Tombe con iscrizioni Cristiane in Tropea:
con lettera del ch. sig. Ciro Moschitti
all'editore del bullettino

di Giulio Minervini
(1856)


Essendosi verificata una importante scoperta di cristiane antichità in Tropea, nelle nostre Calabrie, mi venne sollecitamente comunicata dall'egregio avvocato sig. Ciro Moschitti, noto per la sua versione italiana della grande opera del Niebhur. Noi facciamo seguire in questi fogli tutte le notizie all'uopo raccolte, cominciando dal pubblicare una lettera a noi indirizzata dallo stesso sig. Moschitti, che ad esse appunto si riferisce.

    Pregiatissimo amico
Sicuro di vostra cortesia, mi permetto accludervi due iscrizioni cristiane rinvenute nell'ultimo Novembre in Tropea mia patria; e non vi sia discaro leggere le poche notizie da me raccolte, ed alcune nozioni sulle oscure origini di tale città.
Il nome è greco, e trovasi in Stefano Bizantino1, ma io debbo credere che l'antica città stava invece nel sito detto ora delle Formicole, o ivi presso, e vi si veggono tuttora i ruderi di un porto colmato da vicino torrente, sito ad un miglio incirca dall'attuale Tropea verso S. O. detto Porto Ercole, o dal culto particolare a questo nume, o da famoso tempio allo stesso dedicato. Della città antica non è vestigio alcuno; sembra però da qualche denominazione rimasa a poderi circostanti che deità greche adoravansi; siccome non è in forse che quella regione fosse appartenuta alla Magna Grecia2.
L'attuale città proiettasi sul mare quasi scoglio che dolcemente s'inclina, rimanendo non per tanto a molte tese di altezza: ha figura di un ferro di cavallo in giro in giro bagnata dalle acque marine, meno ove il ferro si apre: è cinta di mura un dì merlate con torri, ed in origine ha dovuto essere un castello, che accolse ne' tempi andati qualche nostro signore: ha per impresa Ercole, come da dipinti nell'antico sedile, oggi casa municipale, ne' quali sono effigiate le fatiche di quell'eroe. Nessun vestigio di remota antichità vi si trova ma la religione di Cristo vi penetrò di buon'ora.
E' fama che la prima chiesa fosse stata edificata sul castello a cento palmi da una torre detta lunga dalla sua altezza3, e dal vedersi sulle tombe, di che andrò a discorrere, i ruderi di un muro antico, si crede che lo fosse della chiesetta. Presso che in quel luogo e all'intorno spesso rinvengonsi tombe ritenute dal volgo per tombe di Saraceni. Le due iscrizioni, che vi trasmetto, appartengono a due diversi sepolcri. Quello ove fu rinvenuta la marmorea lapide di Gaudenzio, era incavato nel tufo, ben ricoperto d'intonico e chiuso da grossi mattoni, meno verso la testa dello scheletro, ove invece era la epigrafe leggermente imbiancata con calce: e presso la medesima testa del defunto vedevasi un vasellino di argilla a due manichi. A qualche distanza una simile tomba si è scoperta contenente le ossa di Saturnino con una simile lapide, e con diverso vasetto. E' a notare che qualche altra iscrizione fu nel medesimo sito raccolta da altri sepolcri; ma per incuria è andata perduta4. Le tombe offrono alcuna volta nell'intorno un masso di fabbrica; ma nessuna ha presentato finora molto interesse: ed è pur la prima volta che si rinvengono iscrizioni.
   Accogliete etc.

                                                                                                      CIRO MOSCHITTI
 
 

1.

XPBMGAVDENTIVS
FIDELISQVI BIXIT
ANNIS PMLXVMIII
DXCVI BANEFECIT
VXOR ET FILIE EIUS
 

2.

