Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto (1591-1652): 'Ritratto di San Francesco di Paola', dipinto su tela, Napoli, Museo di Capodimonte.S. Francesco di Paola

in Zaccanopoli
 
 
 
 

di Pasquale Massara Scalfari
(1924)
 
 
 





Zaccanopoli, già grossa borgata del Comune di Parghelia, ed ora Comune autonomo, instituito con la legge 28 novembre 1918 n. 1712, ebbe la fortuna di ospitare per una notte il taumaturgo di Paola. S'ignora la data precisa in cui S. Francesco fu in Zaccanopoli, ma certo ciò accadde nell'anno 1464, durante il viaggio che fece per recarsi in Sicilia, a Milazzo, chiamatovi dai suoi congiunti D'Alessio, per fondarvi un convento del suo Ordine1.
San Francesco, per recarsi a Zaccanopoli, seguì l'antica strada che da Tropea menava a questo paese, e cioè dal torrente Bormarìa (denominato oggi torrente La Grazia), risalendo la costa denominata Petto di Sant'Antonio, è pervenuto sull'Altipiano di Zaccanopoli, per la costa che adesso porta il nome di Petto di S. Francesco, per ricordo di tale viaggio. Tale strada adesso non esiste più, ed è sostituita dall'altra che, partendo dal torrente Fontana di Parghelia, risale la costa fino all'altipiano di Mariasusa, che attraversa, per risalire di poi il Petto di S. Francesco fino all'altipiano di Zaccanopoli. Quivi la tradizione vuole che un'incavatura della roccia arenaria rappresenti la impronta lasciatavi dal piede di S. Francesco, e tale incavatura viene indicata col nome di Pedata di S. Francesco. In prossimità di essa il Signor Loiacono Francesco fu Pasquale ha fatto costruire in muratura, per divozione verso il Santo, una colonna quadrata, sormontata da una croce, e racchiudente l'effigie di S. Francesco, e vi si reca tutti i venerdì per accendervi la lampada. Il punto ove sorge tale colonna porta il nome di Croce di San Francesco.



Zaccanopoli. Il punto dove sorge la colonna quadrata fatta costruire da Francesco Loiacono per devozione (fotocaracciolo).

In Zaccanopoli S. Francesco coi frati che lo accompagnavano, Paolo Rendaccio e Giovanni da S. Lucido2, fu ospite del Parroco del tempo D. Domenico Da ' La vita e i miracoli del gloriosissimo Padre S. Francesco di Paola...con rime di Don Orazio Nardino Cosentino, dato in luce per Giovanni Orlandi', Napoli 1627.Gatto, il quale quel giorno non aveva nulla da offrire all'illustre ospite, tranne pochi pesci, comprati la mattina per la sua cena. San Francesco fece la benedizione, ed i pesci si moltiplicarono tanto che furono sufficienti a soddisfare l'appetito di tutt'i commensali. Tale miracolo trovasi riportato in un atto pubblico per Notar Filippo Staropoli da Tropea, e la notizia ci è conservata, su un foglio di un libro parrocchiale di questo paese dell'anno 1745, dall'Arciprete Michele Muzzupappa, nativo di Coccorino, il quale successe al Parroco D. Sabatino De Luca, e prese possesso di questa Parrocchia il 14 gennaio 1745, avendo 28 anni di età, come egli stesso lasciò scritto sul frotespizio del predetto libro. Trascrivo integralmente tale documento con la grafia originale, e con tutti gli strafalcioni e gli errori di lingua e di ortografia che vi si contengono:
<< Infra coetera contenta in Processu Informativo ad istantiam Regii Fisci, pro jure vassallorum Ep.li Mensae Tropien anno 1536 existente in aedibus dictae Curiae. - Et precipue in examina Notarij Philippi Staropoli, folii 58 e tergo. - Adest infrascripta particula tenoris sequentis: - Et il detto D. Minico (questi era il Parroco di Zaccanopoli della famiglia Gatto, com'egli disse di sopra) era tanto vecchio che contava ancora, che il Beato S. Francesco di Paola in sua casa in Zaccanopoli, fandogli apparecchio di certi pesci, quelli fando prima lavare intro una Limba3 essendo pure il Beato S. Francesco, detti pesci si trovarono vivi dentro detta limba, ch'era con acqua, subito di esso S. Francesco disse: Benedetto sia Dio di questa bella grazia, di trovar pesci qua, fando la croce con la mano: esso dagli perticolarità giudica che esso Donno Minico oggi saria giusto di cento trentanni. - Et in fidem. - S. Francesco di Paola nacque nell'anno 1416 - Fondò l'ordine nell'anno 1435. - Andò in Francia nell'anno 1482 - Morì in Tursi nell'anno 1482. - Passò dunque S. Francesco da Zaccanopoli >>.

