Tropea: Interno di complesso sepolcrale (da P. Toraldo, 1934)
RICERCHE ARCHEOLOGICHE SU TROPEA E DINTORNI
di Alfonso Lo Torto (Associazione culturale "Paolo Orsi")
"Mentre si faceva una fossa presso alla torre nova del castello fu trovato un corpo con uno stocco e una tazza d'oro per quanto mostrava certo numero d'anni antichissimi"
E' il primo riferimento storico-bibliografico di un ritrovamento fortuito di tipo archeologico avvenuto a Tropea e di cui si ha memoria in "Croniche et antichità di Calabria" di Girolamo Marafioti, edito nel 1601. Poichè di questo ritrovamento non è rimasta alcuna traccia, nessuna attribuzione crono-archeologica si può ipotizzare. I primi reperti archeologici, di cui invece si hanno notizie certe, risalgono al 1857, con la scoperta di due epigrafi paleocristiane nell'interno del Castello.
B(onae) M(emoriae) S(acrum) Leta Presbitera quae / vixit anni(is) XL m(ensibus) VIII d(iebus) IX /quei bene fecit maritus / precessit in pace pridie / idus maias.
B(onae) M(emoriae) S(acrum) Monses presbiter / qui vixit ann(is) L m(ensibus) VIII d(iebus) IX cui /bene fecerunt fili(i) precessit / in pace die Kal(en)d(as) decembris.
Successivamente, nel 1876, cadute le esigenze di difesa della nostra cittadina, venne abbattuto l'intero Castello per dar luogo al palazzo Toraldo, ai vicoli adiacenti ed alle case limitrofe: zona, questa, detta ancora oggi " 'u casteu".
B(onae) M(emoriae) S(acrum) fideli in Xr(ist)o Ihesum / Hireni que vixit annis LXV m(ensibus) VII / d(iebus) X cui bene fecit vir eius precessit fi / delis in pace deposita XVIII Kal(endas) Maias / que fuit conduct(rix) M(assae) Trapeianae.
Fu in quella circostanza che vennero alla luce altre epigrafi paleocristiane, tuttora conservate presso la casa Toraldo-Serra e di cui esiste una discreta bibliografia a partire dal 1887 con G. B. De Rossi. Nel 1904 fu rinvenuta ancora un'altra epigrafe "scavandosi le fondamenta per un muro tra il palazzo Scrugli e l'Episcopio" (Taccone Gallucci D.). Reperti provenienti dagli scavi loc. "Torre Galli" in Drapia Seguendo l'excursus storico-cronologico dei ritrovamenti archeologici di Tropea e dintorni, un fatto eccezionale per l'intero comprensorio fu l'esplorazione della località di "Torre Galli" di Drapia, a pochi chilometri da Tropea, ad opera del grande archeologo Paolo Orsi, con le due campagne di scavo del 1922 e del 1923. L'Orsi mise in luce una necropoli protostorica i cui risultati sono ampiamente conosciuti in archeologia nell'ambito dello studio della "facies" dell'Età del Ferro. Pochi anni dopo, nel 1927, in Tropea, e precisamente in agro Toraldo di Francia nella contrada Epifanio (Carmine), durante arature stagionali, venne ritrovata una epigrafe datata al 536 o 538 d.C., conservata presso casa Toraldo di Francia e pubblicata dal nostro concittadino avv. Gilberto Toraldo di Francia. Questo nostro concittadino per un decennio, sino al 1940, oltre a segnalare alla Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria numerosi ritrovamenti fortuiti avvenuti in Tropea e pertinenti ad urne cinerarie, a qualche lancia in bronzo, a frammenti vari di terracotta protostorica, produsse anche, alla stessa Soprintendenza, una dettagliata relazione sul materiale archeologico protostorico rinvenuto durante i lavori di restauro della Cattedrale (1927-1931). Nel 1952 fu un altro nostro concittadino, l'Ing.Pasquale Toraldo, a segnalare alla Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria il ritrovamento di materiale archeologico in "Torre Galli" ed una tomba a camera in località "Brace", cava di Santa Domenica di Ricadi. Nel 1954, da parte di Carmelo Chiavaro, sono state prodotte altre segnalazioni di rinvenimento di urne cinerarie ed altro materiale archeologico presente nel terreno ex "villetta Crigna", oggi casa Macrì. Nel 1957 l'Ing. P. Toraldo segnalò, ancora, vari materiali rinvenuti da contadini a "Torre Galli", loc. "Savo", durante le arature del terreno, riferentesi all'Età del Ferro.