B               M             S
SATVRNINO QUI VIXIT ANNIS
LX  M  V  D  X  CVI  BENE
FECIT  VXOR  EIUS  CVM  FILI
IS  SVIS  RECESSIT  IN  PACE

Da altre notizie, forniteci posteriormente dall'egregio sig. Moschitti, abbiamo rilevato che la prima iscrizione era coverta di un forte strato di calce, per modo che ricopriva quasi del tutto i caratteri. Il pezzo di marmo, ove fu incisa, offre nella parte opposta regolari scanalature, onde è dato conghietturare che apparteneva a qualche più vetusto monumento, dal quale fu tratto ad uso del cristiano sepolcro. Intanto è notabile che in quelle vicinanze appajono mumerosissime tombe, credute di Saraceni; ma la recente scoperta pare ci autorizzi a pensare ad una cristiana necropoli: ed essendo i sepolcri intagliati nella roccia, costituiscono un confronto al sepolcreto cristiano delle nostre catacombe. Sarebbero da istituire regolari scavazioni in quei siti, le quali dar potrebbero non poca luce alla storia del cristianesimo in Tropea, e che esser potrebbero feraci di molte notizie di cristiane antichità.
Aggiungo una breve dichiarazione delle due epigrafi sopra recate, fatta dal ch. cav. de Rossi, esimio cultore delle cristiane antichità, ed a me comunicata dal lodato sig. Moschitti. Così si esprimeva egli in una sua lettera: <<Le rinvenute in Tropea sono certamente cristiane, come da molti indubitati segni appare manifesto; ma non spettano a martiri, sibbene a semplici fedeli, probabilmente del secolo quarto, al più tardi del quinto dell'era cristiana. Il confronto con infiniti altri epitaffi cristiani di quelle età, e le sicure notizie che oggi possiede la scienza epigrafica del modo onde si vogliono spiegare le sigle, ossia compendii più usati e convenevoli a siffatti titoli sepolcrali, insegnano leggere le due novelle iscrizioni nella seguente forma, senza che possa cadere pur l'ombra del dubbio in lettura sì facile e piana>>.

1.
Christus. Bomae memoriae Gaudentius
fidelis qui bixit (vixit)
annis plus minus LXV mensibus III
diebus X cui bene fecit
uxor et filie (filiae) eius.

2.
Bomae memoriae sacrum
Saturnino qui vixit annis
LX mensibus V diebus X cui bene
fecit uxor ejus cum fili
in suis. Recessit in pace.

<<Il segno XP mon. è ad un tempo delineazione della croce e cifra del nome CRISTOS: fu in uso principalmente ne'secoli quarto e quinto, ed a queste epoche di fatti ci richiamano la scrittura di rozzo ma pretto romano, e soprattutto le formule di questi due epitaffi; che sono monumenti assai pregevoli della cristiana antichità, e rarissimi nelle Calabrie, onde appena poche iscrizioni cristiane finora vennero in luce>>.
Come ognun vede, alcune delle osservazioni del ch. de Rossi sono dirette ad allontanar la idea, che si tratti di martiri, sospetto che annunziavasi nella interrogazione a lui fatta. Per lo che gli fu necessaria ricordare alcune notissime verità della cristiana epigrafia, che valessero ad istruire i meno esercitati in questi studi.

NOTE
1  V. Prostròòoìùàò-paia. Vedi Corcia Storia t. III p. 143. Sulle varie etimologie proposte del nome Tropea, vedi il Barrio p. 143, ed i suoi annotatori.
2  Sta un podere ivi presso nomato Cagghiope, che può esser Calliope; siccome a sette miglia sul monte Poro vi ha un luogo detto Aramone, che si potrebbe tradurre per ara Ammonis, cioè Iovis Ammonis. Di altri nomi che accennano alla greca origine di Tropea, vedi Corcia cit. p. 143 del tom. III.
3  Questa notizia ci vien fornita da un manoscritto dell'abate Sergio.
4  Divenuto il Castello di privata proprietà dei signori Toraldo si dava opera a slargare un sito abbattendo un antico muro: così gli uomini addetti al lavoro scoprirono le tombe credute di Saraceni, e lavarono i vasetti; sicchè s'ignora che cosa vi si contenesse.
 
 

 
 
ARCHEOLOGIA TROPEANA
 di  Salvatore Libertino
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