di Felice Toraldo (1923)
Questo piccolo edifizio, forse più che per una chiesetta, fu costruito come cella funeraria assai probabilmente per Reale persona. La piccolezza dell'ambiente, di circa m. 7x3 e la ricchezza di costruzione e decorazione interna, ove vandalicamente ridotta in malo stato, fanno confermare una tale possibilità. I tre lati esterni visibili del ricco edifizio sono lavoro puro di arte gotica del periodo classico di quello stile, e l'interno per quanto incalcinato, fa vedere di essere stato affrescato sia nelle pareti che nella volta a crociera, divisa da 4 costoloni poggianti su colonnine aventi per basamento quattro varie bestie. Parecchie sono le lunette rilevate ad aureole delle figure di Santi o Angeli di cui restan tracce nelle volte e nelle pareti, ma non precisabili senza un accurato lavoro di pulizia. Non è improbabile che esse rappresentino scene della vita o martirio di S. Margherita, a cui indubbiamente era dedicato il sacro edifizio, e l'annesso iuspatronato. Lo stemma di centro, che sovrasta la finestra, è proprio l'arme dei Re Angioini, che sedettero sul trono di Napoli nel secolo XIII. Il re Carlo, lo zoppo, ebbe una figlia nomata Margherita, e così chiamavasi anche l'affettuosa nutrice del sesto figliuolo di detto Sovrano, di nome Giovanni, che vestì l'abito clericale e morì giovanissimo. Non è saputo il luogo della sua morte, avvenuta tra il 1290 al 1306, ma da notizie di archivio risulta però che Re Carlo fin dal 1283 veniva in Calabria.
Una serie di immagini che attesta lo stato dell'architettura d'interno della Cappella di Santa Maegerita e quello che rimane oggi degli affreschi
Dal complesso di tutto questo, risulta che molto probabilmente, stando da queste parti la Reale famiglia Angioina, quì sia morto il giovane chierico Giovanni d'Angiò, per cui il Real genitore fece erigere sulla sua tomba l'artistica chiesetta, dedicata al santo nome di Margherita, la martire di Antiochia delle prime crociate, il cui culto fu tanto diffuso in Francia fin dal secolo medesimo. Non deve, inoltre, escludersi la possibilità che sia stato per l'interessamento di Re Carlo II che vennero quì i Frati Minori del Santo d'Assisi. Essi nel 1295 ebbero dal Vescovo e Capitolo cattedrale di Tropea la Chiesa di S. Pietro ad ripas, con l'orto annesso per edificarsi un Convento ed il pio Angioino facendo sì che la nuova chiesa dedicata a S. Francesco fosse addossata alla cappella da Lui edificata in un primo tempo, ripetè qui per la memoria del santo suo figliuolo quello che fece nel 1290 a Sulmona per i PP. Predicatori. Questo prezioso lavoro di architettura di Reale origine, per abusivi addossamenti e sopraelevazioni di privati dell'epoca napoleonica - ironia del caso! - ora è abbandonato al logorio delle acque e del tempo, e minaccia di perdersi, non ostante che sia stato dichiarato opera monumentale da Regio governo!