Agostino Masucci: ' Il Santo resuscita i pesci ', olio su tela, Roma, Sacrestia di San Francesco di Paola ai Monti.

Sulla parete esterna della casa del Parroco Gatto, che ospitò S. Francesco, prospiciente sul Corso Santa Maria, casa che attualmente è di proprietà della famiglia Mazzeo, alias Pasqualina, trovavasi murato il piatto nel quale mangiò il Santo e si conservava colà fino all'8 settembre 1905, quando, per i danni subiti dal terremoto la detta parete ha dovuto essere demolita. Si cercò di risparmiare la sacra reliquia, ma non fu possibile rimuovere intero il piatto dal muro ove era fabbricato. I cocci si conservano ancora dalla famiglia suddetta, proprietaria della casa. Era un piatto comune di argilla patinata: la tradizione vuole che sul fondo del piatto, nel quale S. Francesco prese il suo frugale pasto, comparvero dipinti i pesci, ed il Santo dopo aver mangiato ha preso il piatto, ed, affacciatosi al balcone, lo fissò con le proprie mani alla parete sinistra del muro, ove rimase aderente senza bisogno di malta. Riferisco tale notizia a titolo di cronaca, perchè mancano documenti sincroni in proposito per poterne accertare l'autenticità. Il documento sopra riportato dal Parroco Muzzopappa è mutilo, perchè non trascrive l'intero istrumento redatto dal Notaio Filippo Staropoli, ma si limita a riassumere la sola parte che riguarda il miracolo dei pesci, operato da S. Francesco in casa del Parraco Gatto.



Zaccanopoli. Casa Mazzeo con in primo piano il piatto di S. Francesco (fotocaracciolo)

