Estratto da: Giovanni Gentile, Storia della filosofia italiana da Genovesi a Galluppi, Vol. II, Firenze, 1937, Pag. 31
Nell'Eco di Tropea" del 30 aprile 1902 (anno II, n. 35) il Toraldo ha pubblicato questo bruttissimo sonetto recitato dal Galluppi nell'Accademia degli Affaticati di quella città:
Della Patria il dolore, il lutto, il pianto, La rea sorte fatal veder non voglio, Di Marte, di Bellona il fier orgoglio, L'augusto trono di Minerva infranto, -
Spesso sedendo al bel Sebeto accanto Col cor trafitto dal più fier cordoglio, Pria che de' Franchi vacillasse il soglio, Dico nel mio pensiere, e piango intanto.
Un ferro io prendo. - Occhi miei, non piangete, Grido nel mio furore; io corro or ora Sollecito a varcar l'onda di Lete. -
Ma già l'Angiol divin, che accanto giace, Di man mi toglie il ferro, e grid'allora: Verrà Fernando: tornerà la pace!
Il sonetto è conservato su un foglio volante, che reca dalla parte opposta queste parole, che sono la conclusione di un discorso accademico: <<Ferdinando augusto, principe magnanimo, nell'impetuoso turbine che minaccia l'indipendenza nazionale, corri a salvarci. I destini della nostra nazione son legati alla tua esistenza - Ferdinando viene, Napoli è salvo. Il mio discorso accademico è terminato>>. E poi: <<Pasquale Galluppi fra gli Affatigati il Furioso. Siegue dietro il Sonetto dello stesso accademico>>. Discorso e sonetto sono da riferire al 1815, alla restaurazione borbonica e caduta del Murat (<<de' Franchi il soglio>>).