GASPONI

di Saverio Lo Cane



Dedico queste pagine di notizie storiche su Gasponi ad alcuni amici
coi quali abbiamo da tempo formato un circolo di cultura,
che, oltre ad essere occasione d'incontro e di discussione su problemi di attualità,
dispone di una sia pure limitatissima biblioteca, dedicata ad <<Antonio Guarasci>>,
alla quale ho attinto buona parte delle notizie qui contenute.
Gasponi, Aprile 1978.

Il primo nucleo di abitanti del paese dovette essere costituito da saraceni in rivolta contro i soldati del generale N. Foco inviato dall'imperatore Basilio nell'886 in Calabria, venuti a Tropea a liberare la città dalle loro mani. Questo primo nucleo di abitanti è probabile che si sia insediato nella zona corrispondente alla parte antica dell'attuale paese e in prossimità del fiumicello <<Cheo>>.
Se il primo nucleo di abitanti fu costituito da saraceni, va però tenuto presente che questa zona faceva parte della Calabria Sud, la quale traeva i suoi costumi dai Greci; dalle città costiere, infatti, la popolazione, che per gran parte era di origine greca, aveva da tempo esteso la sua influenza sulle colline e le montagne del retroterra.
Il primo nucleo di abitanti veniva ad insediarsi all'inizio del 900, in una zona in prossimità del fiumicello <<Cheo>>, così detto con parola greca, dal quale successivamente l'abitato prendeva la denominazione e veniva chiamato <<Chespanum a Cheo fluo dictum cum optimi olei copia>>1; cioè <<Chispano dal fiume Cheo, che gli scorre accanto, con oglio buono, ed in copia>>2.
Da tenere presente che tutta la Calabria stava da tempo ricevendo numerose colonie greche inviate dall'oriente e che il greco era la lingua prevalentemente in uso che si conservò nella maggior parte delle città e dei villaggi fino al 1300, dopo di che cominciò il suo declino, pur durando ancora per centinaia di anni.
Si spiega così come gran parte dei luoghi della zona abbia denominazione di origine greca; e per quanto riguarda la liturgia della Chiesa, il rito greco, da quando fu sostituito al rito latino, si sia diffuso e si sia conservato nel maggior numero delle chiese parrocchiali della zona.
Prima che si insediasse il nucleo saraceno doveva esserci nella parte collinare, alle spalle della zona suddetta, un convento di monaci basiliani e probabilmente qualche nucleo di abitanti in prossimità di esso. Dal 700 al 1200 vi fu in Calabria una grande influenza dei Basiliani che si riflettè sulla scienza, le arti ed i costumi. Va poi tenuto presente che a partire dal 900 i santi venerati nella Calabria greca sono in sostanza gli stessi dell'Oriente bizantino.
<<Nelle regioni meridionali l'ampia colonizzazione greca determinata dal monachesimo costituì il fondamento della produzione bizantina locale (e non solo rupestre)>> e si inserì pure nella vita della popolazione di Chespano: <<Dei dintorni (Gasponi) è una cappella rettangolare voltata a botte, anch'essa da ritenersi versione locale e rustica di moduli bizantini>>3.
L'abitato che si andava sviluppando doveva risultare dalla composizione del nucleo saraceno e da un probabile nucleo di abitanti di influenza greca che poteva trovarsi in prossimità del convento nella vicina zona collinare, ed aveva nel suo seno la chiesa di S. Domenica costruita prima del 1500 su moduli bizantiti. Non lontano da esso vi era poi la zona di S. Angelo.
L'abitato acquistava col tempo la fisionomia di un villaggio che alla fine del 1500 erigeva la sua chiesa parrocchiale, intitolata a S. Acyndino, martire persiano, assunto a protettore della parrocchia. La campana dell'antica chiesa parrocchiale porta incisa la data del 1593 e la scritta <<Michael salicola me fecit>>.
Nel 1500 Chispano è certamente un villaggio fornito di una sua realtà sociale se G. Barrio nel 1571, nel suo <<De Antiquitate et Situ Calabriae>> s'interessa a trovare l'etimologia della denominazione del villaggio <<Sunt in tropaeanensi agro pagi plerique graecis appellati nominibus...Dein est Chespanum a Cheo fluo dictum cum optimi olei copia>>. Alla fine del 1500 il paesetto ha certamente la sua chiesa parrocchiale.
Nel 1600 e nel 1700 Chespano è uno dei numerosi casali sotto la protezione di Tropea. Dispone di tre torri per la difesa del suo territorio dalle continue incursioni dei Barbareschi e dei Turchi.
