di Candido Zerbi (1876)
Diradandosi alquanto le fitte caligini della nostra cronaca ecclesiastica, e puossi, per la prima volta, chiarire il cognome e la gente dei Vescovi Oppidesi. Fu cotesto Giovannino nel Capitolo della Cattedrale di Tropea. Però nell'albo delle cospicue famiglie di quella città, non vedesi alcuna, che sia cognominata dei Malatacca. E di ciò mi avvisano egregi uomini di araldica studiosi, e di vecchi blasoni interpreti pazientissimi. Scuopresi, in vece, nella città di Catanzaro un casato di tal nome, dal cui ceppo rampollano un Corrado e un Giovanni Malatacca; milite strenuissimo il primo, e duce di militi e regio giustiziero il secondo1. Ma essendo, presso i cronisti, dubbia la origine tropeana di questo prelato, del pari che la nobiltà di sua schiatta (requisito di aristocratici, in quel torno di tempi, indispensabile, per aver merito alla mitria e al pastorale, e contradizione visibile tra il simbolo delle parole e la sostanza del fatto), è d'uopo supporre o che la voce Malatacca non suoni un effettivo cognome, ma un distintivo proverbiale dato agli antenati del Giovannino, per qualche loro speciale qualità fisica o morale; o che provenienti eglino da famiglia Catacense, il tramandarono ai loro discendenti, altrove diramati, come avanzo di memorie secolari, o, per qualunque altra guisa, notabili. Il Gangemi ascrive questo Vescovo alla nobile ed antica prosapia dei Giffoni, ed è suffragato, in tale avviso, dall'autorità di uno scrittore tropeano, della compagnia di Gesù, a nome Antonio Barone; il quale enumerando tutti gli egregi suoi conterranei, che per merito di singolare dottrina e di pietà esemplare, cinsero in diverse epoche le infule pontificali, dice ancora di un Giovanni di Casa Giffoni2. E se per attestazione, tanto più valida perchè unanime, dell'Ughelli, dell'Aceto e del Fiore, non leggesi che un solo nome di Giovanni, nella serie degli illustri Tropeanesi ascesi all'episcopato in varie sedi, è da ritenersi il surriferito opinamento per alquanto plausibile, e tale da potersi attribuire al Presule, di cui è parola, le armi dei Giffoni, senza correre risico di gentilizia usurpazione. Che fu il Giovannino della dignità di cantore, terza nel Capitolo della Cattedrale di Tropea, promosso alla Sede Oppidana dal papa Bonifacio IX nell'anno 1394; che fece egli un governo di sei anni, e che morto sotto il pontificato di Gregorio IX, ne venne deposto il frale nella sua Chiesa Cattedrale, associato all'ossuario dei Vescovi suoi predecessori, è tutto quanto sappiasi di certo sul conto di lui.
NOTE 1 ACETO, Ann. ad Barr., pag. 281 e 282. 2 ANTON. BARONE, Vita di Santa Domenica, Napoli, 1690.