IL CONCORDATO DEL 1556
TRA I CITTADINI
E IL VESCOVO DI TROPEA

di Antonio Tripodi


I rapporti tra i cittadini di Tropea ed il loro Vescovo emergono in tutta chiarezza nelle sei pagine allegate all'istrumento rogato1 nel Palazzo Episcopale il 20 giugno 1556 dal notaio Francesco Scrugli di quella Città.
Sono i <<Capitoli et gratie>> richiesti ed accettati dai due Sindaci, magnifici Tiberio Fazali e Giuseppe Vulcano, a nome della cittadinanza da essi pro tempore rappresentata.
In sedici articoli, dei quali potrebbero sembrare il primo un doveroso ossequio e l'ultimo una pura formalità, sono elencati i problemi di una comunità religiosa che anche sotto l'aspetto civile aveva molte ragioni di travagli e di insicurezza.
Venendo a reggere la Chiesa Tropeana, il Vescovo Gianmatteo Lucchi2 non sapeva di trovare una Diocesi disorganizzata per l'incuria3 di quanti in un quarto di secolo su quella Cattedra l'avevano preceduto.
Nella stesura del documento furono applicate con scrupolo le regole sia sintattiche quanto ortografiche di quell'epoca. I nomi propri di persona e quelli delle stesse Città di Tropea ed Amantea, salvo rare eccezioni si scrivevano con lettera minuscola. Per quanto riguarda la lettera <<erre>>, in principio di parola era sempre maiuscola. L'accento finale non faceva parte della fonetica, e la preposizione dativa era usata sotto l'unica forma <<ad>> anche di fronte a consonante.
Si chiese <<in primis>> che il Vescovo si comportasse con benignità e amorevolezza verso i fedeli affidati alle sue cure pastorali.
Si rileva dal secondo articolo lo scontento causato dal modo di conferire i benefici ecclesiastici. La richiesta che fossero concessi <<alli cittatini oriundi de detta cita et massime ad quelli servono il detto vescovato>> dimostra che non erano rari i beneficiati che nessun legame avevano con la Diocesi Tropeana.
Nella risposta il Vescovo rassicurò i cittadini per quanto si attineva ai benefici curati ed ai canonocati, ma riservò a se <<tal che ne possa disponer>> i benefici sine cura.
La terza <<supplica>> era fuor di dubbio quella che maggiormente assillava e teneva in agitazione i tropeani. Più che una istanza era una imperiosa esortazione a non voler accondiscendere alla separazione del Vicariato d'Amantea. Ed il Vescovo avrebbe dovuto sostenere le spese per un eventuale procedimento intentato dagli amanteani. Questi accettò con la clausola che <<accadendo alcuna lite>> di certa importanza la Città si sarebbe procurata di contribuire con proprio donativo.
La tensione tra le due parti costituenti la Diocesi di Tropea, separate geograficamente dalle Diocesi di Mileto e di Nicastro, era iniziata quattro secoli e mezzo prima. L'anno 1094, il 10 dicembre, per volontà del Duca Ruggero fu soppressa la Sede Vescovile di Amantea, che fu aggregata4 col titolo di <<Diocesi inferiore>> a quella di Tropea. Quest'ultima proprio quell'anno era passata al rito latino.
L'annessione fu confermata5 con Bolle dei Pp Alessandro III del 15 marzo 1178 e Innocenzo III del 16 novembre 1200.
