Libertà
Eguaglianza
  L  E  T  T  E  R  A
DEL CITTADINO
ANDREA MAZZITELLI
Tenente di Vascello
AL CITTADINO
FRANCESCO CARACCIOLO
Direttore Generale della Marina Napolitana


I MARTIRI DELLA REPUBBLICA PARTENOPEA


State ascoltando l'inno della Repubblica Napoletana, composto da Luigi Rossi e musicato da Domenico Cimarosa.
Parole &  Musica

CITTADINO DIRETTORE,

Allorchè un allievo viene sbattuto, o immerso tra crudeli non meritate persecuzioni, o tra procurate sventure, o cade tra gli artigli della calunnia, e della perfidia, non trova più sicuro asilo per sottrarsi, o per superarli, che in seno del proprio Padre e Maestro.
S'egli è vero, che il forte nasce dal forte, e l'Eroe nasce dall'Eroe, oso dire, che voi, Cittadino Direttore, mi avete generato colla mente, e col consiglio; e tutto ciò, che sono, e so, e quanto ho, lo riconosco da Voi qual Padre e Maestro.
Nella vostra scuola ho appreso i lumi sull'importante ramo della marina; le vostre lezioni, il vostro esempio, il vostro consiglio, e i vostri pericoli, mi han fortificato lo spirito colle regolate cognizioni, mi hanno accresciuto il coraggio, ed acceso il desiderio della gloria. In ogni tempo, e luogo non ho omesso di metterla in opera alla meglio, e soprattutto con maggiore impegno l'ho riguardato ne' primi dì della nascente nostra Repubblica, inviluppata tra gli orrori di un popolare fanatismo, avendo io con ogni pericolo guidate ed eseguite le più vive ed energiche operazioni in servigio della Patria.
Pure in faccia ad un tanto patriotismo riconfermato, si è alzata la malvagità di una piccola branca di simulati patriotti, vestiti ad uso aristocratico, attribuendo le loro proprie colpe al vero patriottismo.
Generale ChampionnetEssi osarono attaccarmi co' caratteri di matto, di arrogante, di ardito, di turbolento, e di bugiardo.
Io li rispetto, come sempre gli ho rispettato; ma m'interessa però la verità, e la pubblica opinione; mi urta maggiormente l'interesse della Patria di rapportare sinceramente, ed autenticamente a voi, Cittadino Direttore Generale, quanto da me si è detto, ed eseguito per lo servigio della Patria, officio sacro commesso ad ognuno dalla Natura, allorchè conosce i natali dalla comune Madre.
Dal breve racconto rileverete, se io merito biasimo, o lode nelle intraprese addossatemi, e scrupolosamente adempite.
Quindi, qualora la competenza del vostro giudicato l'approvi, o dissapprovi, farà per la prima parte la confusione de' folli malevoli, e godo dall'altra di essere stato emendato, e corretto da un giusto Giudice.
Io mi asterrò del dettaglio di tutte le minute circostanze de' fatti occorsi, e delle piccole scaramucce sofferte, e sostenute nell'incontrarmi per le strade di questa Città, e nelle alture co' nemici della Patria. Ma solo accennerò all'ingrosso que' fatti noti alla Repubblica, ed a tutt'i nostri bravi antichi Patriotti, fra il quale picciolo numero occupate il primo luogo voi Cittadino Direttore Generale; avendo sempre mostrato impegno, e zelo per la giustizia, e per lo bene della Patria, di cui siete divenuto vero figlio col merito e colla virtù.
Non sono ignoti al pubblico gl'intrighi e le cabale di una corte infame, e' suoi vortici destati da un pugno di gente Etrusca vagabonda ed avida, che congiurata a deprimere ed oscurare la vostra gloria, ed il vostro sperimentato coraggio, sempre in voi si è veduto una costante ilarità, ed un ridevole rifiuto, e un deciso disprezzo. La Patria teneramente vi accoglie, e vi onora; il Tamigi vi ammira, e vi contempla; la marina delle Russie conosce l'attività, e le vostre cognizioni; quella del Turco vi teme, e la marina della Gran Nazione si compiace, e vi ascolta, ma che più? Debbo tacere, o parlare? per non offendere ulteriormente la vostra moderazione, passo alla storia de' brevi fatti succeduti ne' limiti circoscritti dell'anarchia.
Fin dal dì 19 Gennaio (v. s.) 1799 trovandomi in casa, la città di Napoli era in una ostinata anarchia per cagione della caduta del trono. Essendosi in que' giorni rotte l'empie catene, e vedendomi libero fuggii nelle alture della Città per evitare la morte minacciata da' lazzaroni. Tosto mi unii alle truppe della Eroica Nazione, dalla quale fui accettato, e mi posi alla testa di una colonna di Granatieri, comandata dal Cittadino Officiale Faurt chef di Battaglione della mezza brigata1 che ebbi sotto la mia condotta in que' giorni dell'anarchia, non cessando di combattere contro i lazzaroni, e i nemici della Patria nelle alture, e nella Città.
Riunitomi al largo delle Pigne col Generale in capo Championnet colla mia colonna de' granatieri, gli dissi che il popolo Napoletano moriva della fame, e che si doveva ordinare al Magistrato per far del pane. Quindi fui per suo ordine mandato dal Cittadino Laubert al Magistrato con un distaccamento di truppa francese per recargli un ordine di aprire i forni della città per fare del pane. Io trovai allora il Magistrato raunato in casa del nostro Cardinale Arcivescovo, ed a vista dell'ordine, tutto fu fatto secondo l'intenzione del Generale in capite; e così si salvò il popolo dalla fame.
