curatrici della mostra. A tal fine, la Giunta di Stato aveva ordini di procedere come nei delitti di lesa Maestà, anche ex officio.
Singolare poi l'episodio, di cui offre veridicità storica un manoscritto esposto nella mostra, che vuole il capo del governo, Bernardo Tanucci, dare disposizioni al Capo Ruota Gennaro Pallante di sorprendere una riunione massonica in flagranza. Era il primo gennaio 1776. ''Non essendo stato però in grado di scoprire alcunchè - racconta la curatrice Annalisa Santini - il Pallante optò per ricorrere ad una messa in scena: in una villa a Capodimonte venne dunque organizzata la finta iniziazione di un sedicente nobile polacco, al quale era stato promesso in cambio un lauto compenso''.
''Il 2 marzo 1776 si trovavano nel luogo convenuto dieci persone, due delle quali non massone, sei massoni irregolari e due massoni regolari. Prima dell'inizio dei lavori - prosegue Santini - la casa fu circondata, ed il Pallante entrò gridando ''Viva il Re''; tutti i convenuti vennero poi dichiarati in arresto e tradotti in prigione''. Durante il processo, dopo svariati colpi di scena, l'accusatore Pallante fu accusato di simulazione di reato, mentre i prigionieri furono liberati.
Il Capo di Ruota Gennaro Pallante si vide inoltre costretto a difendersi dalle accuse di maltrattamenti, in particolare verso un povero massone, di nome Michele Ponsard, che aveva fatto arrestare solo perche' aveva protestato contro i metodi usati. Il manoscritto esposto in mostra è la deposizione resa a sua discolpa dal Pallante in merito alla Supplica di Michele Ponsard, notando a margine le accuse dello stesso Ponsard.
Eccezionalmente verrà esposto un rarissimo libro di Gaetano Capasso, con dedica dell'autore, ''Un Abate Massone del secolo XVIII (Antonio Ierocades)- Un ministro della repubblica Partenopea (Vincenzo De Filippis)- Un Canonico letterato e patriotta (Gregorio Aracri)''. Tutti personaggi perseguitati per le loro idee massoniche e liberali.
Il famoso poeta Antonio Jerocades (Parghelia, 1 settembre 1738 - Tropea, 19 novembre 1805) è stato fra l'altro il fondatore della massoneria a Catanzaro ed autore di alati canti poetici alla massoneria, per i quali è stato paragonato ad Orfeo e al Metastasio, chiuso prima in carcere e poi nell'ex convento dei Gesuiti a Tropea dopo la rivoluzione napoletana, muore senza abiurare ai suoi ideali.
Giovedi' 16 settembre, alle 12, nei locali del Centro Monumentale S. Giovanni a Catanzaro, si terrà una conferenza stampa alla quale partecipera' il Delegato magistrale per la Calabria Alessandro Cocchi. La mostra resterà aperta fino al 21 settembre nel centro monumentale San Giovanni di Catanzaro.
Set. 2010
Tesori della Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea
(Mauro Lovecchio) “Splendori sacri. Tesori della Diocesi di Mileto, Nicotera, Tropea” è il titolo della mostra che si andrà ad inaugurare il 25 settembre nel Museo Statale di Mileto, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio.
Organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria e dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, l’esposizione presenterà gli esiti di un approfondito studio della suppellettile sacra in argento conservata nella diocesi di Mileto.
Curata da Rosanna Caputo, l’esposizione presenta alcuni dei più importanti capolavori custoditi nei musei e nelle chiese della diocesi, molti dei quali inediti.
Il percorso espositivo ha inizio con le straordinarie croci del XV secolo di Gerocarne, di Motta Filocastro e di Pizzoni. A completare il quadro dei contatti culturali della Chiesa calabrese in età aragonese sono in mostra il riccio di bacolo del pastorale di Tropea e il turibolo di Mileto.
La sezione cinquecentesca espone interessanti manufatti provenienti da rinomate botteghe di argentieri napoletani, quali la navicella portaincenso di Mileto, la pisside di Tropea, il lavabo di Nicotera.
Ancora a botteghe napoletane si riferisce l’importante statuaria. Fra queste la Santa Domenica della Cattedrale di Tropea, realizzata nel 1738 da Gaetano e Nicola Avellino, il busto di San Nicola del Museo di Mileto, realizzato fra il 1741 e il 1747 da Nicola De Blasio. Per l’Ottocento si ricorda il San Fortunato martire del Museo di Mileto, eseguito da Gennaro Pane.
A meglio illustrare il variegato gusto della committenza ecclesiastica la presenza in mostra di opere di produzione siciliana. Particolarmente interessanti gli angeli adoranti di Cosimo Fanzago, parti del ciborio della Certosa di Serra San Bruno, custoditi nel museo del Duomo di Vibo Valentia.
L’esposizione, che resterà aperta fino a gennaio 2011, sarà occasione per la presentazione dell’ipotesi progettuale di ricostruzione del monumentale ciborio realizzato da Cosimo Fanzago per la chiesa della Certosa di Serra San Bruno, smembrato dopo il terremoto del 1783.
Verrà presentato, inoltre, sempre a cura della Soprintendenza BAP per le Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, il progetto di ampliamento del Museo Statale di Mileto, curato da Dario Dattilo.
Set. 2010
Gli Incontri del Poro tropeani
(S. Libertino) Attraverso lo strillo relativo agli Incontri del Poro 2010 avevamo preannunciato il concerto programmato a Tropea per la prossima domenica 3 ottobre alle ore 2100 presso il complesso della Michelizia, dove si metteranno alla prova la violinista Anna Pugliese e il pianista Marco Gaggini.
Con l'occasione, abbiamo avuto modo di approfondire il curriculum professionale di Anna Pugliese e abbiamo scoperto, abituati da alcuni anni a vedere durante le programmazioni concertistiche, specialmente quelle estive, le ormai solite figure - tutte senza dubbio bravissime - che riescono ad accaparrarsi - e si è visto - con puntuale facilità e con largo anticipo i relativi ingaggi ben pagati dai pubblici istituti, di avere incontrato una stella di prima grandezza, sconosciuta ai più anche se appartenente e radicata al nostro territorio, che meriterebbe almeno un po' più di attenzione da parte degli stessi organi erogatori di fondi che sostanzialmente servono - lo sappiamo - a realizzare eventi culturali musicali.
Cerchiamo quindi di conoscere insieme chi sono Anna Pugliese e Marco Gaggini, le loro competenze, i loro numeri, i loro valori.
Anna Pugliese si è diplomata in Violino, con il massimo dei voti e la lode, presso il Conservatorio di Musica Fausto Torrefranca di Vibo Valentia sotto la guida del maestro Renato Donà. Ha proseguito gli studi di perfezionamento in Violino con i maestri Pavel Vernikov, Oles Semchuk ed Ana Chumachenco, e quelli cameristici con i maestri Costantin Bogino e Felix Ayo. Ha conseguito il Diploma di Musica da Camera presso l'Accademia Nazionale di S. Cecilia; il Diploma di Viola presso l'Istituto Musicale Giovanni Paisiello di Taranto; la Laurea di Secondo Livello in Violino, presso il Conservatorio di Musica di S. Cecilia di Roma, con Lode e menzione speciale e il Diploma Accademico di Perfezionamento presso l'Accademia Lorenzo Perosi di Biella, con Eccellente e menzione speciale.
Ha suonato per importanti associazioni concertistiche e culturali in vari centri europei e italiani, fra cui: Zurigo (Tonhalle); Strasburgo (Parlamento Europeo); Parigi; Repubblica Ceca (Festival Janacek); Croazia; Germania; Udine; Pordenone; Fiesole (Auditorium Sinopoli); Roma ( Auditorium Parco della Musica, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Auditorium S. Cecilia; Sala dell'Accademia di S. Cecilia; Campidoglio; Assoc. Euterpe; Auditorium Gonfalone), Messina, Cosenza, Ravello, Festival di Maratea, Festival di Portugruaro; Festival di Taormina, Festival di Monopoli; Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli; Parma ( Auditorium Paganini); Modena (Teatro comunale); Piacenza (Teatro municipale); Torino ( Auditorium Lingotto, Auditorium Rai); Ass. Tropea Musica; Santa Severina; Catanzaro; Bari (Circolo Unione del Teatro Petruzzelli; Università di Bari); Foggia (Teatro del Fuoco); Salerno (Teatro G. Verdi), Milano (Festival Mito); Festival di Stresa; ecc..
Ha collaborato in formazioni cameristiche con noti artisti quali: Specchi, Baraz, Kovacic, Vemikov; Quarta; Meunier; Ghedin; Gutman. Da solista, si è esibita con: l'Orchestra Sinfonica della Filarmonica Nazionale Bulgara di Pazardijik; con l'Orchestra dell'Accademia Adriatica, con l'Orchestra Stabile del Conservatorio di S. Cecilia di Roma e con l'Orchestra dell'Università di Parma.
Varie le collaborazioni orchestrali con direttori e solisti di fama internazionale come: Maag, Tate, Saraste, Sado, Armig, Valade, Belkin, Krilov, Rostropovic, Maisky, Lonquich, Kavacos, Pletnev, Maazel, De Burgos, ecc. Fra queste, quella con l'Orchestra Sinfonica Toscanini di Parma, l'Orchestra Nazionale della Rai di Torino e, nel ruolo di prima parte, con la Filarmonica di Udine e la partecipazione - insieme ai membri italiani dell' European Union Youth Orchestra , di cui ha fatto parte - al progetto Il suono italiano in Europa . Con quest'ultima formazione si è esibita, fra l'altro, sempre nel ruolo di prima parte, al Festival Janacek, tenutosi in Repubblica Ceca e a Strasbourg, presso il Palais de la Musique, per il Parlamento Europeo, ed ha inciso un CD con musiche di Elgar, panace, Wagner, Barber, dirette da J. L. Koenig.
Scelta a rappresentare l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia al European Festival Jeuns Talents, ha tenuto un concerto in Duo e in Trio con Pianoforte a Parigi con musiche di brahms e Prokofjew, edito in CD. Di recente ha interpretato pagine schumanniane, registrate per la Radio Vaticana.
Collabora inoltre con affermati gruppi cameristici quali, I Solisti Dauni, l'Accademia dei Cameristi di Bari, l'Ensemble Musica d'Oggi, l'Ensemble Ritratti ed il Quartetto IBIMUS con il quale partecipa, con concerti, incisioni di CD e interventi di revisione, al programma di ricerca, recupero e valorizzazione del patrimonio cameristico-strumentale calabrese, spesso sconosciuto, portato avanti dall'Istituto di bibliografia musicale calabrese.
E' vencitrice del premio Rimbotti e del Concorso A. Longo, e le è stata conferita dal Presidente della Repubblica, il Diploma di Medaglia di bronzo ai Benemeriti della Cultura e dell'Arte, come membro dell' E.U.Y.O..
Attualmente è docente di Violino presso il Conservatorio di Musica Canepa di Sassari.
Marco Gaggini, nato nel 1984, inizia lo studio del pianoforte all'età di nove anni. Nel 1995 viene ammesso nella classe del maestro Niccolò Parente e successivamente in quella del maestro Carlo Mascheroni al Conservatorio Guido Cantelli di Novara, dove si è diplomato nel 2004 con il massimo dei voti e la lode.
Negli anni 1999 e 2000 vince due borse per frequentare dei corsi di perfezionamento internazionali tenuti dai maestri Gloria Gili e Pier Narcisio Masi, con i quali continuerà il percorso didattico (per oltre cinque anni seguirà i corsi di perfezionamento tenuti dal maestro Pier Narciso Masi, figura fondamentale nella sua crescita artistica).
In occasione di una di queste Master Class ottiene uno dei concerti premio offerti ai migliori allievi, concerto che terrà per la rassegna Piemonte in Musica e che avrà lusinghieri consensi di pubblico e critica (<<…esecuzione impeccabile, fraseggio lineare e comunicativo…>>).
Inizia così una considerevole attività concertistica in Italia per importanti stagioni e rassegne, sia come solista che in diverse formazioni da camera, approfondendo soprattutto il repertorio per duo con violino e con violoncello e quello vocale da camera tedesco e francesco.
Per arricchire la sua formazione musicale, finalizzata ad una comprensione quanto più approfondita del repertorio, sia dal punto di vista storico-estetico, sia da quello della prassi esecutiva, intraprende studi di musicologia a Cremona - dove si laurea nel 2008 con pieni voti con una tesi dedicata alle trascrizioni per due pianoforti delle sinfonie di Johannes Brahms - e di clavicembalo presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano con il maestro Danilo Costantini, dove si diploma nel 2009 con il massimo dei voti e la lode.
In veste di cembalista tiene recital, fra l'altro, alla Triennale di Milano (2006): al Teatro Dal Verme, in occasione dell'anniversario di Domenico Scarlatti (2007); nella Sala Puccini del Conservatorio di Milano (2007 e 2009), per la rassegna I luoghi dello spirito e del tempo (2009) e per la Rassegna cembalistica di Monte Compatri (2009).
Nel Maggio 2008 vince il Primo Premio assoluto (sezione solistica) al XI concorso nazionale di Clavicembalo Gianni Gambi di Pesaro, aggiudicandosi anche il premio Domenico da Pesaro per l'esecuzione di una Toccata di Frescobaldi.
Dal 2007 suona in duo con pianista fiorentino Matteo Fossi con cui ha intrapreso un intenso lavoro di studio e ricerca del repertorio per due pianoforti. Il duo si è esibito in Italia, in Corea del Sud (Seoul, 2007) Francia (Parigi, 2009) e Polonia (Varsavia), 2010).
Nel febbraio 2009 è uscito, edito dalla casa discografica fenice D. M., il primo disco del duo che è stato subito accolto con unanimi consensi dalla stampa nazionale. Nel 2009 il duo ha registrato in prima mondiale l'integrale delle Sinfonie di Brahms nelle versioni per due pianoforti pubblicata dall'etichetta Universal.
E' direttore artistico e socio fondatore dell'associazione Musicale Innovante che si occupa dell'organizzazione di eventi musicali nella città di Novara.
Il Duo Anna Pugliese, Violino - Marco Gaggini, Pianoforte eseguirà:
di Johann Sebastan Bach, Sonata per violino e clavicembalo in do minore BWV 1017 Largo - Allegro - Adagio Allegro;
di Petr Il'Ic Cajkovskij, Souvenir d'un lieu cher Meditation Scherzo: Presto giocoso - Melodie: Moderato con moto;
di Paolo Serrao, 3 Morceaux pour Violon ou Mandoline et Piano: Melodie - Barcarolle - Gavotte;
di Paolo Serrao, Elegia;
di Karol Szymanowski, Sonata per violino e pianoforte in re minore op. 9 Allegro moderato - Andantino tranquillo e dolce - Finale: Allegro molto quasi presto.
Spilinga, Madonna della Fontana, Sabato 2.10.2010, ore 1900
Tropea, Chiesa della Michelizia, Domenica 3.10.2010, ore 2100.
INFO
Tel. 096365491 - Cel. 3471042651
E-mail: ibimuscalabrese@libero.it
Set. 2010
Cosmina Furchì Gliatas, la scrittrice con le ali
La scrittrice Cosmina Furchì Gliatas
(F. Vallone) Lei si chiama Cosmina Furchì Gliatas, è laureata in Scienze Politiche, bionda, alta e teatrale. Cosmina è nata a Brattirò di Drapia, in provincia di Vibo Valentia, ma da anni vive in Grecia, ad Atene, dove, oltre ad insegnare italiano, lavora come traduttrice e interprete. Cosmina è una donna con le ali e le sue ali, una azzurra e l'altra rosa, si chiamano Anastasio e Valeria, i suoi figli. Cosmina Furchì Gliatas la incontriamo nella sua Brattirò dove, annualmente, ritorna per risolcare le strade di casa, tra i profumi straripanti dalle cucine dei compaesani, per assaggiare il rosso vino del suo paese, per respirare l'odore forte dell'incenso della chiesa di San Cosma e Damiano.
