di Gaetano Valente
Ottimo vescovo, celebrato giurista, erudito e poeta, Felice de Paù è stato, quindi, anche critico e compositore musicale. Dei suoi <<moltissimi componimenti poetici>> e delle molte composizioni musicali non si ha più alcuna traccia. E' ricordata <<una voluminosa raccolta in vario metro scritta che si conserva dalla famiglia>>1, mentre si è già detto dei due melodrammi, il Micol e l'Ester, e di altre composizioni giovanili e tropeane2. Tutto un vasto e interessante patrimonio culturale andato disperso unitamente alla prestigiosa biblioteca e il ricco archivio3. Non diversa fu la sorte della stupenda e preziosa quadreria4 e di tutta la vasta proprietà immobiliare per avvicendamenti e traversie familiari a iniziare sin dalla prima metà dell'Ottocento. Entrando nel merito del nostro assunto appare del tutto superfluo sottolineare anche l'irreperibilità, peraltro ovvia e irrilevante, nel locale Archivio Diocesano di memorie documentali attestanti la paternità del de Paù. A questa, tuttavia, sono chiaramente riconducibili due suoi <<editti>>. Singolari nel loro genere e datati entrambi al 15 dicembre 1738, sono mirati essenzialmente a disciplinare la celebrazione della novena e della solennità del Natale. Con il primo è rilasciata formale licenza per il predicatore della novena a norma dei decreti tridentini:
<<Si concede licenza al rev. Sacerdote D. Giuseppe La Tegola di questa nostra insigne collegiata chiesa di poter predicare la mattina a buon hora per tutto il tempo della novena del santo Natale e vaglia la presente anco per la benedizione>>5.
Nel secondo sono impartite le opportune disposizioni per conferire una maggiore solennità alla celebrazione liturgica del Natale per la circostanza della inattesa presenza dell'arciprete prelato Murgigni.
<<Felice de Paù, dottore dell'una e l'altra legge (...). Considerando l'ill.mo monsignor arciprete quanto sia grande la tenera divozione di questo suo zelantissimo clero e dilettissimo popolo nel celebrare l'anniversaria solennità del santissimo Natale, e volendo ancor egli contribuire al compiuto gaudio de' fedeli, ci ha partecipato di volersi portar di persona fra giorni in questa città (tutto che non ancora liberato da suoi lunghi malori) sì per pontificare in essa santissima notte, e felicissimo giorno, come ancora per consolarsi della veduta de' suoi amatissimi figli. Per la qual cosa abbiamo stimato noi espediente parteciparne a tutti la notizia col presente editto, col quale non mancamo di ordinare (...)6.
Proprio per la loro singolarità7 gli stessi <<editti>> si propongono quali atti innovativi di governo circa la prassi celebrativa della novena e della solenne liturgia del Natale, chiaramente mirati a confermare consolidare nel tempo i nuovi elementi di contorno già introdotti, ponendo in risalto la <<grande e tenera divozione>> ricavatane dal clero e dal popolo. Una prassi, pertanto, entrata da quel tempo a far parte della pietas della comunità nelle modalità prescritte: <<la mattina a buon hora>>8, predicazione, benedizione al termine delle litanie lauretane e, soprattutto, l'elemento innovativo e di primaria essenzialità: il canto della nenia pastorale, chiaramente individuabile nella Pastorella, persistendo ancora vivo negli adulti il ricordo delle levatacce antelucane per andare <<a cantare la ninna nanna>>. E' di ovvia consequenzialità l'attribuzione della paternità della nenia natalizia al promulgatore del decreto, il vicario de Paù, sia del testo poetico, per le chiare connotazioni arcadiche, e sia dell'accompagnamento musicale, trasmesso e fedelmente conservato in ben quattro variazioni melodiche, tutte originali e coeve, di cui una (la <<I>>) a tutti nota, le altre molto più eleborate e di grande fascino emotivo, suggerite certamente all'autore per ovviare alla ripetitività del fraseggio musicale. Per l'opportuna visione e comodità di esame da parte degli esperti sono qui riportate in <<Appendice>>, unitamente alle due litanie lauretane in canto pastorale dello stesso de Paù. Il tutto nella sola trascrizione del canto, per ragione di spazio. Costituiva pertanto, il cospicuo repertorio natalizio, un patrimonio di fede e di cultura ormai radicato nella comunità terlizzese quando s. Alfonso giunse da quelle parti sulla fine di gennaio del 1745, proveniente da Deliceto e diretto a Modugno, nella diocesi e circoscrizione ecclesiastica della metropolìa di Bari, per predicarvi una missione popolare con i suoi operai evangelici, e dove si intrattenne per ben quaranta giorni, <<tanto grande era il bisogno di que' cittadini>>9. In quello stesso tempo il de Paù esercitava le funzioni di vicario generale della diocesi di Bitonto, città finitima di Modugno, mantenendo stretti rapporti di ufficio e di amicizia personale con il metropolita Muzio Gaeta, con cui era pure entrato in trattative il s. Alfonso per la fondazione di una casa religiosa a Bari10. Nessun indizio, tuttavia, delle coeve testimonianze circa qualche contatto tra i nostri personaggi. Insistono comunque fondate ragioni nel ritenere con largo margine di sicurezza che s. Alfonso ebbe tra le mani, non sappiamo se in quella o in altra circostanza posteriore, la Pastorella del de Paù, da cui deve aver tratto la sua Tu scendi dalle stelle modellandola alle proprie esigenze pastorali.
NOTE
1 MARINELLI GIOVENE, Memorie storiche, cit., 372. L'autore deve aver visto personalmente quel materiale cartaceo prima che andasse disperso. 2 Cf Ivi, 364. Tra l'altro: <<Inaspettata poesia e nuova musica da Tropea mandava Felice de Paù per la ricorrenza della Tutelare>> (1775). Al Giustiniani fu assicurato da un nipote <<che in famiglia si conservano cinque volumi mss. di opere inedite del dotto zio>> (CAPIALBI, Memorie, cit., 107). 3 La biblioteca de Paù è citata come una delle più ricche in provincia di Bari (Ms. anon. in BIBLIOTECA NAZIONALE BARI, Fondo D'addosio, cass. VII/109). 4 Nella delibera del consiglio decurionale del 6 luglio 1836 si concede licenza a Giustina de Paù di <<asportare dal regno alcuni quadri di sua proprietà>>. ARCHIVIO STORICO COMUNALE, Conclusioni decurionali, 6 luglio 1836. 5 ADT, Editti e decreti, I-B, f. 72. 6Ivi, I-A, f. 80. 7 A differenza di altri decreti in materia di celebrazioni liturgiche, questa è la prima e unica volta per il Natale. 8 La normativa era dettata dalla tipologia sociale della popolazione per consentire a quel piccolo mondo contadino di conciliare la pia pratica con il lavoro nei campi dislocati anche a molta distanza dall'abitato. 9 TANNOIA, Della Vita, cit., 119. 10 Ivi.
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