Tropea. Archivio Toraldo: Carlo Toraldo (fotocaracciolo).CARLO TORALDO
 
 
 
 

di Giuseppe Fazzari
(1898)
 
 
 
 









Quest'uomo insigne nacque a Tropea il 1° aprile 1815 e morì nella stessa sua patria a 20 gennaio 1897.
Noi, nel ricorrere l'anniversario della sua morte, ricordiamo le virtù dell'estinto. Ricordare le virtù degli uomini insigni che onorarono la patria fu sempre opera meritoria, e la gratitudine per noi è dovere che non potremmo trasandare.
Carlo Toraldo nacque da Felice e Rachele Fazzari. La famiglia Toraldo è una delle più illustre famiglie d'Italia, annoverata nel Sedile chiuso di Portercole, e sempre ha dato uomini chiari nella toga, nella chiesa, e nelle armi. Il padre Felice era uomo colto e componeva dei distici latini che risentivano dalla facilità ovidiana. La madre era donna intelligente e forte, ed era sorella a quel Raffaele Fazzari, il cui merito nelle scienze giuridiche ancor si ricorda in Tropea. Entrambi i genitori educarono la loro numerosa figliuolanza alla scuola del Cristianesimo.
Il ragazzo Carlo, prima di andare a scuola, mostrava ingegno non comune. Non prima di dieci anni incominciò ad apprendere la lettura e poi man mano che cresceva negli anni, ebbe a maestri nelle lettere il canonico Sambiase, rettore del Seminario di Tropea, in filosofia Giuseppe Scrugli che fu teologo della Cattedrale, in algebra e calcolo differenziale ed integrale il bravo capitano del genio, Gregorio Galli, lodato dal Generale Filangieri, ed in legge lo zio materno Raffaele Fazzari, di cui sopra abbiamo detto.
In tutte le suddette scuole sempre il Toraldo ebbe il primato non conteso e riconosciuto senza odio ed invidia.
Giovanetto andò in Napoli, ove ebbe a maestro Basilio Puoti, marchese, benemerito delle lettere e della gioventù napoletana e studiò matematiche ed astronomia e ne ebbe lode dal suo condiscepolo Annibale De Gasparis. Ebbe a maestri nel giure Pietro Pezzullo e Nicola Gigli. Fu poi allo studio del Ciani Luigi avvocato, e, morto, lui fu il Direttore dello studio e con la sua sapienza ed onestà accrebbe la clientela cospicua per casato e ricchezza.
Volle però a ventiquattro anni concorrere all'esame di giudice regio insieme a Luigi Capuano testè defunto e a Giuseppe Mirabelli Presidente di Cassazione al riposo, ed ebbe ad esaminatori uomini che rispondono ai nomi di Michele Agresti e Nicola Nicolini.
Fu felice nel concorso, ed ebbe la nomina eccezionale di giudice di seconda classe invece dell'ordinaria di terza; ma egli declinò l'incarico, desideroso di camminare nella via libera del foro, nella quale ebbe l'approvazione dei più grandi avvocati. Il Correra Francesco Saverio, principe degli avvocati napoletani lo diceva <<uomo di merito non ordinario, di squisitissima coscienza giuridica, dotto, acuto, dialettico, onesto, prudente, di gusto>>; Pasquale Borrelli, Roberto Savarese, Starace Antonio, Luigi Landolfi, Giuseppe Pisanelli, Giuseppe Polignani, Pasquale Stanislao Mancini l'ebbero carissimo e collaborarono con lui, e del suo sapere giuridico sono prove non dubbie le diverse allegazioni, ove in difesa delle persone a lui raccomandate, svolse le quistioni più gravi anche di diritto feudale e ancor di quelle celotiche allo scioglimento dei Monti familiari e del diritto antico napolitano, come ne sono esempio le memorie per difesa di Carolina Caracciolo dei Principi di Torella, Duchessa di Montecalvo.
Vinse molte eleganti quistioni, e a noi basta cennarne alcuna. Egli fece ricorso nella causa Giffone e Gabrielli sostenendo che nel giudizio di turbativa non si possa procedere a demolizione e che chi esperì l'azione di nunciazione deve convolare al giudizio plenario per demolirsi ciò che s'era edificato. La Cassazione di Napoli nel 1877 aderì al divisamento esposto dal Toraldo, estensore de Renzis, e poi fu sempre uniforme con arresti successivi.
Altri ricorsi furono formolati dal Toraldo e furono accolti come quello accolto dalla Cassazione di Roma fra Giffone e Demanio dello Stato con arresto 4 gennaio 1881 riportato nella Legge 1881, I, 221; nella Corte Suprema 1881, 72; nella Gazzetta del Procuratore XVI, 72. Anco fu accolto il ricorso contro la sentenza della Corte di appello delle Calabrie del 14 maggio 1881 Messina e Giffoni (Foro col. 1881, 86) con arresto della Cassazione di Roma del 21 giugno 1882, riportato nella Corte Suprema, p. 443.

