Willem Schellinks. Tropea. 1664. Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna.
E' dell'olandese Willem Schellinks la più antica veduta su Tropea
di Salvatore Libertino
Willem Schellinks. Tropea. 1664 (particolare della Rupe)
Vale la pena a questo punto spendere qualche parola per capire cosa rappresentò nel tempo l'Atlante del principe Eugenio o di Van der Hem. L'opera era stata compilata ed impaginata personalmente dall'avvocato olandese Laurens Van der Hem (1621 - 1649), che fin dal 1645, da buon collezionista, andava raccogliendo con passione e intelligenza una grande mole documentale storico-geografica riferita ad ogni parte del mondo allora conosciuta, fino a quando col tempo gli si fece strada l'ambizioso progetto di produrre un'opera grandiosa basandosi sul famoso Atlas Major o Great Atlas compilato ad Amsterdam da Joan Bleau. Il proponimento di Van der Hem era di prendere a modello, a cominciare dalle misure editoriali ma con l'idea di ampliarlo notevolmente, quell'Atlante che con quasi 600 carte e mappe che coprivano l'intero mondo conosciuto, era il più grande e costoso libro pubblicato nel diciassettesimo secolo. Van der Hem scelse con la massima cura i disegni a disposizione tra i tanti lavori eseguiti da numerosi artisti, da lui inviati nelle varie parti del mondo e tra i quali spiccavano Jan Hackaert, Adr. Matham, Roelant Savery, Reinier Zeemann, Anth. Waterloo, L. Pakit, Willem Schellinks. Vedute, paesaggi, marine, studi, mappe, carte geografiche, rilievi architettoniche, disegni che documentavano - nella quotidianità - vita, arte, lavoro delle regioni che mano a mano venivano visitate dagli illustratori. L'avvocato di Amsterdam riuscì, dopo anni di lavoro, nel suo intento, includendo nella smisurata mole del catalogo anche le notizie raccolte personalmente durante i suoi viaggi. E quando la nuova opera, composta di almeno 1.800 tavole, fu conclusa, costituì fin da subito un tesoro inestimable di informazioni, non soltanto nei campi della geografia e della topografia, ma anche in quelli dell'archeologia, dell'architettura, della scultura, dell'etnologia, del folclore, dell'araldica, della navigazione, della fortificazione e della guerra, della ritrattistica, della tecnica, dei lavori pubblici e delle molte altre funzioni storiche culturali ed antropologiche del diciassettesimo secolo. Secondo alcuni biografi Van der Hem appariva molto geloso e restio a concedere ad altri qualsiasi possibilità di consultazione della superba raccolta, che rimase sempre in stato di unicum, ma in seguito si apprese da sua figlia Agatha, suora laica, che la grande opera paterna conteneva interi volumi di approfondita documentazione sulle rotte commerciali della Compagnia delle Indie, pervenuta al Van der Hem direttamente dall'Atlante Segreto della Compagnia tramite alcuni compiacenti affiliati della stessa. Una eventuale pubblicità avrebbe potuto mettere in pericolo la privilegiata situazione di monopolio di quella Compagnia. Dopo la scomparsa di Laurens Van der Hem, avvenuta nel 1678, e quella di sua moglie nel 1697, la figlia Agatha ereditò il prezioso Atlante che volle conservare con altrettanta cura fino alla sua morte avvenuta nel 1725. Finalmente, l'Atlante, che intanto si era arricchito di ulteriori quattro volumi, fu messo all'asta nel 1730 ed acquistato dal principe Eugenio di Savoia (1663-1736), passato alla storia come Generale nelle guerre contro i Turchi, oltre che eccellente intenditore e collezionista d'arte e bibliofilo di grande portata, la cui biblioteca conteneva già circa 15.00 volumi. Si dice che Eugenio abbia pagato 22.000 fiorini olandesi l'Atlante, un prezzo immenso, ma la notizia non fu mai confermata certa. Nel 1736 l'erede del principe Eugenio, sua nipote Victoria, ha venduto tutta la raccolta dei libri di suo zio, compreso l'Atlante, alla Biblioteca imperiale di Vienna, oggi Biblioteca Nazionale Austriaca. Dal 2004 l'Atlante Blaeu-Van der Hem, per gli altissimi meriti culturali, è inserito nel Registro della 'Memoria del Mondo' dell'Unesco.