Nel corso di tanti anni si era discusso più volte se il Vescovo di Tropea si dovesse chiamare anche d'Amantea. La prima memoria si riscontra nel Libro degli atti concistoriali6 di Pp Benedetto XI (1303-1304). Nella Bolla di Pp Alessandro VI del 19 maggio 1499, con la quale Mons. Sigismondo Pappacoda dalla Sede Vescovile di Venosa7 veniva trasferito <<ad Ecclesias Tropiensem, et Mantheanen invicem unitas>>, è aggiunto un richiamo alla concessione fatta <<superioribus annis>> dal Re di Napoli di denominarsi soltanto di Tropea il Vescovo di entrambe le Chiese. Lo stesso giorno era indirizzata una Bolla8 ai Vescovi di Trivento e di Larino, ai quali veniva conferito il mandato di ricevere il giuramento di fedeltà da Sigismondo Pappacoda <<Electo Tropien>>.
Si può comprendere il puntiglio dei tropeani nel ribadire che <<la Amantea>> dovesse rimanere sempre <<subdita>> del Vescovato di Tropea, richiamandosi a quanto <<declarato>> nelle Bolle9 dei Pp Alessandro VI del 29 aprile 1500 e Clemente VII del 16 maggio 1534. Sull'autorità di queste ultime due Bolle, l'imperatore Carlo V il 22 marzo 1536 da Castelnuovo in Napoli concedeva10 alla Città di Tropea il <<Placet>> sulla richiesta di ordinare agli Amanteani di smetterla con le spese per ottenere la ricostituzione del soppresso loro Vescovo e di rimanere alle dipendenze della Chiesa Tropeana come erano ormai da mezzo millennio.
Seguiva una petizione mortificante per la Chiesa d'Amantea nell'umiliazione del Vicario Foraneo. Fu richiesto ed accettato che quest'ultimo dovesse <<prestar obedientia et reverentia>> al Vicario Generale della Diocesi, e che nel giorno della consacrazione della Cattedrale11 doveva essere presente in Tropea come tutti gli altri Vicari Foranei. Si aggiungeva all'obbligo spirituale il disagio del viaggio marittimo da Amantea a Tropea e ritorno, che a quel tempo non era una piacevole crociera.
Reclamarono i cittadini il diritto di poter scegliere il predicatore quaresimale <<con intervento>> del Vescovo. Per l'elemosina quest'ultimo contribuiva con 12,00 scudi, ed il resto era integrato dalla civica amministrazione.
La richiesta di assegnare nella Cattedrale uno spazio per l'erezione della Cappella del Santissimo Sacramento e di una sepoltura, con l'impegno di non pretendere alcuna quota sulle rendite od entrate della detta Cappella, fu esaudita dal Vescovo con la concessione12 della Sala del Capitolo Metropolitano.
Il defunto magnifico Giovanni Romano nel suo testamento aveva disposto che se il figlio magnifico Carlo fosse morto senza legittimi eredi il suo patrimonio sarebbe stato speso per la costruzione di un Convento. Essendosi verificato il caso, il <<peso>> ricadeva sul Vescovo e sul Guardiano del Convento di San Sergio. Per quest'ultimo, il Ministro Provinciale13 aveva girato l'incombenza ai Reggitori della Città. Il Vescovo si dichiarò d'accordo per la costruzione del Convento, e dispose che il denaro proveniente dalle entrate della detta eredità si mettesse in cassa di deposito.
Siccome durante la distribuzione delle candeline nel giorno della Candelora si verificavano confusioni, fu proposto di mandare le stesse in ogni famiglia con riguardo alla <<qualità>> dei destinatari. Rassicurò il Vescovo che <<trovera expedienti>> per eliminare nella Chiesa il trambusto.