La suggestiva composizione grafica (originale in Archivio Toraldo-Serra) dei fratelli Carlo e Giuseppe Toraldo
così come uscì sul "Calendario d'oro" (anno 1900), in occasione della morte di Giuseppe, a corredo dei loro cenni biografici per far
"cosa gradita alla famiglia, che desidera vedere riuniti in uno stesso volume i ricordi di questi suoi due cari"1.
Il cenno biografico di Carlo (m.20.1.1897) era già apparso nel periodico araldico nell'anno 1898.

La Cassazione di Napoli accolse il ricorso a favore di Braghò contro Francica che aveva vinto in 1^ e 2^ istanza, e in rinvio il Francica perdente fece ricorso che fu respinto, resistente Toraldo, a 9 aprile 1894. Ancor la stessa Cassazione accolse il ricorso di Tranfo difeso dal Toraldo contro Naso con arresto 14 maggio 1892, riportato nel Diritto e Giurisprudenza anno VIII, p. 110.
Nè al sapere soltanto si ristringea il merito dell'uomo che ricordiamo. Egli aveva il cuore elettissimo, come elettissima n'aveva la mente. Fu generoso dell'opera sua e non chiese mai compenso ad alcuno.
Bastò il dire che una causa gravissima si agitava fra una Signora, nuora ad uno dei più grandi scrittori d'Italia, e che la perdita della lite avrebbe ridotto la signora alla miseria, Toraldo ne sostenne le ragioni e la causa presso il Tribunale di Salerno perduta, difesa da altro avvocato, ebbe presso la Corte di appello di Napoli e presso la Cassazione diversa sorte, e il genero della Signora diceva che il compenso che n'ebbe fu una sola lettera di ringraziamento. Oh! quanti consigli, oh quante fatiche ebbe a sostenere spontaneamente senza compenso!
Nè nell'avvocatura soltanto fu generoso, ma prestò l'opera sua anche in altro modo. Eletto deputato nel 1848 accolse il compito suo con dignità; ancora in grave età, (anni 78) non isdegnò di sedere nel consiglio comunale della sua Patria, e quando sorse grave tenzone se la ferrovia dovesse percorrere la via littoraneo e l'interno, il Toraldo conseguì l'intento richiesto dalla sua patria che vede per lui camminare vicino le sue mura la macchina di fuoco, e ciò per l'opera indefessa del Toraldo, dei suoi viaggi a Roma, della sua intelligenza e prudenza.
Nè ciò soltanto: componea tutte le gare, i dissensi: la sua parola autorevole era acqua sulle fiamme che provenivano dalle gare dei sui concittadini, dei quali non v'è alcuno che non ebbe benifizio da lui, che nulla mai pretese, che Francesco Prof. De Filippis diceva essere fulgida stella che ecclissa sè stessa per la somma modestia.
Quest'uomo si spense nel 20 gennaio 1897 e la patria e la Calabria perderono un uomo sommo non nel giure solo ma nelle Scienze politiche, sociali, economiche, in varie lingue, perderono un benefattore, perderono un uomo religioso.
Egli a chi gli diceva che Scienza e Fede sono contrarie rispondeva, citando i più grandi scienziati che furono credenti. Alighieri, Tasso, Milton, Klopstck, San Tommaso, Newton, diceva egli, ne son la prova.
Ben quindi il 20 gennaio 1897 fu lutto pel cuore di tutti e i suoi concittadini fecero onori dovuti nelle esequie e dai luoghi circonvicini accorse la gente. Vi giunse il deputato del Collegio di Tropea On. Squitti che ne disse un discorso, ed altri ne furono pronunziati dal Comm. Francesco Barone pel Municipio di Tropea, dell'avv. Giuseppe Virdire, dal Sindaco di Pizzo, dal Sindaco di Briatico, dal Sig. Pasquale Fazzari, dal Sig. Tranfo Antonio fu Gaetano, dal Comm. Tommaso Toraldo-Grimaldi.
Il prefetto, il sottoprefetto, il sindaco di Monteleone e quel di Pizzo fecero telegrammi di condoglianza, e molti e molti altri ancora.
I discorsi e i telegrammi sono raccolti in un opuscolo stampato a Roma tip. Sallustiana con sentita prefazione del nipote dell'estinto cav. Felice Toraldo, giovane onesto e dotto, specialmente nelle cose storiche. Egli allo scadere di un mese della morte ricordò il merito dall'illustre zio, e noi allo scadere di un anno ricordiamo l'estinto, con maggior dolore, perchè il tempo ci ammaestrò più di quel che sapevamo quel tesoro ha perduto ogni persona che conosceva il grande uomo !
 

