GIORNALE DI VIAGGIO
IN CALABRIA
(1792)
 
 

di Giuseppe Maria Galanti
 



Quando la terra di Calabria fu sconvolta dalla tremenda scossa del 1783, andarono inesorabilmente distrutte intere città e si contarono dapertutto innumerevoli vittime. il Governo si diede da fare per stilare i primi rapporti sui danni subiti affinchè venissero intrapresi i necessari provvedimenti di ricostruzione. Molti furono le visite ed i sopralluoghi dei solerti emissari regi, che continuarono incessantemente ad approdare in Calabria almeno fino al 1792, anno in cui fu la volta di Giuseppe Maria Galanti, investito l'anno prima della carica di "visitatore del regno".
In effetti, la Calabria non riuscì a riprendersi facilmente dal duro colpo provocato dall'evento sismico che non solo aveva decimato la popolazione e scovolto lo stesso paesaggio agrario ma aveva messo a nudo mali e miserie descritti in centinaia di pubblicazioni prodotte da altrettanti studiosi, letterati, scienziati ed intellettuali attratti dall'evento e convenuti in Calabria da tutte le parti del mondo. I Calabresi insomma non finirono mai di impazientire il governo di Napoli, che, anche se molto fece per la ricostruzione, dovette riesaminare aspetti connessi ai problemi economici e sociali e prendere atto delle nuove ideologie politiche che vi circolavano.
Qui viene pubblicato un estratto del "Giornale", dato alle stampe per la prima volta dalla Soc. Editrice Napoletana nel 1981, edizione critica a cura di Augusto Placanica,e precisamente la parte in cui viene descritta la situazione della città di Tropea.
Il Galanti arriva a Tropea il 4 giugno e vi dimora per circa 3 giorni a casa della famiglia Mottola: il tempo che basta a prendere gli appunti sufficienti per fotografare la situazione socio-economica del paese. Il giudizio del "visitatore" non risparmia veramente nessuno. Straordinaria è l'arretratezza nella vita economica e sociale: si parla di oppressione feudale, di estensione della manomorta, di inefficienza della giustizia, della miseria delle classi contadine, del pessimo stato delle comunicazioni, dell'ignoranza diffusa.......Per Galanti insomma le cose che funzionano si possono contare sulle dita di una sola mano. Ecco il resoconto.
 
 

Terre. Partimmo da Nicotera la mattina de' 4. Traversammo il Monte Poro, il quale è di una singolare struttura. Ne' vari ordini di pianure una sopra l'altra. Quella che è nella cima è di una vasta estensione. Le sue terre sono pille. E' coltivata in buona parte a frumenti, senz'alberi e con acque. Dalla punta opposta dirimpetto il Monte Poro è il Monte di Palmi sopra descritto; su del quale è un'altra vasta pianura detta il piano della corona.
Il Monte Poro seguita fino al fiume che corre tra Monteleone e Filadelfia: è quasi senz'alberi da per tutto.
Tropea è ben situata a piedi di un monte disposto a colline l'una sopra dell'altra come abbiamo detto. Il suo territorio è capace di tutte le produzioni specialmente del cotone che vi è cattivo. All'opposto è un picciolo paese pieno di gente mala. E' meschino. Le sue strade sono strette ed irregolari. Il Barone Don Giacomo Motula ci favorì di gentilissimo accoglimento1.
La cattedrale di Tropea è antica gotica ed è stata rifatta alla moderna. Il disegno è buono, ma meriterebbe più ampiezza per cui è poco proporzionata. Vi è un seminario di Preti. La casa de' Gesuiti è stata data a' Missionarj, la quale con miglior consiglio poteva convertirsi in collegio di educazione in un paese pieno di famiglie nobili povere ed oziose. Fuori Tropea vi è un bel luogo con una strada piana di sei miglia, che si estende fino al Capo Vaticano.
Buone Coltivazioni. Il territorio di Tropea è uno de' meglio coltivati della Calabria. Ciò nasce perchè è tutto diffuso di piccioli casali. Tra questi Parghelia è il più grande ed esercita qualche poco la marineria.
