Madrigale
A te, studentessina ginnasiale,
che mostri in volto tanta
tenerezza,
a te che sei l'eterna giovinezza
io voglio dedicare un madrigale
Non pensi certamente al
professore
quando sul banco stai col
capo chino;
a lui che parla sempre
di latino
e non capisce cosa ci hai
nel cuore.
Il primo incontro lo ricordi
ancora:
divenne tanto pallido il
tuo viso,
ma trovasti per lui pure
un sorriso
nel breve tempo che ti
parve un'ora.
Ogni sera a vederlo uscivi
quasi
o per sognare insieme a
lui un momento.
Ricordi ancora il primo
appuntamento
e senti ancora le sue dolci
frasi.
Forse nascondi pure la sua
foto
dentro un cassetto, in
qualche libro chiuso:
splendido sogno del tuo
cuore illuso;
or nel tuo cuore c'è
soltanto il vuoto.
E torna sempre, con malinconia,
quel viso che ti ha fatto
un pò sognare,
che ti ha fatto scordar
le pene amare
portandoti in un mondo
di poesia.
Si, passerà per te
la primavera,
la primavera della giovinezza;
ti resterà soltanto
la tristezza
racchiusa nel ricordo di
una sera.
Ma quando ad occhi aperti
sognerai
su quel tuo vecchio libro
di latino,
il cuore tuo ritornerà
bambino,
ritornerà bambino
come mai;
e rivedrai la quarta ginnasiale
coi banchi, la lavagna,
il professore,
lo studentino che parlò
d'amore
e volle dedicarti un madrigale.
Lasciami andare
Lasciami andare. Queste
due parole
ed altre dissi, prima di
partire:
cose che il cuore più
ridir non vuole
o cose, invece, che non
sa ridire.
Col fazzoletto bianco nella
mano,
tu salutavi chi portava
via,
in un paese gelido, lontano,
un pezzo del tuo cuore,
anima mia.
Ed or che il tempo ha tutto
cancellato
tu sei felice insieme al
tuo dottore,
ma forse ancora un angolo
di cuore
palpita sempre per chi
t'ha baciato
la prima volta; gli attimi
fugaci,
velati appena di malinconia,
la dolce ebbrezza degli
ardenti baci
or non ricordi più,
anima mia.
Ma certo il cuore tuo ricorda
ancora
quel che la carne ha già
dimenticato.
Vorrei fermare i raggi
dell'aurora,
farne una spilla per il
mio passato,
bella, di luce, come gli
occhi belli
allor che, tra un sorriso
e una bugia,
tu dicevi d'amarmi, e i
tuoi capelli
splendevano di sole, anima
mia.
Lasciami andar. Sul mar
bianche farfalle
vanno, leggere, all'isola
del vento
sopra un tappeto di pagliuzze
gialle
sempre più belle
dell'inceder lento.
Cade la sera. Il sole è
tramontato.
S'ode lontano già
l'Ave Maria.
Non voglio più pensare
al mio passato.
Ti lascio. Addio per sempre,
anima mia.
Autunno
Autunno, tu porti col vento,
che passa tra i rami veloce,
un soffio di garrulo accento,
l'arcano tinnir di una
voce;
e in vortice lieve trascini,
unite alle foglie, parole
che noi dicevamo, bambini,
correndo su spiagge di
sole;
e il mare, un azzurro tappeto
di splendide perle lucente,
raccolse il mio primo segreto
racchiuso in un sogno innocente.
La favola bella d'allora
rivive negli attimi brevi:
<<Bambina, ritorni
tu ancora?
Ricordi? Due baci mi devi!>>
e un refolo lieve di vento
baciava i suoi biondi capelli.
Autunno, la voce che sento
non dice quant'erano belli
quegli occhi di un tenero
azzurro,
le labbra innocenti che
un giorno
mi dissero in dolce sussurro:
<<Passato l'inverno,
ritorno!>>.
E ho visto passare l'inverno,
sui prati fiorir primavera,
il fascino antico ed eterno
del mar sulla bianca scogliera;
ho visto la neve sui monti,
le candide spiagge assolate,
i rossi infuocati tramonti
sul dolce finir dell'estate.
Ho scritto parole che il
vento
strappò dal mio
cuore malato:
la fede, l'amore, il tormento
di un attimo breve, passato.
Ho chiesto alla tiepida
sera
la musica dolce di un canto:
attesa, speranza, preghiera
confuse in un inno di pianto.
Un attimo: il vento è
cessato,
la voce non s'ode già
più;
l'amore che avevo sognato
è morto, col tempo
che fu.
Mio cuore!
O mio cuore, non piangere:
è vano!