Inventare, scrivere, raccontare, interpretare, sono i verbi di questa donna. Cosmina è, infatti, scrittrice, autrice, attrice, animatrice... un'artista completa, con le sue mille voci di personaggi fiabeschi che si porta dentro per incantare tutti i bambini che incontra. Un vero fascino, una sorta di affascinazione positiva che traspare nella sua vasta opera letteraria per l'infanzia. Libri, tanti piccoli libri illustrati e dedicati a bambini da quattro a sei anni, che alcune volte leggono anche i grandi e lo scrivere di Cosmina fa bene anche agli adulti. Il suo messaggio, all'apparenza semplice e scontato, rinvia sempre a qualcosa di altro, è un linguaggio fiabesco intriso di valori morali, di segni positivi ed educativi, di religiosità che rimanda all'importanza dell'essere e del non apparire, dell'aiutare il prossimo, della sana alimentazione, del rispetto per gli animali, dell'ambiente e della natura.
La lingua greca, a sfogliare i suoi libri, non sembra un limite linguistico. Le tante illustrazioni che corredano la scrittura oltrepassano le barriere limitanti della conoscenza del greco con una ben più universale comprensione di una comunicazione e di un linguaggio per immagini. Poi, per chi volesse approfondire la sua scrittura, c'è anche un libro in lingua italiana che si intitola "Avvincenti Avventure da... prendere al volo", pubblicato per la casa editrice "L'Autore Libri" di Firenze, riccamente illustrato con i disegni dell'artista greco Theo Piakis. Nei suoi racconti, tra le righe delle sue favole inventate, "tante piccole perle di saggezza, da tenere sempre presenti, da portare sempre appresso, per diventare grandi senza sacrificare il bambino che è in ciascuno di noi", come scrive la stessa autrice. "Una storia ti dirò", storie ingenue e bellissime che iniziano sempre con questa frase che sa tanto di futuro e sostituisce il più classico "C'era una volta" che sembra guardare al passato.
Cosmina Furchì Gliatas, contemporanea e attuale, immersa nel Mediterraneo del 2010, tra due Paesi che si guardano, riesce ad inventare, con una inedita spontaneità che ricorda tanto il mondo onirico, favole e fiabe che permettono, attraverso la lettura dei bambini, di costruire ali, di volare in alto e, per un attimo, di sognare e far sognare. Farsi raccontare da Cosmina Furchì Gliatas - attrice personaggio di Brattirò/Atene - una sua favola, diventa una vera e propria esperienza artistica tanto è forte la sua teatralità e l'interpretazione, e la dinamica del racconto diventa immersione nella stessa favola, con i suoi colori vivissimi, i suoi umori percepiti, i suoi profumi ricordati, le sue emozioni vissute e le sue magie immaginate.
I messaggi, la morale, i suggerimenti educativi e comportamentali, arrivano subito dopo e rimangono dentro per sempre.
Set. 2010
Quando Terry Battaglia era la regina del Beat vibonese
La cantante Terry Battaglia
(S. Libertino) Uno dei più importanti gruppi musicali nel Vibonese fu senza dubbio 'Gli Elettrizzanti'. Nato a Vibo Valentia nei primi anni Sessanta, si è avvalso - durante il lungo periodo di attività di quasi trent'anni in Calabria e Sicilia - di componenti musicisti e vocalists di alto spessore come Enzo Cesareo, Riccardo Simari, Carletto dell'Agli, Pasqualino Corso, Pino Sposato, Pino Pugliese, Lucia Papaianni, Teresa Battaglia, Salvatore Pisani, Pino e Tonino Suppa, Francesco Mangioni, Fulvio Tomeo, i Fratelli Franco e Pino Puzzello. Quest'ultimo fu il fondatore del gruppo e, nel contempo, il compositore di molti brani, alcuni dei quali hanno avuto un lusinghiero successo come 'Benvenuta a te (Malinconia)', e 'Essere', un LP realizzato con la collaborazione nei testi addirittura dell'allora Vescovo di Lametia Terme Vincenzo Rimedio.
L'unica cantante femminile del gruppo è stata Teresa Battaglia che negli anni Sessanta aveva esordito a dodici anni con 'I Nuovi Idoli' e poco dopo confluì ne 'Gli Elettrizzanti'. E' stata lei a portare al successo il brano di Pino Puzzello 'Benvenuta a te (Malinconia)', che col tempo divenne, applauditissimo, il cavallo di battaglia del gruppo. Altra canzone che rese famosa Terry era 'Dieci Luglio Lunedì', presentata al concorso 'Ci sai fare' della RCA. Il successo di tanti altri pezzi la elesse beniamina di un pubblico sempre più crescente, come '10 Ragazze' di Lucio Battisti che si aggiungeva ad un cospicuo repertorio tratto dalle canzoni più in voga del periodo, prese dal Festival di Sanremo o dal Disco per l'Estate.
In pieno periodo delle sperimentazioni musicali, Terry, come altri artisti, si cimentò in parecchie edizioni della 'Messa Beat' e per la sua versatilità fu chiamata a interpretare la protagonista dell'operetta 'La Zingaresca' che richiese un anno di preparazione e coinvolse molti artisti di Vibo tra cui Pippo Lico che cominciava a muovere i primi passi nella musica e altre figure prese tra i gruppi folk o frequentatori del laboratorio dei Salesiani. L'operetta, una novità per l'epoca, è stato un grandioso spettacolo che ebbe grande successo, anche personale per Terry che ne era la protagonista assoluta insieme a Enzo Romeo, che deciderà di intraprendere con successo la carriera politica.
Dopo l'esperienza esaltante con 'Gli Elettrizzanti', Battaglia passò al gruppo 'La 4^ Generazione' e con loro fece un salto di qualità per quel che riguarda il repertorio. I pezzi divennero più impegnati come quelli dei Beatles, di Mina, dei New Trolls… Il gruppo era composto da 7 elementi: alla batteria Lino Colaci, al basso Mimmo Natale, alla chitarra Duccio, al sax e al flauto Mimmino, al sax Carlo Capria, alle tastiere Gabriele, sostituito da Clemente Ferrari. Terry e Pippo Lico erano le voci che durante i concerti si esibivano anche in duetti talvolta esilaranti. L'affiatamento era tanto che il feeling veniva trasmesso magicamente al pubblico che accompagnava l'esibizione con canti e accendini accesi. Altri pezzi forti che i fans amavano erano ' Io no', 'Quando nasce un amore', 'Senza di me' di Anna Oxa. Il successo di Teresa montava sempre di più tanto che più volte veniva richiesta in prestito da altri complessi. Capitava di esibirsi durante una serata in posti diversi.
Mentre il gruppo cambiava nome in 'TNT', a questo punto, nel bel mezzo del successo, Terry si è stufata, gli impegni si erano fatti pressanti e quindi pesanti.
'A diciassette anni - dice oggi Terry Battaglia con gli occhi gonfi di quegli anni Sessanta - mi sono sposata, anche con figlio al seguito. Non come prima, ma dedicandomi con meno impegno, ho continuato a cantare. A tre anni mio figlio ha preso le bacchette in mano e ha voluto la batteria, e ora si diletta in un gruppo heavy metal. Ho cantato anche a Roma dove vivo, sono stata in TV in un programma con Loretta Goggi e ho fatto nel campo dello spettacolo esperienze varie, ma ormai lo facevo per hobby, la famiglia era cresciuta e mi impegnava a regime pieno per tutta la giornata.'
--> Gruppi musicali
Set. 2010
Le cipolle di Rania
La Regina Rania di Giordania (photo Corbis Images)
(S. Libertino) Vanity Fair n° 36 svela un segreto della regina Rania di Giordania. La sovrana va matta per le cipolle rosse di Tropea e allora durante la recente crociera nel Mediterraneo, il re Abdullah II le ha regalato per i suoi 40 anni 30 chili di cipolle rosse di Tropea.
Quando lo yacht "O'Mega" battente bandiera greca è giunto al largo della "Perla del Tirreno" il sovrano ha dato disposizione per l'acquisto di 30 reste di cipolle tropeane provenienti dalle colture particolari delle sabbie della Grazia.
E così a bordo della mastodontica barca di 82 metri con 28 persone di equipaggio, che può ospitare 32 passeggeri, la bella regina Rania, accompagnata dai familiari, ha potuto festeggiare i suoi 40 anni con un mazzo di cipolle rosse tra le città più belle del Mediterraneo, da Saint Tropez a Portofino, da Capri a Tropea.
Set. 2010
Aids: Gallo, vaccino entro 4 anni o tutto sarà più difficile
Lo scienziato Robert Gallo
(CN24/2ott) Si è tenuta oggi all'Università della Calabria una conferenza stampa in cui il prof. Robert Gallo, studioso del virus dell'HIV, e il prof. Arnaldo Caruso, suo allievo (cosentino) e docente di Microbiologia all'Università di Brescia e nella stessa UniCal, hanno presentato il dodicesimo Meeting Internazionale dell'Istituto di Virologia Umana della Scuola di Medicina dell'Università del Maryland, che si terrà per la prima volta in Calabria, a Tropea, dal 4 all'8 ottobre.
Si parlerà anche dell'interazione tra virus e tumore, visto che Gallo è lo scopritore del primo virus riconosciuto come oncogeno. Nell'occasione, si è specificato che è partita, a settembre, la fase di sperimentazione clinica di un vaccino terapeutico per l'AIDS. Non esiste invece ancora uno studio su un vaccino preventivo.
"Se non si avrà entro 3 o 4 anni un primo risultato per un vaccino preventivo, vuol dire che la strada si farà davvero difficile", ha detto Gallo, in riferimento anche alla scarsezza di fondi a disposizione. Il Prof. Caruso ha illustrato invece le fasi sperimentali, appena avviate sull'uomo, del vaccino terapeutico anti AIDS, messo a punto dal suo gruppo di ricerca a Brescia e presentato lo scorso anno all'Università della Calabria.
"Ci sono 4 centri che lo stanno sperimentando, a Brescia, Milano, Torino e Perugia. In totale 36 pazienti volontari, con il metodo del doppio cieco, provano le diverse dosi di vaccino, per testarne la innocuità e il potenziale di risposta immunitaria che può evocare". "I primi risultati a gennaio 2012", ha detto Caruso, che ha sottolineato il basso costo di questa terapia. "Finora", ha detto Caruso, "nei test preventivi abbiamo visto che su un 25-30% di pazienti c'è stata una risposta positiva, anche se temporanea".
Hanno partecipato alla conferenza stampa anche il vice Presidente e il Consigliere culturale della Fondazione "Bonino-Pulejo", Lino Morgante e Piero Orteca. Durante il convegno scientifico annuale, l'Istituto di Virologia Umana (IHV) presso la Facolta' di Medicina dell'Università del Maryland assegnerà due prestigiosi premi a due personalità scientifiche a livello internazionale che vengono selezionate all'unanimità dai professori ordinari dell'Istituto. Quest'anno il premio alla carriera per i Contributi Scientifici verrà assegnato al Prof. Rino Rappuoli, della Novartis Vaccines - Siena, per la sua grande esperienza nello sviluppo di vaccini. Il secondo premio per i contributi al pubblico servizio verrà assegnato all'avvocato Harry Huge, per la sua carriera come uomo di legge e per il suo lavoro filantropico, che ha contribuito ad istituire borse di studio per giovani americani.
Ot. 2010
Un progetto di Inpdap. Pensionati pubblici ospitano studenti fuori sede
(S. L.) «Decolla il progetto “Nonno house” che Inpdap, l'Ente previdenziale dei pubblici dipendenti, ha messo in piedi, nel quadro della sua funzione istituzionale di gestione del welfare a vantaggio dei giovani e degli anziani. Il progetto è rivolto ai pensionati pubblici autosufficienti, disponibili a mettere a disposizione parte della propria abitazione per ospitare giovani studenti universitari, figli di pubblici dipendenti, residenti fuori sede, per la durata dell'anno accademico». È quanto si legge in una nota dell'Inpdap.
«L'iniziativa parte, in via sperimentale, nel Comune di Roma ed è finanziata da Inpdap mediante un contributo forfettario di circa 300 euro mensili da destinare ai pensionati interessati, cui si aggiunge una quota di 200 euro mensili a carico degli studenti ospitati», continua la nota. «I vantaggi dell'iniziativa», spiega il presidente Crescimbeni, «si concretizzano nell'avvicinamento di due generazioni con effetti positivi anche in termini di sollievo alla condizione di solitudine in cui si trovano molti anziani, ma anche nel sostegno economico ai pensionati e nella agevolazione ai giovani studenti in cerca di una abitazione a costi accessibili e sociali».
«Per dare avvio al progetto, Inpdap ha pubblicato un bando per reperire i pensionati pubblici che intendono aderire, i quali potranno presentare domanda entro il 30 settembre 2010, reperibile presso una qualunque delle quattro sedi Inpdap della Capitale oppure sul sito Internet www.inpdap.it», conclude la nota.
--> Bando e modulistica in sito INPDAP (scadenza: 30 set. 2010)
Ot. 2010
Quando muore realmente un personaggio di un romanzo. Intervista con la scrittrice Simona Baldanzi
La scrittrice Simona Baldanzi e la copertina del libro
(F. Vallone) Simona Baldanzi è una scrittrice di quelle grandi, nel 2006 arriva anche il successo internazionale con il romanzo Figlia di una vestaglia blu. Simona la settimana scorsa era in Calabria, non per ritirare un premio e nemmeno per una presentazione o per un convegno. Simona era in Calabria perché è morto, in un incidente sul lavoro, un suo grande amico calabrese che poi era anche un personaggio importante del suo libro di successo.
Ecco la notizia raccontata dalla stessa Baldanzi "morto stanotte Pietro Mirabelli, in galleria in Svizzera. Un masso si è staccato dal fronte mentre una squadra lavorava con il jumbo. È morto in ospedale nel Canton Ticino per troppe lesioni interne." A Simona Baldanzi abbiamo fatto alcune domande:
Simona, chi era Pietro...
Pietro era un minatore calabrese, era un lancista, quello che sparava cemento al fronte della galleria, che aveva lavorato in una miriade di cantieri, per le grandi opere, per la velocità e il benessere del Nord, mentre a Pagliarelle, in Calabria, nella sua terra, dovevi fare quindici minuti di macchina per raggiungere la prima edicola. Mai prima di lui ho conosciuto qualcuno che ha fatto della dignità del lavoro una propria insostituibile missione. Un testardo dei diritti che ultimamente era rimasto ferito da questa Italia, dalla sua politica, dai sindacati e se ne era andato in Svizzera anche e soprattutto per questo. Pietro era un figlio d'arte, come lui stesso si definiva. Il padre è morto di silicosi in seguito al lavoro di galleria.
Era molto battagliero, sul lavoro puntava sulla sicurezza, sui diritti negati...
Pietro, anche se non ci credeva, era riuscito però a infrangere un silenzio sulla condizione dei minatori moderni e aveva conosciuto e incontrato una miriade di persone, coinvolgendo tutti nella sua battaglia a partire dal quarto turno e dalla sicurezza. Aveva anche fatto incontrare la comunità montana del Mugello e quella del Crotonese e il monumento nella piazza sui caduti al lavoro a Pagliarelle, frutto dell'incontro di due terre, lo si deve a lui.
