A. Spanò. Pastorale di bambù con incise otto scene dell'Apocalisse.
Particolare della firma dell'Autore. Victoria and Albert Museum - Londra

Un globo terestre d'avorio
scolpito ed inciso nel 1593
dal tropeano Antonio Spanò

di Salvatore Libertino


Ci siamo occupati più volte dell'artista di Tropea - pittore, incisore, scultore e globemaker - Antonio Spanò, operante in Calabria, a Napoli e in Spagna nella seconda metà del Cinquecento e delle sue tre uniche opere superstiti conosciute in qualità di incisore: un'Adorazione dei Magi, un Rosario, un Bacolo. La prima, in avorio, è confluita in una collezione privata di una famiglia ginevrina attraverso l'asta di un'importante Casa europea; la seconda, anch'essa in avorio, fa parte del tesoro della cattedrale di Costanza, mentre la terza, in bambù, è custodita nel Museo londinese 'Victoria and Albert'.
Si tratta di opere dalle dimensioni contenute, da rendere quindi maggiori sia le aspettative del critico o del semplice osservatore che lo sforzo, la capacità e la maestria dell'artista. Sulla superficie levigata del legno o dell'avorio il tropeano riesce a fare di più. Dalle sue mani, sotto l'azione costante e precisa delle sgorbie, lame, ciappole e del bulino, affiorano figure e paesaggi di chiara e pura bellezza, dei quali qualche anno fa siamo riusciti a far vedere le immagini, a corredo di un articolo a lui dedicato dello storico e studioso d'arte Pasquale Russo pubblicato da TM e già apparso nel periodico culturale 'La Lettera' che si andava pubblicando qualche decennio fa a Nicotera.


A. Spanò. Rosario in avorio con incise scene dell'Antico Testamento. Costanza. Tesoro della Cattedrale.

Di Antonio Spanò pittore purtroppo non è stato possibile rintracciare - almeno fino ad ora - il dipinto descritto nel manoscritto da Francesco Sergio che giura di averlo visto con i suoi stessi occhi dietro il Coro della Chiesa del monastero dell'Escorial1 e neanche quello indicato in un atto notarile del 1579 che regolarizza la commessa e il relativo contratto tra Spanò e fra Marcello Basile di Stilo per dipingere un quadro raffigurante l'Incoronazione della Vergine tra San Nicola e San Sebastiano2.
Sempre sulle tracce del Nostro, al quale nell'Ottocento è stato dedicato un delizioso larghetto nel centro storico di Tropea, destinato nella stagione estiva ad attività culturali e musicali, e desiderosi e impazienti di 'scoprire' cose nuove, siamo riusciti a scovare tra la polvere del tempo un vecchio saggio di Charles Raymond Beazley (1868 - 1955), esimio luminare della cosmografia mondiale a cavallo dell'Ottocento/Novecento, apparso nel 1914 sull'autorevole rivista londinese (e quindi in lingua inglese) 'The Geopraphical Journal', con il quale viene annunciata la scoperta di un piccolo globo terrestre d'avorio, scolpito ed inciso nel 1593 da Antonio Spanò, e minuziosamente descritta la struttura con numerose note critiche e commenti sulle figure geografiche e sui nomi che appaiono e si leggono nell'esiguo spazio di quel microscopico mappamondo.
Ed è davvero singolare che il buon nome di Antonio Spanò sia riuscito a riaffiorare ogni volta che ci si è imbattuti nella compravendita di alcune sue opere inedite che, grazie alla firma dell'autore incisa con accanto le chiare e luminose lettere del paese natale, si passò a includere a suo nome nell'inventario mondiale dell'arte, divulgandone l'evento con notizie sempre più nuove e aggiornate sull'artista, sul suo vissuto e sul suo talento.


