di Emanuele Romano (1842)
Nella morte rapida del chiarissimo Arcidiacono D. Antonio Meligrani, l'oratore che con mano fuggevole ne scrisse l'elogio, non ebbe presente molte notizie di lui, che gli furono in seguito comunicate da D. Giuseppe, virtuoso fratello del trapassato. E' perciò che le aggiungo qui, non per dar pascolo alla vanità, ma perchè si faccia noto viemaggiormente, come l'uomo compianto adempì al suo Ministero in tutte l'epoche della sua mortale carriera, Sarebbe un delitto il defraudare gli estinti delle laudi che si han meritato colle loro laboriose vigilie, e con tante privazioni. Il giovanetto Antonio fu educato nel Seminario de' Chierici della città di Tropea. Rapidi furono i suoi progressi nelle lettere amene, cosicchè precorse tutti i suoi coetani nell'aringo dell'onore. Nelle frequenti Accademie che allor si teneano, egli faceva quasi sempre il discorso dell'apertura con molta soddisfazione degli stessi maestri, i quali lo ammiravano anche ne' componimenti in verso, in cui esercitavasi. Si conservano questi scritti originali, monumenti certi del precoce sviluppo della giovinetta anima sua, e dell'alacrità del suo ingegno. Vi sono fra' suoi manoscritti due bellissimi discorsi, uno sulla Mitologia degli antichi, e l'altro su la loro Teologia, assai stimabili, come pure una pregevole dissertazione sulla Geometria, ed Aritmetica. Soventi volte avveniva che dallo scanno di scolare passasse alla Cattedra di Maestro, supplendo costui nella spiega de' Classici Latini, ed Italiani con universale ontentamento degli ascoltatori. Fu perciò che nell'età di anni 18 venne nominato a Maestro interino di belle lettere, ed a vice-Rettore del medesimo Seminario. Compiti nel Venerabile luogo gli studi, recossi in Napoli per maggiormente perfezionarsi nello scibile, e sovratutto nelle materie Ecclesiastiche, e legali. In quella Metropoli fu ascritto alla Congregazione de' Chierici forestieri, ed ordinato sacerdote da Monsignor Monforte Vescovo di Tropea con dispensa Apostolica per la età Conciliare. Nel 1795, scrisse per ordine del suddetto Prelato col quale convivea, una relazione ad Sacra Limina, la quale per purità di stile, per bellezza di espressioni, mostra il genio del giovane scrittore, e che può servire a memoria istorica della Chiesa Tropeana. Nel dì primo Febbrajo 1798 portossi alla Regia Università degli studi, onde subire gli esami, ed ottenere la Laurea dottorale d'ambe le leggi: l'evento corrispose al desiderio; vi si distinse, e l'ottenne il dì tre del mese antidetto. Si addisse allora interamente alla scienza de' Canoni, e frequentando la Curia Arcivescovale di Napoli, divenne perito oltremodo. Traslato il degno Monsignor Monforte alla Chiesa di Nola, condusse seco il preclaro Meligrani, e perchè vedea in lui felicemente riuniti (come si esprime quel suo Vicario Generale Golia) la prudenza, la gravità, l'integrità de'costumi colla dottrina, lo elesse nel 1801 ad Uditore della Curia, e della Diocesi Nolana; il costituì pure Avvocato de'poveri con tutt'i privilegi, e coll'eccezioni tam in jure, quam de consuetudine debitis: questo uffizio di pietà, con quanta lode fu esercitato da lui, il certifica il prelodato Golia, e la bella fama che di se lasciò in tutti que'siti. Eletto il Monforte ad Arcivescovo della Metropolitana di Napoli, il Meligrani gli fu fedele compagno alla città de'sette Colli. Quivi occupossi ad osservare quanto di grandioso e sublime presenta quella classica terra feconda di preziose memorie, e quivi fece ragguardevoli conoscenze. Ma reduci dal Vaticano, s'infermò l'illustre Arcivescovo nelle paludi Pontine, e giunto appena alla bella città del Sebeto, sen morì. Antonio era l'allievo dell'aquila, che il menava su i propri vanni per le regioni del cielo; essa cadde, ed