Il dì 4 Giugno arrivammo a Tropea, dove fummo alloggiati dal barone Don Giacomo Motula.
Manifatture. Si lavorano in Tropea coperte da letto di cotone e di filo, rigatini ordinarj, fustagno liscio, e cotone filato che si trasporta fuori Stato. Il massimo oggetto sono le coperte ordinarie di cotone da 25 a 30 carlini. Queste si trasportavano in Francia ed altre parti d'Italia. Presentemente questo commercio è molto decaduto da che sono cominciate le rivoluzioni di Francia. Se ne sono spedite fino in America da Marsiglia. Questi lavori tenevano occupata quasi tutte le donne. Delle coperte di spesa maggiore de' 30 carlini se ne lavorano per commissioni ma non per commercio. De' rigatini e de' fustagni se ne fa grande smercio per la gente bassa. Di queste manifatture vi sono circa mille telai. Il cotone di questa provincia è inferiore a quello di Lecce e di Malta. Forse ciò nasce dalle maniere cattive come si cava la bambagia. In un casale di Tropea si lavora ancora l'arbascio. La bambagia è cattiva per li pessimi strumenti come si cava.
Marina di Parghelia. Vi sono in Parghelia due feluche, le quali hanno circa 24 marinai ciascuna, le quali fanno il viaggio di Francia, di Corsica, di Genova.
Marina. Oltre queste ve ne sono due altre che fanno il viaggio di Napoli. Vi sono ancora due altre paranze che fanno il tragitto continuo delle Sicilie. I marinai sono circa 200, i quali fanno il loro negozjo sopra i detti legni o sopra legni esteri. Portano da ponente le prime due feluche zuccaro, caffè, stamina, rabbellozzi, vellutini, indaco, sale, calzette di seta, fazzoletti, cappelli, droghe, legni da tingere, sottovesti ricamate, ecc. Trasportano da Tropea coperte di cotone, cotone filato, manifatture di seta di Catania a Catanzaro, spirito di bergamotti e limoni di Reggio.
Pesca. I legni da pesca sono circa 12 e circa 80 pescatori. Vi è una tonnara. (Le tonnare sono vedute frequenti in questi mari fino al Golfo di Sant'Eufemia). La pesca che si fa non basta pel mantenimento del territorio. Si salano le acciughe per uso de' particolari, ma non per commercio.
Il territorio di Tropea comincia dal Capo Vaticano e termina al Capo Zambrone. Ha 12 miglia di lunghezza e 6 di larghezza dentro terra sul Monte Poro. Le sue terre sono verso la Montagna pille, al basso sono arenose, argillose, miste di queste dette e terre forti in poca quantità.
Terre. Le terre pille concimate dalle pecore dà gran prodotti. Si concimano ancora bruciandosi le felci. Quando si concimano nel primo anno, danno grano, negli anni seguenti avena.
Miniere. Nel territorio di Tropea ad Alafito vi è una miniera di quarzo; a Parghelia vi è dell'arena quarzosa: ambedue servono per la fabbrica di porcellana di Napoli. Vi è anche gran copia di granito di bassa specie, di cui facevano uso i Genovesi e trasportavano nel suo paese. Vi sono anche due miniere di gesso di diversa specie. Vi è in Briatico una miniera di carboni fossili.
Le acque sono buone, ma come sono mal custodite negli acquidotti arriva a Tropea cattiva. Ciò nasce perchè si è tolta alle Comunità la facoltà di riattare gli acquidotti, le strade, ecc., senza perizie, licenze, ecc. le quali nulla fanno fanno ottenere. L'aria vi è ottima e nelle spiagge e dentro terra.
Tropea. A Tropea vi sono due luoghi opportuni per costruirvi porti. Uno sarebbe di grandissima spesa ed avrebbe 60 palmi di fondo; l'altro sarebbe di poca spesa, consistendo in un ridotto; dove tirandosi un braccio si metterebbe il luogo al coperto di un sol vento che lo domina. Questo luogo è detto San Leonardo. Non manca anno che non periscano bastimenti in queste spiagge pel difetto di porti.