Si, quel monumento è molto conosciuto in Calabria, più del paese stesso che lo ospita...
Aveva letto le lettere dei condannati a morte della resistenza per scrivere la frase che sta impressa sotto quell'uomo di bronzo che accecato dalla luce esce dalla galleria fatta di pietra serena di Firenzuola, da quel suo Mugello a cui ha dato tanto, persino il nome della via di casa sua, ai piedi della Sila.
La solita sicurezza sul lavoro che manca, che non è mai abbastanza....
Non venitemi a parlare di cultura della sicurezza, perché Pietro ne era l'essenza. Non ci crediamo che sia potuto succedere a lui proprio perché lui ha lottato contro tutto questo per tutti gli altri, per tutti noi.
Vuole aggiungere altro?
Non riesco ad aggiungere molto, sono stata indecisa se scrivere e cosa scrivere, ma alla fine mi sono detta, zitta no. Zitti non possiamo stare.
Cosa possiamo e cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo informare e far girare la notizia, fra quelli che lo conoscevano, fra quelli che conoscono la sua storia, fra quelli che non lo conoscono. Pietro era un uomo e un simbolo di lotta, di quelle rare che sembrano non esistere più. Le morti sul lavoro restano sotto lo zerbino di case vuote e lasciano un dolore lacerante che ti toglie il fiato. Ti toglie l'anima se a morire è Pietro.
Simona lei è toscana....
Si, io sono Toscana, del Mugello e i miei pure, da generazioni. Pare strano che una ragazza toscana si interessi ai minatori calabresi, lo so. non c'è legame di sangue, ma c'è interesse per il mondo del lavoro, per la solidarietà, per l'operaismo vecchio e nuovo.
Come mai si è interessata di Pietro e dei minatori...
Feci una tesi di laurea su questi minatori impegnati nella costruzione dell'alta velocità in Mugello. Lì conobbi Pietro, era il 2000-2001.
E del suo romanzo "Figlia di una vestaglia blu" cosa ci vuole dire...
Dopo la tesi di laurea, del 2002, nel 2006 è uscito il mio romanzo: figlia di una vestaglia blu. Parla dei miei genitori operai, soprattutto di mia mamma che aveva la vestaglia blu in catena a cucire jeans e intreccio la vicenda dei minatori, le tute arancioni. Nel romanzo c'è Pietro, c'è la Calabria, c'è Pagliarelle, il monumento, tutto questo.
Al di là del Pietro nel romanzo c'era un Pietro che era un suo amico vero...
Pietro era un amico, ci sentivamo spesso. L'ultima volta ad agosto, quando stava andando in vacanza e parlavamo della Svizzera.
"- Pietro non ne uscirete se non lo volete tutti insieme, qua... come nei cantieri.- Eh...- sospira Pietro mentre guarda verso la Sila. E lo sento che si allontana, che mi sfugge, che mi sta lasciando sola mentre non trovo riparo neanche nella bellezza di un albero in fiore che ho di fronte."
(da Figlia di una vestaglia blu, Fazi Editore, 2006)
Ot. 2010
L'intervista più bella
Albino Lorenzo. Lettura. 1989 (olio su masonite, cm. 100x80).
(Pino Nano/1988) La Giunta regionale ha deciso di valorizzare le opere del famoso artista tropeano Albino Lorenzo. Con una delibera approvata dal commissario di Governo, l'assessorato regionale alla Pubblica Istruzione dispone uno staziamento di 10 milioni per la realizzazione di una monografia d'arte intestata a Lorenzo, da inviare ai grandi musei italiani e internazionali.
La decisione porta la firma personale di Rosario Olivo, oggi presidente della Giunta regionale, ma fino a qualche mese fa assessore regionale della cultura. In più occasioni Rosario Olivo aveva manifestato la volontà e il desiderio di voler relizzare un'opera che raccontasse la vita del pittore tropeano, e che racchiudesse la sintesi essenziale delle sue opere: oggi questo impegno diventa realtà, e lo diventa grazie anche allo sforzo compiuto dal presidente dell'associazione Pro Loco di Tropea, Micuccio Bragò, che ha sempre creduto nella necessità di rendere onore ad uno dei «figli più illustri di questa città diventata capitale del turismo internazionale».
E', questo, comunque, il primo passo: «i 10 milioni stanziati dalla Giunta regionale - dice il presidente della Pro Loco - non sono sufficienti per dare alla Calabria una monografia che si rispetti, speriamo, quindi, di poter trovare nuove collaborazioni e nuovi aiuti in altri Enti e in altre Istituzioni».
Questa di Lorenzo Albino è la seconda monografia d'arte che la Regione decide di realizzare: la prima fu realizzata qualche anno fa dalla Frama di Chiaravalle Centrale per conto della Pro Loco e del comune di Cortale, e fu dedicata all'opera e alla vita di uno dei più grandi artisti italiani, Andrea Cefaly.
«Siamo grati all'onorevole Olivo per quanto ha fatto per noi - precisa Micuccio Bragò - sapevamo fin dall'inizio di poter contare sulla sua disponibilità e sulla sua grande attenzione culturale; quando ci siamo rivolti a lui abbiamo avuto la sicurezza di poter realizzare una cosa importante per la città di Tropea, ma importante per l'intera regione: Albino Lorenzo rimane certamente uno dei protagonisti più affascinanti della storia dell'arte contemporanea, e il poter realizzare, oggi, un'opera che racconti ai posteri il ruolo svolto da questo nostro artista è una cosa di cui andiamo orgogliosi».
Raggiungiamo Albino Lorenzo per telefono, l'artista è naturalmente entusiasta: «Vorrei soltanto ringraziare quanti hanno pensato a me e al mio lavoro; la decisione dell'onorevole Olivo mi riempe di gioia e mi ridà nuove speranze». Un commento non casuale, proprio qualche mese fa, infatti, Albino Lorenzo fu vittima di un gesto inqualificabile, qualcuno rubò le sue ultime tele, capolavori che avrebbe dovuto esportare a Zurigo, e da quel giorno l'artista tropeano smise di dipingere, un pò per protesta verso la società del crimine, un pò perchè colpito nell'intimo delle sue passioni.
«Ora tornerò al mio lavoro di sempre, ho avuto finalmente la conferma che in questa regione c'è anche chi crede nel messaggio culturale e chi si adopera a valorizzare quel poco che nel mio caso c'è da tramandare agli altri: sono cose che non dimenticherò mai».
Albino Lorenzo è uno dei padri dell'impressionismo meridionale; qualche anno fa i maestri dell'Accademia di Brera gli chiesero di lasciare la Calabria e trasferirsi a Milano; ne ricevettero un rifiuto netto.
Maestro perchè non accettò quella proposta?
Sarebbe stato troppo rischioso; sarei diventato, forse, famoso, ma sarei morto troppo presto di malinconia; amo troppo questa terra e questa mia gente.
Cos'è per lei la pittura?
E' libertà di espressione, è amore verso le cose, è colore.
--> Continua...
Ot. 2010
IT IS HERE
Cipolla rossa amica del cuore: riduce il colesterolo cattivo
(Candida Martino) Saranno molto soddisfatti i produttori calabresi della cipolla rossa di Tropea, ortaggio dal sapore dolce, visti i recenti studi scientifici che la indicano come un alleato per il cuore perché riduce i livelli di colesterolo cattivo.
La conferma arriva da molto lontano. Gli studiosi della Chinese University di Hong Kong hanno infatti condotto lo studio (pubblicato sul Daily Mail) su un gruppo di topolini, nutrendoli con una dieta a base di cipolla rossa. Dopo otto settimane hanno monitorato il livello di colesterolo cattivo, ovvero di lipoproteina a bassa densità (LDL) scoprendo una diminuzione del 20 per cento. Non solo. Il livello di colesterolo buono (lipoproteine ad alta densita, HDL) era rimasto immutato.
Le proprietà nutritive della cipolla rossa, dovute all’alta concentrazione di vitamine (C ed E) e di minerali come ferro, magnesio e zinco nella cipolla rossa erano già note, ma la ricerca cinese attesta per la prima volta come l’alimento interagisce con il metabolismo del colesterolo, diminuendo quello cattivo responsabile delle principali patologie cardiovascolari, come ictus e infarto. Allo stesso tempo, mantenendo buoni i livelli di colesterolo buono, l’alimento protegge cuore e arterie dall’insorgenza di patologie dello stesso tipo.
La ricerca è solo l’ultima conferma dei benefici apportati dalla dieta mediterranea de di una ingrediente basilare come la cipolla rossa.
--> La notizia sul Daily Mail
Ot. 2010
Con le prime piogge escono i cercatori di lumache del vibonese
(F. Vallone) La raccolta delle lumache si svolge di questi tempi, per terre incolte e campagne inzuppate d'acqua, dopo le prime abbondati piogge. A Briatico, come nel resto del vibonese, ancora oggi, tutto si svolge come in un antico arcaico rituale di raccolta. Di prima mattina, appena smette di piovere, si esce dal paese, si parcheggia l'auto sul ciglio della strada principale e si prosegue a piedi nei fangosi terreni ricchi di sterpaglie, per percorrere sentieri antichi, rinomati da sempre come luoghi di raccolta.
Per ore intere, nell'umido di giornate grigie, si cerca faticosamente, tutti chini, piegati, come in una lunga preghiera alla terra. Elemento essenziale è che il sole stia ben nascosto dietro le nuvole. Come il sole fa capolino, infatti, lumache e chiocciole si nascondono al di sotto di rami e si ricoprono di terra, sembrano all'improvviso svanire nel nulla. L'occorrente necessario per la raccolta di questo prelibato mollusco terrestre è semplice e facile da reperire: un ombrello da tenere sotto braccio per l'occorrenza, una busta di plastica per raccogliere le lumache trovate, stivali di gomma o scarpe vecchie per ripararsi dal fango.
Le lumache di terra, quelle scure chiamate localmente vermaturi, vermituri, sono molto difficili da individuare, si mimetizzano bene con la terra, ci vuole un occhio abituato ed esperto per distinguerle, ed è necessario pure un buon udito per percepire il leggero sibilo che le lumache producono emettendo la bava. Le chiocciole femmina, quelle bianche chiamate in dialetto vovulaci, vavalaci, sono più facili da individuare. Si raccolgono più in alto, tra le secche sterpaglie, sulle piante e sugli arbusti di finocchio selvatico. Le lumache scure e le chiocciole chiare si raccolgono a centinaia, a chili.
I cercatori sono numerosi, decine di uomini, donne e bambini erranti che battono il terreno fangoso palmo a palmo, centimetro dopo centimetro, per centinaia e centinaia di metri. Il periodo di raccolta dura solo pochi giorni, poi le lumache trovate vengono messe in una pentola dai bordi cosparsi di sale o dal coperchio semiaperto, per farle respirare, depurare e purificare, prima di essere cotte tradizionalmente, in brodo, alla calabrese o più semplicemente con pomodoro e tanto peperoncino piccante.
In tutto il vibonese andar per lumache è, da sempre, un vero rito, un'antica consuetudine che si realizza da centinaia di anni, forse migliaia. La mitologia ci conferma, infatti, che la lumaca era già usata in cucina ai tempi dei Greci e dei Romani. In Calabria le lumache sono sempre state considerate, per tradizione, un alimento povero ma prelibato e gustoso per una cucina povera che oggi è diventata costosa. Un chilo di lumache può arrivare a costare, nei mercati calabresi, ben quaranta euro.
Ot. 2010
Nuovo numero di Esperide in Libreria. Tra gli scritti: Sant'Aloe, il pittore ricadese Petracca e un antico libro dei conti a Serra San Bruno
(F. Vallone) Esperide, la raffinata rivista di cultura artistica tutta calabrese, è in questi giorni in libreria con il numero doppio 3/4 del secondo anno di edizione. Quasi duecento pagine in bianco e nero con numerose tavole a colori e un'infinità di illustrazioni a supporto dei tanti scritti di storia, archeologia, arte, documentazione e restauro, tutti articoli molto interessanti, specialistici e approfonditi. Direttore responsabile della rivista è Mario Panarello, mentre la redazione, coordinata da Monica De Marco, risulta composta da Dario Puntieri, Michele Romano, Umberto Romano e Antonio Tripodi.
La rivista che nasce all'interno del Centro Studi Esperide Onlus di Pizzo, laboratorio nato grazie agli sforzi congiunti di un gruppo di studiosi con alle spalle una consolidata esperienza di ricerca, spinta sino ad investire l'intero territorio regionale con l'intento di promuovere lo studio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale della Calabria.
Nel numero in libreria, tra i vari approfondimenti pubblicati, si evidenzia quello di Anna Maria Rotella sul Parco archeologico in Sant'Aloe di Vibo Valentia, che affronta le problematiche di tutela e fruizione, tra nuove scoperte e vecchi scavi. Sempre riguardo S. Aloe segnaliamo poi un secondo testo, di Luigi Miranda e Fernando Harris Reyes, sulle tematiche relative al restauro di due mosaici pavimentali del parco archeologico vibonese. Padre Pasquale Russo, autorevole ricercatore di Ricadi, si occupa invece di Agostino Petracca, pittore ricadese dell'Ottocento, mentre Antonio Preiti, sullo stesso artista di Ricadi, scrive un saggio sulla personalità artistica. Sempre riguardo la provincia di Vibo Valentia, Domenico Pisani affronta lo studio del primo libro dei conti della regia Arciconfraternita di Maria SS. Addolorata di Serra San Bruno. A seguire altri studi firmati da Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Achille della Ragione, Giuseppina De Marco, Mario Panarello, Francesco Antonio Cuteri, Maria Teresa Sorrenti e Monica De Marco.
A completare l'interessante numero la rubrica "in libreria" con una serie di recensioni e segnalazioni di volumi, opere pubblicate in Calabria su tematiche riguardanti l'archeologia, l'architettura, l'arte e la cultura più in generale. Con questo nuovo numero Esperide si conferma essere, sempre di più, un utile e prezioso strumento per quanti portano avanti tesi, studi e ricerche relative alla cultura artistica espressa dalla regione o in essa innestata tramite i canali dell'importazione di opere e dalla circolazione di maestranze. Il taglio dei contributi, anche se strettamente scientifico e rigoroso, si unisce a chiarezza espositiva e ad un ricco corredo iconografico per una fruibilità immediata, anche per i non addetti ai lavori.
Ot. 2010
Calabria Positiva, un volume per capire la nostra regione
(F. Vallone) Sono 176 pagine piene piene di una Calabria tutta positiva quelle scritte da Saverio Ciccarelli, avvocato tropeano, tra l'altro socio fondatore dell'Accademia degli Affaticati di Tropea, giornalista e ricercatore attento. Il volume, dal titolo "Calabria Positiva", edito da Meligrana Giuseppe Editore di Tropea, con la presentazione del giornalista Pantaleone Sergi e una nota critica di Annarita Castellani, è dedicato ai tanti calabresi sparsi per il mondo perché, ovunque si trovino, siano sempre orgogliosi delle loro origini e facciano qualcosa di buono per la nostra terra. Malgrado questa dedica il libro nelle sue pagine non contiene un briciolo di retorica. E' un volume interessante e da leggere prima di rispondere alla domanda: Riuscirà la Calabria a vincere le sfide che i processi di modernizzazione e di globalizzazione stanno imponendo a tutte le regioni della Terra? Oppure è destinata a rimanere la stessa regione con tutti i problemi e contraddizioni che la distinguono? Sono 176 pagine che rispondono a questo quesito
e raccontano di una regione difficile ma sempre fonte di grandi potenzialità.