Willem Schellinks. Tropea. 1664 (particolare)
Uno dei tanti illustratori dell'Atlante fu quindi Willem Schellinks nato il 2.2.1627 a Amsterdam. Figlio di un sarto di Maasbree (Limburg), Laurens, trasferitosi a Amsterdam a 18 anni, e di Catalijntja Consenaer, anche lei originaria delle Provincie Meridionali, Willem ebbe tre fratelli Jacob, Daniel paesaggista, e Laurens chirurgo e disegnatore. Fu pittore, disegnatore, figurinista, scrittore, viaggiatore ed anche poeta. Ma la sua predisposizione era la paesaggistica, di cui predilegeva il modulo all'italiana che tendeva a rendere animata la scena rappresentata. Quindi essenzialmente fu un uomo di grande cultura. Il viaggio italiano ebbe inizio nell'estate del 1664, durante il quale l'artista olandese aveva da espletare un doppio incarico. Il primo era quello di completare nelle vesti di tutore e accompagnatore del tredicenne Jacques Thierry, figlio di un armatore di Amsterdam, il Grand Tour iniziato nei precedenti anni e che li aveva condotti a visitare l'Inghilterra, la Francia, la Germania e la Svizzera. L'altro compito da assolvere era quello di eseguire la documentazione illustrativa dei luoghi visitati da inserire nell'Atlante dell'avvocato Van der Hem. Aveva cominciato a viaggiare da giovanissimo, a 23 anni, in Francia assieme al collega Lambert Doomer, con il quale eseguì un gran numero di disegni, diciassette dei quali, furono inclusi nei volumi III e IV dell'Atlante. Dei numerosissimi disegni prodotti non esiste purtroppo catalogo. Sue sono le 17 vedute francesi, 41 inglesi e i 61 disegni dell'Italia meridionale, Sicilia e Malta, inclusi nell'Atlante del principe Eugenio. Durante gli anni dei sui viaggi Schellinks non si limitò a disegnare, egli prese appunti giornalmente annotando notizie del luogo visitato e del soggetto che andava disegnando, che successivamente serviranno al Van der Hem per descrivere il lavoro attraverso leggende, poste a piè del disegno, corrispondenti ai numeri indicanti nella scena siti o situazioni importanti. Tornato in Olanda rielaborò gli appunti in un vero e proprio diario, che ci è pervenuto in due versioni: una si trova nella Biblioteca Reale di Copenaghen, l'altra nella Bodleian Library di Oxford. Il manoscritto danese è autografo. La versione inglese invece è una copia seicentesca del manoscritto di Copenaghen da parte di uno scrivano che nel copiare ha prodotto grossolani errori. Schellinks, durante l'attività di disegnatore e illustratore che andava svolgendo sia dal vivo (ad vivum) sia in esecuzione differita, tenne sempre conto degli interessi nutriti dal suo sponsor, enciclopedici, sulle meraviglie della natura, sul commercio, sul folclore, sulle materie militari, sulle imbarcazioni, dimostrandosi attento documentarista, come peraltro era suo compito, ma mai nascondendo l'improvviso entusiasmo di fronte a uno scorcio particolarmente pittoresco, senza peraltro sbagliare nel registrare le locations più significativi del paesaggio: chiese, castelli, conventi, scogliere. Tale caratteristica contribuì a dare alle sue vedute un valore inestimabile per la conoscenza topografica, in particolare, in quelle dell'Italia Meridionale (Calabria, Sicilia e Malta), inserite nei volumi X, XI e XII. Willem Schellinks morì a Amsterdam il 12 ottobre 1678.
La veduta di Tropea fu eseguita durante il viaggio di ritorno, nel mese di dicembre 1664, da Messina a Napoli. Oltre che dai marinai che governavano la feluca, la compagnia di Schellinks era formata dal tredicenne Jacques Thierry e da due inglesi che si erano aggregati in Sicilia. Il piccolo drappello, in Calabria, fece scalo tecnico a Tropea, Paola e Amantea. I disegni dello Schellinks che omaggiano la terra calabrese - almeno secondo la discrezionalità di Van der Hem nell'aver scelto i lavori da inserire nell'Atlante - sono solo tre, dedicati a Scilla, ripresa, al largo, dall'imbarcazione, a Tropea e a Paola. Per quel che riguarda il disegno di Tropea, il Maestro impiegò penna e inchiostro bruno su carta, acquerellato in grigio e marrone. L'area di lavoro si estende in tre fogli congiunti di carta che unita misura complessivamente 460 X 1045 mm. Nell'angolo inferiore destro, sotto al riquadro, appare una didascalia di Van der Hem: Tropea bij faro van Messina [Tropea in Calanria, presso il faro di Messina], e a sinistra, chiave di lettura di Van der Hem per i numeri nel disegno: N.° 1. De Stadt [La città]. 2. Het raldthuijs [Il municipio]. 3. de poort [La porta]. 