I L

 P O R O
 
 

di Francesco Vecchio
 
 





L'altopiano del Poro, che si eleva sul Tirreno tra l'Angitola, il Mesima e le Serre costituisce un piccolo mondo a sè. Lo differenziano dagli altri massicci calabresi la natura del suolo composto di varie rocce cristalline prevalentemente granitiche, il clima mite, la varia vegetazione e la densa popolazione distribuita in numerosi piccoli centri.
La sua modesta altitudine (raggiunge i 710 metri con la vetta del monte omonimo e i 600 circa con la vetta di Coccorino e l'altura del castello di Vibo Valentia) permette all'uomo di vivere anche nella zona più alta. Il passeggero che attraversa la cima del Poro, vede una moltitudine di case sparse che, messe assieme, costituirebbero certamente
un grosso centro abitato; vi dimorano i pochi contadini non emigrati che coltivano la fertile terra e allevano in prevalenza bovini e ovini.
                                                                                                                                                                                             Prodotti tipici del Poro
Il massiccio si distende con una superficie pianeggiante e ai margini degrada verso il Mesima e più rilevatamente verso il Tirreno, con varie e caratteristiche terrazze che attestano il lavoro compiuto dall'uomo nei secoli scorsi per conquistarlo all'agricoltura e trasformarlo in uno spazio vitale. Tra le sue varie sporgenze nel Tirreno si distinguono il Capo Vaticano, il Petto della Torre scendente a picco sul mare e la piccola punta su cui si eleva la caratteristica Torre di Joppolo.
Nella zona rimane poco o nulla degli antichi edifici e monumenti, perchè, nel passato, disastrosi terremoti distrussero e danneggiarono gravemente i centri abitati, molti dei quali furono riedificati in luoghi più stabili e sicuri.
                       Torre di Joppolo
Gli abitanti del Poro, risospinti spesso al punto di partenza dalle frane, dai terremoti e dalle periodiche pestilenze mortali, risorsero sempre dalle rovine e con l'assiduo lavoro, trasformarono la superficie dell'altopiano, che ai nostri tempi la terra non dà mezzi sufficienti per vivere a chi la coltiva, è in gran parte desolata e va sempre più rimboschendosi. I colonizzatori Greci lo denominarono Poro, cioè passo, valico in montagna. Per la sua modesta altitudine l'altopiano era valicabile in ogni suo punto.
Gli antichi, però, preferivano inoltrarsi nell'interno per le valli poste agli estremi e per un passo intermedio, che confluivano tutti nella valle del Mesima, presso S. Demetrio da dove, superato il crinale delle Serre, si poteva facilmente raggiungere la spiaggia jonica, seguendo il profondo solco dell'Ancinale. Gli abitanti del Nord si addentravano nella Calabria per la Valle dell'Angitola.
                                                                                                                                                                               Capo Vaticano, terminale geografico del Poro
Al centro il Passo di Arete o Areta detto, oggi, dai locali, Passo Murata, collegava Tropea, i paesi del Vaticano e perticolarmente Porto Ercole con i centri dell'interno.
Tra i vari passi della Calabria che collegavano l'uno con l'altro versante e le coste con l'interno, il più importante fu certamente quello compreso tra Joppolo e il Mesima. Univa, infatti, il Porto di Emporion che sorgeva presso l'odierna Nicotera Marina, con Ipponio.
Nei tempi antichi gli abitanti della costa tirrenica si servivano di quel passo per le loro comunicazioni terrestri, non solo con gli abitanti dell'interno, ma anche con quelli di Squillace e con gli altri paesi della costa jonica. I forestieri affluivano su quella spiaggia, da dove si poteva facilmente raggiungere la via Aquilia o Popilia che attraversava l'altopiano e permetteva di spostarsi agevolmente a nord o a sud.
La strada mulattiera che congiungeva il porto di Emporion con la via romana e i paesi dell'interno, molto probabilmente, passava per Moladi i cui abitanti vivevano trasportando coi muli merci e passeggeri. Moladi, infatti, significa paese dei mulattieri1.
                 Nicotera Marina
Durante la dominazione bizantina, i monaci basiliani, rifugiatisi nella zona, vi eressero importanti monasteri, alcuni dei quali furono in relazione con i paesi del versante jonico, particolarmente con la città di Satriano nel cui territorio fondarono alcuni casali e conventi.
I Profughi provenienti dalla Sicilia, invasa dai saraceni, penetrati nella boscosa Calabria per la via del Poro, diedero origine a nuovi paesi che dedicarono ai santi greci o siciliani da loro particolarmente venerati.
I saraceni, dopo varie incursioni, distrussero Nicotera che, sorgendo al centro di quel passo, impediva loro di saccheggiare le città e le campagne dell'interno. Il monte dapprima fu detto monte del Poro, cioè del Passo, poi semplicemente monte Poro. La sua incantevole posizione di fronte al Tirreno fu notata anche dagli antichi. Strabone scrive delle isole Eolie: "...sette sono di numero e sono tutte di fronte e a chi guarda dalla Sicilia e a chi guarda dal continente presso Medma". Osservando la Calabria dai punti più alti del Poro, sembra che siano posti a pochi chilometri di distanza, da una parte, il villaggio di Lacconia con i ruderi della sua torre, la Piana di S. Eufemia e i monti di Nicastro e, dall'altra, i numerosi paesi sparsi sul pendio dell'arco appenninico che si estende da Palmi alle Serre.
La zona della Calabria compresa tra l'Aspromonte e Nicastro fu nel passato un centro irradiatore di vita spirituale, il Mercurio.
Con la natura del suolo i propri caratteri fisici e la sua conformazione a terrazze, il Poro favorì, fin dai tempi remoti, l'insediarsi dell'uomo.
Era, infatti, abitato nell'età del ferro, come attesta la necropoli di Torre Galli, esplorata da Paolo Orsi. Nell'età classica per un movimento di gente e di merci, sorsero nella zona alcuni paesi, come ci attestano, tra l'altro, i loro nomi greci o latini e qualche oggetto rinvenuto alla luce. Ma l'altopiano si popolò densamente nel Medio Evo. Gli abitanti dei paesi rivieraschi, per le continue incursioni dei Saraceni, che arrivarono ad occupare Tropea e a distruggere Nicotera, si rifugiarono sulle alture, dove fondarono alcuni degli odierni paesi. Altri agglomerati si formarono vicino ai monasteri basiliani. Inoltre, i dominatori che si susseguirono, eressero nei punti strategici dei castelli, attorno ai quali sorsero vari centri abitati. I più importanti paesi del Poro fondati nel Medio Evo furono certamente: Mesiano, Mileto e Monteleone.