TEMI D'AMORE E NO

Poesie
 

di Totò Scordo
 




 

Madrigale

A te, studentessina ginnasiale,
che mostri in volto tanta tenerezza,
a te che sei l'eterna giovinezza
io voglio dedicare un madrigale

Non pensi certamente al professore
quando sul banco stai col capo chino;
a lui che parla sempre di latino
e non capisce cosa ci hai nel cuore.

Il primo incontro lo ricordi ancora:
divenne tanto pallido il tuo viso,
ma trovasti per lui pure un sorriso
nel breve tempo che ti parve un'ora.

Ogni sera a vederlo uscivi quasi
o per sognare insieme a lui un momento.
Ricordi ancora il primo appuntamento
e senti ancora le sue dolci frasi.

Forse nascondi pure la sua foto
dentro un cassetto, in qualche libro chiuso:
splendido sogno del tuo cuore illuso;
or nel tuo cuore c'è soltanto il vuoto.

E torna sempre, con malinconia,
quel viso che ti ha fatto un pò sognare,
che ti ha fatto scordar le pene amare
portandoti in un mondo di poesia.

Si, passerà per te la primavera,
la primavera della giovinezza;
ti resterà soltanto la tristezza
racchiusa nel ricordo di una sera.

Ma quando ad occhi aperti sognerai
su quel tuo vecchio libro di latino,
il cuore tuo ritornerà bambino,
ritornerà bambino come mai;

e rivedrai la quarta ginnasiale
coi banchi, la lavagna, il professore,
lo studentino che parlò d'amore
e volle dedicarti un madrigale.
 

Lasciami andare

Lasciami andare. Queste due parole
ed altre dissi, prima di partire:
cose che il cuore più ridir non vuole
o cose, invece, che non sa ridire.

Col fazzoletto bianco nella mano,
tu salutavi chi portava via,
in un paese gelido, lontano,
un pezzo del tuo cuore, anima mia.

Ed or che il tempo ha tutto cancellato
tu sei felice insieme al tuo dottore,
ma forse ancora un angolo di cuore
palpita sempre per chi t'ha baciato

la prima volta; gli attimi fugaci,
velati appena di malinconia,
la dolce ebbrezza degli ardenti baci
or non ricordi più, anima mia.

Ma certo il cuore tuo ricorda ancora
quel che la carne ha già dimenticato.
Vorrei fermare i raggi dell'aurora,
farne una spilla per il mio passato,

bella, di luce, come gli occhi belli
allor che, tra un sorriso e una bugia,
tu dicevi d'amarmi, e i tuoi capelli
splendevano di sole, anima mia.

Lasciami andar. Sul mar bianche farfalle
vanno, leggere, all'isola del vento
sopra un tappeto di pagliuzze gialle
sempre più belle dell'inceder lento.

Cade la sera. Il sole è tramontato.
S'ode lontano già l'Ave Maria.
Non voglio più pensare al mio passato.
Ti lascio. Addio per sempre, anima mia.
 

Autunno

Autunno, tu porti col vento,
che passa tra i rami veloce,
un soffio di garrulo accento,
l'arcano tinnir di una voce;

e in vortice lieve trascini,
unite alle foglie, parole
che noi dicevamo, bambini,
correndo su spiagge di sole;

e il mare, un azzurro tappeto
di splendide perle lucente,
raccolse il mio primo segreto
racchiuso in un sogno innocente.

La favola bella d'allora
rivive negli attimi brevi:
<<Bambina, ritorni tu ancora?
Ricordi? Due baci mi devi!>>

e un refolo lieve di vento
baciava i suoi biondi capelli.
Autunno, la voce che sento
non dice quant'erano belli

quegli occhi di un tenero azzurro,
le labbra innocenti che un giorno
mi dissero in dolce sussurro:
<<Passato l'inverno, ritorno!>>.

E ho visto passare l'inverno,
sui prati fiorir primavera,
il fascino antico ed eterno
del mar sulla bianca scogliera;

ho visto la neve sui monti,
le candide spiagge assolate,
i rossi infuocati tramonti
sul dolce finir dell'estate.

Ho scritto parole che il vento
strappò dal mio cuore malato:
la fede, l'amore, il tormento
di un attimo breve, passato.

Ho chiesto alla tiepida sera
la musica dolce di un canto:
attesa, speranza, preghiera
confuse in un inno di pianto.

Un attimo: il vento è cessato,
la voce non s'ode già più;
l'amore che avevo sognato
è morto, col tempo che fu.
 

Mio cuore!
 

O mio cuore, non piangere: è vano!
La bambina dagli occhi di fata
sta seguendo il suo sogno, lontano.
Ti lo sai che non è innamorata.