Di ritorno dal Magistrato, il Generale in capite mi munì d'un brevetto2 da esso autorizzato, e senza perdere del tempo mi spedì con uno distaccamento di 50 uomini di truppa francese del Regimento 97. coll'Offiziale Hordiau per impadronirmi della fregata Cerere, la quale i soldati Siciliani volevano portare in Palermo. Appena arrivato al molo col distaccamento delle truppe feci battere il tamburo ed invitai i miei soldati all'abbordaggio, come in effetto mi riuscì d'abbordarla, e senza resistenza la presi; come anche salvai quattro galeotte, due brigantini, e due corvette, che tutti erano abbandonati al fiancheggio, ed al pericolo di essere incendiati da' nemici della Patria, e sopra tutti i legni si sventolò la bandiera della Repubblica.
Quindi provisoriamente per l'autorità, che mi fu accordata da Championnet ne presi la cura ed il comando del dipartimento della Marina, e della Darsena per salvare quel rimasuglio di effetti, che i nostri nemici aveano lasciato, non tralasciando di fare distinto rapporto al Generale in capite di quanto era avvenuto.
In seguito mi fu ordinato dallo stesso Generale in capite di partire per mare a rintracciare un bastimento ne' mari di Procida carico di cuoja, catrame, e mobili per conto dell'Emigrato Tesoriere Taccone. Sul momento ordinai una barca di Camera, sulla quale imbarcai porzione della truppa del suddetto mio distaccamento col Capitano di preda Domenico di Guida; mi riuscì di trovare questo bastimento nell'Isola di Nisida, l'arrestai col mettere la truppa dentro, e senza resistenza m'impadronii. Gli feci la visita e lo trovai colla bandiera dell'ex re di Napoli, senza niuna carta, anzi abbandonato dal padrone: lo condussi in Napoli, ove si scaricò per ordine del General in un magazzino della Darsena, facendosi da me l'inventario firmato e rimesso al Comitato di Marina.
Nella medesima isola di Nisida trovai una barca carica d'una gomena di Vascello di 28. pollici tutta nuova, che i nostri nemici si avevano rubbata, e colla medesima truppa mi sono impadronito, avendola trasportata anco in Napoli, e consegnai in virtù di ordine del Generale in Capo alla Marina della Repubblica Napolitana.
Di ritorno di questa spedizione fui mandato dal suddetto Generale in capite con forze di terra e di mare per trovare nella Costa di Sorrento due Polacche cariche di polvere, le quali sorpresi nella Marina di Cassano insieme colla guardia Luciana a bordo, stando ancorata, e le squestrai, e colla forza le condussi in Napoli, ove si scaricarono ne' differenti porti, e fortezze di questa Città barili 1125.
Finalmente formatosi il governo democratico, e provisorio, Championnet mi ordinò d'indirizzare i miei rapporti, e farne la consegna del tutto alla nostra Repubblica, per quindi aspettare la ricompensa di tutte queste mie fatiche, e vantaggi fatti alla Nazione.
Determinai dunque di fare il rapporto al Comitato di Marina, da cui si diedero tutte le disposizioni convenevoli. Ma usandosi il solito intrigo della Tirannia altrove erano dirette le mire per non farmi meritevole della Patria, senza riportare la meritata gratitudine. Son queste voci del dispotismo, e dell'invidia.
Or Cittadino Direttore Generale non ostante tante operazioni, e tanti altri travagli sofferti, il di cui racconto si abbandona al silenzio per non essere nojoso; pur nondimeno poco mancò che io fussi cancellato dal ruolo della Marina.
Fuori d'ogni espettazione fui posto in arresto dal Comitato di Marina, per essere giudicato da un Consiglio di guerra nell'aver detto ad un giovine offiziale dell'antico regime, che'Arcambal Ministro della Guerra e Marina desiderava parlargli. Questo falso passo senza ragione non fu eseguito. Arcambal colla sua saviezza riparò a tutto, e protesse il merito e la virtù, e non gl'interessi della Repubblica, giacchè fece trasportare la libreria del Taccone dal magazzino della Darsena in un luogo particolare della Città, quando dovea essere posta nella biblioteca Nazionale.
Io fui accusato e calunniato da certuni, i quali come iniqui accusatori, non meritarono di essere ascoltati, nè tampoco conosciuti. Mi giustificai al Comitato di Marina, e gloriosamente fui giudicato innocente, e ricompensato pe' miei penosi, e pericolosi travagli in beneficio della Repubblica con esser eletto per Capitano, ossia Tenente di Vascello nella Marina della Repubblica Napolitana, e Comandante del porto di Ponza.
Io non trascuro di rammentarvi ancora, che sono stato oppresso durante lo spazio di circa 9. anni da' Toscani tiranni della nostra patria, per essere stato conosciuto vostro allievo, e fornito di sentimento Repubblicano; ed odio implacabile a me si giurò da' nemici suddetti per aver io stampato su gli studi della nautica per lo bene della Nazione.
Quindi io fui imprigionato ne' più orribili sotterranei criminali per la causa della Libertà, e per l'onore della Patria.
Io ho esposto la mia vita alla testa di una Colonna di Truppa francese per liberare la patria dagli oppressori Tiranni. Finalmente ho tanto fatto per la patria, che non meritava di essere così strapazzato dal Comitato degli Uffiziali di Marina, senza aver fatto a chicchesia del male, nè cagionato degl'interessi alla Repubblica, anzi del bene.
Ma tutto il male si fu perchè feci comprendere agli Offiziali ex-nobili di Marina il vero spirito democratico, il vero zelo Repubblicano, e il vero patriottismo. Queste sono state tutte le cagioni, onde l'onestà mia fu insultata, vilipesa, e in pericolo di essere oppressa; ma la verità, e l'innocenza seppero difenderla colla spada della giustizia, e superai con coraggio ogni ostacolo.