La bambina dagli occhi
di fata
sta seguendo il suo sogno,
lontano.
Ti lo sai che non è
innamorata.
Il suo cuore per altri sentieri
corre rapido in cerca d'amore;
la speranza che a te diede
ieri
è svanita, mio povero
cuore!
Le sue labbra di rosa velluto
non diranno parole per
te;
il tuo sogno d'amore è
caduto:
non ti chiedere sempre
perchè.
Come il gran condottier
che prevede
la sconfitta, rassegnati
allora;
se si basta soltanto la
fede
puoi sperar nel miracolo
ancora.
Lascia i sogni in un vecchio
cassetto
e abbandonati all'estasi
breve:
le parole che lei non t'ha
detto
sono fiori coperti di neve.
Basta un raggio di sole
soltanto
e d'intorno sarà
primavera;
no, non piangere, inutile
è il pianto
se ci sfugge di man la
chimera.
Lei poteva capirti, mio
cuore,
ma non volle saperne di
te;
tu cercavi soltanto l'amore
che nel cuore bambino non
c'è
Non pensare a quei teneri
sguardi,
anche il fiore nasconde
il veleno;
se tu credi che siano bugiardi
non pensar per un attimo
almeno.
Su, non piangere, povero
cuore,
se la storia d'amore è
finita;
non si può cancellare
il dolore
ma puoi credere ancor nella
vita.
Svaniranno i più
tristi pensieri
e il suo cuore con te resterà:
la speranza che a te diede
ieri
sarà, forse, domani,
realtà.
Natale
E' natale! La neve che cade
sopra i tetti leggera leggera
cosa dice coi fiocchi alle
strade
nel tramonto dall'umida
sera?
Ogni cosa d'intorno si tace
ed ascolta quel vecchio
linguaggio
che ci parla d'amore e
di pace,
di speranza, di fede e
coraggio.
Si rinnova per magico incanto
un miracolo eterno di vita:
un vecchietto seduto in
un canto
beve il vino, gli treman
le dita.
Sotto un albero spoglio,
coi rami
ricoperti da camdida neve:
<<Io t'amo -lei dice-
Tu m'ami?>>
e continua la favola breve.
C'è nell'aria un
profumo gentile,
un miracolo eterno di vita,
come accade nei giorni
d'aprile
quando tutta natura è
fiorita.
Un vecchietto per via si
trascina
col suo carico greve di
anni;
poi si ferma, la bella
vetrina
quasi toglie dal cor tanti
affanni.
Nella culla del mondo si
sogna
al din don di festose campane,
mentre suona una vecchia
zampogna
ch'è venuta da terre
lontane.
<<Oh, mammina, lo
merito un dono
per la festa del
Santo Natale?
Sono stato con te così
buono!>>
e una musica angelica sale
verso il cielo per magico
incanto,
come il vento tra i rami,
veloce.
Or si sente nell'aria soltanto
lo squittir di una tinnula
voce.
Diario
Le ultime foglie
gialle, sull'asfalto,
trascinate dal vento:
diario di un amore.
Nostalgia
Un filo di fumo
nel quale consumo
quest'anima mia:
la nostalgia.
Passato
Amore che non torna,
felicità vissuta
come in un sogno.
Lacrime
Pianto del cielo
nuvoloso:
pagine scritte
per un triste addio.
Dolore
Nel buio della notte
singhiozza una fontana:
una donna piange.
Felicità
Tristezza senza pianto,
pianto senza lacrime.
Pioggia
La pioggia che cade
leggera, leggera,
che dice alle strade
nell'umida sera?
E' un flebile pianto
o, forse, soltanto
preghiera?
Ricordo
Ci sedemmo quel giorno in
riva al mare
e nulla c'era intorno:
il tuo bel viso
mi piacque tanto e ti stetti
a guardare
fin quando ti voltasti
all'improvviso.
Un fuoco uscia dalle pupille
chiare
ed io dalle tue labbra
fui conquiso;
mi avvicinai, tacendo,
per baciare
quella bocca di fuoco,
ed un sorriso
vidi fuggir dagli occhi
e le mie mani
nella tua man prendendo
mi dicesti:
<<Or debbo andare,
ci vedrem domani!>>.
E sulla riva, soli, camminando
seguivo il bell'andar dei
passi lesti;
poi non ti vidi...or quando
torni? quando?
A Clelia
Clelia, il tuo nome lo ricordo
ancora
e insieme ad esso tornano
i tuoi sguardi,
e sento la tua mano che
mi sfiora...
ma ormai per il mio cuore
è troppo tardi.
Che speri più? Perchè
tu fingi ed ardi
ed il tuo viso più
si trascolora?