Il suo cuore per altri sentieri
corre rapido in cerca d'amore;
la speranza che a te diede ieri
è svanita, mio povero cuore!

Le sue labbra di rosa velluto
non diranno parole per te;
il tuo sogno d'amore è caduto:
non ti chiedere sempre perchè.

Come il gran condottier che prevede
la sconfitta, rassegnati allora;
se si basta soltanto la fede
puoi sperar nel miracolo ancora.

Lascia i sogni in un vecchio cassetto
e abbandonati all'estasi breve:
le parole che lei non t'ha detto
sono fiori coperti di neve.

Basta un raggio di sole soltanto
e d'intorno sarà primavera;
no, non piangere, inutile è il pianto
se ci sfugge di man la chimera.

Lei poteva capirti, mio cuore,
ma non volle saperne di te;
tu cercavi soltanto l'amore
che nel cuore bambino non c'è

Non pensare a quei teneri sguardi,
anche il fiore nasconde il veleno;
se tu credi che siano bugiardi
non pensar per un attimo almeno.

Su, non piangere, povero cuore,
se la storia d'amore è finita;
non si può cancellare il dolore
ma puoi credere ancor nella vita.

Svaniranno i più tristi pensieri
e il suo cuore con te resterà:
la speranza che a te diede ieri
sarà, forse, domani, realtà.
 

Natale
 

E' natale! La neve che cade
sopra i tetti leggera leggera
cosa dice coi fiocchi alle strade
nel tramonto dall'umida sera?

Ogni cosa d'intorno si tace
ed ascolta quel vecchio linguaggio
che ci parla d'amore e di pace,
di speranza, di fede e coraggio.

Si rinnova per magico incanto
un miracolo eterno di vita:
un vecchietto seduto in un canto
beve il vino, gli treman le dita.

Sotto un albero spoglio, coi rami
ricoperti da camdida neve:
<<Io t'amo -lei dice- Tu m'ami?>>
e continua la favola breve.

C'è nell'aria un profumo gentile,
un miracolo eterno di vita,
come accade nei giorni d'aprile
quando tutta natura è fiorita.

Un vecchietto per via si trascina
col suo carico greve di anni;
poi si ferma, la bella vetrina
quasi toglie dal cor tanti affanni.

Nella culla del mondo si sogna
al din don di festose campane,
mentre suona una vecchia zampogna
ch'è venuta da terre lontane.

<<Oh, mammina, lo merito un dono
per la  festa del Santo Natale?
Sono stato con te così buono!>>
e una musica angelica sale

verso il cielo per magico incanto,
come il vento tra i rami, veloce.
Or si sente nell'aria soltanto
lo squittir di una tinnula voce.
 

Diario
 

Le ultime foglie
gialle, sull'asfalto,
trascinate dal vento:
diario di un amore.
 

Nostalgia
 

Un filo di fumo
nel quale consumo
quest'anima mia:
la nostalgia.
 

Passato
 

Amore che non torna,
felicità vissuta
come in un sogno.
 

Lacrime
 

Pianto del cielo
nuvoloso:
pagine scritte
per un triste addio.
 

Dolore
 

Nel buio della notte
singhiozza una fontana:
una donna piange.
 

Felicità
 

Tristezza senza pianto,
pianto senza lacrime.
 

Pioggia
 

La pioggia che cade
leggera, leggera,
che dice alle strade
nell'umida sera?

E' un flebile pianto
o, forse, soltanto
preghiera?
 

Ricordo
 

Ci sedemmo quel giorno in riva al mare
e nulla c'era intorno: il tuo bel viso
mi piacque tanto e ti stetti a guardare
fin quando ti voltasti all'improvviso.

Un fuoco uscia dalle pupille chiare
ed io dalle tue labbra fui conquiso;
mi avvicinai, tacendo, per baciare
quella bocca di fuoco, ed un sorriso

vidi fuggir dagli occhi e le mie mani
nella tua man prendendo mi dicesti:
<<Or debbo andare, ci vedrem domani!>>.

E sulla riva, soli, camminando
seguivo il bell'andar dei passi lesti;
poi non ti vidi...or quando torni? quando?
 

A Clelia
 

Clelia, il tuo nome lo ricordo ancora
e insieme ad esso tornano i tuoi sguardi,
e sento la tua mano che mi sfiora...
ma ormai per il mio cuore è troppo tardi.

Che speri più? Perchè tu fingi ed ardi
ed il tuo viso più si trascolora?
Non credo ai giuramenti tuoi bugiardi
e sempre più mi perdi, ad ora ad ora.