Nel raccontare, l'autore si sofferma sulle differenze dei Calabresi di dentro e i calabresi di fuori, cercando sempre e ovunque l'essenza delle cose che compongono la Calabria, un prepotente bisogno di sapere da dove viene questa terra e, prima di tutto, che futuro avrà. Per fare questo Ciccarelli parte da molto lontano, dalla natura, dal fuoco, inteso come calore e terra liquefatta, dall'acqua del mare, dei laghi, dei fiumi e delle fiumare calabresi, traccia la terra con le sue miniere, l'aria della Calabria, poi passa alle bellezze della natura, la flora e la fauna di questa regione del Sud Italia. Il terzo capitolo del volume è dedicato alla ricchissima storia calabrese, ai tanti ritrovamenti archeologici ed al patrimonio storico con musei di ogni tipo ricchi anche di tante curiosità, seguono le tematiche relative alle minoranze etniche, la religione, la massoneria, la criminalità, i personaggi illustri calabresi, i viaggiatori stranieri, visitatori di ieri e di oggi che sono arrivati da tutto il mondo per conoscere, capire e descrivere agli altri la nostra terra.
La produzione agroalimentare con l'agricoltura occupa il capitolo seguente con tematiche che riguardano i tanti prodotti tipici e il rito della mattanza dei tonni. Nel quinto capitolo Saverio Ciccarelli tratta le imprese con uno sguardo da vero economista con la produzione industriale, quella artigianale, e poi ancora i trasporti in Calabria con gli aeroporti di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, le strade, la fin troppo famosa autostrada A3, le ferrovie e i porti. Il sistema di descrizione e analisi regionale si completa con le banche, il turismo, la sanità, il lavoro, l'emigrazione e l'immigrazione. Nel nono capitolo, infine, viene affrontato il tema del territorio con le varie differenziate aree rurali, quelle metropolitane e le varie eccellenze.
Saverio Ciccarelli
'Calabria Positiva'
Meligrana Giuseppe Editore, Tropea , 2010
€ 11,00
Ot. 2010
Istallata stazione meteorologica a Tropea
La nuova stazione meteo sulla terrazza della sede della Protezione Civile di Tropea
(asca) L'Associazione MeteoWeb O.N.L.U.S. (www.meteoweb.it) ha installato, in collaborazione con il Gruppo Volontari di Protezione Civile di Tropea (VV), una stazione meteorologica nel centro storico della ''Perla del Tirreno'', che da oggi e' online proprio sul sito dell'associazione, con i dati online 24h su 24.
La Rete Stazioni Meteo di MeteoWeb, cosi', continua a crescere e la sezione dedicata alla Calabria, dopo le ultime novita' del Progetto Pollino e la stazione meteo di Camigliatello Silano affiancata alla webcam nella nota localita' sciistica Silana, si fregia da oggi di una nuova stazione meteorologica d'elite.
E' appunto online la stazione di Tropea, rinomata localita' turistica della Calabria Tirrenica, in Provincia di Vibo Valentia, a pochi km a nord di Capo Vaticano. ''La stazione - spiega un comunicato - e' installata a strapiombo sul mare, nel centro storico della citta', sul terrazzo della sede del Gruppo Volontari di Protezione Civile di Tropea, che hanno fortemente voluto a disposizione questo strumento e in collaborazione con MeteoWeb, da oggi forniscono i dati meteorologici di Tropea in tempo reale sul web, tramite la Rete Stazioni Meteo del MeteoPortale del Mediterraneo (http://www.meteoweb.it).
--> La nuova stazione meteo on line 24h
Ot. 2010
La stazione meteo è stata donata alla Protezione Civile di Tropea dall'Associazione International Inner Wheel lo scorso 1 agosto con apposita cerimonia presso i locali del Porto.
Nelle foto: la componente dirigenziale dell'Inner Wheel con il gruppo della Prociv tropeana e la stazione meteo nella confezione originaria.
Tuttosport anticipa il Giro 2011 con Paola, Fiumefreddo Bruzio e Tropea
Il trionfo di Paolo Bettini a Tropea durante il Giro d'Italia del 2005
(A. Impellizzieri) Tuttosport, il noto quotidiano sportivo nazionale, ha anticipato l’edizione 2011 del Giro d’Italia 2011 che sarà presentata sabato prossimo, 23 ottobre, alle ore 16.00 al Teatro Carignano di Torino. Un gioco che il quotidiano torinese svolge da sempre, divertendosi ad anticipare le scelte degli organizzatori, azzeccandoci spesso, anzi, anticipando in tutto e per tutto il tracciato della corsa rosa.
Nell’articolo di Paolo Viberti una ulteriore conferma che l'anno prossimo la Calabria tornerà ad abbracciare la corsa rosa 3 anni dopo la Pizzo Calabro-Catanzaro Lungomare e la successiva ripartenza da Belvedere Marittimo, Venendo subito alle anticipazioni riguardanti le nostre due frazioni Tuttosport parla del primo appuntamento del Calabria in Rosa da appuntare Venerdi 13 maggio 2011 con la settima tappa da Ascea a Paola, una frazione con qualche salitella all' inzio, ma che poi costeggierà la costa tirrenica fino al traguardo e l' arrivo che sarà posto sul lungomare della città di San Francesco e che sarà certamente per velocisti, i vari Petacchi, Cavendish, Greipel e Farrar certamente faranno di tutto per non sfuggire la vittoria di tappa nella città di San Francesco che riabbraccia il Giro dopo 26 anni (l' ultima volta nel 1985).
Il giorno dopo come conferma Tuttosport tappa da Fiumefreddo Bruzio a Tropea, partenza dallo spendido borgo del basso tirreno cosentino passato agli onori della cronaca nel 2009 per essere il paese di Maria Perrusi che in quel anno diventò Miss Italia, per poi costeggiare la costa tirrenica fino a Vibo Valentia e salita verso Mileto e discesa fino a Rosarno e poi si passerà davanti al Porto di Gioia Tauro, il porto industriale più importante del Meditteraneo, poi dal centro di Gioia Tauro si andrà a Taurianova, Polistena, Cinquefrondi, Laureana di Borrello e poi tornare in provincia di Vibo Valentia con le salita del Monte Poro e lo strappo finale al 15% che poi si concluderà a ridosso del traguardo posto del Lungomare della cittadina della Costa degli Dei dove nel 2005 trionfò Paolo Bettini e 6 anni dopo la vittoria dell' attuale C.t. della nazionale azzurra di ciclismo, il Giro torna nella bellissima Tropea.
Gli ultimi dubbi saranno scolti entro mercoledì dalla Rcs in un sopralluogo nella nostra regione. E inoltre si dice che sabato al Teatro Carignano di Torino in occassione della presentazione del Giro potrebbe esssere presente il Governatore della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti proprio per celebrare il ritorno del Giro nella nostra regione.
E dunque è per sabato 23 ottobre ore 16 al Teatro Carignano di Torino e in diretta su Rai 3.
--> Le Giroindiscrezioni su Facebook
Ot. 2010
Un calabrese a Roma: Davide Manca direttore della fotografia di "Et in terra pax"
Davide Manca sul set del film "Et in terra pax"
(F. Vallone) Davide Manca è uno di quei calabresi di successo che per lavoro si sono dovuti spostare dalla nostra regione fino a Roma, nella Capitale anche del cinema. Nato a Vibo Valentia nel 1982, Davide Manca è oggi, anche se giovanissimo, uno dei grandi direttori della fotografia italiana. Tanti lavori in questi anni firmati come direttore della fotografia per numerosi e importanti progetti cinematografici. Ricordiamo fra tutti il suo recente contributo a "Et in terra pax". Davide, allievo dei mitici Oliviero Toscani e Giuseppe Rotunno, è il primo filmaker della "Sterpaia", il laboratorio creativo nato nel 2005 dallo stesso Oliviero Toscani. Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Manca cura la fotografia di due importanti format prodotti da Mtv Italia ed è direttore della fotografia di numerosi videoclip, in pellicola e in digitale alta definizione. Negli anni realizza la fotografia di numerosi spot televisivi, ricordiamo "Young on the move", prodotto in occasione dei 150 anni della Croce Rossa, ma i riconoscimenti maggiori arrivano con i cortometraggi che fanno il giro dei festival di tutta Europa: "La Porta" di Piero Messina al Rotterdam Film Festival e al Venezia circuito Off; "Romeo e Giulietta", sempre di Piero Messina, con la supervisione di Marco Bellocchio al Torino Film Festival; "L'Uomo dei Sogni" di A. Mascia e Alessandro Capitani, vincitore del Rome Indipendent Film Festival e in concorso in Grecia, Polonia, Singapore e Repubblica Ceca; "L'isola di Savino" di G. Del Buono, al Giffoni Film Festival.
Attualmente Manca è direttore della fotografia per il documentario "Come prima più di prima mi amerò", diretto da Alessandro Capitani e prodotto da Rai Cinema e R&C, ed è in preparazione dello spettacolo d'opera "Jeanne d'Arc" della coreografa Mia Molinari e del critico S.G. Lacavalla. Tra breve in uscita anche il documentario di Matteo Scarfò, "Anna Teresa e le resistenti", dove ha curato la fotografia e la fiction "Alice non lo sa", dove Manca è stato direttore della fotografia della seconda unità.
Il suo primo lungometraggio è, come dicevamo, "Et in terra Pax", bel film che ha partecipato al recente Festival del Cinema di Venezia ed è in concorso al Tokyo International Film Festival. "Et in terra pax" è un film indipendente prodotto a basso budget (solo 40.000 euro) da Gianluca Arcopinto e Simone Isola per Kimera film. Il film che dura 89 minuti è stato girato in soli 17 giorni di ripresa con una troupe per lo più formata da giovani sotto i trent'anni. Gli stessi registi e il direttore della fotografia sono under 30, "Il film è stato girato - ci racconta e ci spiega lo stesso Davide Manca - con una telecamera ad alta definizione (4k) Red One, e con una serie di ottiche Zeiss cinematografiche, molto luminose, apertura di diaframma 1.3. Per la varietà di location e diversità di situazioni di luce il film sulla carta si presentava come un progetto arduo, ma l'ottimo clima sul set e la splendida troupe han reso tutto più facile. Tanti esterni notte e piani sequenza hanno permesso al direttore della fotografia di lavorare molto e bene sulle atmosfere, per dare al film una luce il più possibile narrativa, uno strumento ulteriore per emozionare lo spettatore e completare l'immedesimazione con il film. Il tempo a disposizione è stato veramente poco, ma comunque sufficiente per poter realizzare tutte le idee pensate in preparazione, il colore ha un ruolo fondamentale, il giallo acido dei lampioni a basso consumo ha caratterizzato il look della periferia romana e della storia raccontata. Il film è stato girato in gran parte a macchina a mano
e con i teleobiettivi per restituire un'impressione di realtà più cruda. Gran merito anche al Colorist del film Paolo Verrucci della De Luxe con il quale c'è stata una grande intesa che ha permesso di perfezionare molte scene del film".
Davide Manca è ormai riconoscibile nei vari film per la "sua" luce dove unisce la lezione della cinematografia classica con una personalissima esuberanza tipica della fotografia pubblicitaria.
--> "Et in terra pax" (Trailer)
Ot. 2010
Il quadro della Madonna della Lettera nella chiesa Michelizia di Tropea
La Madonna della Lettera e la Chiesa della Michelizia in cui si trova
(Filippo Curtosi e Giuseppe Candido per 'Abolire la miseria nella Calabria'/almcalabria.org) Nel tratto finale che nei secoli scorsi, dal rione Carmine portava al santuario di San Francesco di Paola, emerge da un verde agrumeto, un tempo più ampio e più fitto, una chiesa che, di assoluta purezza architettonica, presenta anche motivi di imponenza e solennità.
Attualmente dissacrata, era dedicata a Santa Maria della Neve; la voce popolare però l’aveva fatta conoscere con il nome di “Chiesa di S. Maria Michelizia” o più semplicemente “Chiesa di Michelizia”: un nome ricavato dalla fusione di Michele Milizia.
Isolata tra la profonda quiete ed i solenni silenzi della campagna, con le sue pagine murarie svela due momenti della sua storia, che ci sono stati rispettivamente tramandati con un racconto popolare e con la testimonianza dello storico tropeano Francesco Sergio, vissuto dal 1642 al 1720.
Tutto comincia, secondo la voce del popolo, durante una tempestosa sera del 5 agosto dell’ultimo scorcio del cinquecento.
Un violento temporale stava scaricando la sua violenta collera, rendendo alquanto mosso il mare e quindi molto critica la vita di quel veliero che non riusciva a scorgere, a causa della fitta nebbia, quella sinuosa rupe nella cui rada avrebbe trovato salvezza.
In preda alla disperazione, Michele Milizia, commerciante siciliano e padrone di quella barca, si mise ad invocare l’aiuto divino, come generalmente fa l’uomo quando incappa nel vortice di un grande pericolo.
Improvvisamente, su quella che doveva essere la sommità della rupe, penetrò le tenebre, la luce di una lanterna che un contadino portava, forse per andare a controllare la situazione del bestiame nella stalla.
Diventa punto di riferimento, tanto che valse al bastimento di mettersi al riparo nella rada, quella fiammella fu interpretata come intervento divino da Michele Milizia che, come segno di fede e di gratitudine, decise di fare sorgere, dov’era apparsa quella luce un tempio dedicato alla Madonna.
Quantunque di dimensioni ridotte, la chiesetta disponeva di tre altari, come ci tramanda lo storico Francesco Sergio. In quello centrale c’era l’immagine di Santa Maria Maggiore, poi chiamata S.Maria della Lettera.
Intanto, poiché la chiesetta, senza porte e con una diradata copertura, era caduta in uno stato di totale abbandono da diventare rifugio degli asini dei vicini ortolani, un vecchietto chiamato mastro Pietro, sarto e panettiere decise di porre fine a quello sconcio con un segno che conferisse al tempio la sacralità che meritava.
Ed infatti, con l’olio raccolto periodicamente tra i devoti, si premurava, ogni giorno, di accendere una lampada votiva davanti al quadro della madonna raccogliendosi in preghiera.
Un giorno, forse perché logorato dalla sopportazione delle sue sventure, postosi in un angolo della chiesetta, si mise a contemplare con occhi lacrimosi quella Madonna cui era tanto devoto, lamentandosi, come mai gli era accaduto,della propria esistenza di solitudine, di miseria e di altre sofferenze, causate anche da una grave forma di balbuzie che gli rendeva molto difficile la parola.
Erano struggente sfogo da cui traspariva la stanchezza del vivere.
Ad un tratto gli apparve una giovinetta di grazioso aspetto che amorevolmente gli disse: “Perché piangi, piuttosto vai in città e di alla gente di frequentare questa chiesa dove si vedranno delle cose così mirabili che si racconteranno”. Detto questo sparì.
Quando, ripresosi dallo sbigottimento, si rese conto dell’importanza di quel profetico messaggio che doveva portare alla gente, senza alcun indugio si incamminò verso il centro di Tropea dove, senza balbettare, e questo per il vecchio dovette essere già cosa mirabile, espose a quanti riuscì di incontrare ciò che aveva visto ed udito.