Meteore. Le gielate vi sono rarissime nell'alture. Sono soggette le campagne alla nebbia detta lupa poche volte. La situazione del paese posto fra due golfi rende il paese soggetto a gran tropee, che alle volte danneggiano molto le campagne.
Corti locali. La giustizia vi è amministrata come negli altri paesi. I subalterni flagellano il paese al loro solito. Per le cause criminali, non si fanno atti, ma si compongono a danajo e si lacerano gli atti fatti. Vi è la corte della Bagliva che procede cumulativamente colla Corte Regia nelle cause civili di qualunque specie da sei ducati in sopra. Dalla Corte Bajulare si appella all'Udienza.
Giudici civili. In Tropea s'ignora lo statuto del secondo beneficio dello stilo di Calabria.
Feudi. In Tropea vi sono 5 famiglie vassalle nate del vescovo, e 4 altre di una famiglia Caracciolo. I cognomi soggetti al vescovo Rizzo, Colaci, Valeri, Mamone e Grassi. Le famiglie soggette a Caracciolo sono Mazzei...2.
Questi nomi hanno ognuna molte famiglie, le quali abitano dentro e fuori il territorio di Tropea. Il vescovo e Caracciolo esercitano la loro giurisdizione personale in tutti li luoghi dove sono le dette famiglie. Caracciolo ha in Tropea un palazzo colle carceri, ed il vescovo ancora, il quale per le cause si serve del suo Vicario.
Proprietà. I terreni sono di proprietà assoluta de' particolari. Lo stato della popolazione è assai meschino. I tributi si pagano in piccola parte con gabelle civiche, e il di più col catasto. Le gabelle formano circa la decima parte. Le once sono di nove grana e mezza.
Governo de' comuni. Ceti. Tropea con i suoi casali forma una giurisdizione ed una Università. Ha due ceti: il primo ha 60 famiglie nobili. Il secondo è composto da quelle persone che non esercitano arte alcuna, e queste persone si eliggono dal suo, e si riconoscono per l'aggregazione dal primo, e di queste famiglie ve ne sono antiche e recenti. Vi sono due specie di parlamenti, uno generale ch'è composto dagli individui de' due ceti: l'altro è particolare di ciascun ceto. Ogni ceto si eligge il suo sindaco e tre eletti con parlamento particolare. Gli amministratori eletti del primo ceto preseggono all'elezione di quelli del secondo. I due Sindaci sono quelli che mettono l'assise ed esercitano la giurisdizione economica sopra tutti gli oggetti ad essa relativi. I parlamenti generali si convocano per affari pubblici di panizzazione, tasse, ecc.
Agricoltura, aratro. L'agricoltura è in pessimo stato. Un solo aratro si conosce. S'ignora la vanga. Gli ostacoli all'agricoltura sono: 1°, la miseria che producono le tasse enormi; 2°, le pessime strade che tolgono la comunicazione fra paese e paese; 3°, l'ignoranza delle cose agrarie. Se si vogliono trasportare i grani ed altre merci per terre in un luogo vicino, le leggi doganali l'impediscono ecc., e si deve fare gran spesa per cui da nessuno si esercita.
La nobiltà affitta i suoi terreni, nè li coltiva a proprio conto. Le strade ogni mattina si spazzano in Tropea per concimarsi i giardini civici. Si usano i concimi di fave, legumi e quelli di stalla.
Grani. Le specie di grani sono molto varie e circa 17. Il prodotto è di 5 a 6 per uno. La semina, la coltura, la raccolta del grano tutto si esercita barbaramente. Il carbone o sia bufone in molti anni guasta il grano, ma non si usa calcinare la semente. I grani nascano pieni di semente estranea. Hanno poca durata. Il maggiore prodotto del territorio è il grano. I grani si conservano dentro le fosse, per cui si altera e si corrompe maggiormente.
La coltivazione del frumentone vi è molto estesa ed è di gran pregiudizio alla coltivazione del grano. Sterilisce le terre nè esse sono adatte alla coltivazione di questa pianta per non essere umide. Prima dell'introduzione di questa pianta si coltivava grano in maggior quantità.
