Giuseppe
Antonio
Ruffa:
Scienzato ricadese
di Pasquale Russo
Era nato in Ricadi l’11
ottobre 1754, da Francesco e Natalizia Loiacono. La famiglia paterna era
tropeana, ma un suo zio, anche lui Giuseppe Antonio, era parroco di Ricadi,
dove aveva portato genitori e fratelli e dove Francesco contrasse matrimonio
con una del luogo, ma poi la famiglia si trasferì di nuovo a Tropea,
sia per curare l’educazione del figlio, sia per le mutate condizioni della
gestione parrocchiale da parte del parroco Ruffa. E’ a Tropea dunque che
il giovane Giuseppe Antonio e gli altri fratelli vengono educati. Egli
ebbe come maestro Concesso Medici e studiò medicina con Antonio
Grassi e Silvio Pietropaolo. L’Accattatis ricorda come egli compì
la sua formazione in Napoli dove si recavano tutti quelli che avevano possibilità
economiche e ingegno: nella capitale Giuseppe Antonio apprese il greco
dal Martorelli, la filosofia dal Genovesi e le altre scienze da Domenico
Cirillo.
La formazione accurata
che il Ruffa ha ricevuto gli consentì di nutrire grandi ambizioni
ed avrebbe senz’altro contribuito a farlo primeggiare nell‘ambiente napoletano.
Ma dovette tornare a Tropea quando già si era fatto notare ed attirava
molta ammirazione per le sue qualità: il padre anziano, rimasto
vedovo e privo di sostegni economici, si trovava in difficoltà per
l‘educazione e l’istruzione dei figli minori.
La sua casa tropeana diventò
un cenacolo di cultura ed egli si mise ad insegnare filosofia e matematica.
radunando le intelligenze più vive di Tropea, dove rifiorì
l’Accademia degli Affaticati di cui egli pure fece parte, e dove venne
a ritrovarsi un nucleo di uomini che, nella seconda metà del Settecento,
fecero di Tropea un importante centro culturale. Il filosofo Pasquale Galluppi
fu discepolo amato e legatissimo a Giuseppe Antonio Ruffa, del quale tesserò
l’elogio funebre con ammirati e commossi accenti. Il filosofo tropeano,
nelle Note Autobiografiche, così ricorda il suo maestro, il 15 agosto
1822:
“Dopo lo studio della
lingua latina, secondo il metodo di quel tempo in Tropea, nell’età
di anni tredici andai ad apprendere gli elementi della filosofia e della
matematica alla scuola di D. Giuseppe Antonio Ruffa, che in quel tempo
insegnava queste scienze con successo in Tropea. Quest’abile maestro mi
pose in mano la Logica italiana dell’abate Genovesi, e gli elementi di
Geometria di Euclide; egli seppe imprimere nell’animo mio la più
forte passione per le filosofiche e matematiche discipline, in modo che
vedendo io ancor oggi i due libri, dai quali principiò il mi corso
di studi, provo una certa commozione”.
La fama che Giuseppe Antonio
Ruffa si era procacciata a Tropea indusse il vescovo Felice Paù
(1751-1784) a chiamarlo per insegnare nel seminario diocesano, dove esplicavano
il loro magistero anche Andrea Serrao, che ne era anche rettore e che sarà
poi arcivescovo di Potenza, dove verrà ucciso dai sanfedisti nella
cattedrale, e Antonio Jerocades, che visse la sua vita sempre ramingo tra
Napoli, Marsiglia e Parghelia sua patria, fino a quando morirà in
una cella del collegio dei Padri Redentoristi di Tropea il 19 novembre
1803.
Giuseppe Antonio Ruffa
scoprì e valorizzò il caolino di Fitili, una frazione di
Parghelia, pubblicando una memoria sull’Arena Feltspatica di Fitili, presentata
nel 1783 all’Accademia della Scienza di Napoli. In seguito alle sue ricerche
l'arena di Fitili fu utilizzata per le maioliche di Capodimonte e molti
premi e riconoscimenti furono assegnati al Ruffa per questa sua scoperta.
La Memoria alla quale si è fatto cenno dimostra una vasta conoscenza,
anche di opere in lingua inglese e francese, che vengono citate. La sua
fama varcò i confini italiani e molti studiosi stranieri di scienze
naturali hanno fatto menzione delle sue ricerche, oltre che di quella sull'Arena,
anche di altre sul lapillo di Nau, sull’argilla smettica, sull’influenza
della luce e del calorico sui corpi animali. Il Giornale Enciclopedico
accolse numerose sue indagini; fu inoltre cultore di studi classici e conobbe
profondamente i classici greci, latini e italiani.
A Napoli, dove visse frequenti
e lunghi periodi alternati al suo soggiorno in famiglia a Tropea, strinse
autorevoli amicizie che gli procurarono la carica di Prefetto della biblioteca
della Regia Università, e ricoprì anche l’incarico di Primo
Prevosto della stessa biblioteca, che era stata allora fondata.
Da quando gli fu assegnato
questo compito il Ruffa dimorò sempre in Napoli, ma l’applicazione
intensa agli studi lo rese poco socievole e permaloso, procurandogli una
forma di alienazione mentale e per questo motivo si dovette ritirare presso
i suoi familiari a Tropea, dove morì in casa del fratello Tommaso
l'11 febbraio 1816, concludendo nel compianto di tutti una vita dedita
allo studio e allietata da molte grandi amicizie.