La notizia, che si diffuse rapidamente anche fuori Tropea,fu creduta e spiegata come vero segnale celeste, tanto che sempre più numerosi erano i pellegrini che, spinti dalla fede,forse anche dalla curiosità,volevano vedere e venerare quella immagine. Chi entrava in quella chiesa come leone,ne usciva come mansueto agnello, commentava il Sergio.
Ma come sempre accade per i fatti del genere, anche quella volta si levò la voce derisoria degli increduli, tra cui c’era anche un sacerdote di nome Arcangelo Andricciola, il quale andava affermando che quello che si diceva, per niente degno di fede, poteva essere pasto solo dei creduloni.
Ma non passò molto tempo ed anche il sacerdote crollò dall’alto del suo scetticismo.
Infatti un giorno, roso dalla curiosità, decise di recarsi in quel tempietto per vedere il quadro di quella Madonna che, come se sprigionasse un flusso misterioso, avvinceva e trasformava gli uomini.
Mai disse cosa sia accaduto dentro di se dopo aver guardato quella sacra effigie; certo che, in seguito, radicalmente diverso fu il suo comportamento, da denigratore ne divenne ardente sostenitore ed anche curato dello stesso tempietto. Ovviamente si parlò di evento straordinario. Intanto sempre più grande era l’affluenza della gente. Si trattava di credenti e di non credenti. Innumerevoli erano gli ossessi che ivi si recavano affinché, con un certo rituale, venissero sottratti, talvolta con urla raccapriccianti al potere del demonio.
Tutti questi fatti, diffusi dalla voce popolare anche in contrade lontane, colpivano profondamente la gente che esprimeva la propria devozione anche con elemosine e donazioni da destinarsi alla costruzione,in quello stesso sito,di un tempio più grande. La necessità si rivelò quando il 5 agosto del 1649, giorno dedicato dal messale romano a S. Maria ad Nives, si dovevano rendere festose onoranze alla Madonna di quella chiesetta. Immensa fu la folla di fedeli giunti da ogni dove. La cattedra vescovile era affidata a Giovanni Lozano, uno dei sei vescovi spagnoli che in periodi diversi: dal 1564 al 1726 ressero la diocesi di Tropea. Il vescovo fu colpito da quella oceanica partecipazione di fedeli e quindi decise di costruirne una più grande,esortando i fedeli: “Vamos, hijos mios a traèr piedras por nuestra Senora”.
Fu così che sorse un nuovo tempio con le pietre dei torrenti “Burmeria” e “La Grazia”.
Più in là, inquadrato in una cornice barocca, un dipinto su tela raffigura la Madonna della Lettera, tanto venerata dai Messinesi cui, secondo una antichissima tradizione, gli ambasciatori nel 42 d.C. si recarono a Gerusalemme per renderle omaggio e chiederle la sua benedizione per la città di Messina. La Madonna consegnò la Lettera con la quale benediceva la loro città ed i suoi abitanti. Imperfetto e lacunoso è il testo, in latino, trascritto nella “lettera” dall’autore del quadro e poco leggibili sono quei vocaboli in greco, tratti dall’antica immagine della Madonna del Grafèo.
Il quadro è importante dal punto di vista storico, oltre che da quello artistico, perché indica una continuità del culto verso la Sacra Lettera sin dall’epoca dell’originario tempietto dove, come ci tramanda lo storico Francesco Sergio, nella sua opera Cronologica Collectanea De Civitate Tropea, Liber Tertius, “Apparitio Sancte Marie Michealis militia”.
L’Abate Francesco Sergio in questa importante opera conferma una tradizione popolare che risale alla metà del ‘500 e cioè che l’immagine della Madonna era stata portata da un messinese di nome Michele Milizia dopo che lo stesso aveva provveduto a far erigere un tempietto dedicato appunto alla Madonna. La tradizione vuole che il nome della chiesa Michelizia è ricavato dalla fusione di Michele Milizia;ciò è anche testimoniato dallo storico tropeano Francesco Sergio vissuto tra il 1642 e 1720.
Altri quadri si possono ammirare nella Michelizia: la Crocifissione di Gesù, firmato Grimaldi Tropien, 1710. Si tratta di Giuseppe Grimaldi, pittore tropeano vissuto tra il ‘600 e il ‘700, ai più sconosciuto ma che lasciò importanti lavori nelle chiese tropeane.
Importante è un quadro del Cuore di Gesù.
Ma l’opera più notevole è l’altare settecentesco in legno così le statue di sant’Anna e Gioacchino poste ai lati con in mezzo la Madonna. Gli esperti del restauro di Cosenza ad un attento esame hanno rinvenuto sotto quella effigie la figura di una Madonna senza volto del Duecento.
Queste notizie, appaiono in uno scritto a firma illeggibile che il parroco della chiesa del Carmine, don Muscia ci ha gentilmente fornito con la preghiera di fare qualcosa per far ritornare la chiesa della Michelizia al culto ed agli antichi splendori di un tempo.
Attualmente la Michelizia è sconsacrata e viene utilizzata per concerti e manifestazioni musicali. Versa in uno stato di totale abbandono. Forse le Istituzioni potrebbero fare qualcosa, più che di soldi ha bisogno di cura perché è un importante sito non tanto culturale, parola abusata, ma artistico. In fondo non c’è epoca in cui il genio ( e l’arte) non abbia trovato il modo di manifestarsi. Oggi la chiesa e le sue opere sono cadute in uno stato di prostrazione e di abulia prodotto dall’incuria e dalla indifferenza degli uomini. Il sindaco, spirito tenace tropeano non può e non deve desistere e ci deve regalare in qualche maniera un intervento capace di aprire uno scorcio sulla vita culturale e artistica di una buona parte dei secoli scorsi.
Ot. 2010
Ritrovato a Ricadi il quadro di Ligabue donato dal regista Sabel
(AGI/28ot) E' stato chiarito il giallo sulla scomparsa del quadro di Ligabue, lasciato in eredità dal regista Virgilio Sabel al Comune di Ricadi, il centro turistico nel comprensorio di Capo Vaticano, sulla costa vibonese, dove l'artista visse parte della sua vita sua vita e morì. A consegnarlo nelle mani del comandante della stazione dei carabinieri di Spilinga Vincenzo Boerio, che ha informato subito il comandante della Compagnia di Tropea Francesco Di Pinto, il figlio dell'allora sindaco Francesco Laversa, deceduto qualche anno addietro, dopo una ricognizione nell'ufficio del defunto genitore.
La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dalla popolazione non solo per il valore economico dell'opera ma per il suo valore storico. Sabel infatti oltre al quadro, al Comune di Ricadi lasciò tutti i suoi beni, compresa la villa di Roma con tutti gli arredi.
Sono ancora in molti, nel circondario di Vibo Valentia, a ricordare Virgilio Sabel. Il regista era nato a Torino, nel 1920. Verso la fine degli anni Cinquanta, innamoratosi del paesaggio di Capo Vaticano visitato in occasione della realizzazione di un cortometraggio, si fece costruire una casa, ristrutturando una tipica "pagghialora", sull'estrema punta di Capo Vaticano a pochi passi della dimora dello scrittore Giuseppe Berto, trasferendovi anche la residenza. Da lì il "torinese", come veniva chiamato, continuò la sua attività di regista e sceneggiatore. L'amore per quei luoghi incantevoli, a strapiombo sul mare, Sabel lo manifestò fino alla fine dei suoi giorni. Infatti, quando il 7 luglio del 1989 morì, venne sepolto nel piccolo cimitero di San Nicolò di Ricadi, accanto alla tomba dello scrittore Giuseppe Berto. Qualche tempo prima, dinnanzi ad un notaio, aveva nominato eredi di tutti i suoi beni quella che ormai da tempo chiamava la sua seconda terra: Ricadi.
Nell'aprile del 2004 sulle pagine Cultura e Spettacoli de "Il Quotidiano", veniva pubblicato un articolo, di Domenico Mobilio, che informava di "un autoritratto di Ligabue lasciato in eredita' dal regista al comune di Ricadi", mentre Giuseppe Bragho', qualche giorno addietro, in un articolo apparso su 'Calabria Ora', ritornando sull'argomento aveva rivolto un appello alla Procura della Repubblica affinché intervenisse sulla vicenda. Sabel frequentava la zona di Capo Vaticano, la casa dell'amico Berto e la famosa baracca di Reginaldo D'Agostino, pittore, scultore, liutaio, musicista, artista completo di Spilinga. Per lo stesso D'Agostino, Sabel girò anche un documentario per la Rai.
Ot. 2010
|
La sacra Rupe
L'acqua miracolosa di Santa Isabella
(S. Libertino) E' bellissimo sostare alla villetta del borgo durante le giornate settembrine avvolte d'aria tersa nelle prime frescure quando il sole continua a farsi sentire sulla pelle. E' stupendo perché l'affaccio mozzafiato (fino a quando sarà costruito il grande aggetto di cemento che alloggerà gli ascensori e che - ahimè - nasconderà agli occhi dei villeggianti e dei tropeani le Eolie e il Corallone, monumento di cultura cittadina) permette di guardare una ad una tutte le isole Eolie che si concedono nel loro puro splendore. Stessa situazione nell'orizzonte di Levante dove a concedersi è l'altra sponda del Golfo Lametino con la catena montuosa e il punto più alto, Monte Cocuzzo, che si toccano con mano tanto sono scanditi i loro contorni nel cielo azzurro. Ma la telecamera di un gruppo di "affecionados" di TropeaMagazine ha voluto strafare, uscendo fuori quadro e riprendendo per caso un miracolo: la fuoruscita dalla roccia di uno zampillo d'acqua cristallina miracolosa, considerato che oggi è il giorno dedicato a Santa Isabella.
Il gruppo di "affecionados", che avrà sicuramente gridato "Al miracolo!", mi ha fatto recapitare in modo rigorosamente anonimo e riservato il filmato amatoriale dell'evento che vi propongo, accompagnato dalla mia ipotetica ma verosimile ricostruzione di quei momenti, chiedendovi per la circostanza un momento di meditazione e raccoglimento.
--> Continua... (video)
I fuochi in onore della Madonna di Romania
IL DISCEPOLO FEDELE (by Kid)
Il Maestro Vincenzo Fazzari
La Santa Novena della Madonna di Romania eseguita dal Maestro di Cappella della Cattedrale Vincenzo Fazzari
(S. Libertino) Quest’anno tra la moltitudine dei fedeli tropeani che affollavano i banchi della Cattedrale per seguire la Santa Novena della Madonna di Romania serpeggiavano sconcerto e smarrimento. Mancava qualcosa e qualcuno che non c’era più.
Era assente proprio Lui, uno dei più longevi Maestri di Cappella della Cattedrale, Vincenzo Fazzari animatore dei particolari momenti della Liturgia che precede i festeggiamenti settembrini dell’Incoronazione della protettrice della Città e della Diocesi.
Il disappunto si era già manifestato tra gli organizzatori che non riuscivano a trovare quei fogli sparsi pieni di note trascritti a mano che il Maestro collocava sul leggio dell’organo per dare l'esatto avvio di ciascun inno con l’intonazione giusta della voce, poi trovati e concessi dal figlio Franco.
Nella seduta d'apertura, bene ha fatto il Canonico don Ignazio Toraldo di Francia a ricordare la figura e la voce ineguagliabile del Fazzari che ha magistralmente accompagnato per almeno sessantasette anni in tali percorsi spirituali diverse generazioni di tropeani.
Quanta leggerezza esprimeva quel vocione da baritono che sembrava venisse emanato dalle canne del mastodontico organo della ditta Tamburini acquistato dal Vescovo Felice Cribellati alla fine degli anni Venti in occasione dell’inaugurazione del Duomo ricondotto, dopo i discussi lavori, all’originario ripristino normanno.
Anche noi vogliamo ricordare Maestro Fazzari che durante la recente Santa Novena da lassù sicuramente non ha smesso di seguire e guidare i suoi sostituti. Abbiamo trovato nell'archivio di TM le sequenze musicali condotte da Lui negli anni Ottanta e intercalati dalle preghiere collettive recitate da don Cortese.
Qualcuno si rattristerà vedendo facce tra il pubblico di persone che non ci sono più, come quella del Nostro caro Mastru Vicenzu.
--> Continua... (video)
Tropea. Largo Villetta (affaccio del Cannone). Giovedì 14 settembre 1905. San Michele Arcangelo viene portato in processione
La processione di San Michele
(S. Libertino) Alle due e quarantacinque della notte tra venerdì 7 e sabato 8 settembre uno spaventoso enorme boato diede inizio alle tremende scosse sismiche che si susseguirono provocando gravissimi lutti e danni alla Calabria già in un gravissimo stato di prostrazione morale ed economica. In quei giorni al parlamento erano in piena discussione i provvedimenti più adatti a risolvere il problema meridionale, a lenire la povertà, a correggere le ingiustizie, a distribuire l'emigrazione, a calmare gli odi.
L'ennesima discussione, forse la centesima, a cominciare dal 1860, con le solite argomentazioni di statistica e di pietà portate avanti abilmente dagli aventi causa di turno.
Sul tavolo delle discussioni l'assurda disparità tra la Calabria con una popolazione di 1.300.000 abitanti e la Lombardia con quasi 4.000.000 di abitanti nel pagamento dell'imposta sui fabbricati. Dalle statistiche governative risultava che i contribuenti a tale imposta erano 217.490 per la Calabria e soli 190.499 per la Lombardia.
Quello schianto in un attimo cancellò per sempre dalla mente dei calabresi, anche dei rimasti vivi, ogni aspettativa di giustizia, di uguaglianza, di equità, di ripresa che ormai, tra un terremoto e un'ondata di emigrazione verso la Mérica, si tramadava e rimandava da antiche generazioni.
Sui luoghi di un macabro scenario, nei giorni successivi al sisma, si aggirarono scienziati, scrittori, giornalisti, tecnici, politici, venuti da tutti le parti d'Italia e del mondo. Lo stesso Re con i ministri più accreditati volle visitare i paesi più colpiti come Parghelia. Da Roma si partì anche il direttore artistico di "Illustrazione Italiana" Eduardo Ximenes (1852 - 1932), per cogliere nel teatro della desolazione fotografie e disegni che trasferiti sulla Rivista potessero documentare la realtà di tanta sventura.
E l'"illustratore" Ximenes, arrivò anche a Parghelia dove ebbe modo di fotografare il miracoloso salvataggio della piccola Maria Antonietta Colace dopo 92 ore di seppellimento (13 settembre). Da quella foto è stato tratto il disegno di A. Molinari pubblicato nelle pagine di "Illustrazione". Poi Ximenes passò a Tropea, probabilmente il 14 settembre, dove scattò diverse foto e produsse molti schizzi, che permisero al grafico Gennaro Amato di elaborare il disegno, oggi in esame qui, e di inserirlo nella Rivista. Disegno che rappresenta la processione di San Michele Arcangelo per scongiurare nuove scosse.
La statua del Santo, circondata da gente prostrata, implorante e terrorizzata, è proprio quella che tuttora viene esposta sull'altare maggiore nella chiesa del Purgatorio dedicata al Santo, veneratissimo dai tropeani, i quali ogni anno, per secoli, l'8 maggio, erano soliti tributargli una festa grandiosa, chiamata "del Cannone".
--> Continua...
"1970-2010 LEGGERE LA RIVOLTA"
(S. Libertino) "Leggere la rivolta" non è solo il titolo della manifestazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà" di Reggio Calabria ma anche il modo di capire il presente di un territorio.
Ciò che accadde nella parte meridionale della penisola non partì quarant'anni fa, ma bensì da molto più lontano. Infatti, questo sarà il percorso che i relatori affronteranno nel corso della giornata di studi per far capire, ma sopratutto, far ricordare.
