LA PIOGGIA DI SANGUE
DEL 18 FEBBRAIO 1956 IN VIBO VALENTIA
di C. Mezzatesta (1957)
Le piogge colorate furono in ogni tempo sempre oggetto di argomento per i popoli: la credenza popolare chiamava <<piogge di sangue>> quelle colorate di rosso, <<piogge di zolfo>> quelle colorate di giallo e <<piogge di inchiostro>>, quelle colorate di nero. Dall'antico Omero fino ai nostri giorni, si poterono registrare moltissime di queste precipitazioni, che furono sempre interpretate con trepidazione a seconda delle credenze del luogo, come un presagio più o meno pauroso per un pericolo presente o futuro. Questo fenomeno si spiega facilmente se si ammette che il principio colorante di queste piogge provenga dalle sabbie del deserto del Sahara, sollevate dal vento e i cui frammenti più sottili impalpabili possono essere trascinati nell'alta atmosfera e trasportati dal vento a grande distanza. Infatti il Ghibli, forte vento di S o SSE, generato da depressioni barometriche esistenti sul Mediterraneo, spira frequentemente con grande violenza sulla Libia, sì da sollevare tonnellate di queste particelle che sparse talvolta sul bacino mediterraneo vengono trasportate dal vento di SE sulle coste italiane. Nell'autunno del 1846 cadde sull'Italia ed in quasi tutto il bacino mediterraneo una pioggia di sangue accompagnata da una serie di temporali, di uragani con tuoni e lampi. Frequenti si ritrovano queste piogge nel mezzogiorno d'Italia ed è interessante notare che la loro caduta avviene sopratutto in primavera e in autunno, verso l'epoca delle piogge equinoziali accompagnate da vento impetuoso, nuvoloni neri con lampi e tuoni. Di questa natura fu la pioggia del 18 febbraio 1956 che cadde sull'Italia meridionale, e con maggiore intensità nel circondario di Vibo Valentia, dove gli abitanti ebbero lo stupore di vedere l'abbondante neve caduta nel giorno precedente tinta di rosso-mattone. Per tutta la durata del giorno 17 si è avuta una quasi improvvisa formazione sul Tirreno di una più o meno estesa aria di depressione barometrica, che ha richiamato da S, verso il litorale meridionale e particolarmente sulla Calabria, dell'aria più calda la quale, scorrendo in quella più fredda, ha dato luogo a una nuvolosità estesa di specie stratificata, e, a causa della bassa temperatura, a una precipitazione nevosa. La neve nel Vibonese non è un fenomeno raro. Nel gennaio e febbraio del 1956 si ebbe una copiosa caduta della bianca meteora; ma la più abbondante si ebbe precisamente tra il 16 e il 17 febbraio, precedente alla caduta della pioggia di sangue. Il giorno 18 nel cielo si estese una specie di nebbia che a poco a poco si andò condensandosi, oscurando il sole, e tramandando un colore plumbeo rossastro, tetro e caliginoso. Una tempesta violenta accompagnata da un vento di S dalla velocità di m. 12,5 portò la pioggia colorata che si segnalò non solo nel Vibonese ma un pò in tutta la regione. I segni precursori del fenomeno furono un forte abbassamento del barometro, un innalzamento della temperatura, ed il soffiare del vento di SE e S che si contrastarono tra di loro più o meno fortemente per cedere poi il campo alla corrente di S. In questa situazione atmosferica s'è inserita la causa diretta della pioggia di sangue, annunziata da lampi e tuoni. Il giorno successivo si è avuto il ponente, che contrastando per più o meno tempo col vento di SE ha diradato la nebbia e le nubi ristabilendo il sereno. La polvere caduta era impalpabile, leggerissima, di colore rosso-mattone sbiadito; sottoposta all'azione della calamita mostrava di contenere granelli di ferro di origine non ben precisata. Tale fenomeno riveste un grande interesse scientifico che sarebbe bene mettere in luce. Le stesse polveri poste in acqua arrossarono debolmente la cartina di tornasole mostrando così una reazione acida. Altro fenomeno importante si è potuto osservare sulla vegetazione: la polvere caduta sulle foglie ha provocato il loro avvizzimento. Le condizioni atmosferiche durante la caduta della pioggia di sangue furono le seguenti: a) il barometro continuò la sua discesa; b) la temperatura continuò ad innalzarsi; c) vi fu aumento di umidità atmosferica, con formazione di nembi di color plumbeo-rossastro; d) la polvere cadde con la pioggia dopo qualche tempo di nebbia fitta e secca. Gli apparecchi dell'Osservatorio meteorologico di Vibo Valentia registrarono nei giorni 17, 18, 19 febbraio 1956 i seguenti dati:
Da questo complesso di dati, come anche da certi fatti notati durante precedenti osservazioni di un simile fenomeno molto comune nella meteorologia italiana, sembra che si possano stabilire come conclusione i seguenti fatti: a) che le sabbie del deserto del Sahara, strappate dal Ghibli e trascinate al di sopra del Mediterraneo verso l'Italia sono state spinte dal movimento di rotazione ciclonico nella direzione delle coste italiane. b) tale fenomeno apporta sempre con sè dei grandi disturbi nell'atmosfera, e fa acquistare al cielo un aspetto insolito; c) il colore rosso-mattone della polvere; d) le polveri contengono più o meno quantità di granelli di ferro; e) agisce nelle piante come caustico da avvizzire le foglie e le gemme; f) repentino aumento della temperatura e dell'unidità relativa; g) abbassamento di pressione; h) nembi di colore plumbeo-rossastro con precipitazione; i) la polvere è caduta con la pioggia dopo qualche tempo di nebbia intensa. L'acqua della pioggia di sangue, sottoposta all'evaporazione, lasciò un deposito di g. 4,80 al litro, ossia di 480 grammi all'ettaro per 10 mm. di pioggia. Se si considera che la zona del Vibonese ha un'estensione di 110 mila ettari, e se si ammette che la pioggia vi sia caduta da per tutto nelle stesse condizioni, la caduta del 18 febbraio avrebbe lasciato una massa di 52,800 tonnellate di materia solida.