S P A N O'

A R T I S T A    T R O P E A N O
 

di Pasquale Russo
 

Ricerche iconografiche a cura di "TropeaMagazine"





Sono stato a Madrid nel febbraio del 1992. Il mio interesse per Anonio Spanò mi venne lì come un lampo, quando, trovandomi al Prado, ebbi la curiosità di indagare sulle opere di questo artista di cui le cronache tropeane tessono grandi elogi.
L'Abate Sergio, nella sua Chronologia Collectanea p.136 vi annota: <<Joannes Antonius Spanò nobilis huius civitatis et celeberrimus pictor multa in aestimatione habitus a Philippo II de Austria ob picturam in choro celeberrimi Monasterii Excurialium, quam ipse propriis meis oculis vidi, opus quidem multum laudatum meo tempore a Luca Jordano Neapolitano>>.
Ma io, che ho curato l'edizione anastatica del manoscritto del Sergio e conosco bene il suo stile e la sua ottica, avevo certo molta curiosità di sapere e vedere, ma avevo anche molti dubbi sulla testimonianza personale (<<propriis mei oculis vidi>>) del cronista tropeano.
La estrema cortesia del direttore del museo del Prado mi consentì di appurare più cose di quanto io stesso potessi pensare. Intanto al Prado non esiste nessuna opera di Antonio Spanò. Tuttavia fu lì che mi è stato concesso di avere tutte le notizie sull'artista tropeano.
Nel Dizionario Enciclopedico dei Pittori e degli incisori italiani - Vol X  (Rod - Sos) - Giorgio, 1983, si trova Spanò o Sparano Antonio (Tropea (?) - Madrid 1615).
<<Intagliatore su avorio e pittore, nel 1579 s'impegna con fra Marcello Basile di Stilo a dipingere una Incoronazione della Vergine. Nel 1559 è al servizio di Filippo II di Spagna>>.
Nel Dizionario degli Artisti italiani in Spagna - Istituto Italiano di Cultura - Madrid 1977, alla voce, si legge:
<<Scultore in avorio, cosmografo.
Ricevuto il 6 giugno 1595 da Filippo II come "mozzo", gode di un assegno annuo di cento ducati. Di lui sono citati un Cristo e una Maddalena, eseguiti a El Escorial. Muore a Madrid e nella carica gli succede il figlio Francesco>>.
 
 


L'Escorial

Spanò Francesco, scultore. Figlio di Antonio, giunge in Spagna col padre. L'8 agosto 1615 è nominato da Filippo II scultore in avorio con ducati cento annui <<anche in considerazione dei buoni servizi resi dal padre>>.
Il 22 settembre 1621 ha licenza di tornare a Napoli, dove muore.
La mia ricerca rischiava di arenarsi su queste note non molto esaurienti, quando un ricercatore spagnolo, che mi sentì interessato a pittori e incisori italiani in Spagna, mi venne in aiuto in modo decisivo. La fonte che avrei dovuto cercare si chiamava Margarita Maria Estella, La escultura barroca de marfil en Espana, Ist. Diego Velasquez del C.S.I.C. - Madrid, 1984. Dell'autrice ebbi anche il recapito telefonico. Fu così che la mia curiosità fu pienamente soddisfatta per quanto riguardava l'incisore almeno; il pittore invece sarei andato a cercarlo a l'Escorial.
La trattazione di Maria Estella è ampia ed arricchita dalla riproduzione delle incisioni.
<<Le fonti italiane indicano che Antonio Spanò, originario di Tropea in Calabria, ha lavorato a Napoli, dove sposa nel 1576 Giulia del Pino, figlia del pittore Marco del Pino (o di Siena). Egli scommette nel 1579 di riuscire a relizzare un quadro con la mano sinistra. Il suocero era stato in rapporto con vari pittori che sono stati chiamati all'Escorial ed è possibile che da lui dipenderà l'andata in Spagna dell'artista, chiamato, come sembra, da Filippo II.>>.
Nelle fonti spagnole lo si definisce <<cosmografo e scultore di storie su avorio>>, però le sue opere note (un rosario di avorio, un bastone pastorale di bambù e la piastra di avorio della Adorazione dei Magi, firmata col suo nome come <<incisore>>) lo presentano come un artista abile nell'incisione col burino o <<a punta de aguja>>, come dice Holland, sopra l'avorio, al modo dei tedeschi di fine secolo, come l'asburghese Gottich, la definizione di <<cosmografo>> si deve riferire al lavoro di esecutore di lamine di carte geografiche che spiegherebbe lo stemma dello zodiaco del citato rosario.
Si dice che muore a Madrid nel 1615 o Milano, però suo figlio Francesco, richiedendo di mantenere il posto del padre nella corte spagnola, ne parla al passato nel 1613. Suo figlio Francesco, sposato in Madrid, nella parrocchia di S. Sebastiano, con Vittoria Vaquina nel 1612, pretende nel 1613 l'incarico di suo padre, richiesta che viene tenuta in conto, secondo un documento di Palazzo del 1623, perchè al <<no haver oficial de su oficio>> potrebbe <<reparar los escriprotios>>. I dati sopra uno dei suoi figli, frate agostiniano secondo Alvarez Baena, sono confermati con qualche rettifica, dai dati dell'archivio parrocchiale della chiesa di S. Sebastiano in Madrid, relativi ai suoi figli.