ebbe termine la prima nobil carriera di lui. I suoi lo richiamavano in Patria... Era in quel tempo Cappellano Maggiore Monsignor Gervasio; questi che ben conosceva il merito del Meligrani, a dargli un attestato della sua stima, il commendò, e fu eletto nel 1803 a Canonico della Cattedrale di Tropea sotto il titolo della Beata Vergine di Romania; nel 1805 passò a quello sotto il titolo di S. Nicola; nel 1806 a quello di S. Filippo Argirò; nel 1808 all'altro di S. Ermete; e finalmente in Dicembre 1822 fu eletto ad Arcidiacono, seconda dignità della medesima Cattedrale. Da che pose il piede in Tropea, amato, onorato, consultato da tutti, occupò sempre i primi posti compatibili col suo carattere di Ecclesiastico, e nel disimpegno riscosse sempre i pubblici plausi. Ma pria di partire dalla ridente Partenope, gli amici cospicui non cessavan di offrirgli cariche luminose. L'Arcivescovo di Palermo colle più obbliganti maniere fe di tutto a condurlo seco in quella sua residenza; ma il pensiero del soverchio allontanamento da'suoi, e l'animo suo scevro d'ambizione non ha potuto determinarlo ad accondiscendere al buon Porporato. Sì ambiziose vedute non aveano attrattive per lui, non signoreggiavano esse il suo cuore. Egli per alta disposizione della Provvidenza dovea rendersi utile a quella città che avea sparso nell'anima sua i primi germi del vero sapere. Ed infatti, fu il giorno 2 Giugno del 1804, che Monsignor Mele Vescovo di Tropea il chiamò a suo Vicario Generale interino nell'assenza del proprio, spedito per la S. Visita nella Diocesi inferiore; e nel dì 18 Settembre dell'anno seguente lo elesse definitivamente alla carica per ambedue le Diocesi. Tanto la probità, l'espertezza, la perizia del Meligrani erano a cuore al detto Prelato. L'uomo di virtù lascia ovunque un nome di se che non si cancella mai dalla memoria de' cuori sensibili. Vediamo già il Meligrani impegnato nell'esercizio del Vicariato nell'Erculea Città. Ma fu allora, cioè nel 1805 a dì 19 Novembre che Monsignor Calù Arcivescovo di Sorrento, invita per mezzo del Marchese di S. Giuliano D. Giovanni Monforte il chiarissimo Antonio, perchè si rechi in quella sua Metropolitana col posto di suo Vicario Generale. Le istanze dell'amico, tutto che calde e reiterate, tutto che poggiate sulle esortazioni del Cappellano Maggiore, che vi scorgea un principio di futura elevazione a pro del protetto; punto non valsero. La modesta risposta del giovane Canonico fu sempre, che non era sì ingrato da lasciare il suo Vescovo. Sopraviene intanto l'occupazione militare del regno. Monsignor Mele si reca in Napoli. Meligrani rimane solo al governo della Chiesa. Questa può dirsi l'epoca della sua gloria; vi si distingue in quei difficili tempi coll'esemplare condotta, colla prudenza, colla dottrina. Ei quantunque solo al reggime degli affari, si comporta in guisa, che vengono ben rispettati il santuario, i Ministri, le leggi. Per le sue gentili maniere, per le conoscenze, per l'integrità singolare, si concilia la stima di tutte le Autorità Militari, Giudiziarie, ed Amministrative, serbando con esse tale armonia da non risentire pregiudizio la Chiesa. Diviene il confidente e l'amico de' celebri Intendenti di quella stagione, di de Thomasis allora Uditore al Consiglio di Stato, di Colletta, di Martucci, di Petroni, e de' successori loro, da'quali ricevendo spesso incarichi gelosi, gli esegue con somma prudenza. Come Vicario Generale delle due Diocesi, fu delegato de'projetti, ed incaricato per le bolle della Crociata, e per la partizione delle limosine, che lasciò nella sua venuta in Tropea colui che allora reggea i destini del regno. Fu in quell'epoca ancora destinato a Direttore delle pubbliche scuole fondate nel Seminario della Città dall'Intendente de Thomasis