Tropea: Il Colle S. Angelo visto dalla Marina del Vescovado

IL MONASTERO
DI
S. ANGELO DI TROPEA

di Francesco Vecchio


La chiesa settecentesca di S. Michele
Arcangelo con cupola bizantina
Il Monastero di S. Angelo, fondato nel periodo normanno, ebbe in seguito sotto la propria giurisdizione il convento di S. Isidoro che sorgeva tra le colline di Caria.
Infatti, nel citato elenco del 12211, i due monasteri sono detti, come se si trattasse di uno solo, il monastero dei SS. Angelo e Isidoro.
Dai registri delle tasse ecclesiastiche del 1310, rileviamo che aveva una rendita di venti once d'oro, e, pertanto, era, dopo quello di S. Onofrio, il più ricco del Poro2.
Attratti dalla sua cospicua rendita, i prelati latini si impossessarono arbitrariamente del convento nel periodo in cui era disabitato o se lo fecero dare in commenda. Nel 1265, come riferisce il Pirri, era a capo del monastero di S. Angelo l'abate Ioannicchio; e nel 1324, fra Cipriano3.
                                                                                                                                                      Veduta da S. Angelo
Dal Lubin desumiamo che nel 1456 era abate del convento fra Barnaba da Cordaro. Ma, allontanatosi o morto fra Barnaba, l'abate latino, Angelo Archepaco, si impadronì del convento e dei suoi beni. Giunto a Tropea il 14 dicembre 1457, il Calceopulo rimase meravigliato della posizione del convento che sorgeva su una verdeggiante collina, di fronte all'azzurra distesa del mare, alle isole Eolie e alla Sicilia.
Ma la chiesa e il monastero sebbene costruiti secondo lo stile e l'arte greca e con buoni materiali, minacciavano di crollare per l'abbandono e la mancanza di restauri; e intorno vi crescevano le spine. "...accessimus ad monasterium Sancti Angili de Tropea, quod est prope civitatem tropee versus montaneam per unum miliare; quod vidimus circundatum spinis et deductum prenitus in ruinam, tam ecclesiam quam elia beneficia, licet fuisset magna fabbrica constructum et bona marrama fabbricatum; quod vidimus totum fuisse compostum mare grecorum, et locus verde delectabilis et amenus".
S.Angelo: Obelisco della Redenzione
eretto dal Vescovo Felice Cribellati (1933)
Vi trovò soltanto un tal Niccolò Marco, procuratore dell'abate latino Angelo Archepaco, il quale si era indebitamente appropriato del monastero e dei suoi beni.
Il Calceopulo come rappresentante dell'ordine basiliano cercò di rivolgere alcune domande a Niccolò Marco il quale, infuriato, rispose che quel monastero essendo esente da ogni giurisdizione, non apparteneva ai basiliani. "..et in ea (abbacia) non invenimus aliquid nisi quendam Nicolaum Marcum procuratorem proparte abbatis Angeli Archepachi, qui tenet dictum monasterium licet indebite, et, cum vellemus sibi aliqua dicere ex parte ordinis, furibonde nobis quod dectum monasterium non est subitum nobis cum sit exemptum ab omni iurisdictione".
Il Calceopulo era sicuro che quel monastero dallo stile greco evisitato dal suo predecessore apparteneva ai basiliani. Ma, non potendo dar altro, si servì dell'autorità apostolica di cui era investito e diffidò l'usurpatore a dimostrare entro due mesi in base a quale titolo e diritto possedeva il monastero, disponendo che se entro tale termine non avesse addotto le prove, sarebbe stato privato del convento. "Nos Athanasius, archimandrita Sanctae Maria de Patiro in Calabria ordinis Sancti Basilii, apostolicus visitator etc. vobis abati Angelino, abati Sancti Angeli de Tropea, precipimus et mandamus, ut in virtute sancte hobedience et sub pena contenta in bullis apostolicis quod intra duos menses immediate sequentes debeatis ostendere quo iure et quo titulo tenetis dictam abbaciam quam invernimus penitus deductam in ruinam; et invenimus quendam Nicolaum Marcum procuratorem vestri parts in dicto monasterio, qui allegavit dictam abbaciam non esse ordinis nostri nec subditam nostre iurisditioni et quia nos habuimus plenam informacionem quod fuit et este ordinis nostri pront eciam vidimus in visitactione predecessoris nostri qui dictam abbaciam visitavit; ideo auctoritate apostolica ut supra volumus quod ostendatis cautelas vestras quo iure et titulo tenetis dictam abbaciam, alias, si intra dictum tempus non ostendetis quo titulo tenetis, volumus quod ipso iure a dicta abbacia auctoritate apostolica privemini". Dopo la visita del Calceopulo, il monastero di S. Angelo fu dato in commenda.
Il primo abate commendatorio fu Mons. Lucio Montano, il quale permise che i giovani novizi dei basiliani dimorassero in convento. Il monastero fu per molto tempo una ricca e ambita commenda per i prelati ecclesiastici. Nel 1768, morto Mons. Saverio Dattilo da Cosenza, ultimo abate commendatario, ad istanza del vescovo di Tropea, Felice Paù, il monastero con tutti i suoi beni fu assegnato al vescovo e al seminario di Tropea.

NOTE:
1 [ndr] L'Autore si riferisce ad un passaggio precedente: " I papi fecero fare varie visite ai conventi basiliani del regno di Napoli per ristabilirvi la disciplina e far ritornare i monaci al genuino rito greco. A tal fine, nel 1221, Onorio III mandò come visitatori il vescovo di Crotone e l'archimandrita, di Grottaferrata; di tale visita ci rimane soltanto l'elenco dei monasteri che dovevano essere visitati.".
2 Vendola, 4241, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Apulia-Lucania-Calabria, Città del Vaticano, 1939
3 Vendola, 4376, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Apulia-Lucania-Calabria, Città del Vaticano, 1939