Non credo ai giuramenti
tuoi bugiardi
e sempre più mi
perdi, ad ora ad ora.
Nulla mi dice la tua bocca
ardente,
e più non mi vedrai
fremer d'amore:
ormai son diventato indifferente.
Mi cerchi ed io ti sfuggo
come l'onda
per far soffrire il povero
tuo cuore,
bella fanciulla dalla chioma
bionda.
Desiderio
I sogni nostri sfumano nel
nulla
e duran poco come una carezza,
una dolce carezza di fanciulla
che dona al cuor l'eterna
giovinezza.
Io t'amo e già da
tempo tu lo sai,
vorrei tenerti sempre a
me vicina
e finalmente non lasciarti
mai:
tenerti sul mio cuore,
bambolina.
Come una bella bambola dagli
occhi
assai più belli
dell'azzurro mare,
vorrei tenerti qui, sui
miei ginocchi,
e insieme a te, amore mio,
giocare.
Sarebbe ancor più
bella questa vita
se mi potessi perdere nel
cielo,
temendo tra le mani le
tue dita
e volare lontano come un
velo.
Lettera a un ricordo
Dove sei? Dove sei,
dolce ricordo di un'età
felice?
Come la nebbia,
baciata dal sole,
tu sei sparita,
lontano...
e allora mi dicevi
che mi avresti tenuto per
la vita.
Or se la voce udrai,
portata via dal vento,
taci, bambina, taci
chè tanto il cuore
mio non può soffrire
pur se il pensiero
vola sempre lontano;
ti dica solamente la mia
voce
quant'era bello allora
quando seduti sulla spiaggia
sola
ascoltavamo lo sciacquio
dell'onda
mentre la luna, pallida,
dal cielo
mandava al mare un luccicar
d'argento.
E quella notte (lo ricordi
ancora?)
quando ci accolse il cavo
di una barca
che, dondolando, ci portò
lontano
su quel mar che d'argento
era trapunto.
Così finì
la favola,
nel tempo breve del fiorir
di un glicine,
ma se la voce tremula
ascolterai dal vento,
amore mio, non piangere
chè il tuo Perrot
fu povero;
e tu, mia cara piccola,
davvero principessa d'altri
secoli,
mi volesti lasciar, pur
se nell'anima
sentivi di rimorso tante
lacrime.
Or pensa ai giorni dagli
sguardi teneri
e se ricorderai
questo soltanto basterà
per vivere;
pur se mi penserai
soltanto un attimo
sarò felice
e ancor saprò sorridere. |
|
Un oste a Dante
O Padre Dante, piacciono
i tuoi versi
più ancor di quanto
piacciono i miei vini
perchè con l'acqua
io fo vini di...versi
e Tu col cuore fai versi
di...vini.
Notte
Leggero spira un alito di
vento
e allieta il cuore mio
sempre in tormento.
Un'ombra passa lieve per
la via,
e un'ombra ancora...senza
compagnia.
Sera d'autunno
Triste pianto
di un cielo grigio
sui fiori teneri
della riviera;
bianchi brandelli
di cuori spezzati
a frotte corrono
sull'onda stanca;
lontano, il porto
sembra inghiottito
da una caligine
senza confine.
Vanno pian piano,
sotto l'ombrello,
gli innamorati,
stretti vicini
come due cime
d'alberi verdi
prese dal vento.
Nell'aria lontana
la dolce canzone
di un languido addio!
E il pianto del cielo
s'unisce ai sospiri
di due primavere
che andranno da sole
su strade diverse.
E tu, bella fata
dagli occhi di mare,
perchè non ti volti,
non alzi la mano?
Eppure il tuo cuore
ti dice che ancora
qualcosa è rimasto
nel fondo dell'anima:
qualcosa di bello,
di grande, di puro,
di meraviglioso,
qualcosa che gli altri
non sanno capire:
sublime ricordo
di labbra sfiorate,
di dolci carezze,
di mille promesse
durate soltanto
l'effimero tempo
di un sogno d'estate.
Tu piangi col cielo
sui teneri fiori,
coi bianchi brandelli
di cuori spezzati;
e intanto una voce,
dal porto lontano,
ti chiama dall'ombra
ma tu non rispondi:
ti piace ascoltare,
nell'aria d'autunno,
la dolce canzone
di un languido addio!