I paragrafi dal decimo al dodicesimo mettevano a nudo il contrasto tra la povertà e l'abbandono della Cattedrale e lo sfarzo di una società civile della quale facevano parte famiglie nobili e facoltose.
Si iniziò col ricordo del passato splendore. I diversi vestimenti di broccato e gli <<altri drappi>> dei quali il Vescovato era stato dotato ed ornato dai suoi predecessori erano <<quasi consumati et destrutti>>, e ciò non poteva essere avvenuto nell'arco di pochi anni.
La richiesta di rinnovamento delle sacre vesti e suppellettili fu accolta dal Vescovo, con la promessa che avrebbe fatto anche di più se Dio l'avesse lasciato abbastanza in vita.
La richiesta di rinnovamento che <<lo Altare Maggiore de detto vescovato convieni adornarsi de una suntuosa figura et immagine>> e ne chiesero l'acquisto. Rispose il Vescovo che aveva già provveduto alla commissione ed al versamento di 200,00 scudi ad un artista napoletabo, e che <<detta immagine14 è commensata ad fare et tutta via se fa>>.
La dodicesima <<supplica>> riguardava l'erezione di un campanile <<che sia adornato de bella et bona fabrica come convieni alla qualità de detto viscovato>>. E fu aggiunto ch'era necessaria la sostituzione del vecchio coro ormai imn pessime condizioni. Prudentemente il Vescovo s'impegnò a finanziare metà spesa per il campanile, e per il nuovo coro prese tempo evidenziando che non potevano esser fatte più opere contemporaneamente. Si evince che l'amministrazione diocesana non nuotava nella floridezza economica.
Terminate le urgenze temporali, la cittadinanza elencò tre problemi dei quali uno pastorale e due amministrativi. Per comodità di tutti gli abitanti, e soprattutto dei vecchi e di alcuni infermi, sarebbe stata utile la celebrazione di una Messa letta dopo quella cantata. L'istanza fu accolta favorevolmente.
Sembrerebbero un doppione i <<punti>> quattordicesimo e seguente. Il primo di questi conteneva la preghiera che il Vescovo <<se degni concedere>> che nè lui nè i suoi collaboratori potessero procedere <<ex offico>> contro i vassalli ed i chierici e laici diocesani. In modo analogo si dovevano comportare contro quelli ai quali sarebbe stata rimessa la querela dalla parte che l'aveva esposta. Il laconoco <<nihil>> finale non lasciava dubbio alcuno sulle intenzioni del prelato.
Nel successivo <<articolo>> fu accettato lo <<indulto generale de tutti et qualsivoglia delitti passati stante la concordia et remissioni dela parti>> sia al Capitolo ed al Clero che ai diaconi ed ai vassalli, con l'eccezione di D. Luca di Fiumefreddo e D. Ferrante Falascijna di Nocera.
Risulta chiaro che il Vescovo, anche lui legislatore del XVI secolo, non volle rinunciare al procedimento d'ufficio nei riguardi di quanti15 appartenevano alla sua giurisdizione.
Si chiusero i <<capitoli et gratie>> con la richiesta al Vescovo di volerli sottoscrivere apponendo il suo sigillo, e di accondiscendere alla stesura di un pubblico istrumento <<ad futuram Rei memoriam per cautela de detta cita et suoi citadini>>.
Sotto la firma del Vescovo per accettazione delle elencate concessioni16 si vede ancora in rilievo sulla rossa ceralacca lo stemma impresso il 20 giugno 1556.