Nel 1962, in seguito allo scavo per le fondamenta delle palazzine popolari in contrada "La Croce" di Tropea, vennero alla luce una pithos (giara) ed urne cinerarie la cui presenza, segnalata con una brevissima relazione dell'ispettore onorario dell'epoca, ins. Bernardo Negro e con una comunicazione telegrafica di mons. Francesco Pugliese, indusse la Soprintendenza Archeologica ad inviare sul posto il suo funzionario Ignazio Pontoriero per procedere ad un sopralluogo ed al recupero dei vari materiali. Nello stesso anno la notizia di questo ritrovamento fu pubblicata in "Klearchos" e successivamente fu portata in sede congressuale dal sovrintendente prof. Giuseppe Foti. Da allora in poi Tropea fu conosciuta, in sede archeologica, anche come zona di "campo di urne" protovillanoviane (prima Età del Ferro). A dicembre del 1962 vi fu poi la scoperta di una nuova epigrafe in S. Nicolò di Ricadi, relazionata e consegnata alla Soprindentenza dal direttore didattico, prof. Orazio Ferro, allora ispettore onorario. Agli inizi del 1970 si costituì a Tropea un gruppo volontario per le ricerche paleontologiche ed archeologiche che, affiliato in un primo momento ai G.A.I. di Roma, successivamente si rese autonomo, assumendo la denominazione di Associazione Culturale "Paolo Orsi" di Tropea. Il lavoro del gruppo, e successivamente dell'associazione, ha avuto sempre come obiettivo il recupero, la custodia (nei limiti consentiti dalla Soprintendenza) e la valorizzazione del patrimonio paleontologico ed archeologico nella prospettiva dell'allestimento di un museo civico-diocesano, i cui lavori oggi sono in fase di avanzata ristrutturazione. Le ricerche dell'Associazione, condotte in Tropea e nel territorio limitrofo in quest'ultimo ventennio, sono state fruttuose al di là di ogni aspettativa, in quanto, in seguito alle sistematiche ricognizioni di superficie, sono state messe in luce quasi tutte le tappe principali del processo evolutivo umano nel territorio, non certo differente dai canoni generali dell'archeologia, sia preistorica che protostorica. Anzi, le stesse ricerche hanno evidenziato particolarità che hanno arricchito le conoscenze generali o dato, senza ombra di dubbio, un apporto nuovo, suscitando sollecitazioni ed interessamento ad uno studio rigoroso da parte della Soprintendenza e degli specialisti universitari. Tropea: Piazza Duomo. Necropoli tardoantica Ciò ha una notevole importanza per l'impostazione di una esposizione museale, caratterizzata da elementi con valenza fortemente scientifica e pertanto validi ed affidabili sotto gli aspetti crono-archeologico- storici. Oltre ai vari recuperi fortuiti fatti dall'Associazione ed alle numerose segnalazioni di intervento - spesse volte urgente - prodotte tempestivamente alla Soprintendenza, sono stati scoperti anche siti di paleosuoli risalenti al Poleolitico inferiore arcaico (regressione gunziana) e contenenti "industria arcaica su ciottolo e su scheggia", come quella di Zambrone-Scalo (datata intorno agli 800-700 mila anni da oggi), già portata a conoscenza del mondo scientifico nella sede congressuale internazionale tenutasi a Forlì dal 14 al 16 dicembre 1989 ed i cui Atti sono stati pubblicati nel 1992. Il Paleolitico inferiore antico (500-250 mila anni circa da oggi) viene qui da noi rappresentato dal ritrovamento di un grosso protobifacciale, fatto in loc. "povertate"-Drapia, e da un "hachereau", su grossa scheggia di quarzo-arenite, proveniente da "Passo Murato"-Rombiolo. Il Paleolitico inferiore recente (250-80 mila anni circa da oggi) è presente con ritrovamenti di bifacciali di piccole dimensioni (5 cm. circa) in "Torre Galli". Il Paleolitico medio (80-35 mila anni circa da oggi) è ben rappresentato nelle nostre contrade non solo con l'industria di Daffinà di Zambrone, recentemente scoperta, ma anche con numerosi ritrovamenti di elementi di tradizione musteriana, nelle sue diversificazioni tipologiche, sia nei terreni del "Poro" quanto nei terrazzi bassi, come quelli di "Capo Vaticano".