L'Adorazione dei Magi

Con uno sfondo di paesaggio e rovine architettoniche a sinistra, la composizione è concepita come un corteo che avanza verso destra fino alla Sacra Famiglia, che viene rappresentata in primo piano a sinistra. La Vergine con la testa alzata presenta sul braccio il Bambino che è adorato da un santo Re. Un angelo e San Giuseppe in atteggiamenti convergenti, delimitano la figura di Maria e nella parte superiore la coronazione della Vergine sopra una targa sostenuta da due angeli, con la colomba Eucaristica nel triangolo del frontone. Una stretta fascia di grottesco è inciso nel rettangolo di ebano della cornice che nella sua parte inferiore presenta una striscia di avorio con la iscrizione: <<Humile munusculum Catholicae Maiestati Serenissimi Philippi II - Hispaniarum et Indiarum Regis potentissimi digne dedicatur et offertur. Nam si Gapar, Balthasar et Melchior stella duce Salvatorem mundi, cognoverunt et adoraverunt, in Presepio, Philippus ipse contra omnes hostes Sanctae Romane Ecclesiae atq. orthodoxae fidae in toto orbe terrarum - acerrimus propugnator est et defensor/Ant. Spano Tropien. Regni Neape Incisor>>.
Lo svolgimento dei temi rappresentati è di fini linee e di sapiente ombrato e copia letteralmente l'Adorazione dei Magi, opera di suo suocero Marco del Pino nella chiesa di S. Severino in Napoli, che, datata 1556, dovette essere la causa per la quale si è datata allo stesso modo la tavola di avorio, praticamente però impossibile per i dati cronologici che conosciamo dello scultore che in più, nella sua iscrizione allude, sembra, velatamente, alla vittoria di Lepanto del 1571. La copia dovette essere stata eseguita mediante una incisione, forse del medesimo Cornelius Cort che eseguì quella della Adorazione dei Pastori come modello del medesimo Marco del Pino.
L'identificazione con quella scomparsa all'Escorial, che portò via Guillet e che fu proprietà di Luciano Bonaparte, fu facile per la prolissa descrizione nell'Inventario de las Alhajas che Filippo II diede all'Escorial, fino all'anno 1593 (sesta donazione), e sembra significare che fu offerta, come dice l'iscrizione riportata, prima del suo arrivo in Spagna per ingraziarsi il Monarca esagerando il tono della dedica. Questo documento escurialense dice testualmente: <<1600. Un retabmocp do éano, samblado de chapas de marfil en diuersas piezas, tallade en ella la Adoracion de los Reyes con lejos. Tiene frisso y cornixa, y encima su frontispicio, talaldo en éll la Coronaciòn de Nuestra Senora con el Spiritu sancto, y a la redonda samblada una zenefa del mismo marfil talladas unos lazos y seraphines, y por lo bajo una peanuela de éuano, samblada en ella una plancha de marfil tallado en ella letrero en que dice que es de mano de Antonio Spano Napolitano. Tiene encima de a Cornija por remate dos mançanillas de éuano sobre sus penuelas. Tiene de alto tres quartas y de ancho cinco doçabos, et qual mando su Magestad se pusiesse en unod e las relicarios deste Monasterio.>>.
L'Adorazione dei Magi, placca incisa di avorio, si trova a Ginevra e fa parte di una collezione privata. Misura cm 33x22,5; con la cornice misura cm 64,5.
 
 


Marco del Pino: Adorazione dei Magi
Napoli, Chiesa di San Severino

Cornelius Cort: Adorazione dei Pastori
El Escorial, Biblioteca del Monastero

IL ROSARIO


Il Rosario in avorio inciso, si trova nella cattedrale di Costanza. I grani più grandi misurano 2 cm di diametro. E' lungo 37 cm. Appartenne al Vescovo Jale Fugger e rappresenta le scene dello Zodiaco, il globo terrestre e altre scene dell'Antico Testamento, leggenda esplicativa. Firmato: Antonio Spanus Tropien. Incidebat.
Egli firma anche col suo nome <<Antonius Spanus tropiensis incidebat>> un bastone di bambù del Museo Vittoria e Alberto di Londra, inciso con otto scene dell'Apocalisse su fondo di grottesco.
   Escorial: Biblioteca
Ma delle opere pittoriche richiamate e di altre possibili non mi fu dato di avere alcuna traccia: andai all'Escorial e presi contatto col Padre Agostiniano Teodoro Alonso, responsabile della Biblioteca Reale del Reale Monastero di S. Lorenzo all'Escorial, ma delle pitture del coro che il Sergio dice di aver visto, del Cristo e della Maddalena nessuna traccia. O forse chissà che un giorno qualcuno, più fortunato di me, non troverà in un paese lontano le opere smarrite di Antonio Spanò, incisore e pittore tropeano.
A me rimane la piacevole sorpresa di aver trovato documenti sicuri della sua vita e della sua arte.
 
 
 
 
 

 
 
Antonio Spanò
INDICE:
|  Antonio Spanò artista tropeano |
Un globo terrestre d'avorio del 1593  |