Affruntata di Briatico 2009 (prima parte)
di Salvatore Libertino
L'Affruntata
di
Briatico
di Angela Bagnato e Salvatore Bagnato
E'
Pasqua.
Ad
aprile Briatico, piccola ridente cittadina del Vibonese in posizione incantevole
sul mar Tirreno,
splendida
meta estiva del turismo balneare, si appresta a scacciare definitivamente
l'inverno.
Dalle
colline arrivano gli agnelli, le migliori ricotte, gli asparagi selvatici,
le
verdure, gli eccezionali salumi, per preparare il pranzo pasquale.
Nelle
case si confezionano i dolci tradizionali: le "pitte pie", i "campanari".
Ma,
come in tutta l'Italia, l'arrivo della stagione primaverile, col risveglio
della natura,
ridesta
nell'animo e nella mente del popolo le antiche tradizioni legate ai riti
della
Settimana Santa.
Il racconto
I PERSONAGGI
La Madonna del Rosario con il bambino |
La Madonna del Rosario cinta dal velo nero (Addolorata) e senza il bambino sulla mano sinistra |
Cristo Risorto |
Giovanni |
La comunità di Briatico |
La
domenica di Pasqua, a mezzogiorno, a Briatico si svolge una particolare,
antica e suggestiva "sacra rappresentazione": l'"Affruntata".
La
"rievocazione" immagina che Giovanni, discepolo prediletto di Gesù
e custode della Madonna, si metta in cerca di Maria addolorata per comunicarle
la felice notizia della resurrezione del suo Figlio.
Giovanni,
ansimante per la gioia e per la corsa, finalmente incontra Maria; ma questa,
ancora affranta dal dolore, non crede alle sue parole, che forse considera
solo consolatorie.
Allora
Giovanni va da Gesù per condurlo in carne e ossa dalla madre.
E
quindi avviene lo struggente incontro: Maria, dapprima sorpresa, incredula,
poi esultante, getta via il nero velo che le ricopre il capo e si lancia
verso il Figlio in un irrefrenabile impeto di affetto materno; ed anche
Gesù, alla vista della Madre, ha un fremito di commozione filiale.
Alle
grandi emozioni segue poi una gioia serena e appagante.
Lo svolgimento dell'azione
Dunque,
dopo la Messa della mattina di Pasqua, celebrata nella Chiesa Matrice,
le statue di S. Giovanni, della Madonna (la Madonna del Rosario, cui è
stato tolto dal braccio il Bambino ed è stato posto sul capo un
lungo velo nero) e di Gesù Risorto, levate dalle loro nicchie della
Chiesa del Carmine, prendono posizione: Maria in una stradina laterale
del corso Margherita, in prossimità della piazza, a monte; Gesù
Risorto all'altro capo della via, a valle.
I
fedeli, ormai moltitudine, accorsi anche dalle numeerose frazioni vicine
e dai comuni del circondario, affollano il corso all'inverosimile e la
ristrettezza della via esalta l'effetto;
i
più fortunati occupano i balconi e le finestre, ma molti cedono
volentieri il posto perchè preferiscono stare in strada, più
a diretto contatto con l'avvenimento.
Un
primo interrogativo: si farà? non si farà? cioè, il
tempo consentirà l'effettuazione? Già la risposta si carica
di un significato augurale. Ma negli ultimi trenta anni, forse solo una
volta il tempo è stato inclemente. Si farà.
"U
fujunu a S. Giuvanni". I giovani più prestanti hanno fatto a gara
per avere l'onore e l'onere di portare le statue, la più ambita
è quella di S. Giovanni, poichè ad essa è destinato
il compito più gravoso e difficile ai fini della riuscita della
rappresentazione, e per questo più prestigioso.
Il
popolo, vestito a festa, è allegro, eccitato, nervoso, impaziente;
tutti cercano freneticamente il posto migliore, si sporgono, restringono
la via utile, a stento trattenuti dagli amici Vigili Urbani e dai due Carabinieri
di servizio; nel punto dell'incontro, all'incrocio con la via Gravazio,
son pronti i chierichetti con l'incenso ed il parroco con la Croce, nonchè
i musicanti.
La
statua di Giovanni, portata con una sola mano, con il braccio lungo il
corpo, dai quattro aitanti giovani in maniche di camicia, comincia a percorrere
il corso, in discesa, una prima volta a passo lento: Giovanni va alla ricerca
della Madonna per annunziarle la resurrezione del Figlio.
Il
brusio si fa alto, le due ali di folla si aprono; S. Giovanni ha percorso
tutto il tratto previsto in discesa, indi risale ad andatura appena più
sostenuta.
I
giovani portatori mantengono una uguale cadenza di passo perchè
la statua con ondeggi e la sostengono ben dritta e salda stringendo la
presa.
