GIOVANNI CAMILLO DE SPAGNOLIS
Il Primo libro delle recercate a due voci
a cura di Andrea Bornstein
L'unicum de Il primo libro delle recercate a due voci di Giovanni Camillo de Spagnolis è attualmente conservato a Napoli, nella Biblioteca del Conservatorio di Musica S. Pietro a Maiella. Le uniche notizie in nostro possesso riguardanti l'autore sono deducibili dal frontespizio di questa stampa: de Spagnolis era originario di Itro - forse l'attuale Itri, nei pressi di Latina - e, al momento della pubblicazione di questa silloge, l'8 ottobre 1626, svolgeva le funzioni di maestro di cappella del duomo e del seminario di Tropea. Sebbene quest'opera sia la sua terza, non abbiamo notizie delle due precedenti nè di eventuali successive; pertanto non abbiamo modo di fare supposizioni sul periodo di attività del musicista. I duo di de Spagnolis si collocano nella tradizione della musica didattica alla conclusione del Rinascimento, della quale i Ricercari a due voci di Grammatio Metallo rappresentano l'opera più significativa. Pubblicati per la prima volta attorno al 1590 e ristampati decine di volte per tutto il sec. XVII e forse oltre, i duo di Metallo sostituirono verso la fine del sec. XVI i ricercare di Lupacchino e Tasso nella funzione di manuale guida dell'insegnamento musicale. Le analogie tra i duo di Metallo e quelli di de Spagnolis sono nell'uso costante di motti didattici nella titolazione dei brani, nella scrittura musicale tutta rivolta alla funzione pedagogica e quindi ben lontana dalla freschezza inventiva peculiare di molti ricercare della prima metà del sec. XVI, nell'impiego, a volte esasperato, di strutture contrappuntistiche artificiose, obblighi e canoni di ogni tipo. Purtroppo, a differenza di Metallo, il nostro autore sembra non essere all'altezza del compito che si era prefisso: la raccolta è ricca di errori musicali, che non sempre sono attribuibili ai pur inevitabili refusi. Nella mia revisione ho cercato di rimediare il più possibile alle sviste più evidenti, ma purtroppo, soprattutto in presenza di obblighi contrappuntistici complessi, le correzioni sono risultate pressochè impossibili: a questo proposito devo ringraziare Lucia Corini e Giorgio Pacchioni, senza l'aiuto dei quali questo volume non sarebbe stato pubblicato.
APPARATO CRITICO La stampa consiste di due fascicoli in quarto di 24 pagine ognuno, denominati rispettivamente "Canto" e "Tenore". I canoni hanno sempre una parte aggiunta facoltativa e possono pertanto essere eseguiti a tre voci. In tutti i brani si sono mantenuti i segni di tempo originali e tutte le particolarità della notazione, come gli annerimenti e la collocazione delle note; in particolare si sono mantenute integre le note annerite che scavalcano la linea di battuta e si è omessa, quando necessario, quest'ultima. Nella trascrizione le alterazioni valgono solo all'interno della misura. Tutte le alterazioni superflue presenti nell'originale sono state espunte. Gli accidenti sono stati normalizzati all'uso moderno, sostituendo - quando necessario e senza alcuna segnalazione - il diesis o il bemolle con il bequadro. Gli accidenti aggiunti dal revisore sono stati posti sopra la nota e valgono solo per la nota stessa; gli accidenti posti tra parentesi sono da considerarsi proposte e possono essere omessi a piacere degli esecutori. Nelle correzioni sottoriportate si fa riferimento alle quattro voci nominandole sempre, dalla più alta alla più bassa: C, A, T, B. Per motivi d'impaginazione, nella trascrizione tutti i duo sono stati raggruppati all'inizio, mentre i canoni a tre, quattro, e otto voci sono collocati nella seconda metà del fascicolo. I numeri della pagina tra parentesi si riferiscono all'impaginazione originale.
LA MUSICA A DUE La musica a due, nel Rinascimento e nel periodo successivo, rivestì un ruolo fondamentale nella didattica: infatti questo tipo di composizione svolgeva praticamente tutte le funzioni che concorrevano alla buona preparazione del professionista o del dilettante di musica. Queste funzioni possono essere così riassunte:
- Studio dei valori ritmici e della solmizzazione (intonazione degli intervalli tramite l'uso degli esacordi naturale, duro e molle). - Pratica strumentale, su qualsiasi strumento, e vocale. - Studio della modalità e della composizione; quest'ultima veniva appresa soprattutto mediante la trascrizione in partitura dei duo, che, almeno fino alla prima metà del sec. XVII, erano sempre stampati in libri a parte.
Il grande utilizzo didattico del duo - con testo o senza - è di,ostrato dalle numerose raccolte a stampa che vanno dal 1521, anno in cui venne pubblicata a Roma la Musica duorum di Eustachio Romano, alla prima metà del sec. XVIII. Solo in Italia vengono stampate in questo periodo almeno 60 raccolte, senza contare le ristampe e le nuove edizioni. Le opere di maggior successo, che ebbero numerose ristampe, furono quelle di Gero (1541), di Lupacchino (1559), di Lasso (1577), di Gumpelzhaimer (1591), di Metallo (1591). Spesso gli autori sottolineano nelle prefazioni alle raccolte la funzione educativa delle loro musiche; citiamo qui di seguito alcuni esempi particolarmente significativi.
<<... alphabeto di musica, che poi forsi gli serà non poco aiuto ad imparar a sonare gli stromenti da arco, come sono viole violoni & altri stromenti simili>>. Agostino Licino, Secondo libro di duo cromatici (Venezia, 1546)
<<Havendo mio padre, non molti giorni or sono, composto i presenti contrapunti a due voci, acciò con essi (dopo lo studio delle cose de momento maggiori che egli mi fa apparare) con l'aiuto d'un solo, il canto & il suono della viola esercitare potessi>>. Vincenzo Galilei, Contrapunti a due voci (Firenze, 1584)
<<che questi brevi esempi servino per picciol raggio al molto lume, che comprendere potrete inspartendo gli duo di Gioseffo Zurlino, Orlando di Lasso, Ian Gero, Lupacchino, il Metallo, et altri delli quali non mi sovviene>>. Adriano Banchieri, Cartella musicale (Venezia, 1613).
<<Desiderando il Signor Giovanni Gentile mio maestro che io con prestezza venissi ad affrancarmi e rendermi securo nel cantare di canto figurato e che mi incamminassi bene nel comporre; mi veniva facendo in cartella di giorno in giorno alla mia presenza alcuni ricercari a due voci, acciò copiati mi servissero per lettioni di cantare e mi fussero esemplari nel comporre>>. Giovanni Gentile,Solfeggiamenti et ricercari a due voci (Roma, 1642)
<<utilissimi ad ogni studente di musica, potendosi apprendere da essi, in un tempo medesimo, e la franchezza ed il buon modo di cantare>>. Giovanni Bonaventura Viviani. Solfeggiamenti a due voci (Firenze, 1693).