Le torri erano situate, una nel tratto del paese attualmente chiamato <<avanzi a turri>>, nel luogo in cui l'abitato confina con la campagna in direzione di Tropea; un'altra era alle pendici di S. Angelo sul versante che guarda verso la valle dove scorre il fiumicello <<Cheo>>, e quindi verso il paese; la terza era ubicata sul fianco della collina che s'innalza alle spalle del paese, ed esattamente nella contrada detta <<Marcella>>.
Esse si trovavano a distanza tra di loro <<non superiore ai seimila passi>> e comunque ben visibili l'una dall'altra, al fine di comunicare tra di loro coi fuochi che erano dei grandi falò, in caso di arrivo dal mare e di incursioni dei Barbareschi e dei Turchi.
Verso la metà del 1600 erano state costruite in Calabria settantadue torri e circa cinquant'anni dopo esse erano aumentate a centodue <<sessantanove in Calabria Ultra e trentatre nella Citra...sia lungo la costa ionica che quella tirrenica; in alcuni tratti si può dire che le torri infittivano>>4.
E' probabile che le tre torri nel territorio di Chespano fossero subalterne rispetto a quelle che sorgevano sulla costa e non fossero da annoverare nel numero ufficiale delle torri costruite in Calabria, in quanto la loro funzione doveva essere quella di trasmettere nell'entroterra i segnali ricevuti dalla costa: <<con fuochi, o suono di campana, secondo l'ora del bisogno, si dava l'allarme nella zona, specie ai contadini perchè in tempo vi cercassero rifugio, o lo trovassero nei boschi vicini, e dal segnale passato  di torre in torre l'avviso corresse fin dove si presumeva il danno potesse essere recato>>5.
Gasponi comunica con Tropea per mezzo di una strada che iniziando in prossimità della torre suddetta attraversa una estensione di campagna pianeggiante, leggermente in discesa, ed in un secondo momento in discesa accentuata percorre una zona pietrosa fino a raggiungere la città da sud-est. Il paese comunica con l'altura del <<Cardillo>> per mezzo di una strada che in progressiva salita si allontana dal centro abitato e va verso la collina, limitando a sinistra la contrada Cannella e la zona Tocco ed a destra la zona Marcella e la zona Mandria, fino a che, incavata nella zona petrosa, raggiunge l'altura del Cardillo.
Cosa era la zona del Cardillo? E' quanto purtroppo manca in queste notizie storiche, non essendovi a portata di mano dati precisi al riguardo.
L'altura del Cardillo e di gran parte del piano retrostante è disseminata di tombe incavate nella zona pietrosa. Le persone che furono ivi sepolte, furono adagiate col capo rivolto verso il tramonto, mentre un'anforetta di terracotta veniva posta a fianco del capo medesimo. Le tombe furono scavate in vari periodi; alcune sono emerse nel corso dell'aratura del terreno. Poco più in là della zona del Cardillo, nel tratto che si affaccia verso Sant'Agata, ve ne sono in gran numero e ben visibili, pure incavate nella roccia.
Forse niente è stato scritto di esse, ma esse hanno di certo avuto una relazione non trascurabile con la storia dell'abitato di Gasponi. La necropoli rimane ancora da studiare sia in relazione al periodo che alle sue relazioni con l'abitato.
Con la strada che dal distretto di Tropea porta al ducato prima ed alla città liberale e repubblicana poi di Monteleone, Gasponi comunica per mezzo di una strada che, iniziando da sotto la torre del centro abitato, passa per la zona attualmente detta della <<Fontana Vecchia>>, e dopo aver attraversato la parte bassa di Corello, costeggiando, dall'alto, un boschetto che si estende fino a valle, sbocca nei pressi della zona <<Pirricchiu>>.
Nella parte media del suddetto boschetto, ed in prossimità della detta strada, era in funzione nel 1600, e forse anche prima, un mulino tipico della zona, i cui ruderi in gran parte sepolti nel terreno sono franati da tempo verso il fondo della valle. La saitta, più stretta rispetto ad altri mulini situati in territorio di Drapia, tuttora intatti e settecenteschi, fa pensare ad un periodo certamente più antico rispetto ad essi.
I mulini sorgono dove c'è grande abbondanza di acqua; ed il territorio su cui si sviluppa l'abitato è caratterizzato da una grande abbondanza di acque. Esse vengono particolarmente utilizzate per irrigare gli orti ed i frutteti. L'abbondanza di acqua è tale che <<scorre un ruscelletto per ogni via del paese>>; va verso valle e lungo il suo percorso alimenta alcuni mulini tra i quali quello suddetto.
