Camera di Tortura

LA SANTA
INQUISIZIONE



l'emblema della Santa Inquisizione: Esposto in tribunale al momento degli auto da fe, ai lati di una croce verde, raffigurava un ramo d'olivo, segno di speranza e clemenza, e una spada simbolo della giustizia.

Inquisizione
Fu un'organizzazione giudiziaria ecclesiastica per la lotta e la prevenzione dell'eresia. Nel 1184 fu creata in ogni diocesi una inquisizione episcopale, che venne centralizzata dopo che il concilio Lateranense IV (1215) affermò la repressione dell'eresia sul piano della legislazione universale della chiesa; Gregorio IX (1231), temendo che l'imperatore Federico II potesse strumentalizzare la lotta all'eresia per i propri fini politici, istituì perciò in tutta la cristianità tribunali per crimini di eresia, presieduti da domenicani o francescani. L'inquisizione prevedeva l'interrogatorio alla presenza di testimoni, l'accertamento della colpevolezza, l'invito a ritrattare; nel caso di rifiuto, l'abbandono al braccio secolare, che infliggeva le pene fisiche (nei più gravi la morte sul rogo). Nel 1542, per combattere la riforma protestante e, più tardi, la stregoneria, papa Paolo III, dietro suggerimento del cardinale Gian Pietro Carafa, istituì a Roma la congregazione dell'Inquisizione, nota anche come "Inquisizione romana" o Sant'Uffizio.  La commissione, dotata di poteri sulla Chiesa intera, era formata da sei cardinali, tra cui lo stesso Carafa. Collegato all'Inquisizione medievale solo da vaghi precedenti, il Sant'Uffizio era in realtà un'istituzione nuova, meno soggetta al controllo episcopale; si occupò dell'eresia su un piano dottrinale piuttosto che di pubblica miscredenza, dedicando speciale attenzione agli scritti di teologi o alti ecclesiastici. La sua attività fu dapprima modesta e limitata quasi esclusivamente all'Italia. Quando però Carafa divenne papa Paolo IV, nel 1555, favorì una minuziosa investigazione dei sospetti, senza risparmiare vescovi o cardinali, e incaricò la congregazione di comporre un elenco di libri che violassero la fede o la morale: così nel 1559 approvò e pubblicò il primo Indice dei libri proibiti. I papi seguenti considerarono sempre più l'Inquisizione romana uno strumento del governo papale per conservare l'ordine interno della Chiesa; fu il Sant'Uffizio che processò e condannò Galileo nel 1633. Nel 1965 papa Paolo VI riorganizzò il Sant'Uffizio mutandone il nome in "Congregazione per la dottrina della fede". Non da meno fu l'inquisizione spagnola. L'Inquisizione spagnola venne istituita in Spagna da Sisto nel 1478 su richiesta di Ferdinando I e Isabella: retta dall'inquisitore generale e dal consiglio della "Suprema", agì specialmente verso "marrani" e moriscos, alumbrados o mistici illuminati, protestanti e, in America, indios convertiti sospetti di "superstizione" idolatrica.

Procedure
Ogni tribunale era presieduto da due inquisitori (il nome rinvia alle procedure di tipo "inquisitorio", che consentivano di procedere d'ufficio anche in assenza d'accusa) con pari autorità, nominati direttamente dal papa, assistiti da coadiutori, notai, polizia e consiglieri insigniti del potere di scomunicare anche i principi. Nonostante alcuni di essi fossero stati accusati di crudeltà e abusi, gli inquisitori godettero tra i contemporanei fama di pietosa imparzialità.Gli inquisitori invitavano i sospettati di eresia a presentarsi in una località eletta come sede di giudizio: l'inquisito veniva prima convocato dal suo vescovo e, in caso di rifiuto, interveniva la polizia. Agli accusati veniva offerto un quadro dei capi d'accusa e veniva concesso circa un mese di tregua per confessare spontaneamente, poi cominciavano i processi veri e propri. La parola di due testimoni era sufficiente quale prova di colpevolezza. In genere una giuria, composta da rappresentanti del clero e da laici, assisteva gli inquisitori nella formulazione del verdetto; era consentito incarcerare sospetti ritenuti mentitori. Nel 1252 papa Innocenzo IV, sotto l'influenza della riscoperta del diritto romano, autorizzò ufficialmente l'uso della tortura per estorcere la verità, provvedimento prima di allora estraneo alla tradizione canonica. Penitenze e condanne per i rei confessi o i colpevoli riconosciuti venivano pronunciate alla fine dei processi in una cerimonia pubblica detta sermo generalis o autodafé. A chi si era presentato spontaneamente a confessare; venivano inflitte pene inferiori, come pellegrinaggi, la pubblica fustigazione o il recare croci cucite sui vestiti; ai falsi accusatori veniva imposto di cucire sugli abiti due lingue di panno rosso. In casi gravi la pena era la confisca dei beni o il carcere, la più severa che gli inquisitori potessero comminare. Quando consegnavano un colpevole all'autorità civile significava che ne richiedevano la condanna a morte. L'Inquisizione, all'inizio rivolta contro gli albigesi e, in misura minore, contro i valdesi, estese in seguito la propria azione contro altri gruppi eterodossi, come i fraticelli o spirituali; e infine contro le persone sospettate di praticare la stregoneria.
 

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