Per il Paleolitico superiore è già stata evidenziata e pubblicata una forte componente di tipo arcaico (31 mila anni circa da oggi) la cui scoperta risale al 1975 in loc. "Punta Safò" di Briatico. Ill Paleolitico superiore di tipo gravettiano (27-29 mila anni circa da oggi) è rappresentato generalmente da tutta una serie di strumenti, cioè di selci dette a "dorso" per la peculiarità di lavorazione. Di queste selci, purtroppo, non si è avuta alcuna traccia su Tropea. Si è trovato solo un oggetto di avorio, di cm. 4.5, che per i suoi caratteri stilistici (raffiguranti simbolicamente il culto della fecondità o della maternità), si rifà alle produzioni artistiche presenti nel gravettiano di Dolnì Wèstonice, in Moravia (Cecoslovacchia), e a Malta (Siberia), e che testimonierebbe un flusso migratorio dai paesi dell'est verso le nostre terre durante l'acme dell'ultima glaciazione wurmiana. A "Torre Galli" è presente una complessa situazione litica. Si tratta di una decina di migliaia di selci, frutto di una raccolta ultra-ventennale fatta in superficie. La maggiore concentrazione degli strumenti litici, giacenti sia pure allo stato erratico, è localizzata in due zone ben delimitate. In entrambe le zone sembra però si sovrappongano, mescolandosi, più periodi, per cui è spesso difficile attribuire alcuni elementi ad una ben precisa fase. Pertanto, oltre al Paleolitico inferiore recente citato, emerge una componente ascrivibile all'epigravettismo finale (11-10 mila anni circa da oggi), con forti sospetti sia di qualche fase più antica quanto recente. Del Mesolitico (9-7 mila anni circa da oggi) mancano nella nostra zona situazioni chiare da attribuire con sicurezza a tale epoca. Qualche isolato elemento è stato trovato a "Torre Galli", ma da solo non giustifica la presenza di questo periodo. L'età Neolitica (7.500-3.300 a.C.) viene rappresentata, per il periodo più antico a "ceramica impressa", da alcuni frammenti stentinelliani, associati a numerosi strumenti di ossidiana, presenti a "Campìa" di Ricadi, e da un frammento, sempre di tipo stentinello, a "Torre Galli". E', per il momento, assente tra i nostri ritrovamenti il Neolitico medio a "ceramica dipinta", mentre la fase finale ascrivibile alla cultura di "Diana" di Lipari (3.300 a.C.) costituita da vasi con anse a "rocchetto", è presente a Tropea, con due vasi da ricomporre e numerose anse provenienti da scavi archeologici, come pure in alcuni terreni del "Poro", con diverse anse a "rocchetto" e frammenti vari di terracotta, associati a selci ed ossidiana. Il successivo periodo Eneolitico (3.300-2.300 a.C.) è stato evidenziato in numerosi siti. Poichè in Calabria è un periodo poco conosciuto, i materiali ad esso riferibili e presenti nel promontorio di Tropea sono tuttora in fase di studio ed in attesa di una adeguata pubblicazione. Il Bronzo antico (2.300-1.700 a.C.) è ben rappresentato dalla facies "Cava di Cessaniti" che di recente è stata definita proprio sulla base del recupero dei numerosissimi reperti effettuato dalla Associazione Culturale "P. Orsi" di Tropea, sin dal 1975. Il Bronzo medio (1.700-1.300 a.C.), distinto in due fasi abbastanza chiare per caratteri tipologici, è per la fase iniziale documentato da molti siti con ritrovamenti sporadici e da alcune tombe di "Bagneria" di S. Domenica di Ricadi, più o meno coevo alla facies "Rodi-Tindari-Vallelunga" (Sicillia), con vasi ad "ansa insellata" e sopraelevata sul bordo della vasca. Reperti provenienti dagli scavi loc. "Bagneria" in S. Domenica di Ricadi La loc. "Bagneria" di S. Domenica di Ricadi con le sue tombe a camera e pozzetto d'ingresso, testimonierebbe, fra l'altro, un periodo di vita abbastanza lungo che va dalla fase iniziale del Bronzo antico sino al Bronzo finale. La fase avanzata del Bronzo medio (1.400-1.300 a. C.) è invece presente a "Briatico vecchio", con materiali provenienti da ricognizioni dell'Associazione, e a Tropea, con reperti provenienti dallo scavo fatto durante i lavori di ristrutturazione della Cattedrale (1927-1931) e successivi scavi archeologici del 1980 del Largo Duomo.