Questi saranno i punti fermi dell'incontro e che saranno supportati da altre "letture" come quella del docente universitario Giuseppe Caridi, di Matteo Gatto e di Luigi Ambrosi delll'Università della Calabria.
La giornata di studi, vista la sua importanza ha ricevuto il patrocinio morale dell'Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria e la presenza al tavolo dei relatori degli Assessori provinciali Domenico Battaglia e Santo Gioffrè.
Giovedì 30 settembre, ore 16,30
Sala biblioteca Amministrazione Provinciale
Piazza Italia - Reggio Calabria
Coordina i lavori:
ANTONINO MEGALI (Circolo Culturale "L'Agorà")
Saluti:
GIANNI AIELLO (Presidente Circolo Culturale "L'Agorà")
Testimonianze e letture:
LUIGI AMBROSI (Università della Calabria)
DOMENICO BATTAGLIA (Assessore Viabilità Provincia Reggio Calabria)
GIUSEPPE CARIDI (Università degli Studi di Messina)
MATTEO GATTO (Ricercatore)
SANTO GIOFFRÈ (Assessore alla Cultura Provincia di Reggio Calabria)
--> Circolo Culturale 'L'Agorà'
La seconda delle tre carte di Cola di Bratico che rappresenta il bacino del Mediterraneo. Sulla parte destra in basso, sotto la rosa che cade nell'attuale Siria, è visibile la frase che contiene il nome dell'autore
Due cartografi calabresi: Domenico Vigliarolo e Cola di Briatico
(Roberto Almagià/1950) Alcuni anni addietro pubblicai una breve nota sul cartografo calabrese Domenico Vigliarolo di Stilo, dando un elenco delle carte da lui eseguite - tutte carte nautiche - che finora si conoscono, e riproducendo, per saggio, la carta dell'Europa occidentale contenuta in un atlantino oggi in possesso della Hispanic Society of America. Segnalavo in quella nota che le carte del Vigliarolo recano date comprese fra il 1577 e il 1589 e risultano eseguite a Palermo o a Napoli, ma che si avevano notizie di una sua permanenza in Spagna, dove per qualche tempo aveva occupato la carica di cosmografo di Sua Maestà, ispanizzando il suo nome nella forma Domingo de Villaroel.
Ho potuto in seguito procurarmi la fotografia della carta - la quarta dell'elenco su citato - posseduta dalla Biblioteca Nazionale di Berlino, che credo opportuno riprodurre qui, sia perchè agli studiosi è oggi difficile esaminare l'originale, sia soprattutto perchè si presta a darci una idea dello stile e del tipo delle carte del nostro autore. La carta occupa un'intera pergamena di mm. 370x660 circa; ma nella dimensione maggiore quasi 10 cm. sono rappresentati dal collo, che reca un'immagine di Cristo sulla Croce con la Madonna ai piedi e al margine la scritta: 'Presbiter Dominicus Vigliarolus Calaber stilensis - me fecit in inclita urbe Neapoli 1590'. La data 1590 - e non 1580 - mi pare si legga con sicurezza: questa sarebbe pertanto l'ultima opera del Vigliarolo della quale si conosca con certezza la data, perchè sull'Atlante in possesso della Hispanic Society non pare vi sia data. La nostra carta è miniata con grande profusione di colori: ha una rosa centrale in Italia e 16 rose periferiche, delle quali tre verso il margine superiore e cinque verso l'inferiore, dove c'era più spazio, conformate a rosoni e miniate a colori. Lungo i margini superiore e inferiore vi sono le scale; a sinistra su una linea prossima al collo, la graduazione delle latitudini: un grado di latitudine sembra corrispondere a 65 miglia della scala.
Rispetto alla carta dell'Europa occidentale, riprodotta nell'articolo precedente, la presente appare molto inferiore per il disegno della Scandinavia e del Golfo di Botnia, migliore invece per l'Irlanda, la Bretagna ed anche per la Penisola Iberica, ridotta a proporzioni meno esagerate in senso ovest-est.
Ma ciò che soprattutto caratterizza la carta qui riprodotta è la profusione e la vistosità degli elementi decorativi: teste con gote soffianti (immagini di venti), grandi figure di sovrani, animali veri o fantastici, stemmi e bandiere, e inoltre figurazioni di città: Valentia, Barzelona, Paris, Genoa, Venetia, Ragosa, Costantinopolis, Vienna, Trebisonda, Macrì, Hierusalem, Alexandria, Il Cairo, Talomeca (sic), Tripoli, Tunisi, Alger, Cairoano, Costantina, Trimisina e qualche altra.
Per questi elementi la carta si avvicina alquanto a taluni ben noti prodotti, del resto assai mediocri, degli Olives (Domingo e Bartolomé) e dei più tardi Majolo. Ma le maggiori analogie, per l'intero contenuto, si constatano con una carta anonima proveniente dal Museo Borgiano e ora conservata nella Biblioteca Vaticana. Questa abbraccia un'area un pò più vasta (al lembo superiore sinistro vi è rappresentata l'Islanda), ma è sostanzialmente identica per tutto il disegno costiero (con qualche diversità solo per l'Italia) ed anche per la toponomastica. Se per alcune divergenze, soprattutto nello stile del disegno, nelle scale e nella decorazione, l'anonima borgiana non può essere attribuita allo stesso Vigliarolo, rappresenta tuttavia certamente un prodotto della medesima scuola.
Sul Vigliarolo e in particolare sul suo soggiorno in Spagna, ho trovato qualche altra notizia in un libro poco conosciuto di J. Pulido Rubio sui piloti della Casa de la Contractacion di Siviglia nel secolo XVI. Egli pubblica anzitutto (pagine 270-71) un memoriale del Vigliarolo (Villaroel) in data 1593, dal quale risulta la conferma che costui era venuto dall'Italia a Siviglia nel 1582 e che era stato a servizio della Casa in Siviglia occupato ad eseguire carte nautiche (perchè, dice il Vigliarolo, dopo la morte di Sancho Gutierrez avvenuta nel 1578, non vi era più alcuno capace di farle !) ma non aveva ricevuto alcuno stipendio per quattro anni fino al 1586, allorchè era stato nominato Cosmografo della Casa, pur senza ricevere regolarmente gli emolumenti convenuti. Questo è anzi il motivo delle lagnanze espresse nel Memoriale, cui il sovrano dette soddisfazione.
Altre notizie riguardano le contese con un altro pilota della Casa, Rodrigo Zamorano, contese delle quali si è fatto cenno nel precedente articolo. Nel 1588 il Vigliarolo, allegando le sue precarie condizioni di salute, lascia Siviglia e fa ritorno a Napoli, senza chieder licenza, tanto che con una cedola reale del 23 febbraio 1590 si ordina che gli siano sospesi gli stipendi fino che non sia accertata la vera causa del suo allontanamento. Ma nello stesso anno il Vigliarolo torna in Spagna a attacca ancora una volta lo Zamorano accusandolo di delineare carte contenenti gravi errori, come risulta da un memoriale presentato personalmente a Madrid. La polemica continua con vibranti proteste dello Zamorano e altre accuse del suo avversario; ma entrambi sono mantenuti al servizio della Casa, sino al 1596. Nell'autunno di questo anno il Vigliarolo lascia la Spagna, anche questa volta senza permesso, e si reca a Bordeaux. Delle gravi accuse mossegli dallo Zamorano per questa sua pretesa fuga, fu fatto già parola. Il Vigliarolo non fece più ritorno in Spagna; a Bordeaux visse presso un mercante fiorentino, ricevendone buon trattamento. Ma della sua permanenza e attività nella città francese non si hanno altre notizie; ogni ricerca in proposito è riuscita finora infruttuosa.
Mentre il Vigliarolo, che non esercitò dunque la sua attività in Calabria, può ascriversi a quel gruppo di tardi cartografi attivi nel Regno di Napoli, cui appartengono alcuni degli Oliva, dei Martines ecc., calabrese è l'unico cartografo che l'Italia meridionale ci abbia dato prima del Cinquecento. E' un Cola di Briatico, del quale del resto null'altro si conosce all'infuori del nome apposto ad un atlantino di tre carte nautiche attualmente conservato nella Biblioteca Comunale di Siena. Era corsa voce che il prezioso cimelio, già da tempo segnalato, fosse andato perduto in seguito ai recenti avvenimenti bellici; ma per fortuna esso è stato preservato, e recentemente ho potuto ottenere buone fotografie di tutte e tre le carte, delineate a colori su pergamena. Esse misurano circa mm. 260x415. La prima comprende le coste atlantiche dell'Europa dalla Danimarca (quivi il primo nome è y. sante) al cauo de buxi(dor) sulla costa africana, con le Isole Britanniche, l'is. Brazil, le Azzorre, Madera e le Canarie; inoltre la Francia e l'intera penisola iberica. La seconda comprende tutto il resto del Mediterraneo; è alla stessa scala della prima, alla quale si riattacca. La terza carta rappresenta, a scala maggiore, il Mar Nero. La seconda carta, che qui si riproduce, reca presso il lembo inferiore, a destra, la scritta: 'in 1430 cholla di briatico lla ficet'.
Come già osservava L'Uzielli, i caratteri delle tre carte sono identici e perciò tutte e tre sono da ascriversi al medesimo autore; del resto in prodotti simili è frequente che una carta sola sia firmata; anche la divisione dell'area delineata, quale si ha nel nostro Atlantino è molto comune.
Le carte sono di pretto tipo nautico con toponomastica limitata escusivamente alle coste e alle isole e con le caratteristiche linee di direzione, irradianti da rose che non hanno alcuna ornamentazione. Manca qualsiasi elemento decorativo, ad eccezione di tre vistose figurazioni di città, Paris, Marochom e altra senza nome in Africa, probabilmente Orano. La scelta di queste tre località sembra fatta a caso e c'insegna in ogni modo che la presenza di alcune piuttosto che di altre figurazioni analoghe in carte congeneri, non fornisce indizi attendibili sulla nazionalità delle carte: le carte del presente atlante si indicherebbero senza alcuna esitazione come italiane, anche se non vi fosse inscritto il nome dell'autore.
Tra le carte italiane all'incirca sincrone, le più vicine sono quelle del notissimo atlante nautico di Andrea Bianco, conservato nella Marciana di Venezia. Tra le analogie più evidenti, il taglio netto della costa settentrionale della Gran Bretagna, la figura dell'Irlanda, il disegno di tutte le isole, vere o fantastiche, dell'Atlantico, tutto il disegno delle coste iberiche, dell'Africa settentrionale ecc., della Sicilia, del Peloponneso, delle isole Egee ecc. Alquanto diversa è invece anche la figura dell'Italia, più svelta nella carta di Cola di Briatico, e diverse anche la Sardegna, la Corsica e Creta.
Notevoli differenze vi sono poi nella toponomastica. Questa è ricchissima anche nelle carte di Cola e con forme sempre italiane. Singolare è la mancanza del nome Genova. Anche Venezia manca, ma qui c'è uno spazio vuoto destinato forse ad una scritturazione più vistoda del nome. Questo, e qualche altro indizio, potrebbero far ritenere che le carte non fossero del tutto finite.
Dove Cola di Briatico eseguì le sue carte? Nella mancanza di qualsiasi notizia biografica, nulla può dirsi di sicuro; ma ch'egli sia comunque da avvicinarsi alla tradizione cartografica veneziana del secolo XV, risulta in complesso probabile.
--> Continua...
IL CONCORDATO DEL 1556 TRA I CITTADINI E IL VESCOVO DI TROPEA
(Antonio Tripodi) I rapporti tra i cittadini di Tropea ed il loro Vescovo emergono in tutta chiarezza nelle sei pagine allegate all'istrumento rogato nel Palazzo Episcopale il 20 giugno 1556 dal notaio Francesco Scrugli di quella Città.
Sono i "Capitoli et gratie" richiesti ed accettati dai due Sindaci, magnifici Tiberio Fazali e Giuseppe Vulcano, a nome della cittadinanza da essi pro tempore rappresentata.
In sedici articoli, dei quali potrebbero sembrare il primo un doveroso ossequio e l'ultimo una pura formalità, sono elencati i problemi di una comunità religiosa che anche sotto l'aspetto civile aveva molte ragioni di travagli e di insicurezza.
Venendo a reggere la Chiesa Tropeana, il Vescovo Gianmatteo Lucchi non sapeva di trovare una Diocesi disorganizzata per l'incuria di quanti in un quarto di secolo su quella Cattedra l'avevano preceduto.
Nella stesura del documento furono applicate con scrupolo le regole sia sintattiche quanto ortografiche di quell'epoca. I nomi propri di persona e quelli delle stesse Città di Tropea ed Amantea, salvo rare eccezioni si scrivevano con lettera minuscola. Per quanto riguarda la lettera "erre", in principio di parola era sempre maiuscola. L'accento finale non faceva parte della fonetica, e la preposizione dativa era usata sotto l'unica forma "ad" anche di fronte a consonante.
Si chiese "in primis" che il Vescovo si comportasse con benignità e amorevolezza verso i fedeli affidati alle sue cure pastorali.
Si rileva dal secondo articolo lo scontento causato dal modo di conferire i benefici ecclesiastici. La richiesta che fossero concessi "alli cittatini oriundi de detta cita et massime ad quelli servono il detto vescovato" dimostra che non erano rari i beneficiati che nessun legame avevano con la Diocesi Tropeana.
Nella risposta il Vescovo rassicurò i cittadini per quanto si attineva ai benefici curati ed ai canonocati, ma riservò a se "tal che ne possa disponer" i benefici sine cura.
La terza "supplica" era fuor di dubbio quella che maggiormente assillava e teneva in agitazione i tropeani. Più che una istanza era una imperiosa esortazione a non voler accondiscendere alla separazione del Vicariato d'Amantea. Ed il Vescovo avrebbe dovuto sostenere le spese per un eventuale procedimento intentato dagli amanteani. Questi accettò con la clausola che "accadendo alcuna lite" di certa importanza la Città si sarebbe procurata di contribuire con proprio donativo.
La tensione tra le due parti costituenti la Diocesi di Tropea, separate geograficamente dalle Diocesi di Mileto e di Nicastro, era iniziata quattro secoli e mezzo prima. L'anno 1094, il 10 dicembre, per volontà del Duca Ruggero fu soppressa la Sede Vescovile di Amantea, che fu aggregata4 col titolo di "Diocesi inferiore" a quella di Tropea. Quest'ultima proprio quell'anno era passata al rito latino.
L'annessione fu confermata5 con Bolle dei Pp Alessandro III del 15 marzo 1178 e Innocenzo III del 16 novembre 1200.
--> Continua...
I Santi medici Cosma e Damiano
A Brattirò di Drapia da oggi (25 settembre) la grande festa dedicata ai Santi Cosma e Damiano
(F. Vallone) A Brattirò ogni anno immancabilmente, nella Chiesa Parrocchiale di S. Pietro Apostolo, nei giorni 25-26-27 settembre si onorano San Cosma e Damiano. Anticamente, per la festiva occasione, in questo luogo ci si arrivava con ogni mezzo, con carri trainati da buoi, con carovane improvvisate, a piedi. Negli anni cinquanta, sessanta e settanta si aggiungono i caratteristici camioncini con le sponde colorate, le auto familiari a noleggio. Il treno rimaneva il mezzo più usato per raggiungere la stazione più vicina: Tropea. In quegli anni, per arrivare a Brattirò nei giorni di festa, si partiva prima dell'alba dalle stazioni ferroviarie della costa, tra Nicotera e Pizzo. A Briatico il treno partiva poco dopo le 5, ma per essere pronti bisognava alzarsi almeno alle quattro di notte, prepararsi, preparare il caffè ed andare a piedi alla stazione. Era un vero e proprio rito anche la partenza e il viaggio stesso. Poi il breve tragitto ferroviario, le fermate di Zambrone e Parghelia dove salivano in treno tanti altri pellegrini. Era ancora buio quando l'accelerato dai sedili di legno lucido arrivava alla stazione di Tropea e si svuotava completamente.