NOTE

1 Sezione di Archivio di Stato di Vibo Valentia. Scheda del notaio Scrugli Francesco, istrumento del 20/6/1556.
2 F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, Roma 1978, n.20405. VAN GULIK G. <<(+) e EUBEL C. (+), Hierarchia catholica medii et re centioris aevi, Padova 1960, (ristampa), vol. III, pp. 108 e 320. Il sacerdote bolognese Giovanmatteo Lucchi, eletto Vescovo di Ancona il 23/5/1550, fu traslato a Tropea il 6/2/1556 per rinuncia dello zio materno Cardinale Giovanni Poggi. Morì il 22/7/1558.
F. UGHELLIO, Italia sacra, Vol. XIII, Venezia 1721, p.470. Lo noma Joannes Mattheus Luchius, deceduto il 22/6/1558.
V. CAPIALBI, Memorie della Santa Chiesa tropeana, Napoli 1852, p. 50. La morte del Vescovo Gianmatteo Luchio è avvenuta a Roma il 22/6/1558.
D. MARTIRE, Calabria sacra e profana, manoscritto in Archivio di Stato di Cosenza, vol. II-II, p. 547. La morte è riportata il 22/6/1558.
3 CAPIALBI, Memorie...,  p.49.
4 ivi, p. LXXVI. La Diocesi d'Amantea fu forse eretta dai bizantini tra il IX e ik X secolo. Non si hanno notizie di Vescovi intervenuti a Sinodi o a Concili. L'autore pone in risalto la superficialità con la quale <<gli scittori nostrali more pecoris, copiandosi l'un l'altro>> finora hanno confuso il Duca Ruggero il Borsa con lo zio paterno Conte Ruggero il Bosso. Ma lo stesso Capialbi alla p. 50 (v. nota n. 2) afferma di seguire l'Ughelli a proposito della morte del Vescovo Luchio.
5 A. SPOSARO, Storie e leggende di Tropea e dintorni, Tropea 1985, pag. 55.
RUSSO, Regesto..., n. 503. E' riportata la Bolla di Pp. Innocenzo III del 16/11/1200.
6 UGHELLI, Italia..., pp. 450 e 451.
7 RUSSO, Regesto..., n. 14161; ivi. n. 14162. Nella Bolla dello stesso giorno 10/5/1499, il Vescovo Pappacoda è detto traslato <<ad ecclesiam Tropien>>.
8 ivi, n. 14163. CAPIALBI, Memorie..., p. 42. Il documento di venerdì 10/5/1499 è riportato sotto la data di lunedì 8/2/1499. Ma è evidente il riferimento all'atto concistoriale della nomina del Pappacoda. Atti del Capitolo e del Municipio di Tropea per la conservazione della Diocesi nello stato quo ante, Tropea 1909. Risulta come ancora agli inizi di questo secolo XX fosse necessaria la compilazione di un memoriale da spedire alla Santa Sede per il mantenimento della situazione determinatasi otto secoli prima. La relazione fu redatta dal Can. Teol. Giuseppe Maria Scrugli, come attestato dall'autografo del Vescovo Filippo Desimone in calce all'ultima pagina.
9 RUSSO, Regesto..., n. 14260. Sulla richiesta della cittadinenza d'Amantea per la reintegra del Vescovato, in danno della Chiesa Tropeana, con Bolla del 29/4/1500 il Pontefice Alessandro VI stabilì che Amantea sarebbe dovuta rimanere <<sub dominio et potestate>> di Tropea. ivi, n. 17301.
Il 15/5/1534 il Pp Clemente VII confermò la precedente Bolla del Pp Alessandro VI per l'unione in perpetuo a quella di Tropea, respingendo di nuovo le richieste inotrate dai Sindaci e dai cittadini amanteani per la reintegrazione della loro Chiesa Cattedrale. ivi, n. 17302. Lo stesso giorno con altra Bolla fu dato mandato al Vescovo di Caserta ed all'Arcidiacono e al Tesoriere della Chiesa di Mileto di far fedelmente e fermamente osservare quanto stanilito riguardo all'unione della Chiesa d'Amantea a quella di Tropea, comminando contro i renitenti le censyre ecckesiastiche e ricorrendo se fosse stato necessario anche all'aiuto del braccio secolare.
10 CAPIALBI, Memorie..., p. 72. Nella richiesta, i tropeani facevano presente al Sovrano che i <<Manteoti>> avevano già speso oltre 5.000 ducati per il <<negozio>> della reintegra del loro Vescovato.
11 La consacrazione della Cattedrale ricorre il giorno 20 settembre.
12 SPOSARO, Storie..., p. 77.
13 G. FIORE, Della Calabria illustrata, tomo II, Napoli 1743, ristampa anastatica Bologna 1980, p. 418. Il convento di San Sergio di Drapia era di origine basiliana. Passò ai Minori Osservanti nel 1421 con licenza di Nicola, Vescovo di Tropea. L'ottennero nel 1587 i Minori Riformati.
Archivio di Stato di Catanzaro, Liste di carico, vol. XLIX. Il Convento e la Chiesa furono ridotti ad un ammasso di pietre e calcinacci dal terremoto del febbraio 1783.
Ivi, Segreteria Ecclesiastica, cartella n. 75 (Piano Fuscaldo). L'anno 1797 il Convento fu soppresso ed i beni assegnati all'erigendo Conservatorio per le <<donzelle civili>> in Tropea.
14 Rappresentava certamente l'Assunta, alla quale era dedicata la Cattedrale. Si tramanda che il quadro fu rimosso dall'Altare Maggiore dopo il luttuoso terremoto del 27/3/1638, e di esso mancano tracce e memoria.
15 Non è stato possibile sapere di quale reato si fossero macchiati i due sacerdoti, perchè non è consultabile l'Archivio della Diocesi di Tropea.
16 CAPIALBI, Memorie..., p. 49. Le concessioni del Vescovo alla cittadinanza furono <<si ampie e magnanime>>.
 