Tito Angelini:
Esecuzione di Domenico Cirillo, Mario Pagano, Giorgio Pigliacelli e Ignazio Ciaja.

Poi io come persona principale della preda delle cuoja, e del catrame ne fui incaricato con ordine della Commissione di Marina di assistere e scaricare il suddetto bastimento di Gaetano Ferrigno, farne l'inventario, e prendermi la chiave del magazzino; così tutto si fece, ma non so poi per qual fine con violenza tirannica mi posero in arresto al quartiere di marina, e mi tolsero la chiave del magazzino. Oh! quanto si potrebbe parlare su questo punto....
Ecco, Cittadino Direttore, adempito il mio desiderio di dimostrarvi la verità, e smentire le calunnie, e far comprendere al pubblico che non ottenni questo mio avanzamento senza meritarlo.
Aggiungo di più: ad onta di tanti conflitti, ed accuse adoprate da' miei malevoli per rovinarmi, fui ciò non ostante dal Governo promosso al grado suddetto di Tenente di Vascello per li miei costanti, ed autentici servigj prestati alla Patria.
Il dì 28. Aprile (v. st.) era preparata la sorte di far conoscere vieppiù da vicino il vero mio Patriottismo in servigio della Repubblica, insidiata da' nemici.
Per invito vostro, e con voi sono venuto in Castellamare sopra la vostra lancia per battere l'insano furore di pochi insorgenti colà sparsi, ed impadroniti del Castello, e della Città. Il coraggio, e l'impegno uguale al sentimento spezzò quella orgogliosa ciurma, e fu interamente dissipata, avendo nelle nostre mani la Città, e la fortezza, ove avete inalberata la tricolorata bandiera della nostra Repubblica, dopo avere strappata quella del tiranno. Di accordo col Generale in capo Macdonald mi avete invitato di andare alla testa d'una divisione di truppa Francese per impadronirmi del fortino guarnito con cannoni di 36. fra Castellamare e Puzzano; mi riuscì di prenderlo per assalto, e subito mandai la bandiera del tiranno colla croce al Generale suddetto. Terminata la battaglia, presa la Città, e' forti di Castellamare ci ritirammo in Napoli.
Ritornato in questa Capitale, ripartimmo subito per Castellamare, e ci riuscimmo a Vico, ed a Meta col Generale di divisione Sarafin, con cui restammo di giorno, e di notte all'assedio di Sorrento ribellato contra la nostra Repubblica.
Risolveste colà col suddetto Generale di divisione di ritornare in Napoli 'a prendere l'artiglieria d'assedio, le barche Cannoniere, e le bombardiere, per bombardare la Città di Sorento. Ma all'arrivo nostro fu quella Costa i Sorrentini seppero il vostro progetto, e subito si resero.
Imbarcatosi con noi, sulla vostra lancia il Generale Sarafin, per trasportarlo a Sorrento, la sorte volle nella nostra navigazione d'incontrare un Vascello da guerra Inglese sulla punta di Scutele, che subito ci corse di sopra, e ci tirò tutte le sue batterie di cannonate a palla, e mitraglia.
Tralascio, Cittadino Direttore, di farvi dettaglio della battaglia navale, che demmo al far del giorno nel Canale di Procida il dì 17. Maggio contro gl'Inglesi e i ribelli della Patria, colla nostra Repubblicana Flottiglia sotto il vostro comando, perchè avete veduto chi mostrò coraggio, chi siò a poppa, e chi si ritirò senza il vostro ordine.
Or sembra, che queste operazioni siano degne di considerazione.
 