A Tropea iniziava la seconda fase del viaggio, la fatidica "salita" a Brattirò. Due le scelte obbligate: affittare una delle poche auto a noleggio che facevano continua spola tra Tropea e Brattirò, o scegliere di incamminarsi a piedi per i tornanti in salita fino al vicino-lontano paese frazione di Drapia. Moltissimi, anche per voto fatto e grazia ricevuta, sceglievano di arrampicarsi a piedi per la strada principale e lungo i sentieri scorciatoia che passavano tra gli uliveti. Lungo la strada piante di rossi corbezzoli accoglievano e accompagnavano i pellegrini in cammino.
La ricorrenza annuale della festa di San Cosma e Damiano è una delle più attese e rinomate di tutta la provincia di Vibo Valentia e rappresenta per gli abitanti di Brattirò il momento più alto di una religiosità portata per il mondo. Tanti sono, infatti, gli emigrati di Brattirò che ogni anno ritornano dall'Argentina, dall'America, ma anche dalla Grecia e da ogni altro luogo, per raggiungere la loro festa, i loro santi, le loro devozioni e le loro tradizioni.
Dopo la novena di questi giorni, oggi (sabato 25 settembre) iniziano i festeggiamenti veri e propri dedicati al santo farmacista e al santo medico, che si protrarranno fino a lunedì 27 settembre, giorno solenne di festa. Annualmente il paese, durante questi tre giorni, viene letteralmente invaso da migliaia di pellegrini e fedeli provenienti da moltissimi centri del vibonese ed anche dalle altre province calabresi. Arrivati a Brattirò, gesti antichi ripercorrono le strade del paese, la messa, il bacio della reliquia e delle statue, le "spille", i ricordini e le immaginette, l'offerta votiva, il mercato e la fiera, il biglietto per la riffa di una vitella decorata con nastri colorati e immagini dei due santi. Rituale era (e rimane tutt'ora) l'aquisto delle salsicce, delle cotiche fatte bollire in appositi pentoloni e per le pubbliche vie, e dei mostaccioli decorati con pezzi di stagnola rossa e verde, gli stessi colori delle vesti dei santi Cosma e Damiano. A sera arrivano gli incanti, la riffa, il gazebo barocco con la banda, i giganti, i cantanti...
Un'antica festa tradizionale, carica di ritualità e di segni arcaici interessanti dal punto di vista antropologico e religioso, per un culto portato a Brattirò dai monaci basiliani molti secoli addietro, con aspetti rituali che da centinaia di anni si tramandano da padre in figlio, per confermare il senso dell'appartenenza e dell'identità di tutta l'intera comunità a Brattirò, in Calabria, e nelle mille altre Brattirò sparse per il mondo.
--> Continua...
Festa dei Santi Medici a Brattirò: un momento dell'asta
La Festa dei Santi Cosma e Damiano a Brattirò 2010 in VIDEO
(Giuseppe Furchì) La festa di Cosma e Damiano, la più sentita a Brattirò, si svolge tra il 25 ed il 27 settembre, in un triduo di festeggiamenti. Contemporaneamente si svolge il mercato che sostituisce l'antica fiera la quale, ormai, non può essere più fatta perchè la presenza del bestiame necessita di spazi particolari e specificamente attrezzati. La festa è molto antica e coincide un pò con la storia del paese. Attualmente, i Santi Medici Cosma e Damiano, si festeggiano nella chiesa principale, che è intitolata a San Pietro Apostolo.
Fino al secolo scorso, intorno al 1898, la cerimonia si svolgeva, invece, in una chiesetta di periferia di circa 100 mq e veniva gestita dalla Curia di Tropea, che è stata sede vescovile fino al 1962. Successivamente la ricorrenza è stata trasferita nell'attuale chiesa parrocchiale. I Santi erano due fratelli medici provenienti dall'oriente che sono stati martiri nei primi secoli del cristianesimo. Nella novena si ricorda, infatti, il Governatore di Lisia. Il culto è antichissimo, risale a circa il III° secolo d. C.. In Calabria esiste un grande santuario dedicato a Cosma e Damiano, a Gerace, molto più antico di quello di Brattirò. Anche in Puglia dove, a Bitonto, si conservano le loro reliquie, si vererano i due Santi. Nella chiesa di Brattirò c'è pure una reliquia che viene attribuita ai Santi Medici. Si conserva una teca dove è riposto un ossicino che, come si crede, appartiene ad uno dei due Santi. Per alcuni anni, in qualche occasione, la reliquia è stata esposta ai piedi delle statue dei Santi, ma questo ha creato delle confusioni tra i fedeli ed è stato preferibile non metterla più in mostra. Non ci sono però documenti storici che garantiscono l'autenticità della reliquia e tutto rimane, quindi, avvolto nel mistero.
La festa ed il culto richiamano molta gente che arriva da tutto il circondario. La manifestazione religiosa è preceduta dalla novena: per nove giorni vengono letti in chiesa, di sera, dei versetti seguiti, poi, dalla messa.
Il 27 settembre c'è una grande affluenza di pellegrini i quali, un tempo, arrivavano anche a piedi. In questo giorno viene celebrata la messa all'aperto, per dare a ognuno la possibilità di seguirla, visto che ogni volta vi assistono almeno quattromila fedeli e la chiesa non potrebbe certo contenerli tutti. I Santi Medici vengono definiti guaritori del corpo, dei taumaturghi, vista anche la loro attività. La gente, tendenzialmente emotiva, va spesso dai Santi così come va dal mago guaritore, sperando di poter ottenere delle risoluzioni ai propri problemi di salute.
Dopo la messa si svolge la processione, con le due statue dei Santi fatte di gesso. Si gira per le strade del paese con al seguito la popolazione. Le numerose bancarelle che, generalmente, si dispongono ai lati della strada, creano però della confusione, impedendo spesso il normale svolgimento della funzione. Si è cercato, attraverso un'ordinanza comunale, di farle piazzare da un lato solo ed avere così un passaggio più libero per la processione.
Nel pomeriggio si svolge l'asta delle offerte votive portate ai Santi dai fedeli. Si tratta soprattutto di dolci, piante ed anche qualche animale. Vengono proposti al miglior offerente ed il ricavato viene utilizzato per la festa popolare. Questa vede la partecipazione di una banda musicale sinfonica e di qualche cantante di grido per divertire le numerose persone presenti. Alla fine ci sono i fuochi pirotecnici che sanciscono la chiusura dei festeggiamenti.
--> Continua...(video)
Un fotogramma del film
TROPEA al Doclisboa 2010 con il film TOTO
(S. Libertino) Il film di Peter Schreiner 'TOTO' è stato invitato in Portogallo, dove dal 14 al 24 ottobre concorrerà a Lisbona al VII Festival Internacional de Cinema 'Doclisboa 2010'. Una passerella sui tappeti rossi di tutto il mondo quella di 'TOTO' che incominciò a Venezia lo scorso anno.
Vediamo il percorso virtuoso del film tropeano per eccellenza che sta portando con onore il nome della 'perla del tirreno' nel mondo, grazie anche all'intelligenza e alla genialità del nostro Antonio Cotroneo che ne ha scritto e interpretato la storia:
Cinema di Venezia '09 , Italia / International Film Festival Viennale '09, Austria / Duisburger Filmwoche '09, Germania / International Filmfestival Rotterdam'10 , Paesi Bassi / Mostra de Cinema de expressão Alema, Lisbona '10 , Portogallo / Esperienza Mediterraneo Festival, Reggio Calabria , Italia / International Documentary Filmfestival ZagrebDox '10 , Croazia, BIG STAMP in CONCORSO REGIONALE / Bradford International Filmfestival '10 , Gran Bretagna / Diagonale '10 , Graz, Austria , Miglior Diagonale - Award Cinematography , 2009/10 film documentario / Jeonju International Filmfestival '10 , Corea del Sud / Buenos Aires Independent Filmfestival '10 , Argentina / European Film Week '10 Teheran , Iran / Transilvania International Filmfestival '10 , Romania / Cinédécouvertes Concorso '10 , Belgio / International Filmfestival Kino Otok - Isola Cinema '10 , Slovenia / DFI - Simposio " sehen Tone - Bilder hören " Köln, Germania , 2010 / International Filmfestival 2010, Saratov, Russia / International Filmfestival DocLisboa '10 , Portogallo / Denver International Filmfestival ' 10, Stati Uniti.
--> Doclisboa 2010
Il bellissimo insieme araldico medievale sulla Cappella di S. Margherita a Tropea
L'Araldica nel vibonese XVIII visita araldica guidata il 22-23-24 ottobre 2010
(S. L.) Il 22-23-24 ottobre 2010 l'Istituto Araldico Genealogico Italiano in collaborazione con la Provincia di Vibo Valentia , il Comune di Vibo Valentia, il Comune di Mileto, la Diocesi di Mileto, l’Archivio Storico Diocesano di Mileto, il Museo Diocesano di Tropea, il Sistema Bibliotecario Vibonese, il Circolo di Studi Storici “Le Calabrie” e il Centro Studi Esperide, propone la XVIII visita araldica guidata, avente per titolo “l’araldica del vibonese nell’eco leggendaria del gran conte”.
Meta dell’evento non solo Vibo, ma anche Mileto e Tropea, località tutte ricchissime di storia e manufatti araldici. Da segnalare anche gli interventi di Pier Felice degli Uberti, Maurizio Carlo Alberto Gorra (che condurrà la visita vera e propria), Marilisa Morrone e Antonio Pompili. L’articolato e nutrito programma è consultabile ai seguenti link:
http://www.iagiforum.info
http://lecalabrie.forumup.it
--> Centro Studi Araldici
Messaggio di Yoko Ono
Dear Friends,
This Saturday, October 9th, I will relight IMAGINE PEACE TOWER in Iceland in memory of my late husband John Lennon.
Please ask all your friends to join us by Tweeting your wishes to IMAGINE PEACE TOWER.
You can do this by coming to IMAGINEPEACETOWER.com where you can also watch the lighting live with us at 8pm in Reykjavík = 9pm in UK = 4pm in NY= 1pm in LA = 5am in Japan.
Tell all your friends.
Spread the word!
Let’s Tweet a million wishes for Peace for John’s birthday!
love,
yoko
--> Imagine Peace Tower
--> Imagine Peace Tower di Yoko Ono
Ida De Vincenzo artista affermata
HONORABLE SENADO DE LA NACION
La Direcciòn General de Cultura de la Presidencia
del Honorable Senado de la Naciòn
tiene el agrado de invitar a Ud. a la inauguraciòn de la Muestra
"Mi paìs, mi nostalgia"
de la artista Ida De Vincenzo, el pròximo
19 de octubre a las 18 horas en el Museo Parlamentario.
Conducciòn: Cristina Borruto
La muestra finaliza el dìa 22 de octubre.
Hipolito Yrigoyen 1702, P.B.
Ciudad Autònoma de Buenos Aires.
(S. Libertino) Questo è il recente invito che il l'Honorable Senato della Repubblica Argentina ha inviato al mondo artistico e culturale della nazione. Si tratta della mostra personale nei locali del Museo del Parlamento di Ida De Vincenzo, calabrese di nascita, argentina d'adozione.
"Sono una donna la cui storia si assomiglia a quella di tante donne immigranti calabresi. Sono nata a Cropalati nel dopoguerra ed essendo mio padre reduce di guerra ne soffrivamo le conseguenze, il che ci ha costretto ad emigrare quando io avevo due anni. Sebbene gli anni passassero, dai miei genitori gli argomenti di conversazione erano sempre gli stessi: la terra lontana, la nostalgia, la famiglia e tutto ciò che riguardava la famiglia calabrese.
Questi sono i motivi per cui la cultura e la lingua italiana hanno acquistato fondamentale importanza nella mia vita. Sono sempre stata in contatto diretto con le mie radici. Dopo 50 anni ci sono ritornata, ho potuto conoscere e ricevere l´affetto della mia famiglia lontana. Sono rimasta commossa dallo splendore dei paesaggi di un mondo che adesso sento veramente mio. È la mia seconda casa, come mi piace chiamarla. Finalmente sono riuscita ad allacciare nel mio cuore l´Italia e l´Argentina.
Alcuni anni fa, un episodio fortuito mi ha avvicinato alla pittura. Da quel momento essa e la mia anima si sono fuse in una forza che sorge dal profondo di me e si plasma in colori e sentimenti".
Ora Ida è un'artista affermata, di lei, delle sue tele, dei suoi panorami, dei suoi colori cangianti e della sua nostalgia per la Calabria, la critica scrive bene. Lei non si è montata la testa e sogna solo di passare ancora qualche settimana, nei luoghi della sua fanciullezza che alimentano la sua nostalgia, motivo della sua arte.
--> Il Blog di Ida De Vincenzo, Artista Plàstica
Antonio Cotroneo e il regista Peter Schreiner durante le riprese del film a Tropea (S. Libertino)
'Totò' continua a macinare e esportare Cultura. Adesso Tropea è a NYC
(S. Libertino) Il John D. Calandra Italian American Institute, Queens College, CUNY presenta una serie di films e video "Documentari italiani", tra i quali:
Totò (2009), 128 min.
Peter Schreiner, dir.
La presentazione si svolgerà lunedì 6 dicembre prossimo e avrà inizio alle 18:00 al John D. Calandra Italian American Istitute, Queens College, CUNY, 25 West 43rd Street, 17° piano, New York, NY .
L'evento è libero e aperto al pubblico. Si prega di chiamare (212) 642-2094 per pre-registrarsi con il Calandra Institute. Siate pronti a mostrare un documento d'identità al portiere del palazzo.
Immigrato calabrese Antonio Cotroneo vive a Vienna con la moglie austriaca e i loro quattro figli e lavora come maschera alla Konzerthaus famoso della città. Da giovane, ha lasciato la sua casa di Tropea (Vibo Valentia), dove è conosciuto come Totò, e ora, a cinquanta anni, si ritrova sempre più preso tra due mondi. In questo documentario sperimentale, il regista, direttore della fotografia, e sound designer Peter Schreiner accompagna Totò in un viaggio nella sua città natale. Scene frammentarie, curati in ogni dettaglio i primi piani, e contemplazioni poetiche evocano i sentimenti di Totò persistenti tra emigrazione e nostalgia.
Dibattito post-proiezione condotto da Frank Tomasulo, National University.
--> Il John D. Calandra Italian American Institute
Il Sindaco di Tropea a UNO MATTINA
--> Cliccare quì per vedere il video
Elpis Melena (1818 - 1899)
Elpis Melena a Tropea nel 1860
(S. Libertino) L'Autrice è l'unica donna 'viaggiatrice' fra i suoi contemporanei ad approdare in Calabria e in particolare a Tropea, dove vi staziona per tre giorni. Accompagnata dal 'capitano' Alessandro Dodero, famoso uomo di mare amico di Garibaldi, da due giovani guide di Briatico, e da un paio di asinelli portabagagli, arriva, stanca del viaggio, in una Tropea, 'sprofondata in un sonno mortale'.