 

DOCUMENTO

Allegato all'istrumento del 20 giugno 1556,
per il notaio Francesco Scrugli di Tropea

 
Capitoli et gratie le quali se Domandano Al Re (verendissi)mo
s(ign)or ioanmatteo de luca Vescovo dela nobile et 
fidelissima cita de tropea per li m(agnifi)ci Tiberio fazali et ioseppi vulcano sindici et per li m(agnifi)ci eletti et regimento de detta cita con voto et pareri del m(agnifi)co
Bernardino vulcano U.I.D. Advo(ca)to de detta cita
per li quali se supp(li)ca sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia se
degni gratiosamenti concederli et massime in tutto quello 
si concerni la ragioni honer dignita et utili de detta cita 
suo vescovato et citatini in universali et particulari.

 
i IN prmis se supp(li)ca detto Re(verendissi)mo s(ign)or che debia benignamenti come convieni ad bon pastore Abbracciare detta cita et suoi citatini et con essi portares con ogni benignita et amorevolezza//.
2 Item se supp(li)ca se degni conceder ad detta cita et suoi citatini che qualsivoglia beneficio curato ò sine cura de qualsivoglia qualita che accaderanno detti benefitij ala corte de sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia li debia conceder et conferire alli citatini oriundi de detta cita et massime ad quelli serveno il detto vescovato //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia che li benefitij curati et canonicati li dara alli detti citatini vere li benefitij sine cura seli preserva tal che ne possa desponer sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia Alli quali a(n)cora tenera co(n)siderationi et ne fara parte.
3 Item se supp(li)ca detto Re(verendissi)mo S(ign)or che voglia tener et conservar detto vesco(va)to et sua Diocesi sensa diminutioni ne separationi alcuna con tutti suoi ragioni accioni et iurisditioni et signanter perche la Amantea da cinque cento anni icqua è stata è de la diocese de detta cita et suo vescovato la debia tener subdita come li altri terri de detta Diocesi non permittendo mai che possa dom(n)dare separationi alcuna ma che sempre sia subdita al detto viscovato cossi come è stato declarato per la felici memoria de papa Lessandro et papa Clementi per li quali fo imposto perpetuo silentio ad detta amantea et cossi ancora è stato previsto per la ces(area) et catholica magesta et in caso chi manteoti pretendessero il contrario ben che no(n) lo possano pretender che esso reverendissi(m)o vescovo suis sumptibus habea de proveder che la amantea p(rede)tta resti subdita ad detto vescovato como è da ragioni et cossi procurarlo qu(amvis) accadessi co(n) sua santita talche detta Amantea no(n) si possa in mo(do) alcuno separar ma resti subdita ut sup(ra). fo Resposto che sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia se contenta In mo(do) che accadendo alcuna lite in futuro la cita la habia de adiutar et (con)tribuire declarando che detta lite fossi grandi //.
4 Item se supp(li)ca che lo vicario foraneo de detta amantea debia prestar obedientia et reverentia al vicario generale de detta cita et signanter costringerlo che in lo di dela festivita dela co(n)secrationi de detto vescovato debia personalmenti venire in detto vescovato et cosi ancora tutti li altri vicarij della diocesi p(rede)tta //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia che se co(n)tenta et lo fara et che no(n) vogliano //.