Vi si coltiva molta biada e giusta quantità di legumi. Gli ulivi sono pochi e cattivi mentre il terreno sarebbe attissimo a questa coltivazione. Non si piantano per la miseria, giacchè ognuno pensa al prodotto presente tenendosi i terreni a semente, nè vi è danajo per fare le piantagioni ed aspettare il tempo per dar prodotto.
Vini. I vini son preparati nella maniera più scioperata e con tutto ciò essi sono molto buoni. Prima vi era gran coltivazione di più genere e se ne faceva estrazione; ma oggi non bastano per la metà dell'anno e si fanno venire da fuori. Il territorio sarebbe molto atto a questa coltivazione.
Valuta delle terre. Le terre pille si vendono da otto a 10 ducati il moggio nel generale: le terre forti si vendono da 100 a 200 ducati il moggio. Vi sono terre ad orti che si vendono fino a 800 ducati.
Seta. Questa contrada raccoglieva molta seta, ma per le note cagioni si è quasi estinta, e quel poco avanzo rimastoci va spirando. La seta è media in qualità: sarebbe il luogo atto a tale industria. I gelsi crescono ad una enorme mole.
Cotone. Il cotone forma il secondo prodotto dopo il grano, e di esso fa gran commercio. Il canape ed il lino è poco e cattivo.
Agrumi. Gli agrumi vi sono in quantità, e questa coltivazione va estendendosi. Se ne fa qualche estrazione di limoni. Gli agrumi sono inferiori a quelli di Reggio. De' portogalli3 se ne trasportano dentro terra.
Fichi. Vi sono frutti, ma per l'uso del paese. Si seccano i fichi e le prugne damascene, che sono ottime; ma sono per l'uso del paese. I fichi secchi si reputano i migliori del paese.
Ortaggi. Gli ortaggi abbondano di tutti li generi; le cipolle poi sono abbondantissime e se ne fa estrazione di molti bastimenti all'anno. Mancano le rape, le patate e le carote.
Mancano i boschi di ogni sorte ed ogni legname da costruzione e da bruciare, che vi è in prezzo carissimo. La pastorizia è quasi niente. Nel territorio intiero ci saranno da 3 a 4 mila pecore. Esse non sono gentili, nè lo possono essere per la natura polverosa delle terre pille nell'està.
Formaggi. Le vacche son pochissime e per uso de' particolari. I formaggi sono buoni, specialmente quelli di Zaccanopoli villaggio di Tropea.
Topi. I topi abbondano ed in alcuni anni fanno guasti alla campagna.
Il danajo ha pochissima circolazione e non è in uso l'interesse del mutuo. Le rendite prediali sono diminuite del terzo dopo il tremuoto e si esiggono a stento. In Parghelia come paese marittimo vi è il cambio marittimo del 10 per cento per la Francia, 6 per cento per Roma, 4 per cento Napoli e 2 per cento Sicilia in ogni viaggio4.
Macelli. I macelli sono ben provveduti di carne, di porci nell'inverno, ecc. La piazza è ben provvista di carni e di ortaggi e di pesci. I pesi e misure sono varj al solito.
Dogana. Fra li generi di vettigali il più oppressivo è quello detto doganella, la quale si esige dalla Regia dogana sopra tutti li generi de' comestibili, per cui tutti sfuggono portare roba in Tropea. Questa dogana si esige sopra quelli che immettono e sopra quelli che estraggono. E' un dazio di contrattazione, era prima baronale. Vi è ancora in Reggio e si pretende da Bagnara5 che sia sua. Quella di Tropea si affitta ducati 240.
Controbando. La scarsezza de' soldi degli uffiziali e de' soldati, unita alla corruzione delle persone impiegate, fa che il controbbando sia eccessivo e le frodi immense.
Costumi. In Tropea non vi sono usanze barbare notate altrove ne' lutti. Nella bassa gente tutti si maritano. Nel generale, i contadini hanno due carlini al giorno. L'ozio è l'occupazione de' nobili. Le zitelle nobili abbondano, nè si hanno dove situare. Il vajolo s'inocula poco.
