LA SPOSA
III.°
Del talamo giacea su molli
piume
Quando in la soglia del
mio ostel picchiava
L'amante mio, di mie speranze
il lume.
La notte era alta, ed io
per lui vegliava
E nel più dolce
palpitar la stola
Per schiudere al mio bene
m'indossava.
Ma ei non trattenne, e
sconsolata e sola
Gli ultimi accenti suoi
volvendo in mente
Restai, senza il bel fior,
nuda viola.
Ti amo diceva il mio fedel,
silente
E' l'ora per gli amplessi
e per li baci
Di alme ad amarsi intese
castamente.
L'udì, nol vidi,
ma le cure edaci
Mi lacerano il grembo da
quell'ora
Che al caro io dire non
potei, mi piaci.
Ei tutt'i cor co' modi
suoi innamora
E con note mirifiche, e
sincere
I desolati, i miseri rincora.
Fugg'i covil di Pardi e
di Pantere
Nel calle che farai, mio
ben, mio sposo,
Fugg'i Lupi, le Tigri,
e l'altre fiere.
L'obbietto a ritrovar corsi
amoroso
Così nel favellar
per balze e monti,
Per prati e campi ù
lo credev'ascoso,
Ma nol trovai per que'sentieri
conti. |
LO SPOSO
IV.°
Andai per favellar con la
mia bella
Nel mezzo corso de la notte,
ed era
Serrata di sua stanza la
portella.
L'uscio picchiai, e con
voce assai leggiera
Destati, dissi, chè
il tuo amor ti aspetta
O de le Donne la più
pura e mera.
Ed ella non rispose paroletta,
Chè le gravava il
sonno su le ciglia
Ed io partì senza
vederla in fretta.
Di Gerosolma, se t'incontra,
o figlia,
Dille che io fui da Lei,
e che sopita
La rinvenni se teco si
consiglia.
Dille che sua virtù
somma infinita
Mi forza a decantare i
pregi tanti
Di cui nel mondo è
appieno redimita.
Dille che i sacri nostri
alterni canti
Anno un potere ed un affetto
in noi
E gioiscono in Ciel gli
Angeli santi,
Che l'atto à un
fin de' miei voler de' suoi
Che una cagione ci governa
in terra
Che ad uno affetto siamo
intenti poi.
Che noi fuggiamo dell'error
la guerra
Che la gioia e la pace
è nostra essenza,
E che d'amori l'armonia
rinserra
La sovrumana nostra alta
esistenza. |