5 Item perche de ragione il peso de predicar apparteni al Re(verendissi)mo vescovo de detta cità se supp(li)ca esso p(redet)to Re(verendissi)mo vescovo se degni pagare ogni anno dudici scuti per la elemosina del predicator che pro tempor havera da predicar et che detta cita co(n) intervento de sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia possa et debia eliger il predicator al tempo sara necessario perche il resto dela solita elemosina se paghera per detta cita //. fo Resposto per la sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia che se contenta //.
6 Item detta cita supp(li)ca detto Re(verendissi)mo s(igno)r che se degni assignare entro lo viscovato de detta cita uno loco atto dove se possa fabricar la cappella del sacratissimo corpo de expo** et lo loco dove se possa fare le sepulture secundo che parlerà alli m(agnifi)ci sin(da)ci et regimento che pro tempor saranno con declarationi che li legati et elemosine che seranno lassati ad detta cappella siano integri de detta cappella sensa che sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia ne possa haver ne pigliare quarta ne cosa alcuna ma detti elemosine et legati siano integri de detta cappella ut sup(ra) attal che se possano distribuire per benefitio de detta cappella et ad altre operi pie per quelle personi seranno eletti alla administrationi dedetta cappella per lo m(agnifi)co co(n)siglio de detta cita che pro tempor sera //. fo Resposto per la sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia che si co(n)tenta et che lo loco quali si eligera perli m(agnifi)ci sin(da)ci et regimento per farse detta cappella et sepultura sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia lo dara declarando che no(n) si preserva ne vuole quarta ne cosa alcuna deli elemosine et legati seranno lassati ad detta cappella //.
7 Item perche lo quondam m(agnifi)co joanni romano nel suo ultimo testamento ordino che q(ualmente)il quomdam m(agnifi)co carlo romano suo figlio fosse morto sensa legittima herede ex suo corpore legitime descendente che in tal caso dele robbe sue sene facessi uno monesterio et perche il caso è successo come costa ad sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et lo peso de fare detto monesterio apparteni al vescovo de detta cita et al guardiano del monesterio de santo sergio la quali aut(ori)ta è stato ceduta per lo ministro de detta religioni alla cita per questo se supp(li)ca sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et al m(agnifi)co consiglio dela p(redet)ta cita max(im)e che cossi è stato concluso per lo m(agnifi)co consiglio dela p(redet)ta cita max(im)e che cossi è stato concluso per lo m(agnifi)co consiglio de detta cita talme(n)ti che in ogni mo(do) se exegua la volunta de detto testatore //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia che è pronto et si contenta qu(o) stara beni se facci detto monesterio //.

 
8 Item perche dopo la morte del p(redet)to m(agnif)co carlo sono pervenuti diversi frutti de detta heredita tal che seria bona somma de denari per questo se supp(li)ca che colo intervento del p(redet)to m(agnifi)co consiglio o personi per esso destinandi se veda il cunto de detti intrati li quali se pongano in deposito perche sene possa fare exequir la volunta del testatore come sera provisto per sue Re(verendissi)ma s(ignor)ia et detto m(agnifi)co consiglio Mirandosi beni alli robbi de detta heredita //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et detto q(uod) fiat et che li denari deli intratti se pongano in deposito ut sup(ra) //.