Inizia
il crescendo: la statua passa sette volte su e giù per il
corso sempre più velocemente; l'andatura via via aumenta, a passo
svelto, al piccolo trotto, poi diventa corsa concitata.
Ci
siamo, è l'ultima passata, nella folla ora la tensione è
al culmine.
Giunto
al termine della discesa, S. Giovanni risale, sempre di corsa; ma dietro
di lui ora è Cristo Risorto, e dall'altro capo del corso scende
la Madonna col velo nero; il sincronismo è perfetto: all'incrocio
prestabilito S. Giovanni repentinamente scarta di lato, il Figlio risorto
sopraggiunto ondeggia, ruota a sinistra ora a destra e così la Madre,
per rappresentare la sorpresa, l'incredulità, la gioia; il velo
nero di Maria vola via con abile manovra, e la Madre ed il Figlio si avvicinano
e si allontanano ripetutamente: la folla grida, piange, fra isterie e preghiere,
in una collettiva emozionante partecipazione.
Ed
infine un grande applauso liberatore: l'incontro è avvenuto, l'"Affruntata"
è finita, tutto è riuscito alla perfezione, non un errore,
non una sbavatura, non un movimento fuori posto!
Complimenti
agli asausti giovani portatori, veri attori in un vero psicodramma!
E
quindi incenso, canti delle donne, preghiere, benedizioni; la folla, placata,
si accompagna con i tre simulacri in processione, giù fino al "Calvario",
alla vista del Golfo, poi risale verso la piazza, indi si scioglie fra
saluti, auguri, abbracci di parenti, amici, emigrati tornati per l'occasione;
ci sono tutti: i ricchi, i poveri, il Sindaco. gli assessori, gli avversari,
gli amici, i nobili, i pescatori, i contadini.
L'atteggiamento dell'Autorità Ecclesiastica
L'Autorità
Ecclesiastica ha più colte tentato, senza successo, di impedire
l'effettuazione dell'Affruntata: nel 1972 vi fu un esplicito divieto del
Vescovo di Mileto, che il parroco dell'epoca cercò di far rispettare
vietando il prelievo delle statue dalla Chiesa.
La
folla, proclamando il suo diritto a disporre delle statue e gelosa delle
proprie tradizioni, contestò aspramente la decisione della Chiesa,
prelevò di forza le statue e fece l'"Affruntata" senza parroco!
Ma
perchè l'Autorità Ecclesiastica non vede (o non vedeva) di
buon occhio l'effettuazione dell'"Affruntata"?
I
motivi possono essere molti:
-
la non ortodossia del racconto, che non ha alcun riscontro negli Evangeli;
pertanto l'interpretazione popolare degli
avvenimenti della Passione riduce questi a mera fantasia, senza il supporto
della verità storica;
-
la rappresentazione di emozioni e passioni troppo forti, non consone per
intensità alla dignità dei protagonisti;
-
l'assenza del significato salvifico della Resurrezione, messo in ombra
dalla emozione del rapporto umano
madre-figlio;
-
atteggiamento di Maria che addirittura inizialmente non crede alle parole
di Giovanni che le annunciano la
Resurrezione del Figlio;
-
la funzione propiziatoria ed augurale "pagana" ed i contenuti di superstizione;
-
le manifestazioni di isteria che la rappresentazione determina nel popolo
(peraltro comuni ad altre feste religiose
popolari, che spesso riecheggiano antichissimi riti pagani, probabilmente
connessi al culto di Dioniso).
La devozione popolare ed il sentimento religioso
A
ben guardare, la popolazione di Briatico non manifesta una religiosità
bigotta, nè cupo senso religioso, cioè, quell'atteggiamento
che vede la religione come punizione, espiazione di colpe, divieto, penitenza,
direi quasi tristezza.
La
religiosità invece è solare, propiziatoria, legata alla venerazione
della Madonna, di S. Francesco di Paola e di S. Nicola di Bari, Santi operatori
e quindi utili per la società, e di grandi Santi Bizantini quali
S. Leone, S. Basilio, S. Costantino.
E'
quindi, una religiosità spontanea, gioiosa, nella quale prevale
il rapporto diretto con la divinità e con i Santi.
Ma
un posto di assoluto rilievo è riservato alla Passione di Cristo:
il sentimento religioso popolare è fortemente legato alla commemorazione
della Morte e delle Resurrezione del Signore.
In
questo ambito credo si collochi l'"Affruntata", festa di popolo nella dolce
e luminosissima aria primaverile.
E'
interessante notare che fra gli innumerevoli canti popolari raccolti nei
sei volumi dell'opera di Raffaele Lombardi Satriani non ve n'è alcuno
dedicato alla Resurrezione del Cristo: sarebbe certamente un canto di gioia
e di speranza.