A. Spanò. Adorazione dei Magi. Incisione su placca d'avorio. Ginevra. Collezione privata.




E fu quello che accadde a Ginevra quando la casa d'aste Christie's di Londra aveva incluso nella lista della seduta del 16 novembre 1878 una sua piccola pala, una placca di avorio incorniciata di ebano alta circa cm. 60, raffigurante l'Adorazione dei Magi, sormontata dall'Incoronazione della Vergine e della Colomba dello Spirito Santo, ed alla base, in una cornice che la rende simile ad un capitello ionico, una lastrina che reca incisa l'iscrizione dedicatoria a Filippo II conclusa dalla firma dell'artista3. In quel tempo i primi studiosi e critici d'arte ad occuparsene furono Margarita M. Estella Marcos4 e Giuseppe Alparone5.
Stessa cosa accadde nel 1914 quando si seppe della compravendita tra privati di un'altra opera dell'artista tropeano, un piccolo globo terrestre di avorio, oggetto di questo contributo.
Tempo fa - scrive il Bearley nell'aprile del 1914 - Mister H. J. Pfungst acquista un interessante e artistico globo di avorio del 1593, di proprietà della famiglia Kempenaer di Leauwarden, eseguito da Antonio Spanò e dedicato all'Infante di Spagna Filippo, in seguito divenuto imperatore con il nome di Filippo III.
Sull'emisfero del sud, le cui dislocazioni geografiche all'epoca erano poco conosciute, sono incise le armi di Spagna, con sopra l'iscrizione dedicatoria: 'Principi Philip. II Hisp. indiar. Neap. e Siciliae cathol. Regis Filio'. Sotto il Circolo Antartico un saluto augurale indirizzato al principino 'Princeps felicissime totus Orbis adsc gubernandum te vocat et expectat'.
Vicino al polo sud lo splendido e patriottico explicit con firma dell'autore 'Antonius Spano tropiensis fecit, 1593', da cui l'automatica e inequivocabile assegnazione del lavoro all'incisore di Tropea, il quale avrà nel 1595 dal suo padrone e patrono Filippo II 100 ducati di pensione fino alla morte avvenuta in quel di Madrid nel 1615. Tale titolo tout court passerà per volere e benevolenza di Filippo III al figlio Francesco Spanò che del padre seguirà l'arte e la manifattura della corte spagnola.
Il globo in questione è vuoto ed è formato da due parti (gli emisferi sud e nord) che si adattano l'una all'altra tramite un'attaccatura. Alle due estremità presenta un foro. La struttura potrebbe suggerire all'osservatore che sia stata fatta per servire da scatola porta profumi e che comunque sia identificabile con un ciondolo/monile da attaccare al collo verosimilmente attraverso un laccio o catenina di metallo prezioso passante attraverso i due fori. Anche questa, come le altre conosciute, è minuscola. La misura del diametro è infatti di 81 millimetri. Diciamo subito che in tale esiguo spazio l'esecuzione artistica è davvero ammirevole, le figure sono finemente lavorate e in modo chiaro e persino le legende, anche quelle che si avvalgono di caratteri piccolissimi, possono essere lette agevolmente con una lente di ingrandimento.
Fin quì il Bearley elogia l'arte incisoria ma subito dopo sale in cattedra, da valido esperto in cartografia/cosmografia, passando in rassegna tutti i luoghi geografici che appaiono incisi sull'avorio, con i loro contorni, nomi, mari, fiumi, oceani, continenti, ecc.. E ciò non solo col senno di poi, significando che gli studi sul campo cartografico e le conoscenze geografiche acquisite dal 1593, anno della crezione dell'opera d'arte, fino ai primi del novecento avevano fatto passi da gigante, ma non tenendo neanche conto dell'obiettiva ristrettezza dell'area di lavoro perchè si sia potuto sviluppare un discorso compiuto sui termini e i contorni delle aree geografiche di allora.
Il Mar Nero (Mare Magiore) è eccellente, ma quello di Azov - tuona Bearley - è almeno il doppio. Nel Baltico - continua imperterrito - al golfo della Finlandia viene data una forma altamente originale. Adeguato invece il Mar Mediterraneo. La penisola di Cyrenaica è ignorata ed il golfo di Lione appare appiattito da una rientranza molto breve. Il senso poi dell'Italia è fortemente propenso verso Sud-Est. La Morea ha una figura di un quadrato. Il sud estremo della Sardegna cade nella stessa latitudine dell'estremità nordica di Tunisi - sentenzia ancora Bearley - mentre Constantinopoli non è contrassegnato e nelle isole britanniche non compaiono città, fiumi, o montagne. E così via dicendo.
Per la verità, poche sono gli elogi e gli entusiasmi del Professore di Storia dell'Università di Birmingham, quando si accorge che Antonio Spanò azzecca qualche cosa di 'perfetto' che ben si colloca nella giusta latitudine o longitudine nell'intricato reticolo dei meridiani e dei paralleli, divenuto nei secoli a seguire sempre più chiaro fino ad esserlo ormai scientificamente definito al tempo dell'indagine di Bearley.
Comunque, la figura burbera dello studioso inglese in fondo lascia il passo all'aspetto simpatico di una persona amica che ci ha tramandato delle notizie in più sul mondo artistico di Antonio Spanò tropeano, e che soprattutto ci ha fatto vivere la scoperta del suo nuovo capolavoro, anche se fino ad oggi tale scoperta era rimasta per almeno un secolo a languire tra le pagine di una vecchia rivista geografica. Il contributo di Bearley concorre a mettere in miglior luce le doti e il temperamento dell'artista e aggiunge nuovi e importanti aspetti comprovando a suo favore una volta per tutte l'attività di capace globemaker con competente qualifica di cartografo, riferito - è ovvio - a quell'epoca.
Attualmente, il piccolo globo terrestre è custodito presso la 'Pierpont Morgan Library' di New York6. Non conosciamo i passaggi di proprietà dopo quello descritto da Bearley e non abbiamo per il momento alcuna immagine dell'opera d'arte di Antonio Spanò, ma stiamo facendo di tutto per acquisirla e divulgarla. Lo declama a viva voce la Storia dell'Arte tropeana.
 