 
9 Item perche come costa ad sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia il di dela candilora se soli dispensare la candela in detto viscovato con grandissimo disordini et confusioni se supp(li)ca si degni pigliare expedienti de togliere detti disordini et confusioni et dispensar la candela come se soli dispensar in molti viscovati de questo regno co(n) ordinarsi che si mandino casa per casa de detta cita tanti candeli quanti sono personi il che no(n) seria troppo dispendio et seria laudabili ordini et provisioni et che detta candela se dia s(econ)do la qualita deli personi et massime alli m(agnifi)ci cap(itan)io jiudici sindaci mastri iurati m(astr)o de cammara eletti procuratori et rationali de detta cita //.fo Resposto per Sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et detto che trovera expedienti che detta candelora se dia sensa disordine et confusione in la ecc(lesi)a //.
10 Item perche detto viscovato solia stare adornato de diversi vestiti de broccato et altri drappi et gia tutte le vestite fatte per li predecessori prelati sono quasi consumati et destrutti, per questo se supp(li)ca sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia se degni proveder detto viscovato de detti vestiti conforme ad quello hanno fatto li altri suoi predecessori et cossi de tutti altri così necessarij Al culto Divino //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et promesso questo et piu se dio li fara gra(tia) de vita //.
11 Item perche lo Altare Magiore de detto viscovato convieni adornarsi de una suntuosa figura et immagine per questo se supp(li)ca sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia voglia proveder de farla convenienti al vescovato per servitio de n(ost)ro s(ign)or Dio et honor suo de detta cita //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et detto che detta immagine è comensata ad farse et tutta via se fa et ha pagato in napoli dui cento scudi per detta figura //.
12 Item perche convieni ad detto vescovato farse uno campanile se supp(li)ca sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia voglia farlo de quello meglio mo(do) che se potra che sia adornato de bella et bona fabrica come convieni alla qualita de detto viscovato et s(imilment)ti se degni fare uno choro bello et bono perche quello se ritrova al p(rese)nti in detto viscovato è vecchio et mal inteso //. per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia fo offerta et promissa la mita dela spisa per detto campanile: in quanto al choro sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia lo fara con lo tempo perche no(n) se ponno fare tutti cosi ad un tempo //.
13 Item perche seria gran comodita de tutti i citatini et mass(im)e deli vecchi et altri oppressi da alcuna infermita che lo di deli festi se celebrassi una missa letta dopo la missa cantata per questo per detti ragioni et Altri degni respetti se supp(li)ca detto Re(verendissi)mo s(ignor)or se degni proveder che in detto vescovato se debia celebrare detta missa in detti giorni festivi continuamenti del mo(do) p(redet)to //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia che lo fara //.
14 Item se supp(li)ca se degni concedere che ne per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia ne per altri soi ministri se possa proceder contra li clerici vassalli et diaconi de detto vescovato ex off(ici)o et quando non seranno querelati dali parti et cosi che seranno querelati stante dopo la remissioni no(n) si possa proceder contra li p(redet)ti clerici vassalli et diaconi de detto vescovato ex off(icio) ut sup(ra) //. Nihil //.
15 Item se supp(li)ca detto Re(verendissi)mo s(ign)or se degni conceder allo capi(to)lo et clero de detta cita vassalli et diaconi de sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia indulto generale de tutti et qualsivoglia delitti passati stante la concordia et remissioni dela parti et cossi ancora ad tutti clerici et diaconi dela diocesi prefata //. fo Resposto per sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia et detto che si contenta preservati dopno luca de fiumi fredo et donno ferra(n)ti falascijna de nocera //.
16 Item supp(li)ca detta cita sua Re(verendissi)ma s(ignor)ia li p(rese)nti cap(ito)li li habia de passare de sua mano propria co(n) sigillarli del suo solito sigillo co(n) co(n)tentarsi se ne facci uno p(bli)co instr(ument)o ad futuram Rei memoriam per cautela de detta cita et suoi citatini.

  
Ego Io: Matheus Luce Ep(iscopu)s Tropiensis
accetto q(uan)to y sup(ra) si contiene

 
 

Note
* V. CAPIALBI, Memorie della Santa Chiesa tropeana..., Appendice XVI, pag. 73-83. Il testo fu pubblicato per intero, ma si riscontrano delle <<mende>> in varie espressioni. L'autore forse aveva a disposizione una copia già manipolata del documento.
Nel protocollo notarile è allegato l'originale con la firma autografa e col sigillo del Vescovo.
** Sta per Cristo, ed è scritto così nel testo.