NdR
1 Felice Toraldo, sempre nell'intento di voler accomunare le prestigiose figure degli zii Carlo e Giuseppe, volle ricordare affettuosamente Carlo, "giuriconsulto, matematico e poliglotta insigne" anche nella prefazione dell'opera di Torquato Tasso "Gerusalemme Liberata", tradotta in lingua latina da Giuseppe, dedicando allo stesso zio Carlo in un'unica pagina un particolare tributo che si ritiene utile ripostare qui:

CAROLO TORALDO EQUITI TORQUATO
VIRO ALTAE MENTIS, ET INGENII VERSATILIS
QUI A PUERO AB AMOENIS ET SEVERIS STUDIIS NUNQUAM ANIMUM AMOVIT
ET IN SINGULOS PROFECIT DIES
INTER PARTHENOPAEOS CAUSIDICOS MAGNI IURISCONSULTUS NOMEN ADEPTUS
IN ARCHIMEDIS ARTE NON MINUS QUAM IN URANIAE SCIENTIA VERSATUS
VENUSINO ET ALIGHERIO ADMODUM AMICO
HORUMQUE IN ELUCUBRATIS SUIS OCCASIONIS CARMINIBUS AEMULATOR
MULTOS NON EXCEPTO HEBRAEO DOCTUS SERMONES
SORTIS OMNIS HOMINUM CONSULTOR, ET DISSIDENTIUM COMPOSITOR DESIDERATISSIMUS
IN ANIMI MODESTIA SINGULARIS
MAIORA REGNI OFFICIA NON SEMEL ORLATA RECUSAVIT
IN OPE EGENTESS LIBERALIS, ET SUO AERE CLIENTES SAEPE DITAVIT
AD AETERNAM ILLIUS MEMORIAM
ET IN FRATERNAE DILECTIONIS ARGUMENTUM
IOSEPHUS GERMANUS
HANC POEMATUS TORQUATI IN LATINUM CARMEN TRANSLATIONEM
PRETII EXINGUI SED LABORIS MULTI
GAUDET CONSECRARE