Prostrata e delusa, dopo numerosi e vani tentativi, finalmente trova ospitalità in un bugigattolo di una lurida locanda. E proprio nel momento dello sconforto più totale, ecco che si fa avanti un signore molto distinto e galante, il 'Cavalier' Antonio Tranfo, che si mette subito a disposizione della bella Signora e dei suoi amici. E già dopo qualche ora agli occhi della bella Signora Tropea cambia tono, diventa 'magica': "La romantica Tropea, con le sue mura merlate, le sue torri medievali, la sua rigogliosa vegetazione e le sue montagne piene di crepacci, aveva l'aspetto di un vero ritratto magico".... ma a questo punto sarebbe più opportuno che
sia la stessa Speranza a raccontare quello che succede durante la sua breve permanenza in città ai primi di ottobre del 1860, in pieno periodo della Dittatura delle Provincie Napoletane, quando al timone della Città c'è don Saverio Toraldo, della Chiesa Mons. Filippo de Simone, del quale è coadiutore Mons. Luigi Vaccari, e di tutta la Marina Napoletana il capitano di vascello Napoleone Scrugli, appena nominato (8 settembre 1860) da Vittorio Emanuele Dittatore delle Due Sicilie.
Del racconto, vogliamo anticipare solo come l'Autrice descrive il momento della partenza da Tropea per le Eolie mentre si trova ormai al largo sul gozzo 'Santa Maria salva in porto' di maestro Giulio, emozionata dalla “poesia di questo viaggio avventuroso, unitamente alla prospettiva di conoscere quell’arcipelago così poco visitato”:
“Sopra di me luccicava un tale splendore di stelle che i miei occhi si pascevano in muto rapimento di quella splendida immagine proveniente dal libro della natura che era aperto davanti a me. Come sembrano piccole tutte quelle sorti terrene al cospetto di questi simboli celesti dell’eternità, che assistono con sorriso imperituro al nascere e al morire del genere umano. La scintillante luce stellare dovette gradualmente ritirarsi di fronte all’imminente aurora, la luna impallidì e la natura si risvegliò festosa ad uno splendido giorno autunnale… Quale penna potrebbe descrivere l’incanto e la poesia di quegli istanti che io vivevo qui in solitudine – trasportata
in mare aperto su una fragile barchetta lasciata a sé stessa e in intima relazione con tutto ciò che la mia strana situazione offriva di poetico e con tutto ciò che l’ambiente mi offriva di rimembranze classiche e bellezze naturali. Non era un gioco di prestigio o un sogno a colori – no, ciò che vedevo e mi circondava era tutta realtà, una realtà però mutata e nobilitata nel più fantastico dei sogni.”
--> Continua...
Una vecchia immagine del Comprensorio di Torre Galli
Per la storia di Torre Gallo in Calabria
(P. Toraldo) Il Gay nella sua "Italia meridionale sotto l'Impero Bizantino" a pag. 247 si domanda ove è possibile rintracciare il Mercourion, regione che verso il X Secolo era abitata da numerosi monaci, che vivevano in conventi e in eremitaggi, e dopo un lungo chiacchierio, termina col voler ricercare questa regione nella Valle del Crati e non lungi da Rossano.
Egli così dimentica e contradice il contenuto di pag. 246 in cui racconta come alcuni emigranti siciliani "s'imbarcano per la Calabria; la loro nave getta l'ancora sulla costa occidentale presso una località chiamata il Largo di 'Caroniti' che dev'essere poco lontana da Nicotera. Dopo avere errato qualche tempo a caso essi penetrano nell'interno del territorio fino a una regione montuosa e boscosa dove si trovano frati in gran numero... questa regione... è tanto più importante identificarla in quanto il nome si trova spesso in altri testi: è il Mercourion".
Sebbene, l'illustre storico tratti della nostra storia calabra pur mostra d'ignorare la regione. Nella prima parte dà una chiave per risolvere il problema: ma erra anche in certo qual modo nella forma e nel seguito.
Quegli emigranti sbarcarono in direzione di Caroniti e non a Caroniti perchè questo è un paese relativamente sulla costa perchè a 600 metri sul livello del mare. Da qui non accidentalmente capitarono nella retro-zona montuosa e boscosa del Mercourion.
Ora se questo crede rinvenirlo presso Rossano perchè sono sbarcati presso Caroniti che è prossima all'estrema punta di Capo Vaticano? Non dovevano andare nella vallata del Crati non era certamente questa la strada più breve. Sembra quindi errato voler il Mercourion presso Rossano; ma, congetture, come il Gay dice nella prima parte, bisogna ricercarlo non lungi da Caroniti nella zona montuosa del Monte Poro.
Il Mercourion è reso famoso dai numerosi cenobii, che in esso vivevano ed oggi sembra così difficile rintracciare. Ma a tal punto viene in aiuto il Minasi colle sue ricerche storiche e ben dice che studiando "le vite dei santi dell'ordine basiliano, i loro monasteri, il loro istituto, che da più secoli s'era di mezzo a noi trapiantato" si trovano numerosissime notizie per la storia della nostra Calabria.
Consultando alcune sue opere ebbi ad accorgermi come egli traducendo dagli antichi agiografi, forse greci, la vita di alcuni santi dell'ordine basiliano nomini spesso il paese di Mesiano sul Monte Poro di cui una non piccola parte prende questo nome. Identificazione che viene ravvalorata e giudicata da numerosi avanzi di conventi, cenobi e di numerosissime grotte che si rinvengono ad ovest di Torre Gallo nei petti di Cafaro e di Brattirò in direzione appunto di Caroniti. Di queste grotte, che portano segni evidenti di abitazioni eremitiche e intorno a cui circolano le leggende degli abitanti di quella regione dirò più in là.
Sembrerebbe quindi potere identificare nel ricordo di Mesiano il famoso Mercourion.
--> Continua...
La locandina dell'evento
Gioacchino Murat: un re tra storia e leggenda all'Archivio di Stato di Reggio
(S. Libertino) L'Archivio di Stato di Reggio Calabria ospiterà il 22 ottobre il XVI incontro "Gioacchino Murat: un re tra storia e leggenda". Il pomeriggio di studi sul Decennio francese è promosso dal Circolo Culturale L'Agorà e dal Centro studi "Gioacchino e Napoleone" e prevede una relazione di Antonino Megali dal titolo "La Calabria di Duret de Travel", mentre il presidente del Circolo Culturale "L'Agorà", Gianni Aiello, parlerà della Calabria nelle carte Murat.
In questa occasione il direttore dell'Archivio di Stato, Mirella Marra, annuncerà l'vvio del progetto per la traduzione dal francese dei documenti appartenenti all'Archivio Murat, che sono conservati in copia nell'Archivio reggino. Questa azione progettuale si inserisce nell'ambito del progetto Leonardo curato dall'Associazione Culturale Enea e sarà svolta da Estrella Milla Sanchez dell'Università spagnola di Malaga.
E' prevista la partecipazione alla manifestazione di un discendente della famiglia Bonaparte.
--> Circolo culturale 'L'Agorà'
Federico Guglielmo Lento
Lutto nella politica. Muore il dottore Lento esempio di passione e moralità
(Il Giornale di Gela/25ott./1137) Gela. A 68 anni, per una improvvisa malattia, è morto Guglielmo Lento, medico dermatologo, uno delle colonne del vecchio Pci a Gela. Originario della provincia di Catanzaro, Lento era molto conosciuto e stimato in città per la sua passione politica e correttezza. Due volte deputato nazionale, Lento aveva appoggiato il sindaco Angelo Fasulo nell’ultima campagna elettorale. Amici e parenti si sono stretti alla famiglia non appena saputa la notizia. Lento è morto ieri a Catania, dove era ricoverato da alcuni giorni in attesa di un intervento chirurgico.
Tra i primi a commentare la triste notizia il deputato del Pd, Miguel Donegani. «Fortemente scosso e toccato da questa dolorosa perdita, esprimo il mio più sentito cordoglio e manifesto la massima vicinanza ai famigliari e quanti hanno amato il dott. Guglielmo Lento, la cui improvvisa scomparsa ci lascia un ricordo indelebile ed un'eredità pesante che non possiamo esimerci dal raccogliere e portare avanti, in sua memoria, continuando a lavorare nell'interesse e per il bene della nostra città».
«L'onorevole Lento – ricorda Donegani - ci ha insegnato che fare politica è una cosa seria. Dirigente ed esponente di primissimo ordine del PCI, poi approdato attraverso i DS al Partito Democratico, la sua non è stata adesione formale con tanto di tessera d'iscrizione al Primo Circolo di Gela, bensì una scelta decisa e convinta ad un progetto, il PD per l'appunto, in cui credeva fermamente e su cui riponeva forti speranze per il futuro».
«Nella sua attività istituzionale – continua Donegani -, fino all'incarico ricoperto nel parlamento nazionale, è stato un testimone eccezionale ed un interprete coraggioso, oltre che intransigente, dei valori e dei principi scolpiti nella Costituzione. Modello di disciplina democratica, campione di rettitudine morale, spirito innovativo e aperto mentalmente al rinnovamento continuo, il dott. Lento si è rivelato un esempio per tutta la politica, al di là delle singole appartenenze, nonché una generosa fonte d'ispirazione per le giovani leve».
«Uomo di grande sensibilità e cultura – conclude Donegani -, politico apprezzato e stimato professionista, Guglielmo Lento e la sua vivace intelligenza hanno rappresentato un pezzo della storia di Gela e continueranno a rappresentare un punto di riferimento per tutti noi, specie quelli che abbiamo avuto la fortuna e l'onore di conoscerlo, condividendone il cammino».
--> Continua...
Guglielmo Lento
E' scomparso Guglielmo Lento
(S. Libertino) Federico Guglielmo Lento era nato a Filadelfia (CZ) il 4 agosto 1942. Laureatosi nel 1967 in Medicina e Chirurgia all'Università Cattolica del S. Cuore di Roma inizia ad esercitare la professione prima nella borgata di Monte Spaccato (in quegli anni Borgata Focaccia) di Roma ed in condotte di montagna sull'Appenino (Acquafondata e Vallerotonda [FR]) e sulle Alpi (La Villa [BZ].
A metà degli anni settanta si trasferisce a Gela ed intraprende la carriera Ospedaliera e diventa Primario e Direttore Sanitario del locale Ospedale. In Sicilia formalizza il suo impegno di militante politico, iniziato ai tempi dell'Università, iscrivendosi al P.C.I..
Viene eletto Consigliere Comunale a Gela e poi Consigliere Provinciale a Caltanissetta. Fonda a Gela la Scuola "Preferisco Vivere" che si dedica al recupero dei ragazzi devianti e a rischio preparandoli agli esami finali della Scuola dell'obbligo.
Nel marzo del 1991 aderisce a Rifondazione Comunista e nell'aprile 1992 viene eletto deputato al Parlamento Nazionale per la Sicilia Occidentale. E' Membro della Commissione Affari Sociali della Camera. Nel 1996 è rieletto con il sistema maggioritario nella circoscrizione XXIV SICILIA 1 al Parlamento, dove ricopre l'incarico di Segretario della III Commissione permanente Esteri dal 28 luglio 1998; Componente supplente della Delegazione parlamentare italiana all'Assemblea della Unione Europea Occidentale dal 13 gennaio 1999; Componente supplente della Delegazione parlamentare italiana all'Assemblea del Consiglio d'Europa dal 13 gennaio 1999.
E' stato specialista in Determatologia ed in malattie Infettive, autore di oltre cento pubbllicazioni scientifiche, Consigliere Nazionale dell'Associazione Nazionale di Parassitologia clinica e della Società Meridionale di Medicina e Storia, ha partecipato, in qualità di relatore, a numerosi Congressi Medici; è stato Professore a contratto presso l'Università di Messina.
Amava scrivere i ricordi d'infanzia legati alla sua famiglia e trascorsi a Tropea. Ma anche i momenti vissuti tra Roma, Calabria e Sicilia durante gli studi universitari e la professione esercitata in mezz'Italia nonchè quelli non meno esaltanti della 'sua' politica. Questi scritti sono disseminati sulla Rete su Facebook e in diversi Blog, seguitissimi non solo dai suoi amici, e - in buona parte - raccolti in due libri, "Storie di originaria emarginazione" del 1992 e "Onorevoli per caso" del 2008, di cui possiamo rivederlo in un filmato durante la presentazione nel cortile del Seminario di Tropea in una stupenda serata di settembre 2009.
I funerali si svolgeranno a Gela domani mattina 26 ottobre. Ai familiari di Guglielmo, alle sorelle Gasperina e Bice, le condoglianze più sentite da parte mia e di TropeaMagazine.
Ciao Guglielmo!
--> Continua...
Lutto nel mondo della politica. E' scomparso il Dottor Guglielmo Lento
(Jerry Italia x tg10.it/25ot) Si è spento stanotte, attorniato dai suoi cari, l’Onorevole Guglielmo Lento (nella foto), figura storica del panorama politico di Gela. Con l’ultimo respiro di Guglielmo Lento si chiude una delle pagine più belle e ricche della storia della politica locale.
Nato a Filadelfia (Catanzaro) il 4 agosto 1942, già primario ospedaliero e direttore sanitario, deputato alla Camera nella XI e XIII Legislatura, membro del Consiglio d’Europa, docente di Parassitologia medica all’Università di Messina. Scrittore provetto ed appassionato, Guglielmo Lento è stato un uomo che ha dedicato interamente la sua vita agli ideali in cui credeva. Un grande comunicatore. Un sincero grande comunicatore capace di trasmettere a chi lo ascoltava la sua grande forza d’animo e la sua integrità morale.
Fu in primo luogo un grande medico, un medico vero, di quelli che fanno il loro mestiere per passione, pronto a dedicarsi a tutti anche sapendo che non riceverà alcun compenso, la sua reale gratificazione era sempre stata il sorriso di gratitudine dei suoi pazienti.
Ma di lui resta principalmente l’enorme contributo dato alla storia politica di questa città. Negli anni della sua militanza, sia da dirigente del Partito Comunista sia nella sua lunga carriera culminata con l’elezione in Parlamento, ha sempre con forza riproposto quei valori essenziali che chiunque riesce a sentire nella propria coscienza prima ancora che nella mente. I valori propri della battaglia politica, valori morali, civili ed etici che hanno caratterizzato la qualità di un uomo che ha vissuto l’essenza vera della Politica come ricerca di giustizia, di uguaglianza, di libertà, della felicità di tutti e di ciascuno.
L’eredità che Guglielmo Lento lascia oggi alla politica gelese è pesante ed ingombrante. Un’eredità importante se pensiamo agli ultimi anni della sua vita spesi in una lotta contro il degrado della vita pubblica, la degenerazione dei valori, l'imbarbarimento della lotta politica.
L’ultima immagine che ci rimane è quella del vecchio leone battagliero, con il suo eskimo rosso, sul palco dell’ultima campagna elettorale, capace ancora di infiammare le folle grazie alla sua vivace intelligenza, alla freschezza delle sue idee e alla sua grande apertura mentale. Oggi Guglielmo non è più con noi; non è con la sua famiglia, con i suoi nipotini che amava teneramente. Non è più con i compagni con i quali ha condiviso successi e sconfitte, felicità ed delusioni, disillusioni e speranze in un combattimento serio per una società migliore e più giusta.
Vogliamo salutarlo con una frase che Ernesto Che Guevara scrisse sul suo diario pochi giorni prima di morire: “Non piangere per me…fai quello che facevo e continuerò vivendo in te”.
Ciao Guglielmo
--> Continua...
|
|
|
VISITATORI
|