Il paese è poi fornito di una fonte di ottima acqua e di grande abbondanza. Se il terreno è molto umido, l'ambiente è però ben salutare e l'aria perfettamente salubre. <<Pagus Gasponi...situs est in planitie montis subter alium montem...inter acquarum abbundantiam...Preter acquas pro irrigandis hortis...fontem magnificum habet in magna abbundantiam, summeque perfectionis cum aer etiam sit saluberrimus quanquam existat in eius situ tanta acquarum affluentia, quod deberet utique esse humidus locus, et tamen stantibus hic his omnibus est perfectissimi seris...Talis est acquarum abundatia quod per omnes ipsius Pagi calle rivutus acquarum per transirubertissimus, molendini simitizi ex eadem acqua farinam efficium...>>6.
Nel 1600 e nel 1700 Gasponi ha una grande produzione di verdura, di cereali, ulivi e frutta di ogni genere. Vi si coltivano il lino e le piante di cotone, ed era praticata la produzione ed il commercio della seta. <<Abundat...lino, gossipio in magna copia...et pro fabrica serica multa morareta, moratera, et in cerera arudineta in multa abundantia>>; <<l'industria serica, vi era estremamente disseminata, e viva grazie alla lavorazione a domicilio>>7 in tutto il catanzarese. La materia prima era data dalla fronda di gelso e dalla bachicoltura: l'allevamento del baco da seta è fiorente e diffuso dovunque.
Nel 1700 vi era in paese, oltre alla chiesa parrocchiale, la Cappella del Purgatorio e già da lungo tempo la chiesa di S. Domenica. La Cappella del Purgatorio è fornita di un fondo rurale.
La chiesa di S. Domenica, funzionante da alcune centinaia d'anni, dopo qualche tempo d'abbandono, fu riconsacrata all'inizio del '700, <<il 7 novembre del 1729 (1709 opp. 1729) dal rev. Don Leonardo T. can. della Cattedrale di Tropea, delegato dal rev/imo sig. vicario generale Don Nicolò Pelliccia, con aver celebrato esso la prima messa>>8.
Nella 1^ metà del 1700, la parrocchia <<S. Acyndino>> ebbe come parroci il rev. Antonio Rumbulà ed il rev. Lione Accorinti.
Tra le visite pastorali del 1700, si possono ricordare quella dell'ottobre del 1735 del vescovo Don Ianuario Guglielmino <<in die visitationis huius ecclesiae parrocchialis>>; quelle del vescovo Pau nel 1756 e nel 1765; e quelle di Don Vincenzo Monforte nel 1788 e nel 1791.
<<Nel 1750 il paese ha una popolazione di 295 abitanti, di cui 126 maschi, 154 femmine e 15 neonati (6 maschi e 9 femmine). Nel 1781 gli abitanti sono N. 299, nel 1788 n. 264>>9. Nel corso del 1700, Gasponi dovette attraversare un periodo di relativa prosperità se la Cappella del Purgatorio può fornire crediti ad alcuni patrizi di Tropea: <<anche alcuni enti rurali garantiscono crediti bollari a patrizi di Tropea, come i 160 ducati concessi dalla Cappella del Purgatorio di Gasponi al barone tropeano Giuseppe T. al 4 per cento>>10.
Di queste notizie raccolte su Gasponi, dalle origini al 1700, le più antiche testimonianze vengono dunque da una chiesa di origine bizantina, dai ruderi di una torre di un mulino del 1600, da una campana del 1593, e da una sicura, antica produzione e lavorazione della seta attraverso l'industria casalinga, esercitata con telai a mano.
 


1 G. Barrio <<De antiquitate et situ Calabriae>>, 1571
2 G. Fiore <<Della Calabria illustrata>>, 1691
3 Arnaldo V. <<Architettura bizantina nell'Italia meridionale>>, vol. II, 1967
4 G. Valente <<Calabria calabresi e turcheschi nei secoli della pirateria>>, 1973
5 G. Valente <<Calabria calabresi e turcheschi nei secoli della pirateria>>, 1973
6 Manoscritti dell'abate F. Sergio, 1720
7 Augusto Placanica <<Uomini strutture economia in Calabria nei secoli XVI-XVIII>>, I Demografia e società, 1974
8 Dagli archivi parrocchiali
9 Dagli archivi parrocchiali
10 A. Placanica <<Il Patrimonio Ecclesiastico Calabrese nell'età moderna>>, 1972.