Invece,
tutti i canti relativi al periodo pasquale riguardano i drammatici eventi
della Passione, ed in particolar modo quello culminante della morte di
Gesù sul Golgota.
Gli influssi delle tradizioni arcaiche
E'
interessante cercare nel rito dell'"Affruntata" aspetti riconducibili a
tradizioni arcaiche, riferibili al mondo greco e bruzio,
Indubbiamente,
le caratteristiche di "psicodramma" attribuibili alla rappresentazione
rimandano alle suggestioni di antichi riti dionisiaci ed alla funzione
catartica dello "spettacolo" cui non si assiste passivamente, ma al quale
si partecipa in qualità di spettatori-attori.
Lungi
dalla pretesa di fornire interpretazioni psicanalitiche del comportamento
della folla, certamente va rilevato che la componente isterica riveste
ancora oggi una importanza non trascurabile.
D'altronde,
nella popolazione, specie nelle classi contadine, fino a tempi non lontani,
erano comuni credenze ed usanze tipiche del mondo greco ed in generale
mediterraneo: il malocchio, il fascino, le lamentazioni funebri, gli spiriti,
gli scongiuri e via dicendo.
E'
noto peraltro che molte tradizioni religiose popolari si sono innestate
su rituali più antichi; ad esempio, a Ferragosto, la festa dell'Assunta
si svolge in campagna intorno ad edicole votive o a piccole cappelle e
nelle processioni si usano veri e propri tirsi, bastoni sormontati da piante,
fiori e frutti, secondo una classica tradizione di origine greca.
La funzione divinatoria, augurale e propiziatoria
L'"Affruntata"
assolve, come già accennato, ad una funzione divinatoria: dal suo
corretto svolgimento è lecito prevedere un futuro prossimo benigno
(l'andamento favorevole della annata in senso generale, l'abbondanza dei
raccolti e della pesca, la clemenza del tempo, ecc.).
I
segni promonitori positivi hanno crescente importanza man mano che l'"Affruntata"
procede: il tempo meteorologico favorevole durante l'esecuzione della rappresentazione
o per lo meno tale che ne consenta l'effettuazione, l'assenza di incidenti
di rilievo, il sincronismo dell'azione al momento dell'incontro (il velo
nero di Maria che bene scivola via, nel preciso istante in cui S. Giovanni
scarta di lato, scoprendo la figura del Cristo risorto).
La
funzione divinatoria si accompagna a quella augurale, nel senso moderno
di speranza di buoni accadimenti, di desiderio di buone cose per sè
e per gli altri componenti delle comunità.
E
la superstizione, l'attribuzione di virtù soprannaturali a cose
naturali e indifferenti, è sempre in agguato.
Forse
non è estraneo all'"Affruntata" anche un aspetto propiziatorio,
quasi fosse rito utile a rendere benigna la divinità, ad ingraziarla
a vantaggio dell'intera comunità.
La funzione sociale
L'"Affruntata",
intesa come efficace mezzo di comunicazione non verbale, può avere
infine una funzione sociale, quella di rafforzare la coesione della comunità
facendo leva sulle emozioni collettive che suscita; per contro, ciò
contribuisce a determinare il forte radicamento di questa tradizione nella
coscienza popolare.
Fino
a non molti anni orsono, la processione conclusiva dell'"Affruntata" attraversava
il parco annesso alla residenza del Marchese, l'antico feudatario del luogo;
le statue sostavano alcuni minuti, alla presenza dei nobili: con tale gesto
si rendeva omaggio e riconoscimento all'autorità, che in cambio
offriva protezione e possibilità di lavoro e garantiva alla comunità
il rispetto delle tradizioni.
In
un certo senso, il fatto religioso serviva anche ai fini del consolidamento
del potere costituito.
Ricordiamo
che a Pasqua le famiglie contadine che lavoravano i vasti terreni di proprietà
dei nobili, portavano a questi agnelli, polli, uova ed altri prodotti della
terra: dono augurale, atto di sottomissione, gratitudine per aver ottenuto
lavoro stabile, clausola contrattuale.
Le origini
E'
difficile dire come e quando la rappresentazione abbia assunto l'aspetto
attuale: si può ritenere che la tradizione si sia consolidata durante
il vicereame spagnolo ed il regno di Ferdinando IV di Borbone.
Briatico,
fino al sisma del 1783, era situata sulla collina, a pochi chilometri dall'attuale
localizzazione; certamente il gravissimo terremoto determinò uno
sconvolgimento di grande portata per cui solo dopo la ricostruzione la
tradizione potè riprendere vigore.
I
ricordi dei vecchi (ho raccolto testimonianze certe fino al 1860), attestano
che alla costituzione del Regno d'Italia l'"Affruntata" si svolgeva a Briatico
con le ideentiche attuali modalità, quindi senza aver subito significative
variazioni negli ultimi 130 anni.
Conclusioni