Nulla mi dice la tua bocca ardente,
e più non mi vedrai fremer d'amore:
ormai son diventato indifferente.

Mi cerchi ed io ti sfuggo come l'onda
per far soffrire il povero tuo cuore,
bella fanciulla dalla chioma bionda.
 

Desiderio

I sogni nostri sfumano nel nulla
e duran poco come una carezza,
una dolce carezza di fanciulla
che dona al cuor l'eterna giovinezza.

Io t'amo e già da tempo tu lo sai,
vorrei tenerti sempre a me vicina
e finalmente non lasciarti mai:
tenerti sul mio cuore, bambolina.

Come una bella bambola dagli occhi
assai più belli dell'azzurro mare,
vorrei tenerti qui, sui miei ginocchi,
e insieme a te, amore mio, giocare.

Sarebbe ancor più bella questa vita
se mi potessi perdere nel cielo,
temendo tra le mani le tue dita
e volare lontano come un velo.
 

Lettera a un ricordo

Dove sei? Dove sei,
dolce ricordo di un'età felice?
Come la nebbia,
baciata dal sole,
tu sei sparita,
lontano...
e allora mi dicevi
che mi avresti tenuto per la vita.
Or se la voce udrai,
portata via dal vento,
taci, bambina, taci
chè tanto il cuore mio non può soffrire
pur se il pensiero
vola sempre lontano;
ti dica solamente la mia voce
quant'era bello allora
quando seduti sulla spiaggia sola
ascoltavamo lo sciacquio dell'onda
mentre la luna, pallida, dal cielo
mandava al mare un luccicar d'argento.
E quella notte (lo ricordi ancora?)
quando ci accolse il cavo di una barca
che, dondolando, ci portò lontano
su quel mar che d'argento era trapunto.
Così finì la favola,
nel tempo breve del fiorir di un glicine,
ma se la voce tremula
ascolterai dal vento,
amore mio, non piangere
chè il tuo Perrot fu povero;
e tu, mia cara piccola,
davvero principessa d'altri secoli,
mi volesti lasciar, pur se nell'anima
sentivi di rimorso tante lacrime.
Or pensa ai giorni dagli sguardi teneri
e se ricorderai
questo soltanto basterà per vivere;
pur se mi penserai
soltanto un attimo
sarò felice
e ancor saprò sorridere.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 

 

Un oste a Dante
 

O Padre Dante, piacciono i tuoi versi
più ancor di quanto piacciono i miei vini
perchè con l'acqua io fo vini di...versi
e Tu col cuore fai versi di...vini.
 

Notte
 

Leggero spira un alito di vento
e allieta il cuore mio sempre in tormento.

Un'ombra passa lieve per la via,
e un'ombra ancora...senza compagnia.
 

Sera d'autunno
 

Triste pianto
di un cielo grigio
sui fiori teneri
della riviera;
bianchi brandelli
di cuori spezzati
a frotte corrono
sull'onda stanca;
lontano, il porto
sembra inghiottito
da una caligine
senza confine.
Vanno pian piano,
sotto l'ombrello,
gli innamorati,
stretti vicini
come due cime
d'alberi verdi
prese dal vento.
Nell'aria lontana
la dolce canzone
di un languido addio!
E il pianto del cielo
s'unisce ai sospiri 
di due primavere
che andranno da sole
su strade diverse.
E tu, bella fata
dagli occhi di mare,
perchè non ti volti,
non alzi la mano?
Eppure il tuo cuore
ti dice che ancora
qualcosa è rimasto
nel fondo dell'anima:
qualcosa di bello,
di grande, di puro,
di meraviglioso,
qualcosa che gli altri
non sanno capire: 
sublime ricordo
di labbra sfiorate,
di dolci carezze,
di mille promesse
durate soltanto
l'effimero tempo
di un sogno d'estate.
Tu piangi col cielo
sui teneri fiori,
coi bianchi brandelli
di cuori spezzati;
e intanto una voce,
dal porto lontano,
ti chiama dall'ombra
ma tu non rispondi:
ti piace ascoltare,
nell'aria d'autunno,
la dolce canzone
di un languido addio!
 

Se

I
Se lusinghe
carezze
abbandoni

dolci freniti
attese
speranze

sotto il sole
cocente
d'estate,

ci travolgono
in estasi
effimera;

se l'amore
che brucia
nel sangue,

II
che ci scotta
in un bacio
di carne,

che confonde
due corpi
in un solo,

che fa bere
da un calice
vergine

fino a darti
l'ebbrezza
del nulla,

se l'afosa
calura
del cielo

III
rende smorte
le foglie
del bosco,

se quest'aria
stagnante,
di piombo,

ci precipita
in dolce
peccato,

noi diremo
alle genti
che ancora

non sanno
il mistero
rabbioso

IV

che lega
due corpi
in amplesso

e unisce
la vita
alla vita

parole
già dette
in un soffio

nell'attimo
 breve
e struggente,

parole
di brace
che scotta

V
pur'anche
se cenere
nera

la copre
nel nero
camino.