 

NOTE
1 Cfr. Cronologica collectanea de civitate Tropea eiusque territorio, manoscritto di Francesco Sergo, 1724, p.136, ora ristampato in copia anastatica a cura di Pasquale Russo, Atena, Napoli, 1988. <<Joannes Antonius Spanò nobilis huius civitatis et celeberrimus pictor multa in aestimatione habitus a Philippo II de Austria ob picturam in choro celeberrimi Monasterii Excurialium, quam ipse propriis meis oculis vidi, opus quidem multum laudatum meo tempore a Luca Jordano Neapolitano>>.
2 Cfr. Documenti per la Storia, le Arti e le Industrie delle Provincie Napoletane delle Provincie Napoletane, raccolti e pubblicati per cura di Gaetano Filangeri,Napoli, 1888, Vol. VI, pag. 463. "A. Spanò di Tropea il 10 ottobre 1579 promette a Fra Marcello Basile di Stilo, dell'Ordine dei Conventuali, di dipingere, pel pezzo di ducati ventinove, una cona alta palmi dodici e lunga nove, in tela, incluso lo sgabello e la cornice di legno, nella quale cona dovrà esservi dipinto a mano dextra Santo Nicola in piede con il figliolo del miracolo, da mano sinistra Santo Sebastiano similmente in pede et sopra le novole la Madonna con il figliolo in braccia con doi angeli che la coronano, et sopra detta cona nella cimasa, seu frontespizio in tavola pingere Dio Padre correspondente alla detta cona et intorno farce la cornice de ligname de mezzo palmo che sia dai parte d'oro et una de azuro. Ne lo quale supra dicto scabello ge promette pengere in mezzo santo Nicola con li confrati vestiti da battuti da l'una parte et l'altra et da uno lato da mano dextra le arme del Vescovo de la città de Squillace et da l'altra l'arme de la città predetta (Prot. di Not. Cristoforo Cerlone, ann. 1579-80. a car. s. n.; Arch. Not. di Napoli - Ricerca Filangeri)".
3 Margarita M. Estella Marcos La escultura barroca de marfil en Espana, Madrid, 1984, pag. 57. 'Humile munusculum Catholicae Maiestati Serenissimi Filippi II Hispaniarum et Indiarum Regis digne dedicatur et offertur. Nam si Gaspar, Balthasar, et Melchior stella duce Salvatorem mundi cognoverunt et adoraverunt, in Presepio, Philippus ipse contra omnes hostes sancte Romane Ecclesiae atq. orthodoxae fidae in toto orbe terrarum - acerrimus propugnator est et defensor/Ant. Spano Tropien. Regni Neap. Incisor'.
4 Cfr Archivio Espanol de Arte del 1978.
5 Cfr. Brutium del 1980.
6 Cfr. Imago Mundi 1956, pag. 184, 185.
 

 
 
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