Sono reperti tipologicamente affini a quelli del Milazzese, caratterizzato da vasi su piede lungo tubolare, tipo facies di Thapsos (Sicilia); come pure lo sono i due grossi pithoi ritrovati a Tropea. Questi pithoi sono pertinenti ad un rito funerario di tipo orientale e sporadico lungo le coste del Mediterraneo, in cui il defunto veniva inumato in posizione rannicchiata entro una giara, a volte con chiusura costituita da una lastra di pietra, oppure, come documentato a Tropea, da uno scodellone quadriansato di grosse dimensioni. La fase del Bronzo recente (1.300-1.150) è presente con una discreta ed inconfondibile rappresentatività di elementi sia a Tropea, quanto sul "Poro", come pure a "Bagneria" di S. Domenica di Ricadi. Questa fase è caratterizzata da vasi con vasca "carenata", recante spesso una varia tipologia di incisioni: a "spirale", a "denti di lupo", e da anse sopraelevate sul bordo, alcune volte "forate" o ad "ascia" o a "corna di lumaca". Tale periodo, ben definito nella sequenza stratigrafica di Lipari, confermerebbe la leggenda diodorea della invasione delle Isole Eolie da parte di un popolo proveniente dalle coste calabresi, tre generazioni prima della guerra di Troia (1.180 a.C.), e pertanto, a giudizio degli studiosi, collocabile su basi stratigrafiche intorno al 1270 a.C.. Per l'intera facies del Bronzo medio, nel nostro comprensorio, un notevole arricchimento di conoscenze scientifiche è stato portato di recente dall'archeologa Rita Varricchio-Pacciarelli di Roma, con la sua tesi di Laurea specifica discussa presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, nell'anno accademico 1990/1991. Il periodo successivo detto "Protovillanoviano" (prima Età del Ferro-1.150-900 a.C.) è ben documentato con numerosi ritrovamenti a Tropea, a "Crista di Zungri" e con qualche elemento a "Mesiano". A "Torre Galli" è invece documentata la seconda fase dell'Età del Ferro, almeno sino al VI sec. a.C. (scavi P. Orsi, 1992/1923). Di recente ha dato un notevolissimo contributo conoscitivo l'archeologo Marco Pacciarelli di Roma, sia con le sue tesi di laurea e di Dottorato di Ricerca, discusse presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, quanto con la specifica pubblicazione su "Torre Galli" (in corso di stampa), in cui mette in luce tutta una organizzazione sociale abbastanza complessa, riferibile al popolo protostorico insediatosi sull'altipiano del "Poro" (X-VI sec. a.C.). Notevolissimo è poi il lavoro di ricerca e di recupero effettuato dalla Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria sia per le fasi protostoriche quanto per quelle riferibili al periodo classico greco-romano e medievale, a seguito anche delle tempestive segnalazioni fatte dall'Assaciazione. Ormai fanno testo gli scavi.:
1) Necropoli romana del I sec. d.C.-Tropea, edificio SIP (1975); 2) Tomba a grotticella di "Bagneria" di S. Domenica di Ricadi (1977); 3) Necropoli greca del IV sec. a.C.-Tropea (prop. Mamone) (1979); 4) Necropoli protostorica di "Torre Galli"-Drapia (1979); 5) Necropoli paleocristiana-Tropea, Piazza Duomo (1980); 6) Villaggio greco, IV sec. a.C.-Ricadi, "Torre S. Maria" (1987-1988); 7) Recupero anfore deposito romano-Ricadi, "S. Maria" (1987); 8) Necropoli a grotticelle di "Bagneria"-S. Domenica di Ricadi (19899; 9) Recupero reperti romani in loc. "Pizzuta"-Parghelia (Zurzolo) (1990); 10) Cortile interno al museo di Tropea (1991, 1992, 1994, scavo non ultimato); 11) Paleosuolo di Zambrone-Scalo (propr. F. Vita) (1994); 12) Sito dell'età del Bronzo-"Punta di Zambrone"-Zambrone (1994, scavo non ultimato).
Grazie ai ritrovamenti dell'Associazione Culturale "P. Orsi" di Tropea ed ai citati interventi effettuati sino ad oggi dalla Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria, si è a disposizione di una ingente quantità di materiale e di dati archeologici, dalla preistoria sino ai nostri giorni, che faranno del museo civico-diocesano di Tropea un punto di riferimento sicuro per lo studio e per i confronti culturali pertinenti a quasi tutti i momenti del processo evolutivo umano nel nostro comprensorio.