con approvazione del Ministro dell'Interno. Nel 1811 venne da quest'Autorità eletto a pro-Presidente del Giury di esame per gli stabilimenti di pubblica istruzione pel Distretto di Monteleone, e nominato nell'anno seguente a Censore di tutte le opere di pubblica istruzione del medesimo Distretto. In quel tempo scrivendo il prelodato Intendente al celebre Vicario Orofino collega del Meligrani, e Presidente del Giury, così si esprimea: vuole il Ministro, che io, ed i sotto Intendenti favorissimo il Presidente, ed il pro-Presidente del Giury al bisogno, essendo esse persone rispettabili per grado e per merito. Il Meligrani istallò e visitò più di sessanta scuole, e mancandogli il tempo, delegò per altre scuole il celebre padre Gemelli suo amico, ed autore di opere diverse. In occasione della sua carica, corrispondea coll'egregio Cavaliere Galdi Direttore della pubblica istruzione, il quale avea di lui molto rispetto; e l'incaricò di farli note le persone che distingueansi nelle scienze. Qual pro-Presidente del Giury di Calabria Ultra, ricevè l'incarico della inaugurazione del Collegio Vibonese, ma per motivi di salute non potè intervenire. Monsignor Tomasuolo frattanto fu promosso alla Chiesa di Tropea nel 1819. Come questi giunse in residenza fissò i suoi sguardi sul nostro Meligrani la cui chiara nomanza era di già pervenuta alle sue orecchie. Ed ecco che a dì 30 Giugno l'elegge a suo Auditore; quindi a Vicario Generale, a Luogotenente, ed Uffiziale in spiritualibus et temporalibus, e nell'anno stesso a Convisitatore con ampie facoltà. Il giorno poi 19 Marzo 1824 fu deputato Consultore della Curia di Nicotera ad inchiesta di quel Vicario. Dietro che per arcani consigli della Provvidenza Mons. Tomasuolo diè la rinunzia alla Cattedra Episcopale, l'esimio Meligrani a dì 4 Luglio 1824 fu eletto a Vicario Capitolare del Collegio Canonacale, e perciò a Presidente dell'amministrazione Diocesana, e sempre a vice-Presidente nel corso de'suoi Vicariati generali. L'ardua carica fu esercitata con molta lode del Meligrani. In seguito, ed in occasione della sua Vice-Presidenza della detta amministrazione Diocesana, l'Eminentissimo Cardinale Firrao li scrisse una compitissima lettera piena di gentilezze e di encomi. Ebbe Mons. Tomasuolo a successore Monsignor Montiglia. Il Meligrani sfuggì forse alla vista dell'ottimo vecchio? Nò, egli il volle a suo Vicario, nominandolo alla carica nel dì 2 Giugno 1825, e ad Uditore per regolare tanto la Diocesi superiore, che la inferiore, con tutte le facoltà senza restrinzione, in ampla forma, et omnimoda potestate, con accordargli poter destinare persona di sua fiducia che lo supplisse negli affari, laddove il chiedessero le circostanze. Il governo del degno Prelato fu di breve durata; dopo pochi anni fu tolto a'viventi: il rimpiazzò Monsignor Bianchi, il quale ad esempio de'suoi predecessori confirmò il Meligrani a Vicario Generale. In quale stima il tenesse, il fa chiaro una lettera di lui indirittali dalla città di Amantea nel 1828 eccone le parole: <<Ho avuto tutto il motivo di ammirare nella sua lettera, la di lei saviezza, prudenza, e fermezza per tutti gli articoli che sono stati esposti nella lettera stessa>>. Monsignor Bianchi fu traslato all'Arcivescovato di Amalfi l'anno 1832 il Meligrani venne rieletto a Vicario Capitolare. Fra le altre cure si diè allora ogni premura a fare restaurare la sala, ove si riunisce il Capitolo, a conservare gli antichi ritratti, e quanto esiste colà di rimarchevole, a rinnovare, e a ridurre a forma più elegante il resto delle pitture. Si era fatta un'analoga iscrizione col suo nome per tanto rammentare, ma Egli per modestia non ha permesso apporsi, e perciò si sostituì l'attuale colà esistente. Intanto dalla sua Metropolitana l'Arcivescovo