4. Stromboli. I numeri 1, 2 e 3, impressi sul disegno, sono più o meno addensati sulla parte superiore della porta di mare, mentre il numero 4 si vede chiaramente sulla destra dello Stromboli. La localizzazione del 'Municipio' non è molto chiara ma sappiamo dai verbali delle riunioni parlamentari che in quei tempi le assemblee avvenivano in vari edifici che orbitavano proprio nella zona della porta di mare: la Munizione, le chiese di S. Maria Maddalena e di S. Maria de Accomandatis, la casa del Governatore. Schellinks descrisse nel diario la posizione della città, abbarbicata sulla rupe scoscesa, e la bocca stretta del suo porto, e racconta come si sistemò con i suoi compagni sulla spiaggia durante la notte del 10 dicembre 1664. Il disegno illustra fedelmente le annotazioni del diario. Le indicazioni, che appaiono nel testo delle didascalie, collegate ai quattro punti della veduta, ci svelano che l'autore abbia svolto una qualche visita, pur sommaria, alla città durante la quale ha potuto attingere tali informazioni. In quel tempo, la popolazione di Tropea (da sola) contava 2.023 abitanti. Era sindaco Leonardo Tocco e Vescovo Mons. Carlo Maranta, intenti a ripristinare le infrastrutture danneggiate dal tremendo terremoto del 1659. Negli anni '61 e '62 veniva eretto il campanile della Cattedrale e rifatta la chiesa di S. Francesco d'Assisi o dell'Immacolata sull'area dell'antica chiesa medievale di S. Pietro ad Ripas. Qualche mese dopo la visita di Schellinks squadre saracene distruggeranno il villaggio di Ciaramiti. Non c'è dubbio che Schellinks sia rimasto colpito e incantato dalla bellezza immediata del borgo. E non può essere stato che tale fascino ad averlo sollecitato a prendere penna e matita e dedicare qualche ora di lavoro a quello scorcio, visto da Parghelia, che più tardi sorprenderà la sensibilità creativa di una moltitudine di artisti: Henry Swinburne (1780), Alessandro D'Anna (1783), Ignazio Stile (1784), Antonio Berotti (1795), Horace De Rilliet (1852), Teodoro Brenson (1929). Le animazioni dentro la veduta, tipiche in quell'epoca della paesaggistica all'italiana, danno al disegno un ampio respiro della realtà vissuta dall'artista che ha inteso immortalare la feluca ed i compagni di viaggio intenti sulla spiaggia a preparare da mangiare. Molto realistiche appaiono - anche se in lontananza - lungo il tortuoso e ripido sentiero, l'unico che permette di arrivare in città, le figure di un uomo e due muli che arrancano oberati dal peso trasportato, come anche - questa volta in una prospettiva più ravvicinata - quelle dentro l'acqua di un marinaio che trasporta un uomo sulle spalle dalla barca, ancorata in mare, fino alla vicina riva impedendogli di bagnarsi. Anche l'immagine dei due corvi (ciavole) che si stagliano nell'aria sulla porta della città appare tanto vera quanto attuale, se si pensi che qualche trentennio fa si potevano osservare dall'affaccio di piazza Duomo, nello stesso spazio aereo del disegno, le evoluzioni di una colonia di ciavole che nidificavano sulla rupe e che in volo producevano in continuazione un verso particolare che assomigliava alla risata dell'uomo. L'unica nota stonata sembrerebbe la rappresentazione dello scoglio dell'Isola, finalmente nel suo topos originario, immerso nel mare e sulla cui parte affiorante la prospettiva impiegata non permette una chiara visione della chiesa benedettina. D'altronde anche nelle successive vedute di Ignazio Stile e di Henry Swinburne, riprese da analoga angolazione, l’eremo di Santa Maria dell’Isola non è visibile. La proiezione delle ombre della rupe, delle cose e delle persone ritratte ci potrebbe suggerire che Willem eseguì l'opera durante le ore pomeridiane. L'autore lascia la propria firma nell'angolo inferiore destro, dentro il riquadro: W: Schellinkx Ft [Fecit].
BIBLIOGRAFIA Nicola Scrugli, Notizie archeologiche e storiche di Portercole e Tropea seguite da un discorso storico intorno all'Accademia degli Affaticati, Morano, Napoli 1891. Anastatica, Edizioni Brenner, Cosenza 1990. Carlo Ausseer, Città e paesaggi dell'antico Reame delle Due Sicilie - Le illustrazioni di un antico e prezioso atlante in Le Vie dell'Italia, TCI, Roma luglio 1930. Alfonso Frangipane, Tropea in un disegno del XVII secolo, in Brutium, Reggio Calabria, agosto 1930. Willem Schellinks, Viaggio al Sud: 1664-1665', Edizioni dell'Elefante, a cura di Robert Aikema, Roma 1983 Elpis Melena, In Calabria e alle isole Eolie nell'anno 1860, a cura di Angelo Raffa, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997. Peter van der Krogt and Erlend de Groot, The Atlas Blaeu-Van der Hem of the Austrian National Library, Comitato Editoriale: G. Schilder, B. Aikema e P. van der Krogt, Utrecht 1996-1999.