Saranno
parole
che gli occhi

agli occhi
han già detto
più volte,

saranno
pensieri
pescati

VI

nel torbido
mare
dei sensi,

gridati
dal vento
alle cime

degli alberi
verdi
durante

le notti
d'inverno
più cupe,

parole
e pensieri
che i gufi

VII

ripetono
in lugubre
nenia,

un inno
alla gioia
vissuta,

durata
soltanto
quell'ora

che dona
l'ebbrezza
del nulla.

E poi
spariremo
lontano,

VIII

un'ombra
con l'ombra
nell'ombra,

cercando
nell'estasi
breve

piaceri
goduti
già prima

fin quando
noi pure
saremo

un atomo
o, forse,
più nulla.
 

Così, per sempre
 

Nell'ansia morbosa
di cose proibite
cercavi l'amore;
ma vedo soltanto
la cupa tristezza,
nascosta,
nel fondo degli occhi:
occhi cerchiati di nero,
annegati nei sensi,
colmi di piacere
ma non sazi;
occhi di desiderio
che hanno ancora
fame di carne.
Le mani sentono
quel seno che si gonfia
come velluto, morbido,
caldo come la bocca di fuoco,
con denti d'avorio,
il cui morso
ha strappato
un fiotto di sangue al mio labbro.
Son lacci finissimi
i neri capelli
belli,
di viola;
e tutto il corpo
ha il calore
del fuoco che scotta,
il profumo dei boschi
a settembre;
ogni bacio
è rugiada che cade
sull'erba tenera
nelle notti d'agosto,
ogni carezza
la carezza del vento
ai platani verdi;
le tue mani,
grandi come l'estate,
placano l'arsura
con la rugiada profumata
di una carezza.
Ma sul talamo bianco
tu continui a succhiare
le gocce di sangue
rimaste nel corpo,
fin quando, all'alba,
vuoti come secchi senza fondo,
edera e muro,
beccheremo l'ultima briciola
di piacere,
e di midollo dell'ossa
non ci darà la forza
di sollevarci ancora.
Così, per sempre.
E saremo
eternamente verdi,
come il verde del mare,
nel desiderio
carnale
che ci rinnova,
nel piacere
turbinoso
che ci trascina,
ogni giorno
ogni notte
ogni attimo,
nell'acqua salmastra
che ci avvinghia
come braccia di polipi
e lascia l'impronta
della medusa
sui corpi martoriati
senza forza
ma sempre forti.
Saremo l'ombra
di due falene
nate all'alba,
fumo di sigaretta
in un raggio
di sole,
fiori
che nascono col vento
per vivere
quando l'ombra
è padrona del mondo.
Così, per sempre.
 

Fine
 

Il sole muore,
inghiottito dall'onda,
in un bagliore di fuoco.
Sull'estremo orizzonte,
ad una ad una le isole del vento
sembrano mostri
che, dal mare azzurro
uscendo, verso il cielo
protendono le cime
di roccia gialla.
Allora
un dolcissimo canto d'usignolo,
nascosto tra le foglie d'un ulivo,
fa sentir la sua voce
in un canto giulivo;
e la natura,
nel verde cupo
dei suoi prati che cangiano colore,
è simile ad un letto sconfinato
dove dormono a notte
i fiorellini,
col capo reclinato
leggermente,
mentre fra le erbe,
ch'hanno un profumo dolce di viole,
cantano i grilli
l'eterna storia della vita umana.
Una pace di sogno,
quando la notte viene
e tutto dorme,
sembra quasi padrona d'ogni cosa,
e la malinconia mi prende il cuore
quando il pensiero se ne vola via
lontan lontano verso cieli nuovi
dove qualcuno
veglia nell'attesa
di vedermi tornare;
e cerco d'annegar tutte le pene
nel mare dell'oblio,
dove l'amor con l'odio si confonde,
dove tutto s'annega e si cancella,
dove, quando il destino t'è nemico,
ti piace scomparire
insieme a quella
che un dì fu cara a te più della vita;
e, in mezzo al cielo, gli astri,
in una corsa folle, lunga, eterna,
scriveranno con lettere di fuoco
una parola sola, triste: fine.


 
 
TOTO' SCORDO, IL POETA TRISTE
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