Bianchi li spediva delle lettere testimoniali, colle quali contestando le di lui singolari doti, dichiara, che sempre, anche in tempo della sua assenza, ha governato l'intera Diocesi con ogni splendore, zelo, e prudenza, e che secondo il suo giudizio, e quello de'Diocesani, lodevolmente si è comportato, promovendo la religione, ed il pubblico bene colla sua incomparabile fortezza, ed eminenti qualità. E nella lettera d'invio soggiunge, che l'espressioni ivi contenute, non esprimono tutt'i suoi caratteri come meritano essere conosciuti. Venne finalmente a reggere la Chiesa di Nicotera e Tropea l'attuale egregio Monsignor Franchini, egli il nominò puranche a suo Vicario Generale, e se ne servì sino alla morte, amandolo teneramente. Antonio occupò molte altre cariche, come quelle di esaminatore, e di Giudice Prosinodale, di Confessore d'ambi i sessi, anche nella Diocesi di Mileto per tempo indefinito, e con tutte le facoltà. Era pure uno degli accademici degli affaticati di Tropea sotto il nome lo Svogliato, ec. ec.... Qui non hassi a passare in silenzio l'amicizia, che per la rettitudine del cuore, e per l'esattezza nella carica lo strinse a'rinomati Vescovi, a Monsignor Marra, all'Arcivescovo Tomasini, e a Monsignor Minutolo di trionfante memoria: con loro corrispondea, consultava, ed era consultato. L'ultimo lo chiese due volte a Vicario a'principi del 1819 e nel mese di Settembre dell'anno medesimo. L'illustre soggetto era ben degno d'essere secondato, ma non bastando l'animo al Meligrani di abbandonare il proprio Pastore, non vi assentì, e chiuse la via a migliore fortuna. I Monsignori Alessandria, Narni Arcivescovo di Cosenza, Bellorado, Armentano, sono stati suoi corrispondenti, ed amici, come pure il Delegato generale Apostolico de' Minimi Padre Meligrani. Questi nel 1830, li partecipava, che il Nunzio Apostolico Monsignor d'Amat l'interrogò con molta attenzione della sua persona, e che avea di lui una vantaggiosissima idea... La virtù trova in ogni luogo degli ammiratori, sovratutto la virtù moderata che sdegna di far pompa di sè. Così pensò sempre l'Arcidiacono Meligrani; egli nella giovane età, oltre alle tante occasioni di spingersi avanti nella carriera Ecclesiastica, conobbe in Napoli molte famiglie principesche, e mentre parecchi de'suoi colleghi occuparono, ed occupano posti onorevoli, Ei contento della sua sorte, antepose l'amor della Chiesa di Tropea a tutti gli onori, cui potea meritamente innalzarlo il suo genio, stimando meglio lo stare vicino a' suoi. Ei vantava a suoi discepoli i tre nipoti di Monsignor Monforte, il Duca di Laurito, il Marchese di S. Giuliano D. Giovanni Monforte procuratore del Re presso il tribunale Civile di Napoli, poi Giudice di quella gran corte Criminale, e D, Antonio Vescovo di Troja. Egli diè loro lezioni in molti rami dello scibile, poichè oltre alle materie Ecclesiastiche, si distinguea in molte discipline, e lingue. Fu instancabile nello studio, e nella continua lettura, e divenuto bibbliofilo, si formò una bibblioteca di scelti libri d'ogni materia, che ormai si possiede dal fratello di lui D. Giuseppe, per le cui cure va crescendo ogni giorno. Fu questa la vita dell'illustre Vicario Meligrani, il quale non ismentì mai l'alta vocazione a cui il destinò la Provvidenza. Ei si moriva in Tropea lasciando di se un luminoso esempio di virtù. Alle sue spoglie mortali accompagnate dal Capitolo nella Cattedrale, si rendette l'onore di tutte le sacre funebri ceremonie; e quindi con pompa trasportate nella terra nativa di Paralia, ove il Clero venerando di quell'ameno villaggio tributò loro solennemente gli omaggi della riconoscenza, furono depositate nella Chiesa di Portosalvo, unite alle ceneri dei suoi antenati in onorato sepolcro gentilizio della famiglia.