Se
I
Se lusinghe
carezze
abbandoni
dolci freniti
attese
speranze
sotto il sole
cocente
d'estate,
ci travolgono
in estasi
effimera;
se l'amore
che brucia
nel sangue,
II
che ci scotta
in un bacio
di carne,
che confonde
due corpi
in un solo,
che fa bere
da un calice
vergine
fino a darti
l'ebbrezza
del nulla,
se l'afosa
calura
del cielo
III
rende smorte
le foglie
del bosco,
se quest'aria
stagnante,
di piombo,
ci precipita
in dolce
peccato,
noi diremo
alle genti
che ancora
non sanno
il mistero
rabbioso
IV
che lega
due corpi
in amplesso
e unisce
la vita
alla vita
parole
già dette
in un soffio
nell'attimo
breve
e struggente,
parole
di brace
che scotta
V
pur'anche
se cenere
nera
la copre
nel nero
camino.
Saranno
parole
che gli occhi
agli occhi
han già detto
più volte,
saranno
pensieri
pescati
VI
nel torbido
mare
dei sensi,
gridati
dal vento
alle cime
degli alberi
verdi
durante
le notti
d'inverno
più cupe,
parole
e pensieri
che i gufi
VII
ripetono
in lugubre
nenia,
un inno
alla gioia
vissuta,
durata
soltanto
quell'ora
che dona
l'ebbrezza
del nulla.
E poi
spariremo
lontano,
VIII
un'ombra
con l'ombra
nell'ombra,
cercando
nell'estasi
breve
piaceri
goduti
già prima
fin quando
noi pure
saremo
un atomo
o, forse,
più nulla.
Così, per sempre
Nell'ansia morbosa
di cose proibite
cercavi l'amore;
ma vedo soltanto
la cupa tristezza,
nascosta,
nel fondo degli occhi:
occhi cerchiati di nero,
annegati nei sensi,
colmi di piacere
ma non sazi;
occhi di desiderio
che hanno ancora
fame di carne.
Le mani sentono
quel seno che si gonfia
come velluto, morbido,
caldo come la bocca di
fuoco,
con denti d'avorio,
il cui morso
ha strappato
un fiotto di sangue al
mio labbro.
Son lacci finissimi
i neri capelli
belli,
di viola;
e tutto il corpo
ha il calore
del fuoco che scotta,
il profumo dei boschi
a settembre;
ogni bacio
è rugiada che cade
sull'erba tenera
nelle notti d'agosto,
ogni carezza
la carezza del vento
ai platani verdi;
le tue mani,
grandi come l'estate,
placano l'arsura
con la rugiada profumata
di una carezza.
Ma sul talamo bianco
tu continui a succhiare
le gocce di sangue
rimaste nel corpo,
fin quando, all'alba,
vuoti come secchi senza
fondo,
edera e muro,
beccheremo l'ultima briciola
di piacere,
e di midollo dell'ossa
non ci darà la forza
di sollevarci ancora.
Così, per sempre.
E saremo
eternamente verdi,
come il verde del mare,
nel desiderio
carnale
che ci rinnova,
nel piacere
turbinoso
che ci trascina,
ogni giorno
ogni notte
ogni attimo,
nell'acqua salmastra
che ci avvinghia
come braccia di polipi
e lascia l'impronta
della medusa
sui corpi martoriati
senza forza
ma sempre forti.
Saremo l'ombra
di due falene
nate all'alba,
fumo di sigaretta
in un raggio
di sole,
fiori
che nascono col vento
per vivere
quando l'ombra
è padrona del mondo.
Così, per sempre.
Fine
Il sole muore,
inghiottito dall'onda,
in un bagliore di fuoco.
Sull'estremo orizzonte,
ad una ad una le isole
del vento
sembrano mostri
che, dal mare azzurro
uscendo, verso il cielo
protendono le cime
di roccia gialla.
Allora
un dolcissimo canto d'usignolo,
nascosto tra le foglie
d'un ulivo,
fa sentir la sua voce
in un canto giulivo;
e la natura,
nel verde cupo
dei suoi prati che cangiano
colore,
è simile ad un letto
sconfinato
dove dormono a notte
i fiorellini,
col capo reclinato
leggermente,
mentre fra le erbe,
ch'hanno un profumo dolce
di viole,
cantano i grilli
l'eterna storia della vita
umana.
Una pace di sogno,
quando la notte viene
e tutto dorme,
sembra quasi padrona d'ogni
cosa,
e la malinconia mi prende
il cuore
quando il pensiero se ne
vola via
lontan lontano verso cieli
nuovi
dove qualcuno
veglia nell'attesa
di vedermi tornare;
e cerco d'annegar tutte
le pene
nel mare dell'oblio,
dove l'amor con l'odio
si confonde,
dove tutto s'annega e si
cancella,
dove, quando il destino
t'è nemico,
ti piace scomparire
insieme a quella
che un dì fu cara
a te più della vita;
e, in mezzo al cielo, gli
astri,
in una corsa folle, lunga,
eterna,
scriveranno con lettere
di fuoco
una parola sola, triste:
fine. |