Educazione. Mancano le istruzioni e gli stabilimenti pubblici. La nobiltà che è povera non può mandare ad educare i figli in Napoli, nè mettere le figlie ne' monasteri di Napoli.
Malattie. Le acque mal custodite nell'inverno sono dannose alla salute. I contadini son soggetti a' mali di punta6.
Monti di pegni. Vi è un Monte di pegni governato dalla città. Ha circa 5 mila ducati di capitali e 5 mila ducati di cassa, impiegati ne' pegni, pe' quali si paga il 2 per cento. I ducati 5 mila non sono sufficienti al bisogno della popolazione. Per l'epoca de' pegni7 non si osservano le leggi del Monte per la vendita di pegni e ne' prezzi che non dovrebbero eccedere li ducati sei.
Vi è un Seminario di preti che ha circa seicento ducati di rendita, ed una casa di Missionarj stabiliti nel Collegio de' Gesuiti dove sarebbe stato più opportuno un colleggio di educazione per la nobiltà e per le arti.
Projetti. Si espongono circa 30 o 40 fanciulli all'anno. In luogo de' Sindaci sono state surrogate le confraternite, ma pari è stato l'effetto. Li sindaci prima non invigilavano sulle nutrici, e lo stesso costume hanno mostrato li governatori delle Confraternite.
Partimmo da Tropea la mattina de' 7 sopra la feluca di guardia favoritaci dal Signor Amministratore Francesco Saverio de Leon.
Feluche di guardia. Conoscemmo in questa occasione l'abilità de'marinai addetti al servizio del Re. Mentre il mare era quasi in calma, ed il vento si disponeva ad esserci in poppa, ci obbligarono a prender terra alla Rocchetta8 per timore di una tempesta. Queste feluche debbono per conseguenza essere molto abili ad inseguire i legni di controbbando. Arrivammo a Bivona9 dopo cinque ore che v'impiegammo di cammino. Quivi non trovammo il Signor Amministratore siccome si era concertato per un equivoco corso, onde tirammo per Monteleone. Appena giunti si spedì un espresso a Soriano per avvisare il Signor Uditore Biondi che ebbimo il piacere abbracciare la mattina seguente.
 

NOTE

1 Il barone Giacomo Mottola - famiglia di Tropea - era terzo ed ultimo barone di San Calogero; coinvolto nelle inquisizioni dei rei di Stato,
  successivamente divenne capo della municipalità allorchè, nel periodo giacobino, a San Calogero venne creata la repubblica; il ramo di Giacomo
  Mottola-Nomicisio era diverso dalla linea dei Mottola marchesi di Amato.
2 Le famiglie di Tropea infeudate ai Caracciolo e al vescovo costituivano un'anomalia giacchè la città era di demanio regio da più secoli.
  La infeudazione al vescovo pare risalisse a Roberto il Guiscardo: lo attesta una dichiarazione del vescovo di Tropea Fabrizio Caracciolo: <<Habet
  Ecclesia Tropiensis quosdam servos adscriptitios qui proprio nomine villani nuncupantur, catholica religione a regia municicentia [donati] a principibus
  normannis, qui quoad omnia praedictos villanos a se ipsi abdicantes eidem Ecclesiae donaverunt>>: cfr. G. GALASSO, Economia e società nella
  Calabria del Cinquecento, Napoli 1967, p.77.
3 portogalli: arance.
4 Il cambio marittimo era una particolare forma di prestito ad interesse che veniva concessa a chi si incaricasse di determinati trasporti per via mare.
5 da Bagnara: cioè dai Ruffo, signori di Bagnara.
6 mali di punta: forme di pleurite.
7 epoca de' pegni: la data annualmente prefissata per la vendita all'asta dei pegni non riscattati dai debitori.
8 la Rocchetta: breve insenatura tra la spiaggia di Briatico e la punta di Safò, a nord-est di Tropea.
9 Bivona: insenatura poco più a sud del porto naturale di Monteleone.