Gino Begotti,
una vita dietro il mirino
di Salvatore Libertino
Frascati - 'Obiettivo Beatles' - Intervista a Gino Begotti
17 marzo 2001
Si disse sempre che in Italia i "Favolosi
Beatles" sono stati fatti conoscere per la prima volta da Gianni Bisiach nella
trasmissione televisiva "TV7" del 23 dicembre 1963.
Ma chi se lo immaginava che un veneziano di 22 anni, fotoreporter corrispondente
dell'Agenzia "Olympia", qualche settimana prima, il 14 dicembre, aveva
documentato con la sua Rolleiflex uno dei primi concerti della carriera dei Beatles
in un locale a Sud di Londra, il Wimbledon Palais, passato alla storia dopo quel
concerto. E dopo qualche ora quelle foto hanno fatto il giro del mondo.
Vediamo cosa dice Mark Lewisohn, biografo dei Beatles, di quel sabato pomeriggio
14 dicembre 1963:
"Wimbledon Palais, High St. Merton, Wimbledon, Londra.
Il Southern Area Fan Club aveva organizzato un evento analogo alla festa
precedente a Liverpool. Oltre a suonare dal vivo di metà pomeriggio, i Beatles
strinsero la mano (da dietro le transenne del Palais) a tutti i 3000 fans in
estasi che sfilavano lentamente, spesso in maniera tutt'altro che ordinata. Gli
operatori dei telegiornali e cinegiornali ripresero un pò qui e un pò là per
tutto il pomeriggio.
La direzione del Palais, temendo che il prezioso palcoscenico potesse essere
danneggiato da un assalto furioso di beatlemaniaci smaniosi, costruì una pedana
di fortuna per i Beatles e vi eresse intorno una gabbia di metallo per tenere
lontane le orde. Era una soluzione sicura ma i Beatles non ne furono affatto
contenti, anche se John, vedendo i fans che si accalcavano contro la rete
metallica, esclamò: 'Se spingono ancora un pò, ci passeranno attraverso come
patatine fritte!'."
Durante il concerto, Gino era proprio dentro quella gabbia, per tutto il tempo
in ginocchio alla base della modesta piattaforma di grezze assi di legno sulle
quali suonavano i Beatles, in tensione per il continuo tremare delle sbarre di
ferro provocato dalla pressione dei fans, temendo che prima o poi la ressa potesse abbattere quella
protezione di fortuna.
E' andata felicemente bene, come del resto in tutti i concerti dei ragazzi e
così è stato possibile "salvare" il prezioso rullino.
Di quel servizio si occupò anche la rivista "Fotografia Reflex". In contemporanea, Gino pubblicò un
minibook nel quale si possono ammirare alcune tra le più belle fotografie di
quella giornata memorabile.
Ma chi è Gino Begotti? La sua vita, all’inizio, ricalca un po’ la trama del film
“Nuovo cinema paradiso”. Nasce a Venezia nel 1941. Suo padre, proiezionista del
Festival del Cinema, lo porta spesso al lavoro negli anni del dopoguerra, ed è
lì che Gino sente per la prima volta l’odore acre e affascinante della
celluloide, raccoglie i fotogrammi che cadono durante i ritagli e le aggiunte
della pellicola operati dal padre e si innamora di quello che riesce a leggervi
dentro. Scopre scena dopo l’altra, un dramma, un bacio d’amore, una folla
che si agita, una treno pieno di emigranti. Gino porterà dentro di sé questo
amore che lo legherà con le arti visive, con il cinema. A Milano studierà
fotografia professionale, iniziando i primi lavori da
aiutante di camera oscura stampando le fotografie del rotocalco femminile Bolero
Film alla Mondadori e facendo ben presto parte nei primi anni Sessanta come
fotoreporter della Giornalfoto, storica agenzia milanese, anche se le prime
fotografie di spirito giornalistico furono quelle scattate a 18 anni a Palmiro
Togliatti in comizio a Milano in Piazza del Duomo, salendo sull'improvvisato
palco di legno alle spalle del grande politico per fotografarlo in primo piano
con la folla oceanica di sfondo.