 

Salute, e Rispetto

Andrea Mazzitelli








Napoli 4. Pratile an. 1. della nostra Libertà.

APPENDICE

Liberté = Egalité =
Je certifie que le Citoyen Andrè Mazzitelli a servi de conducteur à la colonne des Grenadiers
que j'ai comandè les deux Irs jours de l'attaque de Naples et
s'est parfaitement monstrè dans les differentes circonstances ou je me fuis rencontrè avec les Lazzaroni.
Naples le 5, Pluviose an 7. de la Rep. Francaise.
Vu par le Général en Chef
CHAMPIONNET.
Faurt
Chef de Bataillon.

Naples le 6. Pluviose an 7.
Le Citoyen Andrè Mazzitelli est autorisè a surveiller les batiments qui font dans le port,
il fera mettre pavillon Francais a tous les batiments appartenens au gouvernement Napolitain.
Le Général en Chef
CHAMPIONNET.

Libertà = Eguaglianza = Napoli li 8. Ventoso anno settimo.
Dichiariamo non aver nulla che dire contra la condotta e costumi
del Cittadino Andrea Mazzitelli da noi conosciuto nella carcere di stato,
ove non ha dimeritato della causa della libertà.
Paribelli = Bisceglia = Fasulo = Castare Rappresentanti.

Libertà = Eguaglianza = Repubblica Napolitana =
Certifico io qui sottoscritto come il Cittadino Andrea Mazzitelli essendo stato da me conosciuto
nell'anno 1792. (v. s.) in compagnia di altri Patrioti in mia Casa,
rivelai fin da quel tempo che era fornito delle vere massime Repubblicane,
e perciò meritò l'amicizia e l'intrinsichezza di tutti li Patrioti,
come di Monticelli, Riso, Capano, ed altri:
ed in fede di ciò ho firmato il presente da ratificarlo in ogni occasione.
Napoli 8. Ventoso anno 7. della Repubblica Francese 1799.
Battiloro = Ignazio Ciaja Presidenti.

Liberté = Egalité =
Nous ici soussignès certifions d'avoir été par ordre du Général
en chef Championnet sous le comandement du Citoyen Andrè Mazzitelli,
avec le quel nous en levames la Fregate Ceres des mains des énnémis et attestons
de l'avoir assistè dans tous les operations citées dans son rapport général
de nous signès et remis au susdit Général Championnet.
Hourdiau Lieutenant =
Benoit caporal = Arnaux caporal =
Lenvin Sergent.

Governo Provisorio = Comitato Militare Sezione di Marina =
Napoli il dì primo Germile anno 7. della libertà 21. Marzo v. s. =
Al Cittadino Andrea Mazzitelli =
Vi ha promosso questo Governo al grado di Tenente di Vascello di questa Repubblica.
Ve lo partecipa per la corrispondente intelligenza.
Salute e Fratellanza.
Doria Riario Rappresentanti.








NOTE
1 Ved. l'Appendice in fine di questa Lettera.
2 Veggasi l'Appendice citata.
 
 
 
 

I MARTIRI DELLA REPUBBLICA PARTENOPEA