Sarebbe bene conoscere il testo integro dell'atto Staropoli, sopra citato, per riscontrare se vi si fa cenno del piatto, perchè una particolarità di tanta importanza non avrebbe dovuto essere omessa. E' certo però che esisteva il piatto con i pesci dipinti, fissato alla parete della casa suddetta, e bisogna pur tener conto della tradizione, la quale, attraverso i secoli, ha asserito essere quello il piatto nel quale S. Francesco ha preso il suo frugale pasto quel giorno che fu in Zaccanopoli, ospite del Parroco Gatto.
Che se il piatto fosse stato fissato al muro dallo stesso S. Francesco, appena terminato di mangiare, oppure venne fatto murare colà posteriormente dallo stesso parroco Gatto, come è più probabile, per ricordo della visita ricevuta da S. Francesco, a noi poco importa. E' possibile però che il fatto sia avvenuto come narra la tradizione, dato gl'innumerevoli e svariati miracoli operati dal Santo, durante il suo terreno pellegrinaggio, e bisogna pur tener conto che all'epoca della sua venuta in Zaccanopoli, il suo nome e la sua fama di santità erano conosciuti per tutta la Calabria, perchè di già aveva fondato il suo ordine dei Minimi.
Il culto di S. Francesco si diffuse ben presto per tutta la Calabria, e conventi del suo ordine dei Minimi sorsero ovunque, e, se in Zaccanopoli non sorse alcun convento, la borgata però si onora di due suoi grandi figli che appartennero all'Ordine. Il primo è un tal Mansueto, ricordato dal BARRIO con queste parole: " Ex hoc vico (Zaccanopoli) fuit Mansuetus, Divi Francisci coenobita, sanctae vitae vir temore B. Ludovici: ejus corpus Consentiae quiescit "4. Di tale cenobita non ho potuto rintracciare notizie più particolareggiate, e l'ADILARDI, che pur lo accenna, non ne dà di più ampie, ma riporta quasi le stesse parole: " Esso villaggio (Zaccanopoli) dette la culla a Mansueto, religioso di S. Francesco di Paola, che visse e morì da santo "5.
Ignoro se il Sergio6 ne parli più diffusamente, perchè non mi è stato possibile consultare la sua Cronaca, tuttora inedita, che credo si conservi manoscritta nell'Archivio Vescovile di Tropea. Sarei grato a tutte quelle persone, religiosi e cultori di storia patria, se volessero fornirmi tutte quelle notizie, che fossero a loro conoscenza, relative alla vita ed alla famiglia di tale santo religioso.
L'altro, di cui si onora Zaccanopoli, è il Padre Paolo Collia, nato il 5 marzo 1684. Il Capialbi ne dà questi cenni biografici: " Da giovinetto vestì l'abito dei minimi, e fu lettore giubilato, e correttore provinciale negli anni 1716 e 1722.
Era confessore del famoso cardinale Michele Federico dei conti di Althann, vicerè del Regno di Napoli, allorchè nel 20 settembre 1725 venne nominato vescovo di Larino e nel 23 dicembre dell'anno seguente traslato a questa Cattedra (Nicotera). Morì a 27 luglio 1735 "7.
Il Corso lo dice: " Solerte pastore, attese al bene della sua Cattedra; accrebbe i redditi del Seminario: rimise in vigore gli studi di filosofia e di Teologia, ed aprì il pio istituto ai chierici extradiocesani"8. Il Collia appartenne al Clero diocesano di Tropea, come asserisce il TACCONE-GALLUCCI, ed il suo ritratto si conserva nella Sala Capitolare e Sacrestia del Duomo di Nicotera, ove sono esposti i ritratti di tutti i vescovi che ressero quella Diocesi9. In Zaccanopoli, fino al 1885, si conservava pure un ritratto che poi andò smarrito, o venne distrutto, quando si abbattè il fabbricato per venir ricostruito.
Il Collia si ricordò sempre del suo paese natale, ed il 10 febbraio 1773, essendo in Napoli Confessore del Vicerè d'Althann, regalò a questa Chiesa Parrocchiale un pezzetto di veste della Beatissima Vergine, chiuso in Reliquiario di argento, reliquia che fu autenticata da Monsignor Ybanez, allora Vescovo di Tropea. Altro dono, di una Pianeta in damaschello bianca e rossa con borsa e velo, fece in seguito all'epoca del suo presulato in Nicotera10. La detta Reliquia più non esiste in questa Chiesa Parrocchiale e s'ignora quando andò smarrita o venne sottratta.

NOTE

1 DOMENICO TACCONE GALLUCCI, Monografia del Santuario di S. Francesco di Paola, Reggio di Calabria, tip. di Francesco Morello, 1901, p. 11-12 e Nota 2° a p. 12.

2 TACCONE GALLUCCI, op. cit., p. 11.

3 Limba è un nome dialettale per indicare un vaso di terra cotta, a forma di cono tronco, con il fondo dalla parte più stretta del cono, e verniciata internamente. Molto adoperata in Calabria per lavare le stoviglie, per minestrare le vivande, e per altri usi domestici. Per il diminuitivo usa limbèja.

4 GABRIEL BARRIUS, De antiquitate et situ Calabriae, Libri quinque, cum Animadversionibus SERTORII QUATRIMANNI necnon Prolegominis, additionibus, et notis THOMAE ACETI. Romae ex Typographia S. Michaelis ad Ripam, 1737, 144.

5 FRANCESCO ADILARDI, Cenno storico sulla Chiesa Vescovile di Tropea, Napoli, tip. all'Insegna del Diogene, 1849, 22-23.

6 FRANCESCO SERGIO, Cronaca inedita intorno alla Città ed al Territorio di Tropea, citata dal TACCONE GALLUCCI, Monografia della Diocesi di Nicotera e Tropea, Reggio Calabria, tip. Francesco Morello, 1904, 106.

7 VITO CABIALBI, La continuazione all'Italia Sacra dell'UGHELLI per i Vescovati di Calabria. Nicotera e Tropea in "Archivio Storico della Calabria", I (1913) VI, 641.

8 DIEGO CORSO, Cronistoria della Città di Nicotera in "Rivista Storica Calabrese" XV (1907). Gennaio-febbraio-marzo. Serie I Parte 1^ fasc. 1°, 54.

9 TACCONE GALLUCCI, Monografia delle Diocesi di Nicotera e Tropea, cit., 34 e 104.

10 Libro Parrocchiale del Parroco Muzzopappa, citato nel contesto.