Lo troviamo per lunghi periodi a Roma a seguire il percorso della Dolce Vita, e
quindi del mondo del Cinema in via Veneto e sui set cimematografici, con gli amici
e colleghi ‘paparazzi romani’ (Marcello Geppetti, Tazio Secchiaroli…) e
fotografando nelle loro residenze Anita Ekberg, Giorgio De Chirico, Alessandra
Mussolini appena nata con mamma Maria Scicolone e papà Romano Mussolini, Novella
Parigini, Linda Christian, Edmund Purdom, il sarto Emilio Schuberth, e le
Sorelle Fontana nei loro ateliers, e molti altri.
Nel 1963 è a Londra negli studios di Shepperton, Elstree, Twickenham, Pinewood a fotografare il
cinema ma anche la città, la Beatlesmania, la famiglia reale in eventi
ufficiali, collaborando free lance con il Daily Mirror e altre testate.
Nel 1964 a Parigi a riprendere Audrey Hepburn e William Holden sul set di ‘Insieme a Parigi’ ma
anche Catherine Deneuve, Marcello Mastroianni, Anthony Perkins, Leslie Caron e
registi Roger Vadim, Claude Chabrol, Andrée Cayatte, Renè Claire.
Nello stesso anno è in Italia, sul set di "La Rolls Royce gialla", diretto da Anthony Asquith,
interpretato da Shirley MacLaine e Alain Delon.
Accanto alla sua celluloide e ai lavori di scena incominciano a farsi vedere i reportage in giro
per il mondo sul sociale, scientifico e le collaborazioni per l’editoria (Fabbri, De Agostini, Garzanti).
Negli anni Settanta, dedica la sua conoscenza alla fotografia in bianco e nero,
che stampa egli stesso formato mostra per esposizioni personali sia nazionali
che internazionali, come freelance collabora con l’agenzia Olympia-Publifoto fotografando personaggi e eventi dell’arte, della cultura,
dell’economia, della politica.
Fino ad oggi non gli è mai passato per il cervello di appendere al chiodo la sua
macchina fotografica che intanto, per esigenze di ‘sopravvivenza’, è diventata
digitale con tutte le diavolerie che questo cambiamento comporta: computer,
rete, comunicazione, software…
Oggi Gino, oltre a continuare a fare la professione di Reporter, alimenta
assiduamente il suo
Blog nel quale scrive presentando
i propri "servizi" che inevitabilmente investono
eventi e personaggi internazionali di politica, cultura, arte, cinema, sport nel mondo. Basta visitare la sua creatura per
rendersi conto della ‘corposità’ e dei contenuti di questa persona straordinaria.
La stampa e la Rete sono ricchissime di servizi col marchio di Begotti,
come quello del 2 giugno 2008 (bicentenario nascita di Garibaldi) a
Caprera sui discendenti di Giuseppe Garibaldi con il più piccolo Giuseppe
Garibaldi Hibbert di tre anni che raccoglie fiori
accanto alla casa del suo famoso avo.
Su Olycom, ci sono foto in
bianco e nero del 1963 di Gian Maria Volontè e Carla Gravina nella loro casa romana. A Venezia ha
fotografato Peggy Guggenheim nella sua casa sul Canal Grande e Raf Vallone quando ancora non c'era il red carpet......
Nonno per cinque volte, non ha mai perso - nemmeno per un minuto - la genuinità, la curiosità,
la volontà di apprendere di quel bambino che guardava con occhi sognanti i fotogrammi nella cabina di proiezione di suo
padre. Quando incontra una persona con una macchina fotografica importante è
spinto dall’esigenza di scambiare quattro chiacchiere. Qualche giorno fa mi ha
raccontato che in metropolitana giovedì 11 novembre si era seduto per caso
accanto a un uomo che sfoggiava una bella macchina fotografica nuova con un
appariscente teleobiettivo, e che gli disse di essere di Tropea, e di
fotografare solo le strade e le case, ma senza gli uomini. Per Gino non è una
stranezza anzi, ma preferisce fotografare la gente nelle loro espressioni più
vere.
Quando nel marzo del 2001 ho saputo della mostra a Frascati
“Obiettivo Beatles” sulle foto del concerto dei Fab Four al Wimbledon Palace,
sono andato a trovarlo per fargli un’intervista che ora mi sono deciso di
pubblicare in queste pagine. Fu una bellissima giornata passata in famiglia con
Gino e la gentile Signora Maria che continuò amabilmente sul lungomare di Ostia al
ristorante dei divi del cinema ‘Da Peppino a mare”.
©TropeaMagazine